Un podcast per Halloween: Lady Killer

Gli Ascoltabili e Audible di nuovo insieme nel segno del crime

Per ovvi motivi, pare che questa notte di Halloween 2020 sarà meno movimentata degli anni precedenti. Niente assembramenti a tema, niente “dolcetto o scherzetto” di porta in porta… ciò però non significa per forza rinunciare al brivido che caratterizza questa festa: come insegnano i migliori film horror – tra cui, guarda caso, il cult Halloween– anche una serata in casa può essere ricca di emozioni. E allora quest’anno l’intrattenimento ideale lo forniscono Gli Ascoltabili: si chiama Lady Killer.

Con questo nuovo podcast, si rinnova la partnership tra Gli Ascoltabili e Audible, la più grande e diffusa piattaforma di contenuti audio di proprietà di Amazon. La prima collaborazione risale infatti al 2019, con il podcast tra fiction e realtà Agatha Christie Scomparsa

Disponibile per l’ascolto su audible.it, Lady Killer è una serie di genere true crime dedicata alle principali serial killer donne della storia.

Dall’inglese Mary Ann Cotton, alla “saponificatrice di Correggio”, passando per nomi meno noti quali Enriqueta Martì o Margarita Sanchez, fino a vere e proprie “celebrità” come Aileen Wuornos… sedici storie in grado di far accapponare la pelle anche agli habitué del genere.

Autentiche sanguinarie o presunte tali, le “lady assassine” sono tutte accomunate da un vissuto fuori dal comune, che ha contribuito a plasmarne la psiche e/o determinarne le azioni. Un passato fatto di abusi, ingiustizie e violenza.

Nascondendosi dietro le convenzioni, protette dalla loro condizione di apparente debolezza, queste donne hanno seminato terrore nelle loro comunità. Spesso lasciando dietro di sé per anni una scia di inquietanti interrogativi.

Il racconto suscita nell’ascoltatore un mix di sensazioni differenti, che vanno dallo sdegno, alla sorpresa, alla fascinazione perturbante tipica del racconto crime… persino, talvolta, una certa umana pietas nei confronti delle killer che, lungi dallo sminuire la gravità dei delitti, ispira una riflessione sulla complessità della natura umana.

Da Demoni Urbani a Lady Killer: il genere true crime

Il catalogo di Audible offre una varietà di contenuti audio, tra podcast audiolibri, che spaziano tra i generi più disparati: tra questi, il fortunatissimo true crime che, come dice il nome, prende spunto da casi reali di cronaca nera. 

Di questo genere a Gli Ascoltabili abbiamo fatto una sorta di bandiera, grazie al successo senza freni di Demoni Urbani, il podcast gratuito dedicato ai maggiori delitti italiani raccontati dalle città in cui si sono svolti. Potevamo quindi tirarci dietro di fronte all’opportunità di arricchire il catalogo Audible con un contenuto originale di questo tipo? Così è nato Lady Killer.

Giallo e thriller, si sa, sono un fiore all’occhiello della tradizione letteraria italiana. Non c’è forse da stupirsi, dunque, se anche al true crime – che pure è un entertainment trend che arriva da Stati Uniti e UK – si appassionano fasce di audience molto trasversali, sia in termini di età che di estrazione culturale.

Tra audio e video, negli ultimi anni sono sorte moltissime serie incentrate su veri delitti, che hanno riscosso da subito un gran successo di pubblico contribuendo all’esplosione del genere su diverse piattaforme.

Si è presto visto che la narrazione true crime non ripercorre semplicemente i fatti, ma si apre a varie interpretazioni, permettendo di volta in volta di portare alla luce problemi del sistema giuridico, o mostrare il rapporto tra il crimine e il contesto in cui si verifica, o ancora raccontare puntualmente non solo “chi” ha commesso il delitto, ma “come”.

Senza contare il senso di sicurezza che si prova nel ripercorrere passo per passo un caso magari già conosciuto: perché rinnovare la memoria di un fatto drammatico spesso significa comprenderlo maggiormente, e comprendere significa fare di tutto affinché non accada di nuovo. Dall’analisi del caso insomma, si ha l’impressione di avere il controllo sulla materia trattata.

Naturalmente, la fruizione del true crime ha anche un altro risvolto, che il formato podcast sviluppa anche meglio del video. L’ascoltatore, messo di fronte alla crudezza di eventi delittuosi verificatisi realmente, è portato a entrare in contatto con le parti più oscure della sua mente. Il mondo immersivo costruito dal podcast, infatti, lo spinge a immaginare ciò che sta ascoltando, dando così spazio a innumerevoli possibili visualizzazioni delle scene crime.

Lady Killer: un format originale, tra cronaca e fiction

L’ideazione del concept di Lady Killer è partita da una riflessione molto chiara: da sempre, parlando di serial killer, le cronache e la letteratura si sono concentrate per lo più su figure maschili. Non molti sanno invece che la storia offre anche numerose vicende di donne che si sono rese colpevoli di omicidi seriali, in alcuni casi capaci di competere con i più oscuri assassini uomini, in altri rivelando una vera e propria “via femminile” all’omicidio.

Ogni episodio di Lady Killer parte da un punto nodale della vita della protagonista, per poi allargarsi al racconto della sua storia, alle uccisioni, espresse con abbondanza di dettagli, in un dispiegarsi cronologico di tutti gli elementi che hanno formato il profilo della donna, fino all’epilogo. Un’immersione narrativa alla quale segue il percorso dell’emersione, ottenuto dal racconto di come la killer viene smascherata, con un’interpretazione finale che cerca la condivisione del pubblico attraverso il meccanismo dell’immedesimazione.

Il tono della voce narrante è diretto, secco, basato sui fatti. Narratore del podcast è Francesco Migliaccio, che i nostri ascoltatori già conoscono come la voce ufficiale di Demoni Urbani: un attore abile che, grazie alla sua voce profonda e inquietante, riesce a sottolineare il torbido delle storie raccontate in ogni puntata.

Il suo racconto è intervallato in ogni episodio alla voce di un’attrice che ci riporta il flusso di coscienza della killer, intervenendo come una sorta di entità onirica a commentare gli eventi della propria vita dopo che questa si è già conclusa.

Le killer sono state interpretate magistralmente da dieci attrici: Maria Ariis, Tamara Fagnocchi, Roberta Federici, Giusy Frallonardo, Viola Graziosi, Chiara Leoncini, Adele Pellegatta, Valeria Perdonò, Federica Toti e Anita Zagaria. Le musiche, volutamente oniriche e inquietanti, sono invece state composte ad hoc dal collettivo musicale Operà Music.

Vi è salita la curiosità? Ora non vi resta che adagiarvi sul divano, abbassare le luci di casa, indossare le cuffie e immergervi nelle più terrificanti storie “nere” al femminile dal Settecento a oggi. La notte di Halloween non è mai stata così reale!


La mia storia: torna il podcast che unisce memoria e intrattenimento

Piccoli uomini, grandi eventi… in podcast

I fan de Gli Ascoltabili se ne saranno accorti: è tornato La mia storia, il podcast su donne e uomini comuni al cospetto di grandi avvenimenti storici. 

Nata nel 2018 da un’idea di Giacomo Zito, la serie è la quintessenza del modo di intendere e fare podcast del nostro gruppo creativo. Alla base, come sempre, c’è il potere della narrazione: in ogni episodio facciamo la conoscenza di un personaggio – fittizio ma verosimile – che si trova alle prese con una vicenda personale. Sullo sfondo nel frattempo si consuma un evento di portata ben più grande, destinato a passare alla storia.

Che si tratti di un fatto criminoso, di un evento sportivo o – come in uno dei nuovi episodi – di un chiacchieratissimo royal wedding, la cronaca si impone nelle vite dei protagonisti influenzando spesso le loro scelte o cambiando la loro prospettiva sulla realtà.

Tra verità, finzione, verosimile, questo podcast gratuito propone dunque un’antologia di racconti in cui ordinario e straordinario si mescolano, per offrire un punto di vista inedito e invitare a guardarci sempre attorno: perché in ogni istante può compiersi la storia

Ad arricchire la narrazione, un ricco sound design che tra effetti sonori e musiche suggestive non manca di includere frammenti di notiziari reali, aiutando l’ascoltatore a immergersi nei fatti conosciuti di un passato più o meno recente che ci riguarda tutti.

La nuova stagione, lo “spettro” di quel virus

Certe storie vanno fatte decantare per essere apprezzate a pieno. È così che, dopo essersi preso un “anno sabbatico”, il podcast narrativo La mia storia torna in grande stile: e lo fa in occasione di uno dei momenti più surreali e significativi del nostro tempo, questo famigerato 2020 che ha unito il mondo intero sotto la minaccia della pandemia da COVID-19.

Proprio il 2020 e il Coronavirus diventano il fil rouge che tiene insieme tutti gli episodi della nuova stagione, fornendo la chiave interpretativa di fatti che sono appena accaduti, eppure già si candidano a entrare nei libri di storia. 

Fatti come l’assassinio, avvenuto il 3 gennaio, del generale iraniano Soleimani, considerato l’uomo più potente del Medio Oriente: l’evento è visto attraverso gli occhi di una donna italiana che lavora a Tehran, nell’episodio che dà l’avvio alla nuova stagione del podcast. La donna, di nome Leila, a partire dalla morte del generale sarà costretta a confrontarsi con una vita divisa a metà, tra due paesi totalmente diversi.

O ancora, insieme ai personaggi immaginari di Johanne Alexandra Hill e di Ed Hoaks riviviamo rispettivamente il “polverone” sollevato dal Principe Harry e Meghan Markle in Regno Unito e lo scandalo sessuale legato al nome di Harvey Weinstein

Nella seconda stagione di La mia storia il tema della pandemia accompagna gli eventi, non quale fulcro narrativo – a eccezione di un paio di episodi – ma come contestualizzazione reale che rappresenta la “nuova norma” in un anno che appare diverso da tutti gli altri. Una scelta autoriale con cui sembrano iniziare a fare i conti anche il mondo del cinema e della televisione, con esempi di prodotti di intrattenimento dove i simboli del Coronavirus (isolamento, mascherine, distanze di sicurezza…) sono semplicemente incorporati nella narrazione

La Storia secondo Gli Ascoltabili

Il podcast La mia storia è nato dalla volontà di arricchire l’offerta di audio drama della piattaforma Gli Ascoltabili, che fin dalla sua nascita, forte dell’esperienza di successo di Destini Incrociati, ha fatto del felice connubio tra realtà e fiction un baluardo della propria sperimentazione nell’ambito della produzione di contenuti.

La Storia con la s maiuscola, però, non era ancora stata affrontata così da vicino dal nostro team. Eppure si tratta di un tema amatissimo dagli ascoltatori di podcast, fin dagli esordi del medium in Italia: basti pensare alla popolarità del podcast di Alessandro Barbero, un fenomeno che ha trasformato uno storico e divulgatore in una star del web capace di attirare anche le generazioni più giovani. O, ancora, al “lato B della storia” raccontato con arguzia e raffinatezza dagli amici di Bistory: un tuffo avvincente nei “fogli dimenticati” del passato, alla scoperta di personaggi entrati nella leggenda o, al contrario, caduti nell’oblio.

Noi de Gli Ascoltabili ci siamo approcciati al genere a modo nostro: vale a dire con l’intento di sfruttare la Storia come mezzo per narrare altre storie, più piccole, con la s minuscola, eppure capaci di risuonare nelle esperienze personali di ognuno. E anche di gettare nuova luce sui grandi eventi che fanno loro da sfondo.

Le voci dietro ai protagonisti

Un racconto pregno di significato merita uno storyteller all’altezza. E in La mia storia i narratori  eccellenti si moltiplicano per il numero degli episodi: sono attori, speaker e doppiatori d’esperienza, tra cui spiccano diversi nomi già noti a Gli Ascoltabili e ai nostri ascoltatori, e che rappresentano sempre una garanzia di qualità. Nomi di prestigio dai background variegati come Maria Ariis, Riccardo Buffonini, Alex Cendron, Chiara Leoncini, Valeria Perdonò, Dario Sansalone e molti altri. Tutti loro hanno messo ancora una volta le loro doti interpretative al servizio delle nostre storie, per dare vita a personaggi che certamente non sarebbero stati gli stessi senza l’apporto prezioso del loro talento.

Un compito non facile quello di questi professionisti della voce, costretti ad adeguare il proprio estro a un formato, quello del podcast audio, che richiede di trovare un punto di incontro tra la forza drammaturgica del teatro e la ricerca estetica, la sveltezza del ruolo di speaker pubblicitario. Altolà agli eccessi, che al solo udito intralciano la comprensione e sono pertanto mal sopportati dal pubblico. E guai anche a non scadere in una lettura “fredda”, che ugualmente rischia di porre una distanza tra narratore e ascoltatore. 

Il risultato perfetto emerge dalla capacità di spogliarsi delle proprie certezze di fronte al microfono, e calarsi nel personaggio senza temere di dare spazio a piccole sbavature e a un’autenticità che su altri palchi e in altri formati verrebbe scoraggiata. 

Curiosi di ascoltare l’esito di questa ricerca? La mia storia arriva con un nuovo episodio ogni venerdì sera, sul nostro sito e sulle principali piattaforme di podcast. E per non perdersi neanche un aggiornamento sui contenuti in uscita, seguite la serie anche sulla pagina Facebook a lei dedicata!


Podcast ASMR: i professionisti del relax da ascoltare dove vuoi

Cos’è l’ASMR?

Partiamo da qualche esempio.

“K… R…”, diceva la balia, e Septimus udiva il gorgogliare della kappa e dell’erre, vicino all’orecchio, melodioso, profondo come un accordo d’organo, ma con accento gutturale come d’una cicala, che gli solleticava deliziosamente la spina dorsale, mandandogli su su fino al cervello onde sonore che urtandosi s’infrangevano. Mirabile scoperta davvero – che la voce umana, in date condizioni atmosferiche (scientifici bisogna essere, innanzitutto), possa ridestare gli alberi alla vita”.

È “La signora Dalloway” di Virginia Woolf. In questo frammento Septimus Smith, reduce della Prima Guerra Mondiale e sconvolto dalla morte del suo migliore amico, Evans, pensa alla voce della sua balia, un sussurro all’orecchio che provoca una sensazione la cui piacevolezza non solo è vivida nella sua memoria, ma è in grado di ripresentarsi con il solo ricordo.

Trasferiamoci in un altro mondo, in un altro mezzo. Edward Mani di Forbice è triste, perché la sua faccia è tutta piena di tagli. Peggy non demorde, e decide di applicare sul viso del ragazzo una generosa quantità di make-up. Mentre Peggy comincia ad aprire barattoli, prendere creme, spalmarle sul viso pieno di tagli, la scena si concentra sui suoni: Peggy sussurra, sentiamo il tap tap delle mani della donna, il rumore del coperchio che si apre, il suono della spatola contro il fondotinta… 

Ancora: avete tutti in mente Il favoloso mondo di Amélie? C’è un famoso elenco dei piccoli piaceri della vita: il “tuffare la mano in un sacco di legumi, rompere la crosta delle crème brûlée con la punta del cucchiaino e far rimbalzare i sassi sul canale Saint Martin”. Vi sembra di sentire quei suoni, vero?

Un ultimo esempio, sicuramente tra i più suggestivi e famosi: conoscete il pittore Bob Ross?

Tra gli anni ’80 e gli anni ’90 ha creato e condotto un programma televisivo, The Joy of Painting, che si proponeva di insegnare l’arte della pittura ai propri spettatori.

Anche qui, la formazione dei colori, la stesura della pittura sulla tela, i movimenti delle mani di Ross associati al suo tono di voce calmo e pacato permetteva di perdersi tra quei suoni, e provare una immediata sensazione di relax.


Ecco, questo è l’ASMR.

Autonomous Sensory Meridian Response, ovvero il brain orgasm che fa impazzire il web

ASMR, acronimo di Autonomous Sensory Meridian Response e traducibile con “risposta autonoma del meridiano sensoriale”, è una sensazione di rilassamento, accompagnata spesso da un formicolio piacevole che raggiunge testa, collo e spalle, provocata da alcuni suoni fatti al microfono da artisti ASMR.

Gli ASMRtist pubblicano video su diverse piattaforme, aprono canali YouTube, producono podcast con frequenza. I suoni in grado di far sussultare l’ascoltatore sono tantissimi, l’unico limite è quello della propria immaginazione: fruscii, carezze, sussurri, movimenti di mani, schiocchi di lingua.

Esistono video pensati per facilitare l’addormentamento, altri per la concentrazione. Molte sono le challenge tra artisti, nei quali si chiede di utilizzare, ad esempio, un “trigger” particolare (ovvero un suono specifico), oppure un microfono specifico, ma anche l’utilizzo di oggetti di uno stesso materiale o di uno stesso colore.

Si possono fare trigger su qualsiasi superficie, e con qualsiasi strumento: le dita sul legno, il sussurro sul microfono, un pennello da cipria sulla pelle… c’è solo da sperimentare.

Se, però, siete particolarmente sensibili ai suoni e rumori, soffrite di misofonia, o semplicemente l’idea di sentire qualcuno che sussurra fa venire l’orticaria, ecco, passate al prossimo articolo. 

I “trigger” più amati

Possiamo distinguere i trigger a seconda di come sono prodotti, su quale materiale, e utilizzando quale strumento.

Suoni che coinvolgono la voce 

Il whispering, il soft spoken e l’inaudible sono i più utilizzati. 

Il whispering è il classico sussurro, fatto vicino al microfono, mantenendo un tono di voce costante e molto basso. Il soft spoken è simile, ma prevede un leggero innalzamento di tono rispetto al whispering.

Interessante è l’inaudible: l’asmrtist pronuncia al microfono parole di cui però non si capisce il significato: l’idea è quella di concentrarsi sui suoni, così da garantire un immediato relax.

I mouth sounds

La categoria dei mouth sounds contiene tutti quei trigger prodotti utilizzando i movimenti della bocca in generale.

Abbiamo il tongue clicking, che consiste nello schiocco veloce o lento della lingua, o l’eating, uno de trigger più amati dagli asmrtist e dai loro seguaci: l’artista, semplicemente, mangia vicino al microfono alimenti di consistenze diverse, amplificando i suoni della masticazione. 

Gli asmrtist sono soliti scegliere alcune parole che, per essere pronunciate, richiedono particolari movimenti della bocca e della lingua, e di ripeterle in continuazione al microfono: parliamo in questo caso di keywords.

Tapping, hand movements, brushing, scratching

I trigger più comuni e più amati e comuni sono senza dubbio il tapping, il brushing, lo scratching e il brushing.

Sono i primi trigger proposti dai vari artisti: il tapping è il semplice tocco delle dita su superfici diverse, tocco che può essere rafforzato se l’asmrtist ha le unghie lunghe; il brushing è il trigger che si crea quando si passa sul microfono un pennello: le setole provocheranno un fruscio più o meno forte, a seconda del volume del microfono e dello strumento utilizzato.


Lo scratching è il suono provocato dalle unghie che “grattano” su diverse superfici, microfono compreso.

I migliori ASMRtist da seguire

Gli asmrtist sono tantissimi e postano video per tutti i gusti. C’è solo da scegliere quali preferire.

In Italia, Chiara ASMR, con i suoi 600 mila iscritti e 130 milioni di visualizzazioni, è una delle più famose. Ventiseienne reggiana, i suoi video sono per la maggior parte in italiano, ma si cimenta anche in video in inglese e spagnolo. Da poco è uscito il suo primo libro dedicato all’ASMR, il potere di un sussurro (Mondadori).

Gibi ASMR è una delle asmrtist più famose a livello globale. Oltre ai video trigger, propone sul suo canale giochi di ruolo e video cosplay con personaggi molto originali. 

Non sorprende quindi che il suo canale abbia raccolto oltre 2,35 milioni di iscritti.

Avendo appena raggiunto un milione di iscritti, ASMR Glow è diventata una forza dal tono pacato da non sottovalutare. Oltre che essere una delle migliori artiste ASMR, è anche un’esperta di makeup e vlogger, che a volte rinuncia a tutorial ispirati alle celebrità.

Il mondo ASMR non è tutto al femminile. Tra i tanti – e talentosi – artisti, c’è ASMR Zeitgeist. Oltre oltre 11 milioni di visualizzazioni e tonnellate di feedback positivi, ASMR Zeitgeist è uno sperimentatore. Crea suoni con gli strumenti più impensabili, usa microfoni e strumentazioni tecniche all’avanguardia, e propone nuovi trend che gli altri artisti, spesso, fanno propri.

Insomma, prendete le cuffie e godetevi qualche minuto di relax. Scommettiamo che non potrete più farne a meno?


Le tecnologie per l’ascolto dei podcast e della radio: come cambiano le abitudini

È nato prima l’uovo o lo streaming audio? Il dilemma del podcast che non poteva vivere senza lo smartphone

Le tecnologie per ascoltare musica, podcast, radio sono importanti quanto gli stessi musica, podcast, radio. Non solo perché gli strumenti influenzano in maniera decisiva le nostre abitudini di ascolto, ma anche perché influenzano la qualità stessa dell’ascolto. Secondo voi, le nostre modalità di consumo audio sarebbero le stesse senza le AirPods o il bluetooth in macchina? Oppure senza lo streaming di Spotify, Apple Music, Tidal, Idagio? E, ancora, non potrebbero esistere i podcast di oggi senza internet sullo smartphone. E così i video-podcast senza YouTube. E che dire del modo in cui scopriamo nuova musica? La pagina Esplora di Spotify non è certo solo una suppellettile…

Anche gli angeli ascoltano Beethoven, ma vogliono la stereofonia

Ma non è solo un discorso legato all’attualità. Anche se volessimo fare una storia della musica, non potremmo prescindere dalle tecnologie di diffusione audio. E non pensate solo all’invenzione del giradischi (e quindi dei dischi) o all’invenzione della radio: tecnologie che hanno stravolto sia il consumo della musica che quello della stessa composizione. Pensate anche all’evoluzione della qualità audio. Credete che sarebbe lo stesso ascoltare, che so, la Nona di Beethoven diretta da Karajan o Dark Side of the Moon dei Pink Floyd senza l’invenzione della stereofonia? Vi immaginate il coro e il tema dell’Inno alla gioia o il rumore delle monete e il basso di Money su un altoparlante monofonico?

L’uomo non è solo corpo è anima: è anche cultura e tecnologia

La storia dell’uomo non è solo fatta di grandi caratteristiche universali (la capacità di percepire i suoni come musica, e quindi di crearne; oppure di sentirsi parte di un tutto infinito e indefinibile); no, la storia dell’uomo è fatta anche di cambiamenti cognitivi dovuti alla cultura e alla tecnologia. Va bene, è vero: sembra un ovvietà. Ma quante volte sentiamo parlare dei bei tempi andati come se noi e le nostre vite fossimo indipendenti da questi cambiamenti? Come se, presi e catapultati, che so, negli anni ’60, saremmo sempre gli stessi noi? Purtroppo non è così. Solo una macchina del tempo può prenderci e portarci nel passato così come siamo.

Covid-19 e consumi audio: un mondo in evoluzione

Prendiamo un esempio concreto e recente: la pandemia da Covid-19. Sono bastati alcuni mesi di lockdown per stravolgere alcune abitudini e accelerare alcuni processi già in corso. Pensate all’ascolto della radio. In quel periodo, molte persone, per ovvie ragioni, hanno smesso di utilizzare l’automobile. Qual è stata una delle principali conseguenze di ciò (a parte la riduzione delle emissioni di CO2, ça va sans dire)? Esatto: le stesse persone hanno ridotto notevolmente l’ascolto della radio. In più hanno cominciato ad ascoltarla in streaming su cellulari, pc e smart tv. Per inciso, proprio quest’anno, si è deciso di passare definitivamente alla Radio Digitale DAB.

Pensiamo anche ai podcast. La pandemia ha fatto crescere in maniera esponenziale ascoltatori e ascolti, facendo passare questi oggetti sonori da prodotti di nicchia a prodotti di massa. Anche oggi che non siamo più in quarantena (almeno per ora), il numero degli ascoltatori di podcast è notevolmente più alto e sono mutati anche i luoghi e le abitudini di ascolto. Per esempio, la macchina è sempre più un posto dove si ascoltano podcast, oltre che la radio; in particolare podcast di notizie e approfondimento, ma anche narrativi. Non solo: anche i format e le aziende come la nostra che se ne occupano stanno aumentando. Certo, noi siamo stati dei pionieri. Ma questa è un’altra storia.

Smartphone, smartphone delle mie brame, chi è il più hi-fi del reame?

Insomma, lo abbiamo capito: lo strumento principe dell’ascolto è ormai lo smartphone. Ad affiancarlo ci sono computer, smart speaker e assistenti vocali, smart tv. Non vi sembra che manchi qualcuno? Esatto, manca l’impianto hi-fi, o la radio o come diavolo vogliamo chiamarlo. Qualcuno potrebbe pensare che questo abbia comportato un abbassamento della qualità di ascolto. No, non è così. O, almeno, non lo è più. Lo streaming audio negli ultimi tempi offre sempre più soluzioni per l’ascolto in alta qualità del suono (anche più del compact-disc). Uno dei pionieri è stato Idagio, la nota app per gli amanti della musica classica (sempre molto esigenti in materia di qualità del suono) che permette un ascolto in qualità FLAC. Per chi ama altri generi, invece, sono arrivati poi Tidal e Amazon Music HD.

Anche per quanto riguarda i podcast, la qualità ormai non si trova solo nelle registrazioni dei programmi radio da ascoltare in differita. Anche i podcast che nascono già come podcast ormai sono in alta qualità. È finito il tempo delle registrazioni casalinghe sceneggiate da amatori improvvisati e curate da speaker da un tanto al kilo. Ormai tantissimi podcast, anche in Italia, sono prodotti da aziende come Cast Edutainment (titolare della nostra piattaforma GliAscoltabili) che fanno della qualità il loro marchio e che si servono di professionisti di alto livello.

Tremate tremate, i vinili son tornati

La rivoluzione ascoltabile di cui parlavamo qualche tempo fa, quindi, non è soltanto figlia di qualche geniale pioniere che ha introdotto nuovi oggetti da ascoltare. È anche, e forse di più, il frutto del cambiamento tecnologico. Certo, oggi assistiamo sempre più ad alcuni atteggiamenti dall’apparenza luddista. Pensate ai collezionisti di vinili e ai nostalgici del cd. Affermano di avere bisogno dell’oggetto per poter davvero gustare il suono e scegliere adeguatamente la musica. Ma, in genere, si tratta di persone che affiancano queste abitudini a quella dello streaming. Più spesso, di persone che danno molta importanza all’aspetto storico della musica. Che quindi vogliono conoscerla per come è stata e come si è diffusa (in fondo l’album musicale esiste perché esiste il disco). È anche comprensibile, poi, sotto certi aspetti un eventuale attaccamento alla tradizione: aprire un’app di musica e podcast e trovarvi dentro decine e decine di milioni di brani e “oggetti audio” tra cui scegliere spesso lascia spaesati. Ma, anche qui, si tratta solo di adeguare i nostri strumenti cognitivi. Il futuro sembra sempre più andare nella direzione in cui nel nostro smartphone troviamo tutto quello che ci serve e tutto in alta qualità. Bisogna solo cambiare prospettiva.