I 10 migliori podcast esteri scelti per voi da “Gli Ascoltabili”

La top 10 internazionale secondo "Gli Ascoltabili"

Ascoltandoci e leggendoci l’avrete capito: i podcast sono quella cosa che si ascolta “tra un caffè e una corsa verso l’autobus”. In una vita frenetica come la nostra, mentre collezioniamo informazioni a non finire e non abbiamo più tempo di selezionare ciò che vogliamo sentire, il podcast è completamente slegato da vincoli di spazio e di tempo.

Quando e dove ascoltare un podcast? Lo decidete voi. Che stiate scalando una montagna, siate al mare con gli amici o sul letto in una calda domenica pomeriggio, il podcast sa farvi compagnia, meglio di qualsiasi altra cosa. Un amico che arricchisce il vostro tempo, senza monopolizzarlo, che potete spegnere e riaccendere quando volete e che ha sempre storie nuove da raccontarvi.

Rispetto ai podcast in italiano non ci dilunghiamo nemmeno! Gli Ascoltabili hanno i podcast che fanno per voi: crime, d’intrattenimento, informativi, introspettivi, per tutti i gusti.

Mentre in Italia il podcast si sta affermando solo ora, in altri Paesi, come UK e USA, è un fenomeno ormai ben radicato.

Gli Ascoltabili sono i podcast giusti per qualsiasi momento della giornata. Ma, se siete talmente podcast addict da non farvi bastare i podcast italiani, se siete curiosi e aperti ad ascolti più “internazionali” e volete sapere che cosa c’è al di fuori della nostra penisola, noi de Gli Ascoltabili non vi lasciamo soli: ecco dunque una lista di podcast esteri per questa estate 2019, da non perdere assolutamente.

Giro del mondo 10 podcast

Cominciamo con SERIALpiù di un milione di americani sta impazzendo per questo nuovo cult in formato podcast. Serial nasce dai medesimi creatori di This American Life ed è condotto dalla giornalista Sara Koenig. Il podcast racconta storie criminali realmente accadute, con un taglio estremamente giornalistico che sa tenere col fiato sospeso fino all’ultimo colpo di scena.
Se siete in attesa della terza stagione di Demoni Urbani, il nostro podcast sui crimini italiani più efferati, Serial potrebbe tenervi buona compagnia. 

Di tutt’altro genere è BAD WITH MONEY, podcast di successo in cui Gaby Dunn racconta il difficilissimo rapporto che i millennials hanno con le loro finanze. Investimenti di dubbia efficacia, chicche sui guadagni degli youtuber e molto altro: Bad with money parla dei giovani come non avete mai sentito!

La BBC, tra programmi d’informazione e documentari, si è buttata nel mondo dei podcast, producendo format di rilievo come THE FOOD PROGRAMME, che parla di cibo da diversi punti di vista: che cambiamenti potrebbe portare la situazione politica europea del 21esimo secolo sulla nostra tavola? Come cambierà il nostro rapporto col cibo nell’era dei social network? Se avete fame di congetture e riflessioni sul tema, questo è il podcast che fa per voi!

Poteva mancare un podcast sul sesso? Ovviamente no. Se Quelli della 405 ha aperto tutti i vostri Chakra sensuali e vi ha tolto qualche tabù dal cuore, GUYS WE F#@$!F è il podcast senza filtri che stavate cercando. Senza vergogna, senza pudore, ma pieno di battute da farvi rotolare dal ridere, le due newyorkesi Corinne Fiser e Krystyna Hutchinson parlano liberamente del sesso con i loro ex, alzando fiere il loro manifesto dell’“anti-slut shaming podcast”.

Se siete appassionati di design e la nostra puntata di Destini incrociati su De Lucchi – Sottsass vi ha lasciato con l’acquolina in bocca, vale la pena prendersi 4 stagioni di tempo per ascoltare 99% INVISIBLE. Questo podcast di successo americano di Roman Mars racconta come e quanto il design impatti sul nostro modo di vivere. “Il 99% di ciò che sei è invisibile e intoccabile”: questo è il punto di partenza di ogni episodio, che racconta i lati più nascosti e trascurati del design, costruendo uno storytelling piacevole e sempre diretto e mirato.

Una produzione firmata Gimlet è CRIME TOWN, una serie che racconta come il crimine organizzato ha cambiato e sta cambiando le città americane. Un mix di giornalismo investigativo e dramma ben ricamato, che lega trame apparentemente sconnesse per dare, nel corso della serie, una mappa ben precisa di ciò che accade.

TED TALKS DAILY è un podcast con pubblicazioni giornaliere sugli argomenti più disparati, dall’intelligenza artificiale alla geologia. Ogni episodio è raccontato dai più grandi innovatori, pensatori e attivisti del nostro tempo e raccoglie in formato audio gli stessi contenuti delle già famosissime conferenze Ted Talks. 
Ispirarti, permetterti di pensare in grande, convincerti a fare quel passo tanto difficile sono stimoli che solo un podcast, tra una pausa pranzo ed una corsa serale, può darvi.

Se soffrite d’insonnia, forse SLEEP WITH ME è il podcast per voi. Tra i trend di Spotify, infatti, si fa spazio un format molto particolare, che con la sua voce profonda e i suoi suoni rilassanti vi permetterà di dimenticarvi dei vostri problemi e di annoiarvi così tanto, ma così tanto, da farvi cadere in un sonno profondissimo.
Per settembre, quando torneranno le ansie da lavoro, mettetelo in lista, vi servirà.

THE CHERNOBYL PODCAST segue il grandissimo successo della nuovissima mini serie HBO: la collezione di interviste al suo creatore, Craig Mazin, ne svela i retroscena più interessanti, raccontando le fasi produttive e le scelte narrative necessarie alla resa drammatica del prodotto. Negli episodi di questo podcast emergente vengono svelate tutte le sotto-trame più impensabili e inedite, tagliate dallo show per esigenze narrative.

Ultimo, ma non meno importante, GLOBAL NEWS PODCAST è uno tra i podcast informativi più ascoltati dell’anno: in maniera puntuale racconta le news da tutto il mondo analizzandone nel dettaglio tutti gli aspetti. Le sue pubblicazioni sono molto frequenti: due volte al giorno durante i giorni feriali e una volta nel weekend. Global news resta uno dei podcast di successo più completi e degni di attenzione.

Una lista che potrebbe continuare a lungo, quella dei podcast esteri più ascoltati e interessanti del 2019. Per rimanere aggiornati sulle novità tenete d’occhio il nostro blog e prestate attenzione ai trend delle migliori piattaforme per podcast. Nell’attesa delle nuove serie de Gli Ascoltabili, auguriamo un buon podcast internazionale a tutti voi!


Le radio libere degli anni 70 e i podcast: la libertà e la creatività ritornano, sempre

Radio libere e podcast, due mondi diversi? Forse no. La radio libera sconvolge i 70’s...

Fino a 50 anni fa pubblicare contenuti audio non era “roba da tutti”.

Innanzitutto, perché era molto diversa la fruizione, non esistevano i devices mobili su cui oggi ascoltiamo i contenuti che ci accompagnano quotidianamente, podcast, musica o webradio. Al di là di questo, è bene ricordare come non esistessero nemmeno le radio private, ma soltanto un’unica radio statale.

I privati non avevano né facoltà né tantomeno il permesso di trasmettere il proprio palinsesto, tanto che la legge stessa riservava solo allo Stato l’esercizio di radiodiffusione circolare.

Anche in Italia, in altre parole, gli unici canali consentiti, ad eccezione di poche esperienze locali, erano la radio pubblica Radio Rai, e la televisione pubblica, Rai TV.

Gli anni ‘70 sono stati forieri di novità in molteplici aspetti della società, smantellando convenzioni e abbattendo luoghi comuni. Come ogni status quo assopito che si rispetti, anche il mondo della radio, negli anni ’70, viene attraversato da una febbrile fame di novità. Nell’aria ancora carica dello spirito della contestazione giovanile, si avverte la voglia di staccarsi da “mamma Radio Rai”, che dettava regole, modalità, stile e contenuti in tutta Italia, con il suo approccio granitico e didascalico, per cercare qualcosa di diverso, per “creare” qualcosa di diverso.

La legge e il desiderio

Si sa, la storia insegna che laddove c’è abbondanza – se non eccesso – di regole, dettami, leggi che limitano la libertà d’espressione, cresce il desiderio. In questo caso, il desiderio di libertà porta a una vera rivoluzione. Le persone, lo vediamo anche ora con i podcast, hanno voglia di dire la loro, hanno voglia di storie da ascoltare, di dare informazioni, di parlare, di sentire voci diverse.

Il 1974 è l’anno di svolta: la Corte Costituzionale concede ai privati la facoltà di trasmettere, anche se solo via cavo, programmi in ambito locale, la prima storica sentenza contro il monopolio statale. Sdoganata la libertà d’espressione anche in ambito locale, ecco che l’ultima vittoria da ottenere è la trasmissione via etere. 


Altro aspetto che trova conferma sui libri di storia è che, per ottenere un diritto, nella maggior parte dei casi, occorre muoversi dal basso: proprio sull’onda di questa spinta rivoluzionaria, a metà degli anni ‘70 alcuni pionieri pensano bene di forzare la mano e di aprire radio private via etere, senza aspettare un pronunciamento dello Stato, nella speranza di ottenerne ben presto piena legittimazione.

Nascono così le radio libere, che vanno a riempire l’FM, la modulazione di frequenza, che fino a quel momento gli italiani praticamente non ascoltavano, focalizzati sull’AM (modulazione di ampiezza). Le radio libere vanno a occupare le frequenze FM superiori ai 100 MHz: la prima a iniziare le trasmissioni è Radio Parma, che inizia nel Dicembre 1974 sulla frequenza 102 MHz. 

L’FM ha il problema del range geografico: non c’è emittente in grado di coprire un’intera provincia. La radio diventa così locale, si rivolge a un pubblico di zona, apre all’interazione con il pubblico, ma trasforma i problemi in opportunità: ad esempio, dato il target ristretto, autori e speaker immaginano programmi disegnati su un pubblico specifico. Insomma, un laboratorio creativo straordinario, in qualche misura paragonabile a ciٍ che sta accadendo oggi con il podcasting. Non tutti, infatti, sappiamo ancora cos’è un podcast ma molti di noi sanno quanto in crescita sia il portato di questo fenomeno. 

Dalla radio libera al podcast

Le radio libere hanno vita breve, scoraggiate dai mille cavilli tecnici e burocratici inseriti dalle regolamentazioni successive al ‘74, ma instillano nella coscienza collettiva la necessità di ricercare uno spazio di espressione totalmente aperto, che non escluda voce alcuna, nessun linguaggio e nessun punto di vista. Dal 1976, le regole permettono la fioritura di queste realtà.

E oggi? Il significato del podcast, di cui tanto si parla, puٍò apparire come una diavoleria del 21esimo secolo, ma in realtà è profondamente imparentato con quell’epoca.


Facciamo un po’ di etimologia del termine, tanto per capire quando nasce: “podcast” vede la luce con la diffusione dei feed RSS, popolare per lo scambio di registrazioni audio su dispositivi elettronici. Compare per la prima volta nell’articolo Audible Revolution, pubblicato sul The Guardian e firmato da Ben Hammersley, e viene usata per definire il nuovo fenomeno di diffusione (cast) di file audio in formato MP3 disponibili su supporti portatili (pod) per la creazione di palinsesti digitali, per cui non era necessario passare dall’etere. Pensando alle radio libere, non vi viene un senso di deja-vu?


Con queste parole: “Come chiamarlo? Audioblogging? Podcasting? GuerillaMedia?” Hammersley definì per la prima volta, una rivoluzione nuova, dal sapore antico. Un nuovo modo di sfruttare le vie del non-etere, un nuovo approccio ai contenuti audio che assolve alla stessa necessità di base degli anni ’70: libertà di contenuti, varietà di scelta e estrema facilità di produzione.

Perché il podcast, oggi? L’era del self-entertainment

Capire come fare podcast è semplice e ve l’abbiamo già raccontato in altri articoli: basta una connessione Internet, un client e tanta voglia di raccontare. Si possono usare piattaforme gratuite di registrazione, editing, e pubblicazione e i contenuti prodotti possono essere online in pochissimo tempo e raggiungere chiunque. 

Con queste “radio libere 2.0” tutti possono essere podcasters e partecipare a questa nuova, grande rivoluzione dell’audio.

A quanto pare, la libertà che caratterizza il fenomeno del podcasting, simile a quella contagiosa carica rivoluzionaria degli anni ‘70, sta raggiungendo anche i millennials. Quei ragazzi che spesso tacciamo di essere totalmente refrattari all’informazione, forse sono solo alla ricerca di un medium con cui si possano sentire a proprio agio. Se fosse il podcast, flessibile, poco invasivo, che non occupa spazio sui devices ed è segnato da una mobilità radicale, a rinsaldare il legame tra le giovani generazioni e l’infotainment?

Approfondiremo il tema in un prossimo articolo.