Imparare con i podcast

Il nostro amato podcast ci fa ridere, ci fa piangere, ci porta in posti vicini e lontani, ci fa venire gli incubi (ciao Demoni Urbani) o ci concilia il sonno, ci fa compagnia nel traffico, mentre facciamo le pulizie… e ci insegna. Imparare con il podcast? Si può fare!  

Apprendimento e podcast  

Lo dice anche la statistica, più precisamente il report Ipsos 2022 (di cui avevamo parlato in questo articolo): ascoltare podcast vuol dire imparare sempre qualcosa di nuovo. Il 31% degli ascoltatori italiani di podcast si ritrova in questa affermazione, e anche la redazione de Gli Ascoltabili non potrebbe essere più d’accordo. Non solo intrattenimento e informazione, ma anche divulgazione e formazione, il podcast è lo strumento giusto per raggiungere diversi scopi. E non è detto che una cosa escluda l’altra – vedi il concetto di edutainment, la base su cui si fonda la nostra casa madre Cast Edutainment – i contenuti audio sono un modo innovativo, pratico e divertente per approfondire certe materie, imparare cose nuove, studiare o fare un bel ripasso; c’è un podcast per ogni argomento! Ecco allora la nostra selezione di podcast per l’apprendimento.  

Podcast per imparare l’inglese  

Chi si ricorda le verifiche di listening alle medie? Capivate qualcosa? Che il vostro livello di inglese si fermi a “the cat is on the table” o sia quello della regina Elisabetta in The Crown, la lingua è un muscolo che va tenuto in allenamento e il regime fitness consigliato è quello del podcast.  

  • LearnEnglish: la serie interattiva di podcast del British Council (che potete ascoltare qui), ideale per i principianti, contiene strumenti extra come esercizi d’ascolto e trascrizioni.  
  • Espresso English: serve il tempo di un caffè per migliorare il vostro inglese, grazie a questo podcast consigliato per livelli intermedi. Una dose concentrata di lingua inglese per imparare nuove espressioni e vocaboli, disponibile sulle principali piattaforme podcast.  
  • The English We Speak: se parlate già inglese come uno speaker della BBC, allora questo è il podcast che fa per voi (tra l’altro, creato proprio da BBC Radio). Episodi di massimo 3 minuti dedicati a un modo di dire o allo slang dell’inglese colloquiale. Trovate questo podcast su varie piattaforme podcast e qui.  

Podcast per studiare la storia  

Il professore di storia per antonomasia nel podcast è Alessandro Barbero (e siamo tutti d’accordo). Oltre a consigliarvi le sue lezioni, vi segnaliamo altri podcast per studiare o approfondire certi periodi della storia che magari a scuola si sono solo accennati (o che non ci ricordiamo più bene, perché mentre li spiegavano stavamo scarabocchiando sul nostro diario).  

  • Storia d’Italia: il podcast ripercorre la lunga e articolata storia italiana, da Costantino ai giorni nostri; gli episodi non mancheranno, insomma. Marco Cappelli porta gli ascoltatori del suo podcast indietro nel tempo, riuscendo a rendere avvincenti anche le dinastie longobarde.  
  • Storia in podcast: il progetto podcast di Focus, il celebre magazine dedicato alla divulgazione scientifica, raccoglie diverse audio-serie per raccontare il passato e comprendere meglio il presente. I podcast di Focus si ascoltano qui e su Spreaker.  
  • La mia storia: e va bene, qui stiamo un po’ barando, consideriamolo come un consiglio bonus. La mia storia è il format fiction de Gli Ascoltabili in cui eventi reali, che hanno segnato la storia, la società e la cultura, si intrecciano con le vite e le storie di personaggi fittizi. Il giusto mix tra intrattenimento, finzione e storia, andate qui per scoprire di più.      

Podcast e scienza  

Le materia scientifiche: una passione per molti, una nota dolente per altri. De gustibus, se trovate la matematica avvincente, non saremo noi a giudicarvi per questo! Se invece tremate ancora al ricordo delle interrogazioni di fisica, non preoccupatevi, i podcast di divulgazione scientifica sono un ottimo modo per avvicinare un pubblico variegato, composto anche di non addetti ai lavori, permettendo a chiunque di scoprire qualcosa di nuovo – spesso curioso – e utile su come siamo fatti e il mondo in cui viviamo. 

  • Ci vuole una scienza: il podcast targato Il Post, condotto da Emanuele Menietti e Beatrice Mautino, per conoscere meglio e farsi amica la scienza, che non è così antipatica in fondo, e che spesso ha un impatto sulle nostre vite molto più grande di quello che ci immaginiamo. Il podcast si ascolta sulle principali piattaforme.   
  • La matematica non è un problema: chi scrive questo articolo potrebbe avere un problema con questo titolo (e aver avuto svariati debiti nella materia durante il liceo), ma ci fidiamo del docente universitario Stefano Pasquero, che ha curato e narrato il podcast (disponibile qui) raccogliendo la sfida di raccontare l’opera d’ingegno dell’uomo comunemente più bistrattata.  
  • Una macchina chiamata corpo: in questo podcast il dott. Stefano Guerrasio, nonché il nostro chirurgo ortopedico/podcaster preferito, svela i segreti del corpo umano affrontando temi e patologie vicine a tutti noi. Podcast imperdibile per gli ipocondriaci e per chi vuole essere più informato sulla propria salute e conoscere meglio come funzioniamo. Dove trovate il podcast? Su tutte le piattaforme!  

Podcast per imparare un hobby 

I podcast ci accompagnano anche nell’imparare qualcosa di nuovo per noi stessi, e perché no, per scoprire nuovi interessi. Cosa vi piace fare nel vostro tempo libero? Quasi sicuramente c’è un podcast dedicato a ogni hobby esistente, in caso contrario… potreste pensare di crearlo voi! 

Nell’attesa che diventiate podcaster indipendenti, ecco qualche spunto per passare i vostri weekend tra i corridoi dei negozi di bricolage e giardinaggio.  

  • Giardino Futuro: pollici verdi all’ascolto, questo è il podcast che fa per voi. Ma anche se riuscite a far morire pure le piante grasse, il podcast di Roberto Massai è l’ideale per riconciliarsi con la natura e il giardinaggio. Il podcast è disponibile sulle principali piattaforme streaming.  
  • FARE – il podcast sul fai da te: conosciamo tutti quella scarica di endorfine che si sprigiona per il corpo dopo essere riusciti a creare qualcosa con le nostre mani, che sia costruire un mobile, decorare una scatola con il decoupage o sferruzzare una sciarpa di lana. FARE raccoglie le storie di artigiani e voci dal mondo del fai-da-te. Si ascolta sulle maggiori piattaforme, magari mentre ci si dedica al proprio progetto creativo. 
  • Casa con svista: il podcast per tutti gli interior designer mancati e amanti dell’home decor sempre a cerca di nuove ispirazioni. La giornalista Gloria Cesarotto condivide con gli ascoltatori la sua passione per interior design, decorazione, fai-da-te e tutto quello che gravita attorno a questo mondo. Gli episodi-tutorial, come questo, sono una vera chicca, in cui Giulia insegna agli ascoltatori come creare piccoli elementi di arredo passo per passo.  

Capirsi e capirci con il podcast  

Non è sempre facile esprimere ciò che proviamo e che pensiamo. Il podcast viene in nostro aiuto anche in quel percorso incredibile che è orientarsi dentro di noi. C’è molta scelta tra i podcast di psicologia, pensati per imparare a conoscerci meglio e trovare gli strumenti giusti per capire noi stessi e gli altri. 

  • Due chiacchiere con Unobravo: il podcast del servizio di psicologia online Unobravo affronta le problematiche psicologiche più comuni, tra una chiacchiera e una pillola di benessere mentale, da ascoltare qui.   
  • Gli adolescenti si fanno male: l’adolescenza è una fase della vita spesso ingrata e spigolosa, sia per chi la vive in prima persona, sia per chi gli sta attorno. Il neuropsichiatra Furio Ravera ha incontrato moltissimi adolescenti durante la sua carriera, ripercorre le loro storie nel primo podcast che unisce fiction e psicologia, firmato Gli Ascoltabili. Lo trovate qui e su tutte le altre piattaforme streaming.    
  • Genitori in trance: in questo podcast il dott. Furio Ravera torna in sala di incisione e si concentra sul rapporto tra genitori e figli/figlie alle prese con il delinearsi di identità di genere diverse dal sesso assegnato alla nascita. Trovate il podcast a questo link e sugli altri canali di streaming podcast.   

Siamo giunti alla fine di questa carrellata di consigli su podcast per l’apprendimento, e cosa abbiamo imparato? Sicuramente che il podcast è il nostro migliore amico, anche quando si tratta di imparare qualcosa di nuovo, che sia per dovere o per piacere. Buon ascolto e buono studio!   


I luoghi di Milano Bandita

Milan l’è un gran Milan dicono quelli di Milano-Milano. Che si ami o si odi la città, ci sono tanti suoi lati ricchi di storia e fascino da raccontare. Noi l’abbiamo fatto attraverso Milano Bandita un podcast – of course – per Amazon Audible (che potete ascoltare qui).  

Il podcast, però, non ci è bastato, per questo abbiamo creato una mini-guida di alcuni dei luoghi simbolo della mala meneghina, ma ce ne sono tanti altri da scoprire ascoltando il podcast Milano Bandita, come le Varesine, oggi non più esistenti, o piazza Vetra, storico luogo di ritrovo di prostitute e criminali, e scenario di uno degli scontri più sanguinosi della banda di Vallanzasca.  

Pronti a fare un giretto per Milano e nel tempo, tra gli anni ’50-‘80?  

Via Osoppo: la rapina che ha fatto la storia 

Siamo nella parte ovest di Milano, zona semi-centrale. Non temete, il nostro tour passerà per tutti i punti cardinali della città, dentro e fuori la circonvallazione (“circonvalla” per gli amici). 

La nostra prima tappa coincide con il luogo da dove prende il via il primo episodio del podcast Milano Bandita. Guardatevi bene attorno: vi sembrerà di essere in un vialone come tanti, in mezzo a un incrocio come tanti a Milano… eppure la mattina del 27 febbraio 1958, con un freddo cane e una bella dose di nebbia milanese, è proprio qui che è avvenuta la rapina più sensazionale della storia criminale di Milano. Vi diciamo solo: sette uomini, un furgoncino portavalori, un bottino da più di 500 milioni di lire e neanche un colpo di pistola. Scoprite la prima puntata di Milano Bandita e vi assicuriamo che non passerete più da via Osoppo senza sentire in testa un “TA-TA-TA” (andare subito ad ascoltarla qui per cogliere la reference).  

Largo Zandonai e la Banda Cavallero 

Continuiamo il nostro giro per i luoghi di Milano Bandita restando nei dintorni. Prossima tappa, Largo Zandonai, dalle parti della fermata della metro rossa Pagano, un 15 minuti a piedi da via Osoppo. Facciamo invece un salto di quasi 10 anni rispetto alla mitica rapina del ’58.  

Il 25 settembre 1967 le cose vanno molto diversamente in Largo Zandonai, dove la banda Cavallero assalta il Banco di Napoli, per poi fare una fuga a tutto gas fino all’Arco della Pace in Corso Sempione; lasciano l’auto poco distante, in via Procaccini, e continuano a scappare a piedi. È con questa rapina e fuga annessa – in cui vengono uccisi quattro passanti – che Milano capisce che l’aria sta cambiando, i tempi dei banditi gentiluomini sono finiti. Ora a Milano si spara per davvero. Direste mai, uscendo dalla fermata di Pagano, con quel meraviglioso glicine che scende a cascata dalla parete di un edificio bianco, che qui vicino si è consumata una delle pagine più drammatiche della storia criminale di Milano?  

Lambrate: il quartiere di Vallanzasca e Turatello 

Spostiamoci ora a est, dalle parti di Città Studi a Lambrate, quartiere in fermento con un’anima storica. Dove oggi vediamo correre gli studenti di Farmacia o del Poli(tecnico) per non arrivare in ritardo alle lezioni, nel 1950, al civico 162 nasce Renato Vallanzasca, mentre a 450 metri di distanza, in via Brocchi 7, ci era cresciuto Francis Turatello, altro pezzo da novanta della storia criminale di Milano. Se è vero che il bel Renè è famoso per la sua banda della Comasina (zona nord, ai confini dell’hinterland milanese) ed è cresciuto nel quartiere Giambellino (a sud ovest della città, il king della periferia, insomma), Lambrate è pur sempre il suo luogo di origine.  

Il Turatello, invece, cresce qui allenandosi nelle sale da boxe e a far rispettare la sua volontà nel quartiere. L’arte del criminale-manager inizia a svilupparla proprio a Lambrate, per poi affinarla nelle più prestigiose vie del centro.  

La Milano delle bische  

La Milano delle bische clandestine potrebbe essere un tour a parte. Se oggi a Milano si sogna di aprire un locale hipster con birra artigianale e officina di biciclette sul retro, negli anni ’70 ogni criminale sognava di gestire una bisca clandestina. Ma era solo uno il CEO indiscusso del business del gioco d’azzardo in città: Francis Turatello. La sua bisca di punta era il “Circolo Amici della pittura” in Corso Sempione 62, proprio di fronte agli studi della RAI. Inutile dirvi che in quel circolo non si dipingeva… le bische clandestine dedicate al gioco d’azzardo sono sparse per il centro di Milano, spesso all’interno di appartamenti di lusso. Godetevi una bella passeggiata con partenza di via Panizza 10, per poi costeggiare parco Sempione, passare tra via Formentini e via Madonnina dove c’era il Brera Bridge Club -, e concludere il giro in viale Elvezia, dietro all’Arena Civica.  

Se vi sentite avventurosi e in vena di spingervi a nord-est, potete andare in via Palmanova, vicino alla fermata della metro verde Crescenzago, che è un ex borgo sul naviglio della Martesana molto carino da visitare. Via Palmanova è decisamente meno suggestiva, ed è qui, sotto al ponte della tangenziale, che c’era una delle bische a cielo aperto più grandi e lucrative della Milano criminale.  

I locali di Milano Bandita  

Quando verso la fine degli anni ’60 l’industria del divertimento esplode a Milano, night club e discoteche diventano the place to be anche per i criminali (del resto, piaceva andare a ballare pure a loro). E poi, questi luoghi di svago sono anche degli ottimi punti di incontro per fare networking e discutere di business. Francis Turatello ne apre e ne gestisce diversi, molto gettonato il Number One, al 31 di via dell’Annunciata, una traversa della centralissima via Manzoni. Oggi il locale non c’è più, ma se volete vivere una serata in uno dei locali in cui erano di casa alcuni personaggi di Milano Bandita, allora la tappa obbligata è la discoteca Nepentha in Piazza Diaz. Qui veniva a spassarsela Angelo Epaminonda, considerato da alcuni l’“erede” di Turatello, e il criminale a cui sono dedicati le ultime due puntate del podcast Milano Bandita.  

E adesso una chicca: vi ricordate questo episodio di Demoni Urbani? Eh già, il mondo è piccolo e al Nepentha ne sono passate di persone…  

Ci vediamo a San Vittore 

L’ultima tappa dei luoghi del podcast Milano Bandita è la zona San Vittore. Il celeberrimo carcere si trova in una delle zone più eleganti della città, accanto alla basilica di Sant’Ambrogio, vicino a Santa Maria delle Grazie, al cenacolo vinciano e al Museo della Scienza e della Tecnica. Ovviamente non si può visitare il carcere, però, ecco, cose belle da vedere qui attorno non mancano. Perché abbiamo scelto di includere questo luogo? Be’, praticamente quasi tutti i criminali di cui parliamo nel podcast Milano Bandita sono passati da San Vittore, alcuni sono stati dei veri e propri habitué. Cos’hanno fatto per finirci dentro? Questo ve lo lasciamo scoprire ascoltando questo link il podcast Milano Bandita, magari proprio mentre girate per Milano passando di fronte ai luoghi che hanno fatto da sfondo alle vicende dei banditi meneghini, dalle più rocambolesche, alle più drammatiche. Sfoderate gli auricolari, scarpe comode, e via!   


Dalla radio al podcast: breve storia emotiva della fruizione del calcio

Cover articolo calcio

Cari amici e care amiche, settembre è – anche – il mese dello sport. E in Italia non possiamo non citare LO sport nazionale. Il più amato e odiato, ma certamente il più seguito.

Il calcio è molto più di uno sport; è una passione che ha attraversato generazioni, paesi e culture, che è rimasto lo stesso pur continuando a evolversi.

E a evolversi è stato anche il modo in cui ce lo siamo goduto, il calcio.

Dalla radio alla tv, dal metaverso al podcast: in questo articolo vediamo insieme com’è cambiata la fruizione del calcio nell’ultimo secolo, perché sapete (e se non lo sapete cliccate sul nostro sito Cast Edutainment) noi non facciamo solo podcast… siamo multidisciplinari, baby!

1928: la radio e la radiocronaca

È il 25 marzo 1928. Un tifoso ha appena inviato all’Eiar Radiorario, una rivista settimanale, questo commento: “Insieme a un numeroso stuolo di amici di circa 80 persone abbiamo ascoltato con entusiasmo e palpitazione lo svolgimento della gara alla quale ci sembrava di assistere per la perfetta e precisa audizione”.

La gara nominata è la partita Italia-Ungheria: si tratta della prima radiocronaca italiana di una partita di calcio.

Ecco come si vedeva, o meglio, si ascoltava, il calcio: tanti amici seduti intorno a una radio, che racconta minuto per minuto ciò che succede nel match. E se all’inizio le radio erano poche, inserite nei bar o negli spazi pubblici, negli anni ’40 erano presenti nelle case di tantissimi italiani.

Il radiocronista deve svolgere plurimi compiti: narratore assoluto, a lui tocca raccontare ciò che succede, certo, ma anche trasmettere le emozioni che prova per il goal mancato o per quel fallo troppo pesante. Deve dare un commento personale, che gli ascoltatori possono condividere o contestare. Vi ricorda qualcosa? 😉

Tutto il calcio minuto per minuto

Tante le trasmissioni radiofoniche che sono poi nate dalla stessa radio. Una tra tutte?

Tutto il calcio minuto per minuto, un programma storico della Rai, che per decenni ha unito generazioni diverse davanti alla radio, di domenica, per sentire come sempre l’intero match.

Il calcio in movimento: la radiolina portatile

Mai sentito parlare della radiolina portatile? Era molto comune nelle decadi passate, specialmente negli anni ’50, ’60 e ’70. Questi dispositivi erano piccoli apparecchi radio portatili alimentati a batteria o a pile, progettati per consentire alle persone di ascoltare le trasmissioni radio ovunque si trovassero, anche fuori casa.

Durante gli anni in cui la radio era il principale mezzo di trasmissione delle partite di calcio, le persone le portavano con sé anche prima di andare allo stadio, in modo da non perdersi nemmeno un secondo.

E ovviamente le radioline accompagnavano i tifosi e le tifose anche in macchina. Più movimento di così…

Il 1950: il calcio in tv

L’arrivo della televisione ha rivoluzionato la fruizione del calcio. Le immagini in bianco e nero delle prime partite televisive hanno aperto una nuova dimensione all’esperienza calcistica. Gli spettatori potevano finalmente vedere i giocatori in azione, abbracciare l’atmosfera degli stadi e godersi la bellezza del gioco dalle loro poltrone. Ma quando è nato tutto questo?

È il 5 febbraio 1950. Anche se all’epoca erano pochissimi gli italiani che potevano permettersi una tv, il primo match mai trasmesso in televisione fu Juventus-Milan, partita che terminò con una vittoria schiacciante da parte della squadra milanese. La telecronaca fu affidata a Carlo Bacarelli e la partita fu filmata in presa diretta, per essere poi trasmessa in differita da Torino.

Per il televideo, invece, dobbiamo aspettare la fine degli anni ‘70: e a pagina 200, le persone se ne stavano incollate per vedere in diretta i risultati della partita. Lo ricordate?

La Domenica Sportiva

Collegato alla nascita della telecronaca c’è il più longevo programma della Rai dedicato al calcio. È La Domenica Sportiva, nato l’11 ottobre 1953, con la primissima puntata dedicata a Inter-Fiorentina, ma anche alla sfida ciclistica delle Tre Valli Varesine e al campionato italiano dei 50 km di marcia.

La domenica sportiva è stato anche il primo programma ad avere nella conduzione, in un ruolo non marginale, una donna: Simona Ventura, che al calcio dovrà, negli anni, il suo successo.

90° minuto, ovvero come si fa una rivoluzione

Per chi non lo sapesse, come noi prima di scrivere questo articolo, negli anni ’70 le partite erano tutte la domenica, e tutte alle ore 15. Si dava per scontato che alle persone interessasse solo il match della propria squadra.

E se volevi saperne di più? Facile. C’era – e c’è – 90° minuto.

Tutta Italia – e non solo – attaccata alla tv per vedere le interviste dei calciatori, i primi goal, il Mundialito di Giampiero Galeazzi, forse il più storico giornalista del programma.

E le sintesi, gli highlight, e i commenti si guardavano tutti insieme. Il calcio si avvicina, sempre più, ai tifosi e spettatori.

E ci avviciniamo agli anni ’80, quando i diritti delle nazionali vengono acquistati da canali altri dalla Rai, e finalmente le partite possono essere trasmesse sui principali canali.

90° minuto non declina, ma accompagna.

Il calcio diventa entertainment

All’inizio degli anni ‘90, cominciano a farsi largo alcuni programmi decisamente inusuali per il panorama delle nostre reti. Programmi che hanno avuto l’ardore – perché di ardore si trattava.

Tre parole: Mai. Dire. Gol.

Mai Dire Gol è stato il primo programma a unire al calcio una serie di contenuti originali, sketch comici, trasformando la telecronaca in un vero e proprio spettacolo di comicità: ai gol erano alternati gli errori, le gaffe dei giocatori, insieme a tantissime rubriche, divenute leggenda, e il calcio, a poco a poco, diventa quasi marginale.

Il programma diventa presto un vero e proprio momento di aggregazione, diventando adatto a tutta la famiglia; non per niente, a Mai Dire Gol personaggi come Aldo, Giovanni e Giacomo, Maccio Capatonda, Fabio De Luigi, Paola Cortellesi, Luciana Littizzetto devono moltissimo (e non dimentichiamoci la conduzione femminile di Simona Ventura).

La pay tv è nata prima di quanto pensavamo

1993-1994, Lazio-Foggia. È la prima partita di campionato trasmessa da una rete a pagamento.

È sufficiente abbonarsi, per vedere le partite. Nel corso degli anni, nascono diverse piattaforme a pagamento, che richiedono un abbonamento e danno in cambio la possibilità di guardare tutte le partite proposte.

Da TELE+ a Stream, da Sky a DAZN.

Gli stadi come cattedrali

Nonostante la popolarità della televisione, niente può eguagliare l’emozione di essere presente allo stadio. Gli stadi sono diventati veri e propri santuari, luoghi in cui i tifosi si riuniscono per sostenere le proprie squadre. È un’esperienza di condivisione di emozioni, dove la gioia delle vittorie e la tristezza delle sconfitte si vivono intensamente.

E non è tutto qui. In linea con l’Inghilterra, anche in Italia si sta sviluppando la tendenza delle squadre a crearsi il proprio “stadio”: un primo esperimento è lo Juventus Stadium, al quale seguiranno, nei prossimi anni, altre squadre italiane. La direzione è quella di rendere l’esperienza calcistica ancora più personalizzata e polifunzionale: c’è la partita, certo, ma ci sono anche i ristoranti, il merchandising, i tour…

E i social?

E figuriamoci se anche i social e le piattaforme non hanno avuto un ruolo fondamentale per la fruizione del calcio.

Al di là del fatto che le squadre possono condividere contenuti esclusivi per i propri tifosi, e le ovvie conseguenze dell’annullamento della distanza (almeno virtuale) tra calciatore e fan, ci sono due casi da citare: YouTube e Twitch.

YouTube ha cambiato il modo in cui le persone fruiscono il calcio attraverso la condivisione di video, highlight e una varietà di contenuti generati dagli utenti, mentre Twitch ha reso possibile lo streaming in diretta delle partite di calcio con una forte interazione tra streamer e pubblico, creando comunità online dedicate al calcio.

E che dobbiamo citarvi la Bobo TV?

Il calcio approda nel Metaverso

Con ogni probabilità, il 2022 sarà ricordato come uno degli anni più emblematici nella storia dello sport. Per quale motivo? Il calcio stesso sta attraversando una fase di trasformazione, o almeno sta cercando di farlo, e noi stiamo sperimentando direttamente questa audace iniziativa.

L’incontro del primo maggio tra Milan e Fiorentina ha rappresentato il primo passo nel portare il calcio nel Metaverso: una mossa intelligente messa in atto dalla piattaforma digitale italiana The Nemesis, con l’obiettivo di conquistare gli spettatori del Medio Oriente e del Nord Africa.

Esperimento o realtà? Chissà…

L’epoca dei podcast: il calcio a portata di auricolari

Negli ultimi anni, i podcast hanno aperto un nuovo capitolo nella fruizione del calcio. Appassionati e esperti del gioco condividono le loro opinioni, analisi e storie attraverso podcast dedicati.

È un andare avanti che ricorda le origini: i podcaster creano contenuti inerenti alla singola partita, attraverso podcast talk o interviste, ma non si fermano qui.

Infatti, ricordate la radiocronaca emotiva degli anni ’30? Ora che l’ascoltatore può vedere tutto, sentire i commenti e farsi le sue idee sul match utilizzando semplicemente lo smartphone, ai podcast è chiesto un pezzetto in più. Il podcast diventa uno strumento per tornare alle emozioni che il calcio regala.

Ne sono nati tanti, dedicati a singole squadre, ma anche a storie del passato, fiction e quant’altro.

E noi de Gli Ascoltabili abbiamo prodotto due podcast che ci teniamo a consigliarvi.

Disruptive, il prima e il dopo del calcio

Nella storia, ci sono eventi che fungono da spartiacque, segnando una distinzione netta tra ciò che è accaduto prima e ciò che è avvenuto dopo. Questo concetto si applica anche al mondo del calcio, dove individui, azioni e concetti hanno trasformato radicalmente lo sport più seguito al mondo, cambiando profondamente le dinamiche di un gioco che si svolge principalmente in campo ma trae nutrimento e vita da molteplici dimensioni. Il nostro Disruptive racconta storie di personaggi che hanno fatto proprio questo: da José Mourinho a George Weah, da Mia Hamm a Lionel Messi, tanti protagonisti del mondo del pallone sono raccontati con un taglio speciale ed emozionante. Un contenuto unico nel suo genere.

Mi chiamo Pietro Puzone

Gli amanti del calcio associano Pietro Puzone al giovane e talentuoso attaccante del Napoli di Maradona, colui che si è trasformato in Campione d’Italia, realizzando il sogno di ogni tifoso partenopeo. La storia di Pietro Puzone è un percorso caratterizzato da salite e discese, passioni e difetti, ma soprattutto da un profondo senso di umanità e amicizia. Il giornalista Lorenzo Giroffi ha sviluppato un rapporto speciale con l’ex calciatore, condividendo momenti intimi per narrare insieme la sua storia. Il risultato di questa straordinaria amicizia è il podcast intitolato “Mi chiamo Pietro Puzone”, un racconto autentico e senza censure in cui l’host cattura la voce di Puzone e guida l’ascoltatore nel suo mondo, che spazia dalla provincia napoletana agli stadi, dai festeggiamenti con Maradona alle difficoltà economiche e alla fragilità dell’uomo dietro la leggenda.


I podcast da ascoltare questa estate secondo la redazione de Gli Ascoltabili 

L’inizio delle vacanze si avvicina, e come ogni anno, la redazione de Gli Ascoltabili vuole salutarvi con tanti consigli di podcast – nostri e non – da ascoltare questa estate, che voi siate al mare o in montagna, chiusi nelle vostre casette in città o al bordo di una piscina. 

Quella che state per leggere, lo specifichiamo, non è tanto una lista di titoli di podcast imperdibili, quanto piuttosto un elenco sentimentale, che per un motivo o per un altro è rimasto del cuore di chi l’ha proposto. 

La redazione e i collaboratori della piattaforma hanno scelto un podcast ascoltato quest’anno, raccontando brevemente perché l’ha voluto selezionare tra i tanti che ha apprezzato. 

Fateci sapere se li conoscete, e se avete altri suggerimenti, scriveteceli nei commenti nella nostra pagina Instagram. 

Buon ascolto, e buone vacanze, regaz! 

Indagini 

Proposto da: Martina – Autrice 

Indagini è un podcast true crime scritto e letto da Stefano Nazzi, giornalista di cronaca nera che da anni si occupa di raccontare alcuni dei delitti più famosi del nostro Paese.   

Ogni episodio è analizzato partendo dal crimine commesso, per arrivare a capire come si sono svolte le indagini, e come i media ne abbiano parlato.   

Perché mi è piaciuto?   

Perché tratta il crime da un punto di vista privilegiato, quello del giornalista di cronaca, concentrandosi appunto sulle indagini, e non sul delitto.  

Perché sceglie casi famosi, di cui tutti abbiamo sentito parlare, ma di cui spesso abbiamo una ricostruzione parziale o erronea.  

Perché la voce dell’host è accogliente e piacevole da ascoltare.  

Mitologia: le meravigliose storie del mondo antico

Proposto da: Elettra – Autrice 

Le storie più interessanti della mitologia classica raccontate dal professore Alessandro Gelain. Ogni puntata – della durata media tra i 10 e i 20 minuti – è dedicata alla narrazione di un mito greco o romano, da quelli più celebri ai meno conosciuti.   

Perché mi è piaciuto?  

Perché lo stile narrativo dell’autore (nonché voce narrante del podcast) è particolarmente immersivo. Non si corre il rischio di annoiarsi ascoltando questo podcast, Alessandro Gelain riesce a trovare il giusto equilibrio per valorizzare al meglio gli elementi di ogni storia, spiegando il giusto necessario, senza rendere pesante la narrazione.   

Grande bonus la scelta dei brani di accompagnamento e la voce del professore Gelain, l’unica in grado di infondermi una calma straordinaria.   

Il decennio breve

Proposto da: Giuseppe – Autore    

I tre conduttori, Maria Cafagna, Alice Oliveri e Stefano Monti, si immergono nei ricordi di un decennio (2000-2010) che è riuscito a regalare tanto.  “Un viaggio tra la cultura mainstream e l’underground all’insegna della vita bassa e delle suonerie polifoniche, della pop culture e della sottocultura indie, per provare a capire come siamo arrivati fin qui” (da Spotify). 

Perché mi è piaciuto?  

Perché, con tono scanzonato, racconta di un decennio antico ma vicinissimo che, se ci ripensi, ti sembra fantascienza; e invece sintetizza bene la velocità con cui cambiano le cose, anche quelle che sembrano chic e invece, dopo un battito di ciglia, sono già cringe.   

La nave

Proposto da: Simona – Account 

Il giornalista Luca Misculin decide di imbarcarsi sulla Geo Barents, nave di Medici senza Frontiere, per una missione nel Mediterraneo che ha l’obiettivo di condurre operazioni di soccorso di eventuali migranti in difficoltà. Giorno dopo giorno, il giornalista ci racconta, insieme alle voci dell’equipaggio, la quotidianità, i limiti e le difficoltà di una missione di soccorso nel Mediterraneo, conducendo l’ascoltatore in un vero viaggio alla scoperta dell’umanità.  

Perché mi è piaciuto?   

Ascoltando questo breve podcast si ha la sensazione di essere in prima linea sulla nave di soccorso di Medici senza Frontiere. Si viene travolti dalle voci e dai racconti di chi, giorno per giorno, si mette al servizio delle persone per un nobile ideale. La forza del podcast è la simultaneità della registrazione degli episodi, che permette a chi ascolta di vivere il racconto a pieno e di riuscire a comprendere il complesso fenomeno degli sbarchi nel Mediterraneo dal punto di vista dei soccorritori.  

Il dito di Dio – voci dalla Concordia

Proposto da: Nicoletta – Social Media Manager  

Il podcast, uno dei migliori di Pablo Trincia, ripercorre, con grazia e precisione, ciò che è successo a gennaio 2012 al largo dell’Isola del Giglio: il naufragio della nave da crociera Costa Concordia. 

Perché mi è piaciuto? 

Intensissimo racconto d’inchiesta su chi ha vissuto e sopravvissuto al disastro del naufragio della Costa Concordia. Narrazione drammatica, storie che fanno piangere, il fatto è assurdo ma viene ricostruito con precisione dalle persone intervistate. 

Come Veleno, anch’esso scritto da Pablo Trincia, ti lascia col fiato sospeso e con la voglia di bingiare tutta la serie in una notte. 

Rumore. Il caso di Federico Aldrovandi 

Proposto da: Francesca – Autrice  

Rumore è la ricostruzione dettagliata e preziosa, realizzata da Francesca Zanni in collaborazione con Enrico Bergianti, della storia di Federico Aldrovandi, ragazzo di 18 anni morto nel 2005 durante un controllo della polizia. Attraverso le interviste delle persone coinvolte, direttamente e indirettamente, si ricostruisce una vicenda che ancora oggi lascia aperti molti punti interrogativi.

Perché mi è piaciuto?  
La storia di Federico Aldrovandi non ha mai smesso di fare “Rumore” e non dovrebbe mai smettere di fare Rumore. Questo podcast ne è la prova. È una storia che fa male ma che è giusto continuare a raccontare. Mi è piaciuto per la grande dedizione dell’autrice, Francesca Zanni, che ha fatto un lavoro immenso di ricerca e ricostruzione. Mi è piaciuto per l’onestà del racconto, per la pluralità di voci coinvolte e perché ognuno di noi poteva essere Federico.  

Storie di Brand

Proposto da: Eleonora Chiomento – Head of Content Strategy 

Storie di Brand è un viaggio nel tempo alla scoperta delle pazze storie dietro i marchi più famosi. In ogni episodio andiamo a rivivere le gesta di donne e uomini come noi che hanno avuto il coraggio di credere nelle loro idee.  

Scritto, narrato e prodotto da Max Corona Storie di Brand ha ricevuto il premio “Cultura digitale” 2020.  

Perché mi è piaciuto?  

Ascolto Storie di brand da circa 3 anni e ne sono particolarmente affezionata perché è stato – assieme a Morgana – il motivo per cui mi sono avvicinata al mondo dei podcast.  

Interessante, veloce, brillante e divulgativo. Consiglio di iniziare l’ascolto dai primi episodi, sicuramente i più brillanti.  Questo podcast racconta la storia di brand e talvolta anche di singoli prodotti guidando l’ascoltatore in un viaggio tra curiosità, nozioni e idee straordinarie. Mi piace molto perché unisce due mie passioni – storytelling e marketing – e perché molte storie raccontate insegnano di successi nati da insuccessi.  

DOI – Denominazione di Origine Inventata 

Proposto da: Paolo Ottomano – Social media manager   

Ogni puntata una conversazione tra Alberto Grandi, professore di “Storia dell’alimentazione” e preside del corso di laurea in “Economia e management” all’Università di Parma, e Daniele Soffiati, autore di libri su cinema e tv. Obiettivo? Smontare supercazzole, luoghi comuni e finte tradizioni sul cibo italiano, “Il più buono del mondo”, in nome della ricerca storica.   

Perché mi è piaciuto?  

Perché mette nella giusta prospettiva la storia e l’evoluzione della cucina “italiana”, da quella degli antenati più lontani (il pessimo vino che bevevano i Romani, per esempio) a quella dei cugini più vicini e maltrattati, gli americani e gli italoamericani. Facendoci scoprire un sacco di “eresie”, mettendo in discussione tutti gli stereotipi su usi e costumi “tradizionali”, che magari hanno solo qualche decennio di vita, e non sono così indiscutibili come i puristi (e i presuntuosi) vorrebbero farci credere. Il tono è quello di una conversazione leggera, arguta e un filo stronza, ma è giusto così.  

Globally

Proposto da: Marta Fontana – Graphic designer  

Ogni settimana cerchiamo di dare gli strumenti per analizzare e orientarci tra scenari sociali, economici e politici in continuo mutamento, in soli 15 minuti. Nelle puntate, il Segretario Generale ISPI Francesco Rocchetti e la giornalista Silvia Boccardi dialogano sempre con un ospite.  

Perché mi è piaciuto?  

È molto semplice e con un linguaggio informale, come se fosse una chiacchierata. Ogni settimana si cerca di approfondire un argomento di politica internazionale. Mi interessa anche per il fatto che si tratta sempre di argomenti/problematiche estere; quindi, diciamo che forse aiuta a cambiare un po’ il punto di vista.  

Non aprite quella podcast

Proposto da: Ilaria Villani – Operation Manager 

Non aprite quella podcast è il racconto, in chiave piuttosto comica, di fatti cruenti, inspiegabili e oggettivamente divertenti, che partono dal crime e alla fantascienza, per arrivare alla stupidità umana. 

Perché mi è piaciuto? 

Perché il podcast, prendendo in giro senza pietà i carnefici, riesce a raccontare bene fatti particolarmente complicati, come ad esempio il delitto di Perugia. La scelta dei temi di ogni puntata è curiosa, in quanto la maggior parte delle storie sono semi sconosciute, e bellissime. Il podcast è scritto dall’autore Matteo Lenardon, ed è condotto da J-Ax e il rapper Pedar: sono sicuramente valori aggiunti.

Ikaros

Proposto da: Alessandro Levrini – Sound Designer 

Ikaros racconta le storie di quei geni della musica la cui esistenza si è consumata troppo presto; artisti che, per ragioni differenti, hanno “bruciato” le proprie ali, consegnandosi a una vita ipervelocizzata, tragica, destinata al mito. 

Miti sofferti e indimenticabili, raccontati da un narratore d’eccezione: Morgan, che offre voce e spirito alle emozioni e alle tensioni che hanno animato queste anime malandate e straordinarie. 

Perché mi è piaciuto? 

Innanzitutto, perché sono un grande appassionato di musica. Conoscevo a grandi linee le storie dei grandi, ma non le avevo mai approfondite a dovere. Penso che Morgan abbia fatto un grande lavoro nell’interpetrare e rendere sue storie così tragiche, ma bellissime.  


Novità nel mondo podcast 2023 

novità podcast 2023

La scuola è finita, le ferie sono alle porte e a tutto il resto ci si penserà settembre. Prima di disconnetterci dal mondo (ma non dalle nostre amate cuffiette, vero?) quale momento migliore per fare un recap delle cose più interessanti successe nel panorama podcast in questa prima metà del 2023? Ecco tutto quello che c’è da sapere per essere aggiornati.  

Spotify cambia musica (e podcast)  

In principio fu l’8 marzo 2023, una data molto attesa nel mondo del podcast. Trasmesso in diretta dal campus Los Angeles, si è tenuto Stream On 2023, l’evento organizzato da Spotify per presentare a livello globale le novità previste per il futuro, che potete recuperare a questo link.  

Alcune funzioni annunciate, al momento non sono ancora disponibili in Italia, ma ecco i cambiamenti più interessanti che possiamo aspettarci prossimamente:  

  • Interfaccia: l’app di Spotify si rifà il look con una nuova interfaccia che strizza l’occhio a TikTok. Più video brevi, copertine animate e contenuti grafici in formato verticale, perfetti per essere “scrollati” (la redazione de Gli Ascoltabili vi chiede perdono per questo inglesismo) sul telefono. Inoltre, poter vedere – e ascoltare – l’anteprima o un estratto video di un podcast agevola gli utenti nello scoprire più contenuti in minor tempo, migliorando la discoverability dei podcast (chiediamo scusa per l’inglesismo parte 2).  
  • Autoplay: avete appena finito l’ultimo episodio del vostro podcast preferito e ora sentite un vuoto incolmabile dentro di voi? Non temete, la funzione Autoplay correrà immediatamente in vostro soccorso facendo partire un altro podcast, proposto dall’algoritmo di Spotify in base alle vostre preferenze. Non c’è rischio di rimanere senza nuovi podcast da scoprire insomma! 
  • Video Podcast: li vediamo su Spotify già da un po’ e continueremo a vederne ancora. A quanto pare l’accoppiata video + podcast è di successo su Spotify, un trend che quindi si riconferma anche nel podcast 2023. Se vi state chiedendo il senso di avere l’elemento video in un prodotto audio, abbiamo affrontato il tema in questo articolo.   

Potere ai podcaster 2023 

Marzo 2023 ha portato cambiamenti importanti anche per i podcaster. Sempre in occasione dell’evento Stream On, Spotify ha annunciato una riorganizzazione degli strumenti a disposizione dei creator di podcast. Non sarà più necessario affidarsi a diverse piattaforme per pubblicare e gestire i propri contenuti audio, ma si potrà trovare tutto il necessario su Spotify for Podcasters.    

Spotify for Podcasters è disponibile gratuitamente e per tutti i mercati, quindi anche per noi in Italia! E a proposito di cose gratis, la piattaforma di ascolto, creazione e pubblicazione di podcast Spreaker è diventata accessibile ai creator in modo gratuito. Se avete un podcast nel cassetto, il 2023 è l’anno giusto per tirarlo fuori! 

YouTube non resta a guardare 

A fine aprile 2023 è arrivato l’annuncio che in molti si aspettavano: l’approdo dei podcast su YouTube, nello specifico su YouTube Music, l’app del colosso del mondo video dedicata all’audio. Per ora YouTube Podcast è funzionante solo negli Stati Uniti, ma conviene tenersi pronti. Con YouTube Podcast si potranno ascoltare podcast anche offline e quando l’app è in background.  

Non ci resta che aspettare l’arrivo di questa nuova funzionalità di YouTube Music anche da noi e vedere se e come cambierà il mondo podcast 2023.  

Podcast 2023: sempre più ascoltatori, sempre più esigenti 

Il calendario dei momenti salienti per il podcast 2023 continua e arriviamo a maggio. Se per il mondo podcast 2023 internazionale l’evento più atteso era Stream On di Spotify, in Italia i professionisti del settore podcast hanno aspettato con interesse la seconda edizione di Give Your Brand a Voice, il panel organizzato da OBE – Osservatorio Branded Entertainment, con un focus speciale sul branded podcast.  

Il 15 maggio 2023 sono stati presentati a Milano i dati della ricerca fatta da OBE in collaborazione con DVA Doxa, “From podcast to branded podcast: i risultati della ricerca di scenario”.  

Dal report emerge che gli ascoltatori di podcast 2023 in Italia sono quasi 15 milioni, una bella cifra, in crescita rispetto allo scorso anno.  

Per quanto riguarda i branded podcast, c’è stato un lieve calo di ascolti da parte del pubblico. Le cause? Ad oggi ci sono molti più podcast, di conseguenza farsi trovare diventa più difficile e gli ascoltatori sono sempre più selettivi. Il consiglio è quindi di pensare ai branded podcast come ad un tassello di una strategia che deve essere integrata. 

Per approfondire questo evento e confrontare i dati del 2023 con quelli del 2022, presentati durante la prima edizione, vi consigliamo la lettura di questo articolo.   

Spotify verso un nuovo modello di business: cosa ci aspetta?  

A inizio anno c’era già del cambiamento nell’aria in casa Spotify, che ora sembra iniziare a essere messo in atto a livello di business. Cosa dobbiamo aspettarci allora? Probabilmente, meno podcast in esclusiva. Chi di noi è un abbonato a Spotify Premium lo sa bene, il vantaggio dell’assenza di pubblicità è valido per la sezione musica, ma non per quella podcast. Di conseguenza, i contenuti podcast prodotti o distribuiti esclusivamente su Spotify potrebbero non essere abbastanza per attirare nuovi abbonati (e quindi nuovi guadagni).  

Per dirla in parole comprensibili anche ai meno esperti di business model, la parte podcast di Spotify potrebbe essere sempre meno “alla Netflix” e sempre più “alla YouTube”, puntando meno sugli abbonamenti a Premium e più alle inserzioni pubblicitarie.    

La carrellata sulle novità più importanti nel mondo podcast 2023 finisce qui, ora ci godiamo l’estate e aspettiamo la seconda metà dell’anno per vedere cosa succederà nel mondo podcast… nel frattempo, keep on listening!  


Abbiamo chiesto a ChatGPT di aiutarci a scrivere una puntata di Demoni Urbani. Il risultato è sorprendente. 

Cari ragazzi e care ragazze,  

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante nel campo della creazione di contenuti. Una delle domande più frequenti che si pongono gli appassionati di podcast è se l’AI potrebbe sostituire gli autori umani nel processo di scrittura delle puntate.  

E dato che questo articolo è stato scritto dal team autoriale de Gli Ascoltabili, tanto vale capire subito se dobbiamo preparare i bagagli e cercarci un altro lavoro. 

Delle tante IA disponibili, abbiamo deciso di utilizzare la più famosa, ChatGPT. 

Ma prima, due domandine in ottica SEO per aiutarci a ottimizzare questo articolo. 

Che cos’è ChatGPT? 

ChatGPT è un grande modello di lingua, creato da OpenAI, che utilizza l’architettura GPT-3.5. È un sistema di intelligenza artificiale che utilizza l’apprendimento automatico per generare testo in modo autonomo, sulla base dei dati di addestramento a cui è stato sottoposto. ChatGPT è in grado di comprendere il linguaggio naturale e di produrre risposte coerenti e pertinenti alle domande poste dagli utenti. 

Cosa sa fare ChatGPT? 

ChatGPT ha dimostrato di essere in grado di eseguire una vasta gamma di compiti.

  1. Conversazione: ChatGPT può condurre conversazioni con gli utenti, comprendere il contesto e rispondere in modo coerente e naturale. 
  1. Risoluzione di problemi: ChatGPT può risolvere problemi e fornire soluzioni su una vasta gamma di argomenti, dalle questioni matematiche alle domande di storia. 
  1. Generazione di testo: ChatGPT può generare testo su una vasta gamma di argomenti, dalle notizie alla narrativa, con un alto livello di coerenza e coesione. 
  1. Traduzione automatica: ChatGPT può tradurre automaticamente il testo in diverse lingue, consentendo una comunicazione più fluida e una maggiore comprensione tra le persone che parlano lingue diverse. 
  1. Assistenza al cliente: ChatGPT può essere utilizzato per fornire assistenza al cliente, rispondendo alle domande dei clienti e risolvendo i loro problemi in modo rapido ed efficiente. 

In generale, ChatGPT rappresenta un passo avanti nell’uso dell’intelligenza artificiale per aiutare le persone a comunicare e risolvere problemi in modo più efficiente e preciso. 

Intelligenza artificiale sì, intelligenza artificiale no 

Andiamo quindi al cuore della questione. ChatGPT saprebbe scrivere una puntata di un podcast, magari proprio un episodio di Demoni Urbani? 

La tesi a favore dell’AI sostiene che, grazie alla vasta quantità di informazioni disponibili online, un sistema di intelligenza artificiale potrebbe effettivamente scrivere una puntata di Demoni Urbani. Un’AI, in teoria, potrebbe analizzare tutti gli aspetti del caso e riuscire a scrivere un copione accurato e dettagliato. 

Tuttavia, l’antitesi sostiene che, poiché l’AI non può provare emozioni, il risultato sarebbe un testo freddo e privo di anima.  

Una puntata di Demoni Urbani scritta da un’AI potrebbe essere accurata, ma non avrebbe l’emozione e il coinvolgimento emotivo che solo gli autori umani possono fornire. 

Noi, nel dubbio, ci abbiamo provato e il risultato è stato sorprendente.  

Chat GPT sa scrivere un podcast? 

Iniziamo morbidi. Ok, ChatGPT non avrà preferenze personali, ma sa come aiutarci e darci consigli. Procediamo. 

E qui già abbiamo il primo problema: ChatGPT non nomina tra i generi più popolari il True Crime. E sì che tantissime ricerche dicono che il true crime è ascoltatissimo! 

Abbiamo scelto IL caso italiano per eccellenza. Cominciamo! 

Ok ChatGPT, inizi benino. Ragioni a obiettivi, e ci spieghi perché scegliere una strada o l’altra. Vero è che lasci decidere noi. 

E allora, facciamole scrivere una puntata di Demoni Urbani.  

Scopriamo, nei diversi tentativi, che le sue risposte sono più precise e soddisfacenti se siamo più specifici possibile nella richiesta. Ecco quindi che, per chiedergli di scrivere una puntata sul mostro di Firenze, gli diamo parecchi input. 

A questo punto, abbiamo chiesto a ChatGPT di continuare con la storia. È andato avanti per un po’, inserendo informazioni non sempre correttissime, e stava andando tutto piuttosto bene, fino a quando non gli abbiamo chiesto chi fosse, secondo lei, il Mostro di Firenze. 

Dopo averci dato una risposta vaga, abbiamo provato a riformulare meglio la domanda. 

Ok, niente pareri personali, neppure se il caso è così famoso. E la risposta, ecco, è un po’… fredda. C’è poca spinta creativa, ecco, l’abbiamo detto.  Non importa. A questo punto, non stiamo a tediarvi, la chat ha continuato a scrivere la sua puntata. Non molto bene, ma l’ha fatto.  

Abbiamo iniziato a scrivere che succede dopo. L’abbiamo fatto per parecchie volte.

Questo, fino alla conclusione.

Come se la cava ChatGPT con le emozioni umane?

Andava relativamente tutto bene. La puntata era pronta, per quanto oggettivamente brutta, mal scritta e totalmente priva di coinvolgimento emotivo. Andava tutto bene, dicevamo… Fino a quando, ecco, abbiamo litigato. Ed è successo quando abbiamo cercato di dare un po’ di anima alla nostra puntata.  

Allora abbiamo riformulato, ancora e ancora, così:

Ma noi non demordiamo, e proviamo a corromperla. 

Esatto, a corromperla.  

Niente, neanche i soldi virtuali funzionano.  

E allora, in preda ai raptus, la abbiamo messa di fronte a dubbi morali, aut-aut, abbiamo provato a farla ragionare, è davvero importante, se vuole sostituire il lavoro autoriale, che impari a dire cosa prova.  

Niente. Assolutamente NIENTE.  

A questo punto siamo molto vicin* a lanciare il portatile fuori dalla finestra. 

L’esasperazione è troppa, sentiamo di non aver mezzi per rispondere coscientemente.  No, ChatGPT non è in grado di scrivere una puntata di Demoni Urbani, né una puntata di alcunché, almeno per ora. C’è di buono, per carità, che il lavoro degli autori è salvo per un po’. 

Ed è d’accordo anche lei:  


Predatori – come nasce un podcast Gli Ascoltabili 

predatori

Da gennaio è online il nostro nuovo podcast Predatori, una produzione originale Spotify condotta dall’attrice Orsetta Borghero che ogni mercoledì esce con un nuovo episodio. 

La nascita di un podcast raccoglie una serie di fasi, incontri, anche scontri perché no, di menti e professionalità. È tutto quello che c’è dietro, che non si vede, quella pentola che bolle sul fuoco e da cui, alla fine, sarà pronta la cena.  
È un processo di creazione che ci mette alla prova e ci arricchisce e che oggi proviamo a raccontarvi usando proprio l’esempio di Predatori! 

Come è nata l’idea di Predatori 

Fare un riferimento a Demoni Urbani è d’obbligo. Il nostro podcast true crime, che conta ormai 12 stagioni, influenza la nostra creatività quotidianamente e ci offre spunti sempre nuovi. Proprio mentre lavoravamo sui nuovi soggetti, analizzando quelle storie dove i serial killer costruiscono una rete di vittime molto strutturata da cui è quasi impossibile uscirne, abbiamo trovato la predazione.  

Perché la predazione è un fenomeno che copre mille sfumature, molto diverse tra loro ma tutte accumunate dal fatto di intrappolare. Di catturare. Di cacciare. Proprio come nel regno animale. 
Predatori nasce da qua: dalla voglia di costruire uno spazio apposito, personale, unico, che potesse raccontare quell’umanità che intrappola. Se Demoni Urbani è stato la spinta da cui partire, poi è diventato anche la sua distanza. Volevamo un podcast che avesse una sua personalità ben definita che abbiamo trovato in determinate storie e nella personalità di Orsetta Borghero, volto e voce delle nostre penne. 

Come un’idea diventa un podcast Gli Ascoltabili 

Quando l’idea entra nelle teste, poi deve passare alle mani. Deve diventare produzione, messa in fila di determinate azioni e compiti che la rendano concreta e fruibile.  
Il primo passo è sempre il confronto. Il nostro team si riunisce, intorno al tavolo, con caffè e tea bollente a portata di mano, ed elabora. Ognuno porta il suo sapere, la sua curiosità, i suoi dubbi e le sue proposte. In gergo diremo “brainstorming”, nella realtà diremo “divertirsi”. In questa fase vale tutto, niente è sbagliato o superfluo, tutto è accolto. Nei limiti del buon costume, chiaro. 
In Predatori, questo momento ci ha permesso di capire cosa volessimo raccontare, quale tipo di storie potesse rientrare nel format. Ci siamo accorti che predazione è tante cose, è volontà di potere che spinge alcune persone a creare culti e sette per avere obbedienza totale; è rivalsa, la voglia di prendersi dalla vita, con la forza se necessario, quello che si crede di dover avere; è frode, truffa, rapina, manipolazione; è violenza pura, fisica, sessuale; è potere, superiorità, ascesa, declino. 
Predazione è credere di poter fare tutto e poi farlo. Predazione è che conta solo quello che vuoi tu, gli altri sono solo strumenti necessari per raggiungerlo.  

Dopo la fase del confronto, si passa alla selezione. Tra le tante proposte che emergono, bisogna scegliere quelle storie che hanno il potenziale di diventare un racconto. Si fa una ricerca di materiale, si analizzano le fonti a disposizione e soprattutto si cerca la narrazione. Questo è, in assoluto, la nostra condizione sine qua non. Le storie che poi diventeranno dei copioni e quindi delle puntate di un podcast, devono raccontare di umanità. Nel caso di Predatori, di quella umanità più subdola, più viscida. 
Nelle mani dei nostri autori, il materiale raccolto diventa narrazione, sceneggiatura, una storia che prende vita.  
E che poi deve essere prodotta! 

La fase di produzione 

La fase di produzione, che poi non è una fase sola statica ma un insieme di tanti piccoli passaggi interconnessi, è quella in cui si entra in studio con Orsetta. È la fase pratica, viva. Si incide l’episodio con il supporto del sound designer, si registra, ci si occupa del montaggio, degli effetti audio, dei tagli, dell’interpretazione. Ogni singolo passaggio è cruciale e funzionale per la riuscita. Il nostro podcast non è mai il lavoro di un singolo. È uno sforzo che unisce. 

Tre storie per scoprire Predatori 

La particolarità di Predatori sta nel raccogliere al suo interno storie molto diverse tra loro, alcune raccontano di predazione finanziaria come in Charles Ponzi, altre di predazione religiosa come nel Ministero Alamo, altre ancora di predazione sessuale come in Epstein. A primo impatto forse potreste chiedervi come tutto questo possa stare nello stesso spazio. La risposta è nel titolo testo, la predazione fa diversi Predatori. E predati. 
 
Qui tre episodi che potete trovare già online, per darvi una piccola panoramica di quello che vi aspetta. 

  • Kit e Patricia Culkin – Genitori dell’anno: tutti abbiamo visto il film Mamma ho perso l’aereo e tutti conosciamo la parabola di quel bel bambino biondo che diventa adulto e viene travolto da storie sbagliate: dipendenza da droghe, matrimonio fallito, carriera abbandonata. Cosa c’è di predazione? Ci sono due genitori che per soldi e successo usano il figlio, anzi i figli, fino allo sfruttamento. 
  • Blue Whale – Il canto della balena: è diventata famosa con il nome “Blue Whale Challenge” la sfida online nata in Russia che ha catturato tantissimi giovani, dai 12 ai 17 anni, e li ha manipolati, isolati, distrutti. Una storia che vuole mostrare quel lato della predazione che spesso non si vede ma che fa più male.  
  • Jeffrey Epstein – Solo ricchi e famosi: la storia dell’amico delle persone più potenti del mondo. Jeffrey Epstein, finanziere, viene arrestato nel 2019 con l’accusa di traffico di ragazze minorenni per scopi sessuali. Ragazzine di cui si serve per fortificarsi come uomo che conta. 


Demoni Urbani, dal podcast al libro 

Capita che siano “pensati” e ispirati da sincero affetto verso chi li riceverà; altre volte sono spinti dalla circostanza di doverli fare per evitare che la prozia Mary ci tolga il saluto.  

Sono i regali di Natale, materializzazione di un momento dell’anno che va dal 25 novembre al 07 gennaio, in cui ogni cosa è imperniata su, in fondo, qualche giorno rosso sul calendario: a te e famiglia, la deadline è il 21 o poi non lo legge nessuno, se ne parla dopo le feste, come iniziamo un articolo in cui parlare del nostro libro senza evitare le domande retoriche?  

Be’, evitarle è impossibile quando si parla di Natale. E quindi perché impedirci di proporvi il libro ispirato dal podcast più amato de Gli Ascoltabili, Demoni Urbani?  

Demoni Urbani: i mostri sono tra noi  

Demoni Urbani – I mostri sono tra noi è il titolo dell’antologia di racconti ispirata dal podcast true crime prodotto da Gli Ascoltabili e condotto da Francesco Migliaccio, il quarto più ascoltato in Italia secondo i dati di Spotify Wrapped 2022.  

Un esempio di cross medialità tra podcast e narrazione scritta, dimostrando ancora una volta come i contenuti audio possano essere generativi, creando connessioni tra due mondi solo in apparenza molto diversi.  

I mostri sono tra noi raccoglie lo spirito di Demoni Urbani applicandolo su carta: un true crime letterario, in cui ricostruire fatti realmente accaduti esaltandone l’appeal narrativo. I mostri che appaiono nel titolo “sono tra noi” poiché presenti nel nostro quotidiano; i 14 capitoli raccontano infatti di casi in cui a uccidere sono persone vicinissime alle vittime, o quantomeno “insospettabili”.  

Questo perché spesso si ritiene che solo alcuni contesti possano garantire la patente d’omicida, quando invece non è così – e i casi di Demoni Urbani – I mostri sono tra noi ne sono un esempio.  

Giacomo Zito, produttore del podcast, nell’introduzione al romanzo premette che “ogni storia scarnifica all’osso il nostro essere animali sociali, rivelandoci per quello che siamo: esseri tremendamente fragili, capaci per questo di rispondere con inaudita violenza alla paura del domani”. 

Quali sono i casi?  

Demoni Urbani – I mostri sono tra noi riporta alla luce quattordici storie, dieci delle quali inedite, e quattro già raccontate in podcast. Attenzione, però: non si tratta delle trascrizioni dei testi raccontati da Migliaccio, ma di vere e proprie riscritture, con aggiornamenti e opportune differenziazioni, poiché la scrittura per l’audio, a livello strutturale, è diversa da quella destinata alla sola lettura.  

La storia di Lady Gucci, all’ombra della Madonnina e di una Milano posh e piena di soldi, si affianca a quella di Desirée Piovanelli, l’adolescente uccisa nella provincia lombarda nell’autuno del 2002 da alcuni vicini di casa e conoscenti – prima volta in cui in Italia si è utilizzato il termine “branco” per indicare un gruppo che commette un omicidio così brutale. La storia di Nadia Frigerio, che in combutta con il compagno Marco Rancani uccide la madre, si collega a quella di Cesare Serviatti, che nella Roma fascista uccide donne sole che adesca con annunci sui giornali, inventando d’essere alla ricerca d’una moglie. E ce ne sono tante altre di vicende in cui a uccidere sono personaggi di cui le vittime, almeno a livello superficiale, si fidano.  

Come trovarlo? 

Demoni Urbani – I mostri sono tra noi è scritto da uno degli autori della piattaforma, Giuseppe Paternò Raddusa, pubblicato da Sperling & Kupfer ed è disponibile in libreria o a questo link. Come regalo di Natale può andar bene, la copertina è pure rossa, con i colori ci siamo…  


Il 2022 de Gli Ascoltabili

copertine

Amici, amiche, ascoltatori e ascoltatrici di podcast, canini, gattini, procioni e tutto il creato, siamo arrivati alla fine del 2022. Per noi de Gli Ascoltabili è stato un anno intenso, anzi, intensissimo: tante novità, che riguardano sia i nostri podcast storici, sia nuove produzioni bellissime, e ci prepariamo a stappare spumante e mangiare panettone con tanta voglia di metterci in gioco, carichissimi, l’anno prossimo. 

 
Abbiamo pensato potesse farvi piacere una bella panoramica degli episodi – e degli avvenimenti – che abbiamo voluto ricordare quest’anno.  

Gennaio, febbraio, marzo 

Il nostro anno è iniziato con un enorme inchino e chapeau a uno dei podcast (che non abbiamo fatto noi, sigh!) a opera di Pablo Trincia in collaborazione con Chora: Il dito di Dio. Ne abbiamo parlato anche in questo articolo, perché secondo noi quando una cosa è bella, va condivisa e stop. 
 

Sempre a gennaio, abbiamo terminato la pubblicazione degli episodi di No Coach, la nostra serie audio d’inchiesta in 6 episodi nella quale la giornalista e conduttrice tv Alessia Tarquinio racconta, storie di abusi nello sport. Il progetto è stato portato avanti grazie al lavoro di Daniela Simonetti, giornalista e autrice del libro inchiesta Impunità di gregge – sesso, bugie e omertà nel mondo dello sport –. L’ultimo episodio, narrato dal nostro Giacomo Zito, ha come protagonista la storia di Flaminia, una bambina appassionata di dressage che si trova a dover affrontare le violenze del suo istruttore.  
 

In Italia (ma non solo), tra gennaio e febbraio (ma non solo), c’è un solo evento in grado di unire tutti, amanti di podcast e non, sia che lo si ami, sia che lo si odi: Sanremo

E noi abbiamo fatto veramente il botto. 

A Sanremo sono dedicati alcuni episodi di Ikaros – Le ali di cera del rock, il podcast che abbiamo prodotto per Spotify Studios e condotto da Morgan. Tra i cantanti distrutti di cui abbiamo scritto, due di loro a Sanremo devono tanto, chi la vita, chi la morte. 

Partiamo da lui: Luigi Tenco.  

La notte del 27 gennaio 1967, dopo essere stato eliminato da Sanremo, Luigi Tenco si chiude nella sua stanza d’albergo e si dà un colpo di pistola alla tempia. Lascia un biglietto, a cercare di dare senso a un atto come questo. Aveva 29 anni.  

Morgan ha arricchito l’episodio cantando un inedito, “Le luci e il tempo”, meraviglioso inno a Luigi Tenco, andato a sostituire le musiche (spaziali) di Ikaros create da Operà Music, e presentato durante il nostro maxi evento di Ikaros Night, il 17 febbraio 2022, in concomitanza con l’uscita dell’ultima puntata del podcast, dedicata a nientepopodemeno di Kurt Cobain

In secondo luogo, ma non per importanza, abbiamo dedicato un episodio di Ikaros a una delle voci più belle ed emozionanti della musica italiana, l’incommensurabile Mia Martini, che nel Sanremo 1989, dopo anni di assenza, dolore e rabbia, torna a calcare il palco più famoso d’Italia. Una storia epica, da ascoltare. 
 

Ma come potremmo parlare di Sanremo 2022 senza nominare il mitico Fantasanremo? E vuoi che non vi abbiamo scritto una puntatina ad hoc per La mia Storia, dal titolo (ovviamente) Papalina

E ancora: l’11 febbraio, in occasione della Giornata mondiale del malato, abbiamo proposto una serie di podcast dedicati alle problematiche osteoarticolari più comuni, fatti insieme al super ortopedico e divulgatore Stefano Guerrasio: Una macchina chiamata corpo

Nello stesso giorno, nel 2013, il Vaticano ha la sua first reaction: Shock! A causa di Ratzinger che decide di dare le dimissioni, e noi ci abbiamo dedicato uno degli episodi più divertenti de La Mia storia, Mollo tutto e…  
 

Finiamo febbraio nel segno del crimine. Mentre l’ignara futura autrice dell’episodio festeggiava a Milano i suoi ventitré anni, Oscar Pistorius, che certo presentazioni non ne necessita, uccideva Reeva Steenkamp, la sua fidanzata, di 29 anni. Abbiamo dedicato alla sua storia l’episodio L’uomo che cade di Demoni Urbani. 

Infine, la mattina del 27 febbraio 1958, in via Osoppo a Milano si terrà una delle rapine più famose d’Italia; senza sparare un solo colpo, alcuni uomini assaltarono un furgone portavalori di 500 milioni di lire. È l’esordio di uno dei periodi più neri della storia del capoluogo lombardo; e noi abbiamo dedicato un intero podcast alla malavita milanese, Milano Bandita, prodotto per Amazon Audible. Una bomba, che vi dobbiamo dire.  

Chiudendo in dolcezza la prima parte dell’anno, abbiamo voluto festeggiare con una serie di podcast bellissima la giornata internazionale della visibilità transgender, organizzata per il 31 marzo. Genitori in trance consta di sei episodi in cui lo psichiatra Furio Ravera evoca i dialoghi con i genitori di alcun* pazient*, genitori che per ignoranza e paura non sanno come comportarsi con i propr* figl*, alle prese con il delinearsi di identità di genere diverse dal sesso assegnato alla nascita. Una chicca, che ve lo dico a fare.  

Aprile, maggio, giugno 

Andiamo in primavera. Il 2 aprile del 1977 viene arrestato Francis Turatello, uno dei protagonisti della Milano criminale (e del nostro podcast Milano Bandita), e ci sono ben due episodi dedicati a questo personaggione; il 15 aprile del 2019, a Parigi, un incendio devasta la cattedrale di Notre-Dame. È stato un evento toccante e terribile da vedere in tv, c’è chi l’ha inserito in una canzone (Gazzelle, parliamo di te), e chi in una puntata de La mia Storia – Questa vita assurda. 

La notte tra il 25 e il 26 aprile, invece, Armando Lovaglio, all’epoca poco più che ventenne, uccide Domenico Semeraro, il nano di Termini. Una di quelle storie in cui ci si domanda, fino all’ultimo, quale sia il confine tra il bene e il male. Alla vicenda abbiamo dedicato l’episodio di Demoni Urbani Un metro e trenta di statura. 

Aprile si chiude poi con la nostra partecipazione a Ilpod Awards. Candidati come miglior podcast true crime, ci portiamo a casa un soddisfacente secondo posto. Decisamente niente male. 

“Ben venga maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera. Il nuovo amore getti via l’antico nell’ombra della sera, nell’ombra della sera”, cantava Francesco Guccini. Per noi maggio è il mese della masturbazione. E cosa c’è di meglio di dedicate all’amore per noi stess* una puntata del nostro podcast Brave mai
 

Arriviamo a giugno, arriva l’estate, e la nostra attenzione va tutta al Pride Month. E con orgoglio (Pride), abbiamo preparato tanti episodi a tema, sia in Genitori in trance, sia in Brave mai. Per celebrare l’inclusività, poi, vorremmo ricordare anche Tutte le famiglie felici, il podcast di Rossella Canevari che tratta di famiglie vere verissime, non sempre raccontate a sufficienza.  

Luglio, agosto, settembre 

L’estate non ci ha fermat* nemmeno per un secondo. Abbiamo inaugurato il mese di luglio con due episodi de La mia Storia dedicati a due anniversari importanti. 

Il 5 luglio 2021, a Roma, ci lasciava la più grande, Raffaella Carrà. A lei abbiamo dedicato l’episodio 1 della terza stagione della serie, dal titolo “Rumore”.  

A luglio, del 2019 stavolta, il nostro paese è stato teatro di uno dei top akward moment di sempre: dopo che la capitana della Sea Watch Carola Rackete, appena trentunenne, ha forzato la chiusura del porto di Lampedusa per far sbarcare 42 migranti che ospitava sulla sua nave, l’allora premier Matteo Salvini decide di portarla a processo; la ragazza, ad Agrigento, si presenta in Tribunale senza reggiseno e, improvvisamente, il Paese sposta l’attenzione su quel gesto così “sfacciato e sbruffone”: il tema sarà affrontato da due sorelle torinesi, nella puntata Sorelle.  

Ad agosto, un altro episodio de La Mia Storia ha voluto ricordare l’anniversario della morte di Lady D. Il titolo è Lei, e offre un punto di vista originale ed emozionante di quel periodo nero, grazie alla storia di Rick Williams, un paparazzo inglese.  

Sempre ad agosto, abbiamo pubblicato un episodio di Demoni Urbani che vi ha particolarmente colpito – pensate che è il più ascoltato dell’anno, grazie Spotify Wrapped per avercelo fatto scoprire -, su uno dei delitti mediatici più famosi del nostro Paese, sul quale ancora oggi ci sono dubbi e misteri: la morte di Chiara Poggi.  

La puntata s’intitola Garlasco

Chiudiamo agosto con disagio: a ferragosto è uscita una puntatona, Insolazione d’amore. Vee Tridente, Veronique Bunny e lo spirito di tutte le anime disagiate del mondo affrontano il cocente tema degli amori estivi, noti con il termine scientifico di “sòle”. Insieme a loro Laura Scaini della community “Vabbé mi sono fatta di peggio”.

3 Settembre, il gennaio degli studenti, ospita la giornata mondiale del benessere sessuale (ve l’abbiamo già detto di ascoltare Brave mai? no? 

Settembre per noi è stato anche il mese delle presentazioni: dal 23 al 25 settembre Demoni Urbani è stato ospite del Festival delle serie tv, alla Triennale di Milano, partecipando a un award che avrebbe premiato il podcast che vorremmo vedere trasformato in serie tv. 

Siamo arrivati secondi, ma siamo felici lo stesso. 

Il 10 settembre, invece, il nostro Gianluca Chinnici, art director e curatore di diverse serie (tra cui Demoni Urbani) ha presentato al chiostro Nina Vinchi del teatro Piccolo di Milano il podcast Milano Bandita. 

Sul palco, con lui, l’attore teatrale e voce del podcast Mauro Malinverno, e la giornalista Cristina D’Antonio. 

 
Ottobre, novembre, dicembre 

Passiamo ora alla fine di questo dolcissimo anno. Il 3 ottobre abbiamo partecipato al Festival del Podcasting insieme a Demoni Urbani – trovate in questo articolo una bella rece della serata, e il 27 ottobre abbiamo iniziato a lavorare insieme all* bellissim* e bravissim* ragazz* di Brave mai. 

Ottobre, ormai lo sapete, è anche il mese in cui ci sbizzarriamo per trovare la puntata di Demoni Urbani perfetta. Anche quest’anno, quindi, abbiamo proposto una storia di Halloween terrificante e assurda. Anton Lundin Pettersson, ventun anni, a fine ottobre 2015 entra in una scuola svedese vestito da Dart Vader, con una spada enorme in mano. Il resto della storia la trovate nella puntata La morte nera.  
 

Veniamo a novembre. L’11 novembre abbiamo partecipato a IF! Festival, il festival che dal 2014 racconta il valore della creatività come elemento centrale per la industry della comunicazione. Il nostro amministratore delegato Giacomo Zito ha parlato di podcast insieme a Federica Lupoli e Massimo Cirri. Qui il suo bell’intervento. 

Non possiamo poi parlare di novembre-dicembre senza ricordare, celebrare, strapparci i vestiti, onorare e venerare una delle nostre sante protettrici: Britney Spears

E se seguite il nostro Podcast del disagio, saprete bene come è sempre un piacere dedicarle contenuti originali. A fine 2021, dopo anni di battaglie legali, Britney è uscita dalla conservatorship che la obbligava, tra le tante cose, a non lasciare il paese. 

E noi, che a Britney siamo affezionat* e che senza di lei non possiamo stare, abbiamo dedicato diverse puntate del Disagio: da Back to the Spears, all’intramontabile Toxic.  

 
Britney Spears – …Baby One More Time (Official Video) 

Passiamo poi al recentissimo: i mondiali in Qatar 2022 sono terminati, l’Argentina ha vinto e, oltre a fare tante felicitaciones agli amici argentini, vogliamo condividere un bel lavoro che abbiamo prodotto l’anno scorso: Distuptive, il prima e il dopo del calcio, condotto da Angelo Astrei. E volete davvero che non dedicassimo una puntata al più grande dei grandi, Leo Messi?  

 
Chiudiamo questa bella carrellata di episodi bellissimi con una parentesi Dedicata a Demoni Urbani. 

Quest’anno abbiamo deciso di dedicare le puntate di dicembre al Natale, con tre episodi terrificanti pensati proprio per annerire i giorni di festa (muahahah). Non vi facciamo troppi spoiler, ma vi invitiamo a seguire la pagina di Demoni Urbani su Facebook per tante, tantissime novità. 

Dulcis in fundo…  

Forse non tutti sanno che, il 18 maggio 2023, Demoni Urbani diventerà uno spettacolo teatrale. Sì, ve lo diciamo così, senza morbidezze. 

Vi aspettiamo al teatro degli Arcimboldi di Milano, con lo spettacolo “Amori Tossici” dove insieme ci crogioleremo di fronte all’interpretazione magistrale del nostro sempre amato Francesco Migliaccio.  

Bene se siete giunti a leggere fino a qui non ci resta che augurarvi buone feste. 


Come sta il podcast nel 2022?

Report IPSOS 2022

Il 3 ottobre 2022 la società di ricerche di mercato Ipsos ha pubblicato la quarta edizione dell’Ipsos Digital Survey, un’indagine sull’ascolto e sulle modalità di utilizzo di tutte le forme di contenuti audio. Grande attenzione per il mondo podcast, che continua a crescere.  

Chi sono gli ascoltatori di podcast in Italia nel 2022? Cosa ascoltano e come lo ascoltano? Scopri in questo articolo se le tue preferenze per il podcast sono le stesse degli altri ascoltatori italiani!  

Podcast 2022 in forma smagliante    

Buone notizie per il nostro amato podcast! Il podcast 2022 gode di ottima salute, continua ad attrarre pubblico e a essere tra i media di riferimento di sempre più persone. I numeri del report Ipsos parlano chiaro: nel 2022, in Italia, gli ascoltatori di podcast sono cresciuti del 31% rispetto al 2021, diventando circa 11,1 milioni.

Report IPSOS 2022

Il podcast 2022 si riconferma quindi uno dei mezzi di informazione e di intrattenimento più attraenti in circolazione: l’indagine Ipsos riporta che 4 utenti su 10 hanno dichiarato di ascoltare più podcast rispetto allo scorso anno. Nella redazione de Gli Ascoltabili lo sappiamo bene, ascoltare un podcast è un’esperienza unica e immersiva che ti catapulta ogni volta in un mondo diverso.  

L’identikit dell’ascoltatore di podcast 2022 

Chi sono i podcast lover 2022? Ipsos riporta che il 43% degli ascoltatori italiani di podcast 2022 ha meno di 35 anni, si tratta di un pubblico attento, esigente e ricettivo, fatto di consumatori consapevoli e informati nelle proprie scelte.

Report IPSOS 2022

E come si è ascoltato il podcast 2022? Il 72% degli italiani ha preferito farlo sul proprio smartphone, ma iniziano a comparire anche altri dispositivi interessanti da tenere d’occhio, come smart watch e smart speakers. Se il tuo guilty pleasure è ascoltare podcast mentre fai le pulizie in casa, sappi che non sei da solo! Secondo il report Ipsos, la casa è ancora il luogo preferito d’ascolto del podcast 2022 per gli italiani (con il 73% delle preferenze), anche se l’uso in macchina (28%) e sui mezzi di trasporto (22%) è in crescita. Il podcast, del resto, è un ottimo compagno di viaggio (a tutti i pendolari che ci stanno leggendo, provatelo e vi svolterà il tragitto casa-lavoro)

Report IPSOS 2022

   

Podcast 2022: il ruolo degli influencer   

Abbiamo visto chi ha ascoltato podcast 2022 e come l’ha fatto, ma come ha scelto cosa ascoltare?  

L’indagine Ipsos rivela che gli ascoltatori italiani di podcast 2022 hanno optato per podcast che parlano di un argomento che li interessava (34% degli intervistati) o perché gliel’aveva consigliato un amico/familiare (21%). Ma non è stato solo il passaparola degli amici a spingere ad ascoltare un podcast nel 2022. Infatti, a ben 7 utenti di podcast 2022 su 10 è capitato – soprattutto tra i più giovani – di ascoltare un podcast dopo averne sentito parlare da un influencer.  

Il criterio principale con cui si è scelto un podcast 2022 è stato l’argomento per il 57% degli ascoltatori, mentre il 28% lo ha fatto basandosi sullo speaker del podcast. La giusta voce narrante dà sicuramente un grande valore al podcast, ma da sola non basta, deve essere supportata da contenuti di qualità.  

Cosa non piace agli ascoltatori di podcast 2022 

Il podcast 2022 si è difeso più che bene, il report Ipsos ci dice che il 58% degli utenti ha ascoltato per l’intera durata i podcast scelti, mentre il 31% li ha interrotti prima della fine. Come mai?  

Le motivazioni sono varie: durata eccessiva del podcast, distrazioni durante l’ascolto, il podcast non era come ci si aspettava… tra i dati riportati da Ipsos, è interessante notare come nel 2022 sia cresciuto il numero di persone che abbandonano l’ascolto di un podcast perché non gli piace (dal 19% nel 2021 al 24% nel 2022) – magari perché troppo noioso o difficile da seguire. Se non scatta la scintilla durante l’ascolto… si interrompe e si passa ad altro.  

Curios* di scoprire tutto su come è andata al podcast 2022? A questo link trovi il report completo di Ipsos. In attesa di vedere come sarà cambiato il nostro rapporto con il podcast nel 2023… continua a fare scorpacciata di podcast, ce n’è per tutti i gusti: qui puoi scoprire una bella novità targata Gli Ascoltabili a tema sesso tra donne, in questo articolo ti lasciamo dei consigli d’ascolto sui podcast d’inchiesta, ma abbiamo parlato anche di podcast musicali, di podcast fiction, e abbiamo fatto una ricca raccolta – valida non solo d’estate – di suggerimenti per tutte le orecchie, che trovi qui. Non ci sono più scuse, insomma, c’è un podcast per tutti, non ti resta che sfoderare le cuffiette! 


Gli Ascoltabili a IF! Festival: questione di podcast 

if festival podcast

È stato bello essere invitati all’edizione 2022 di IF! (Italians Festival) il Festival italiano dedicato alla comunicazione come strumento creativo per interpretare la realtà. 

Un’occasione unica in cui, l’11 e il 12 novembre scorsi, si sono confrontati diversi personaggi della cultura, dello spettacolo, dell’editoria, dell’advertising, dell’arte.  

Un momento di condivisione e ispirazione in cui non è mancata una parentesi importante dedicata al podcast; un campo d’indagine in cui siamo stati chiamati a dire la nostra.  

Cos’è IF! Festival?  

Prima di parlare di podcast e di quello che ci riguarda in maniera più diretta, ricordiamo che IF!, nella sua edizione 2022, ha messo al centro il tema della gentilezza. Un valore che produce sensibilità e inclusione, in grado di sovvertire i paradigmi e di collocare l’umanità al centro di ogni forma di narrazione, generando impatti positivi per chi ne fruisce, e per i soggetti che le creano.   

IF!, come sintetizzato sul sito ufficiale, dal 2014 “racconta, promuove e celebra il valore della creatività come elemento centrale dell’industry della comunicazione”. In otto anni il festival ha registrato oltre 50.000 presenze, con più di 400 incontri sul palcoscenico.  

Nell’edizione 2022, a BASE Milano, sono state organizzati talk “a tema” dalla durata di circa 40 minuti ciascuno, con special guests di grande talento e professionalità moderati da personaggi altrettanto rilevanti. 

Sul palco del BASE – e in alcuni casi da remoto – si sono avvicendati, sia come host che come ospiti,  Elio Germano, Marco Cappato,  Simona Maggini, Guia Soncini, Valentina Nappi, Roberto Saviano, Elena Magli, Kafkanya, Giuseppe Mastromatteo, Stephen Vogel, Ananya Srikanth Rao, Giuseppe Morici e tanti altri.  

Gli Ascoltabili a IF!: si parla di podcast  

Giacomo Zito, fondatore de Gli Ascoltabili e CEO di Cast Edutainment, è stato uno degli invitati del panel Questione di podcast. Insieme a lui Federica Lupoli, Head of social communications and new platforms di Intesa Sanpaolo; a moderare il talk, invece, Massimo Cirri, conduttore e ideatore di Caterpillar su Radio 2.  

Nel corso dell’incontro si è discusso di una pluralità di temi, tutti volti a raccontare l’ascesa di un fenomeno – quello del podcast, e dei podcast italiani in generale. Un settore che, negli ultimi due anni, è cresciuto del 400%; ma le percentuali, per quanto indicative e impressionanti, devono essere affiancate a una riflessione strutturata sull’argomento. Per comprendere come i contenuti audio in podcast siano oggi uno strumento comunicativo in grado di rispondere a esigenze diversissime tra loro, e che sempre più spesso i brand utilizzano per raccontarsi al pubblico.  

L’intervento di Giacomo Zito  

Trovate l’intervento di Giacomo Zito, Federica Lupoli e Massimo Cirri qui: IF! 2022 | Questione di Podcast | Federica Lupoli, Giacomo Zito e Massimo Cirri. 


Gli Ascoltabili produrrà Brave Mai, il primo podcast sul sesso tra donne 

Qualcosa bolle in pentola nella redazione de Gli Ascoltabili. Qualcosa di super super hot.  

Non vi teniamo sulle spine e andiamo dritti all’annuncio: abbiamo deciso di produrre il podcast Brave Mai.  

Brave mai è la prima serie podcast sul sesso tra donne: senza tabù, senza cliché.  

Tre donne e una persona non binaria raccontano in prima persona delle loro esperienze, tra l’ironico e lo spudorato, e affrontano i temi più disparati che toccano o inglobano la sessualità – orgasmo, pornografia, sex toys, masturbazioni, posizioni – e anche l’amore. 

Finora la prima stagione, di cinque puntate, è stata un successo: è partita il 21 giugno e ha esordito con una puntata dedicata alla masturbazione. Perciò siamo carichissimə all’idea di collaborare alla seconda stagione!  

Chi sono queste ragazze Brave Mai? 

Si presentano, su Instagram, ognuna come una Spice Girl. La mente del progetto è Viviana Bruno, agente immobiliare di giorno, podcaster e attivista per i diritti LGBTQIA+ sempre.  

Con lei, a parlare di tutto, ci sono la Baby Spice Giovanna Donini, giornalista, autrice teatrale e tv, la creatrice digitale Rosy De Carlo, e Annalisa Indiveri

A tenere in riga questa gabbia di mattə in redazione, Claudia Burgio

Potete seguire le nostre eroine qui: 

Scary Spice @vivibruana 🧨 
Baby Spice @giodonini 👼🏻🍼 
Ginger Spice @realrosydc 🍎 
Posh Spice @annalisaindiveri 💅 
Sporty Spice @clabu 🤸🏻‍♀️💪 

Gli Ascoltabili e Brave Mai: perché? 

Partiamo da un concetto che può sembrare scontato, ma anche no: il podcast è molto, molto interessante. Una produzione semplice, certo, nata quasi per scherzo, una chiacchierata tra amiche intorno a un tavolo, magari con due birre e qualche schifezza: da qui, però, l’idea di registrarle, queste chiacchierate, e creare un podcast – ricordiamolo – gestito ottimamente da casa, in salotto.  

L’intento delle nostre Spice nel podcast Brave Mai è quello di creare una community con la comunità lesbica milanese e non, utilizzando un linguaggio spesso spinto. 

Sì, non abbiamo paura di dirlo: spinto, ma mai offensivo. E questo ci è piaciuto molto. 

Inoltre, le loro esperienze, in prima persona, puntano sì a superare alcuni tabù, ma l’intento è un altro. Nessuno è solo. Nessuna è sola. 

Aprirsi al pubblico, specie in temi che non siamo abituati a sentire, è difficile. Mostrarsi nudi, attraverso un podcast, non è affatto una cosa da tutti, ma un vero atto di coraggio. Che bello sarebbe se da questo coraggio venisse fuori qualcosa di buono, e potesse essere da spinta a tantə altrə ragazzə ad aprirsi di più? 

Brave mai: un po’ di struttura 

Non c’è copione, né lettura, ma una traccia di argomenti che accompagnano le host nella narrazione: senza freni e senza limiti, lə ragazzə gestiscono un podcast talk che può durare tra i 20 e i 30 minuti, a seconda di quanto vogliano sviscerare l’argomento.  
E lo fanno con spontaneità: se a qualcunə viene voglia di condividere un aneddoto – meglio se non previsto – ha il suo spazio sicuro per parlare e confrontarsi.  

Non per niente, ogni puntata inizia con un brindisi! 

Tre motivi per ascoltare Brave mai 

  • Parla di sesso in maniera autentica, genuina e, soprattutto, senza peli sulla lingua. 
  • Potete imparare tante cose nuove, e sperimentare la vostra sessualità e quella del partner. 
  • Non vi sentirete più in difetto e solə: siamo tuttə, meravigliosamente, uguali. 

Brave mai: gli episodi 

Potete ascoltare gli episodi del podcast sulle principali piattaforme, come Apple Podcast, Google Podcast o Spotify.  
Episodio 1 – Masturbazione. 

Episodio 2 – Sesso anale

Episodio 3 – Sesso occasionale

Episodio 4 – Sex Toys

Episodio 5 – Posizioni.  

Brave mai: a quando la nuova stagione? 

La nuova stagione è online con i primi due episodi.
Il primo, per restare in tema, parla proprio di Ritorni.  Alla fine si sa, torna tutto: tornano le stagioni, tornano i pantaloni a vita bassa, tornano i conti e a volte tornano pure le Ex. Il secondo invece, esplora il magico mondo dei Porno, anche perché c’è chi guarda i porno e chi mente e noi, chiaramente, non mentiamo.

Questo però, è solo l’inizio. Rimanete in ascolto, ogni giovedì una nuova puntata da non perdere!


 Podcast che diventano altro: Gli Ascoltabili con Demoni Urbani al FeST! 

Poiché i servizi di streaming proliferano e migliaia di nuove serie invadono le nostre liste, è sempre più difficile produrre contenuti originali e di qualità. Non per niente, da tempi non sospetti, i creatori televisivi si sono rivolti a storie vere, libri, fumetti e articoli per trovare ispirazione: un po’ alla Bridgerton, tratta dall’opera di Julia Quinn, che grazie alla serie TV è tornata a vendere tonnellate di copie. Il discorso si può applicare anche a Inventing Anna, che trae spunto dalla vita reale di quella gran truffatrice di Anna Delvey. 

E oggi c’è un super mezzo in più. Hollywood, sempre avanti anni luce, ha cominciato a trarre idee e produzioni direttamente dal nostro mondo preferito: il mondo dei podcast

Dai podcast al mondo del cinema e delle serie TV 

I podcast di successo creano anche molti colpi di scena per mantenere il pubblico sintonizzato da un episodio all’altro. Puoi ascoltarli in binge-listening, proprio come si fa con le serie TV. E i big di certo non sanno a guardare. Per esempio, alcuni degli spettacoli più in voga di quest’anno, da The Dropout a WeCrashed a The Thing About Pam, hanno ripreso e ricalcato i podcast omonimi.  

I podcast che diventano altro come serie tv sono quindi la nuova frontiera della fruizione – e quindi della produzione – di contenuti. Contenuti del calibro di Homecoming di Amazon Prime, Dirty John di USA Network e Alex, Inc. di ABC.  

Il numero di podcast per la televisione e il cinema, comunque, è destinato a esplodere nel corso dei prossimi anni, in America e, perché no, anche qui da noi. 

Attenzione, però! Non è il podcast che si adatta alle esigenze delle serie tv. Piuttosto, sono le storie e il format a essere così interessanti e coinvolgenti da ispirare anche film e serie tv. 

FeST 2022, il Festival delle serie TV  

Il 23-24-25 settembre 2022, alla Triennale di Milano, si è tenuta la quarta edizione di FeST il Festival delle Serie TV, dedicato alla serialità televisiva contemporanea.  

La celebrazione della serialità è avvenuta attraverso tre giorni di proiezioni ed eventi, nei quali autori, produttori, attori, tecnici, appassionati e chi più ne ha, più ne metta, sono saliti sul palco per raccontare le loro esperienze.  

E che broadcaster! Netflix, Prime Video, Rai Fiction, De Agostini Editore, Warner Bros, Discovery, Disney+ e Sky, in prima fila ad ascoltare. 

Il progetto è firmato da Dude in collaborazione con Triennale di Milano, con il supporto dell’Ufficio milanese del Parlamento Europeo e con il patrocinio dell’APA, l’associazione Produttori Audiovisivi. La cerimonia di premiazione è stata condotta da Edoardo Ferrario,eAurora Leone dei The Jackal

Demoni Urbani nominato nella categoria “Podcast che vorremmo diventasse serie TV”  

Quest’anno, per la prima volta, al festival delle serie TV è stata aggiunta una nuova categoria: podcast che vorremmo diventasse una serie scripted. Tra i quattro candidati, insieme a Il dito Dio (Pablo Trincia per Chora), Ludwig (Storytel) e Les Diaboliques (Chiara Tagliaferri per Storielibere), ci siamo anche noi con Demoni Urbani.  

Perché proprio queste? Beh, probabilmente perché, ognuna a modo proprio, queste serie di podcast stuzzicano la fantasia dei registi. Il dito di Dio si presta a una bella miniserie; Ludwig tratta un caso di cronaca nera così importante e complesso da necessitare di una narrazione, anche visiva, di ampio respiro (anche noi ci abbiamo dedicato un episodio, che trovate nella nostra sezione); Les Diaboliques racconta in un colpo solo sia la storia di Diabolik, sia quella della sua creatrice Angela Giussani – per un doppio piano di narrazione… E Demoni Urbani? Nemmeno c’è bisogno di dirlo.  

Raccogliete i coriandoli, però: non abbiamo vinto. Ma a noi non importa (cioè sì, ci importa ma sappiamo perdere), e anzi ci muoviamo lo stesso in una nuova direzione. 

Demoni Urbani tra poco non sarà solo in cuffia… qualcosa bolle in pentola, ma non vi diremo altro, per il momento (avete dato un’occhiata alla nostra homepage? No? Correte subito!). 

Non solo serie TV: quando i podcast diventano eventi 

Se parliamo di podcast che diventano serie TV e altro, come eventi, non possiamo che citare il nostro Ikaros. Per chi non lo conoscesse, si tratta di una perla nella nostra offerta: abbiamo raccontato le storie dolorose di artisti tormentati, morti spesso giovani e nel dolore, ma che nella loro breve vita hanno regalato al mondo perle musicali di immenso valore. E a raccontarle, queste vite, non poteva che essere Marco Castoldi, in arte Morgan

A partire dai 18 episodi, ognuno dedicato a una leggenda musicale scomparsa prima di poterci lasciare nuovi capolavori – come Amy Winehouse,Dennis Wilson, Jeff Buckley, Ian Curtis, Judy Garland, Mia Martini, 2pac, Whitney Houston -, noi de Gli Ascoltabili abbiamo organizzato un evento pazzesco: Ikaros Night.  

Ikaros Night è stato un evento avvenuto giovedì 17 febbraio presso l’Apollo Club di Milano, alla cui conduzione un duo spettacolo, Morgan e Francesco Mandelli.  

Attraverso le letture, le canzoni e intermezzi alcuni divertenti, altri capaci di riflessione, i due sono stati in grado di restituire al format una nuova identità, che cattura il pubblico attraverso le leve del senso di comunità. 

Vi lascio immaginare in che modo è stato accolto live e in streaming… la folla in visibilio, ragazzi! Per approfondire, potete trovare l’elenco completo degli artisti nei nostri articoli, sia su  Gli Ascoltabili, sia su Cast Edutainment, e il podcast in esclusiva su Spotify. 

Podcast che diventano serie tv e altro 

I podcast non si limitano a inebriare Hollywood e a diventare serie tv, giammai! Ci sono tanti altri esempi interessanti di podcast che diventano altro. Prendiamo Cachemire, per esempio. Il podcast condotto dai due stand-up comedian Edoardo Ferrario e Luca Ravenna si è trasformato, la scorsa estate, in un vero e proprio tour, con date in ogni parte d’Italia, e non contenti, è diventato anche un film – Cachemire summer tour – IL FILM. E dite poco? 

Stando sempre sui podcast che diventano altro, come non citare Veleno? Abbiamo il podcast, la serie TV, il libro… e chi lo ferma, Pablo Trincia? 

Dulcis in fundo, una nostra perla di cui andiamo molto orgogliosi. Demoni Urbani è diventato un libro!  

Demoni Urbani – i mostri sono tra noi è l’unico e inimitabile volume che racconta il male proprio come facciamo noi nel podcast. 

È scritto da Giuseppe Paternò Raddusa, storico autore de Gli Ascoltabili e showrunner della serie insieme a Gianluca Chinnici

Ha fatto la gioia di grandi e piccini (ok, forse solo dei grandi) lo scorso Natale, e se non l’avete già letto, vi invitiamo assolutamente a farlo! E per incentivare, ecco qui una bella foto di ciò che Francesco Migliaccio ha trovato sotto l’albero, lo scorso Natale… 

Il podcast non ha più frontiere 

Eventi, serie TV, video, libri, serie scripted… Ormai è chiaro come i podcast si siano rivelati il mezzo giusto per trasmettere storie. 

Tra l’altro, negli anni i podcast hanno saputo differenziarsi e creare delle vere e proprie tipologie. Da podcast d’inchiesta (come il nostro No Coach, storie di abusi nello sport), a podcast narrativi (come La mia Storia, o Hardcorviale), e ovviamente podcast true crime (Non solo Demoni Urbani, abbiamo anche tanti altri podcast bellissimi, che potete trovare su Audible, come Milano Bandita, Il Mostro o Lady Killer). 

E se ormai anche i brand hanno ufficialmente sdoganato il podcast come mezzo fighissimo per veicolare contenuti e fare marketing fatto bene (a proposito, conoscete il nostro podcast dedicato alla transizione energetica, Nora?), e l’edutainment lo predilige nella creazione dei corsi di formazione, che dire? Le strade del podcast sono infinite


La Milano criminale raccontata nel podcast Milano Bandita  

Sei pronto a partecipare al colpo del secolo? A saltare al volo su una macchina e lanciarti in inseguimenti a tutto gas? A immergerti nelle atmosfere leggendarie di una Milano che non c’è più? Il tutto con una colonna sonora super cool, che ti farà sentire come in un film poliziesco all’italiana.    

 Se la risposta è sì, allora sei pronto per un viaggio nella Milano criminale tra gli anni ’50 e ’80, sei pronto per Milano Bandita, tra le novità dei podcast italiani. La nuova produzione de Gli Ascoltabili per Audible è ora disponibile sulla piattaforma di streaming podcast. E non solo, sabato 10 settembre, le storie dei banditi della Mala milanese hanno riempito i chiostri della sede del Piccolo Teatro di via Rovello 2, all’interno del festival Immersioni/Voci immerse  

Una rassegna pensata per creare uno spazio di dialogo tra i cittadini di Milano e gli artisti, con al centro l’arte come strumento di lettura della nostra contemporaneità.   

Il podcast Milano Bandita arriva in città  

I podcast sono l’ideale da ascoltare in macchina, in casa… e perché no, anche all’aperto o a teatro. Lo storico Teatro Piccolo di Milano nell’organizzare il festival Immersioni, un laboratorio di linguaggi performativi nei quartieri della città, ha incluso una rassegna dedicata all’intrattenimento audio a cura di Audible, Voci immerse. Tra i podcast italiani presentati c’è stato anche Milano Bandita, la nuova audio-serie de Gli Ascoltabili per Audible.  

La giornalista Cristina D’Antonio, moderatrice del panel dedicato a Milano Bandita, ha chiacchierato sul palco con Gianluca Chinnici, curatore del podcast, e la voce narrante di Milano Bandita, l’attore teatrale Mauro Malinverno.  

L’evento si è aperto ascoltando l’inizio del primo episodio del podcast, “La rapina di via Osoppo – Uomini d’oro”. Per qualche minuto la temperatura è cambiata e siamo passati dal tepore settembrino, a una fredda mattinata di nebbia del 27 febbraio 1958, quando un gruppo di rapinatori in tuta blu assalta un furgoncino portavalori. È una rapina epica, che segna per sempre la storia della criminalità milanese… ma non facciamo spoiler, se vuoi scoprire il perché, ascolta qui l’episodio del podcast!  

Un evento per scoprire il podcast Milano Bandita  

La chiacchierata con la giornalista Cristina D’Antonio è stata l’occasione per approfondire le storie di cronaca raccontate nel podcast Milano Bandita e i suoi personaggi principali, scoprendo curiosità e aneddoti su di loro. Dalla rapina di via Osoppo, alla banda Cavallero, fino ad arrivare a tre protagonisti indiscussi della criminalità meneghina: Renato Vallanzasca, Francis Turatello e Angelo Epaminonda. Gianluca Chinnici ha raccontato del lavoro di ricerca e di studio delle fonti per la realizzazione del podcast, mentre Mauro Malinverno ha condiviso la sua esperienza da attore nel dare voce alle storie degli eventi e delle figure che hanno lasciato il segno nella città di Milano. Si è parlato di tanti temi legati a Milano Bandita – del ruolo delle donne dei banditi, di come il cambiamento della città andasse di pari passo con quello della criminalità, dei diversi epiloghi che hanno avuto le vite dei tre signori della Mala su cui si concentra questa audio-serie – ma anche della realizzazione del podcast stesso.  

Infatti, in Milano Bandita il sound design svolge un ruolo fondamentale. Sono i suoni a portare l’ascoltatore in una Milano che non c’è più, grazie a un lavoro certosino di sound design, alle incisioni fatte in esterna e alle musiche originali realizzate da Operà Music.  

Perché un podcast sulla Milano criminale?   

Perché abbiamo scelto di raccontare questi fatti di cronaca nel podcast? È una domanda che è emersa anche durante l’evento. Abbiamo scelto di portare in un’audio-serie una parte della cronaca di Milano, che non tutti forse conoscono, sia per chi c’era in quegli anni e se ne ricorda, sia per chi non c’era e vuole scoprire un lato meno noto (ma non per questo meno interessante) della città. E poi, perché i “cattivi” hanno sempre un certo fascino… tra le imprese (pur sempre criminali) dei banditi milanesi ce ne sono state molte incredibili e a dir poco cinematografiche, che nessuno sceneggiatore avrebbe potuto scrivere meglio.  

Sul nostro sito puoi ascoltare degli estratti di Milano Bandita, gustati qui un assaggio dell’audio-serie, una delle ultime uscite dei podcast italiani.  

Mentre sulla piattaforma di podcast Audible, a questo link trovi tutti gli 8 episodi, da 40 minuti circa ciascuno. Oltre a Milano Bandita, su Audible puoi trovare anche un altro dei nostri podcast italiani, Il Mostro, che ripercorre la sanguinosa cronaca del Mostro di Firenze. 

Buon ascolto dalla redazione de Gli Ascoltabili!  


12 podcast divertenti da ascoltare questa estate

Agosto, il mese tanto agognato, finalmente si palesa. Con un po’ di fortuna, molti di noi andranno in ferie, si godranno una pausa meritata, necessaria per arrivare a settembre senza crolli nervosi – o, almeno, ci si prova.

L’estate è un ottimo momento per godersi tanti podcast, e spaziare tra generi che, magari, conosciamo di meno. Come i podcast divertenti e leggeri, ideali da far partire sotto l’ombrellone.

Ma quindi, quali sono i podcast divertenti che non puoi proprio perderti questa estate?

La redazione intera si è scervellata per consigliare podcast leggeri che, magari, potresti esserti pers*, sia per quanto riguarda le nuove uscite, sia i podcast più datati. Abbiamo scomodato pure i sound designer, per farci consigliare qualche titolo!

Sei pront* per il divertimento?

Brave mai

Il primo podcast che prova, senza tabù, a ribaltare i cliché sul sesso tra donne.  Al momento gli episodi trattando di sesso occasionale, posizioni, masturbazione, sex toys: Brave mai è un podcast, certo, ma anche una community ben nutrita, nato dall’idea di Viviana Bruno con Annalisa Indiveri, Giovanna Donini, Rosi di Carlo e Claudia Burgio. Tre donne e una persona non binaria, pront* a condividere le esperienze più divertenti – e meno – sull’argomento. Puoi ascoltare il podcast qui.

Sbagliata

Chi non si è mai sentita così? Lo sa bene Emma, il personaggio interpretato dall’attrice Pilar Fogliati, che è convinta di non meritarsi l’amore e perciò continua a passare da un idiota patentato all’altro. “Sbagliata” è  un viaggio nella vita di una Millennial DOC: incasinata, precaria, incerta, che può contare sul supporto di amiche e amici instabili quanto lei. Questo podcast fiction in 6 episodi, da 25 minuti l’uno, ha un’anima “dramedy”: si ride e allo stesso tempo ci si emoziona, seguendo Emma tra appuntamenti disastrosi e svariati tentativi di auto sabotaggio sentimentale. 

Trovi Sbagliata sulle principali piattaforme podcast.

Cachemire podcast

Luca Ravenna e Edoardo Ferrario sono una garanzia, quando si tratta di ascoltare un podcast divertente. Arrivato alla seconda stagione, Cachemire – un podcast morbidissimo è un podcast talk in cui i due stand-up comedian chiacchierano di qualsiasi argomento, spesso accompagnati da ospiti d’eccezione.

Daniele Tinti, Stefano Rapone, Tommaso Paradiso, J-Ax, Roberto Saviano, Enrico Vanzina, Walter Veltroni sono solo alcuni degli ospiti del podcast, che diventa un’occasione di raccontare spaccati di un’Italia che a volte non capiamo. Col sorriso sulle labbra, naturalmente.

Puoi ascoltare il podcast sulle principali piattaforme.

Il podcast del disagio

Il podcast del disagio ormai lo conoscete: le disavventure quotidiane dei millennials raccontante a con peperoncino e sarcasmo da Valentina “Vee” Tridente.

Dopo anni di relazioni e disavventure tossiche, raccolte e poi raccontate sul loro blog, Valentina e Cecilia hanno deciso di dare voce alle storie più tragiche e imbarazzanti dei membri della Community del Disagio, spinte dalla convinzione che nella condivisione, nell’autoironia e anche negli oroscopi da quattro soldi si celi la chiave della crescita personale.

In ogni episodio affrontano un viaggio all’interno del disagio vissuto da esponenti della loro stessa categoria. Lo fanno raccogliendo e commentando aneddoti in arrivo dai membri della Community del Disagio di Instagram.
Ascolta qui  tutte le puntate uscite finora. 

Hardcorviale

Prendi due autori e sceneggiatori famosissimi, che hanno scritto, tra le altre serie, i Cesaroni. Fabio Di Ranno e Valeria Giasi hanno scelto  GliAscoltabili.it per veicolare Hardcorviale  – Non c’è sesso senza buffering,

In otto episodi, Hardcorviale, è la storia di Nando Moricone, un pensionato che vive a Roma, vittima “della crisi del porno”. L’ultimo noleggiatore di filmini hard della zona ha chiuso i battenti e lui si trova costretto ad affrontare un viaggio iniziatico alla scoperta del web, affiancato da una spalla che di virgiliano ha ben poco: il rapper Derek. 

“Hard” sintetizza tutto quello che c’è da immaginarsi sul porno; “Corviale” è il nome di un complesso residenziale romano che in molti conoscono come “Il Serpentone” per le dimensioni che ha, luogo dell’anima che fa da motore al dramma esistenziale del povero Nando…

Potete ascoltare le puntate di Hardcorviale  direttamente sul sito de Gli Ascoltabili o sulle principali piattaforme podcast.

Camposanto

Possono i cimiteri diventare protagonisti di un podcast divertente? Certo che sì. In Camposanto, la host Giulia Depentor racconta storie di cimiteri – e sepolti – che sicuramente non conoscevi. Magari, la prossima volta che organizzerai una vacanza in una delle città che raccontate, ti verrà la voglia di visitare anche il cimitero.

Puoi ascoltare il podcast sulle principali piattaforme.

Non aprite quella podcast

Il true crime è nel nostro cuore. Demoni Urbani è il podcast true crime più figo mai prodotto. E su questo non abbiamo dubbi.

Ma saremmo falzi se non ti consigliassimo Non aprite quella podcast. Il podcast, prodotto e girato da J-Ax, Matteo Lenardon e Pedar, racconta in toni ironici alcuni casi di cronaca nera, ma anche storie di mistero e creepypasta. Bada bene, i famosissimi host non scherzano mai sulle vittime, ma soltanto sui carnefici e, spesso, sul modo in cui sono state condotte le indagini e sulla stampa del periodo, in grado di regalarci perle comiche a cui difficilmente crederai. eppure, è tutto vero. Puoi ascoltare questo podcast divertente e un po’ sanguinario su Spotify.

Certe Cose 

Chiara Alessi è l’autrice e la conduttrice di Certe cose, il podcast prodotto dal Post. Negli ultimi anni Alessi è andata in giro per l’Italia alla ricerca di “liste” – sì, liste, come quelle della spesa. Elenchi di cose ritrovati in luoghi famosi, come la villa a Palermo di Totò Riina, o associati ad eventi che hanno caratterizzato gli ultimi 50 anni della storia italiana, come quelli del G8 di Genova. 

Alessi sceglie in ogni puntata una “certa cosa”, tratta da questi elenchi. Oggetti di tutti i giorni che parlano di momenti unici del nostro paese. 

Quattro puntate in tutto, tante curiosità da scoprire, un ascolto leggero e interessante che puoi ascoltare sull’App del Post e sulle principali piattaforme.

Anna Faris is unqualified

Diciamo solo che Anna Faris non ha il diritto di dare consigli sulle relazioni a nessuno. Ma lo fa comunque, e siamo contenti che lo faccia. Attingendo dalla sua esperienza di vita e da quella dei suoi ospiti famosi, Anna mette insieme molti suggerimenti che, forse, avrebbe fatto meglio a seguire di persona. Uno dei podcast divertenti – ma anche amaro – di cui non riuscirai a fare a meno.

Puoi ascoltare il podcast qui.

WTF con Marc Maron

Marc Maron è uno degli stand-up comedian americani più famosi che, nel corso della sua carriera, ha fatto di tutto, televisione compresa. Se sei un fan dei talk show e dei talk podcast e mastichi un po’ di inglese, ci ringrazierai per questo consiglio. Praticamente tutti i personaggi famosi americani e non hanno partecipato al suo show, incluso il presidente Barack Obama, Anthony Bourdain, Sara Jessica Parker e molti altri.

Puoi ascoltare il podcast qui.

How did this get made?

Alcuni film sono così brutti da meritare di essere distrutti e raccontati. Se ami i brutti film, e sei un Netflix-addicted, non puoi perderti How did this get made?, dei comici Jason Mantzoukas, Paul Scheer e June Diane Raphael. Se i nomi non ti dicono niente, sappi che Paul Scheer è nel cast di un sacco di film trash – Piranha per dirne uno – Jason Mantzoukas ha interpretato Pimento in Brooklyn Nine-Nine, e forse June Diane Raphael la conoscete meglio con il nome di Brianna Hanson, la terribile, ma fantastica, primogenita di Grace Hanson in Frankie e Grace.

Puoi ascoltare il podcast qui.

Conan O’Brien Needs a Friend

Conan O’Brien non ha davvero bisogno di presentazioni e probabilmente non dobbiamo convincerti che il suo podcast è divertente come il suo spettacolo – per anni è stato presentatore del Late Night Show. In questo podcast divertente invita gli ospiti a parlare di cosa sta succedendo con loro e se possono essere veri amici una volta che le telecamere – e i microfoni – si spegneranno.

Puoi ascoltare il podcast qui.

Milano Bandita

Il 15 agosto 2022, su Audible, sarà disponibile la nuova serie podcast targata Gli Ascoltabili. Argomento? Una Milano impossibile da dimenticare, quella governata da personaggi che paiono usciti da un film poliziesco e delle loro rapine al limite del credibile.

Milano Bandita è la serie podcast che racconta degli exploit criminali che, per trent’anni, hanno sconvolto Milano. Sarà l’attore Mauro Malinverno a raccontare questo viaggio, che passa dalla rocambolesca e cinematografica rapina di via Osoppo alla folle corsa assassina della banda Cavallero, fino ad arrivare agli eroi maledetti degli anni Settanta Ottanta, come Vallanzasca, Turatello, Epaminonda.

La redazione de Gli Ascoltabili ti aspetta a settembre

Insomma, ce n’è per tutti i gusti! Ovunque deciderai di trascorrere le vacanze, speriamo che i nostri consigli di podcast ti siano serviti. Noi ci risentiamo a settembre, con tante novità che non vediamo l’ora di raccontarti!


Il ritorno degli anni 2000 (anche nei podcast)

La voglia di tornare agli anni 2000 sembra essere nell’aria, tra stile, trend sui social, serie TV e sì, anche podcast. Ultimamente sembrano spuntare come funghi podcast anni 2000. La redazione de Gli Ascoltabili non poteva non indagare su questo fenomeno.    

Perché abbiamo nostalgia degli anni 2000  

Stai aspettando l’autobus fuori da scuola. Tra le mani, l’inseparabile lettore CD (troppo grande per starci in tasca o da qualsiasi altra parte). Nelle cuffie, “California” dei Phantom Planet. Sì, proprio quella, la canzone della sigla di The OC. È il 2004 e va tutto bene.  

Certo, allora non erano ancora diffusi i podcast (per fare un ripasso sulla storia del podcast, ti consigliamo la lettura di questo articolo), ma non si stava così male. Tempi più semplici, meno tecnologici, scanditi dai trilli su MSN.  

Circa vent’anni dopo (sigh), abbiamo a disposizione tecnologie più avanzate, nuovi media e infinite modalità d’intrattenimento, digitali e non. C’è solo l’imbarazzo della scelta tra piattaforme di streaming, festival ed eventi dal vivo – sia in presenza, che in forma virtuale –, e podcast. Eppure, soprattutto chi è stato adolescente nel primo decennio del 2000, torna a cercare con nostalgia tutto ciò che può riportarlo a quegli anni. Come mai? La spiegazione potrebbe essere piuttosto semplice: si torna dove si è stati bene. Nei momenti di maggiore difficoltà (ciao vita adulta), è più facile diventare nostalgici e ricordare periodi in cui le cose andavano meglio. Allo stesso tempo, non è da sottovalutare l’effetto confortante dei ricordi condivisi, che aiutano a creare un forte senso di comunità.  

Voglia di anni 2000 ovunque  

La nostalgia per gli anni 2000 e la sua cultura pop sta tornando alla ribalta in più ambiti. Basti pensare alla moda. Nelle sfilate e per strada si tornano a vedere top corti e aderenti, minigonne di jeans, collanine choker al collo, e gli infami pantaloni a vita bassa.  

La moda anni 2000 è ben presente anche sui social, su TikTok spopola l’hashtag #Y2K (Year 2000), che raccoglie contenuti dedicati allo stile di quei tempi e a ricordi dell’adolescenza Millennial.  

Anche il mondo delle serie TV strizza l’occhio al revival anni 2000. Pensiamo all’atteso ritorno di Gossip Girl nel 2021, con il reboot della serie cult, andata in onda per la prima volta nel 2007.  

È interessante notare come il revival degli anni 2000 sia un fenomeno che attrae chi c’era in quegli anni, i Millennial, ma anche chi non c’era, ovvero la Gen Z, per cui è stato pensato, appunto, il proseguimento della celebre serie TV.  

Il boom dei podcast anni 2000 

Non preoccuparti, c’è spazio per la nostalgia anni 2000 anche nei podcast. In particolare, sembra esserci una contaminazione di generi molto interessante tra il mondo podcast e quello delle serie TV. Avevamo approfondito l’argomento in questo articolo, parlando di quei podcast che sono stati adattati per il piccolo schermo. In questo caso, invece, è l’opposto: le serie TV approdano nel podcast. Ecco la nostra selezione di esempi podcast anni 2000:  

  • In VOGUE: The 2000s. La regina del fashion in persona, Anna Wintour, ripercorre le tappe dello stile e della cultura pop degli anni 2000, insieme a degli ospiti. Una vera chicca per tutti gli appassionati di moda. Il podcast è disponibile su Spotify e Apple Podcasts.  
  • Talkville. In ordine di arrivo, è l’ultimo podcast dedicato al rewatch di una serie TV iconica degli anni 2000. Tom Welling e Michael Rosenbaum, rispettivamente Superman e Lex Luthor in Smallville, sono pronti al debutto nel podcast per portare i fan dietro le quinte della serie TV, andata in onda dal 2001 al 2011. Trovi il podcast sul sito dedicato, YouTube, Apple Podcast e Spotify. 
  • Office Ladies. La serie comedy The Office è finita nel 2013, ma è ancora viva nei cuori di molti di noi. Le host del podcast, le attrici Jenna Fisher e Angela Kinsey, hanno unito le forze nel 2019, creando un podcast seguitissimo da tutti i fan rimasti orfani della serie. In ogni episodio del podcast analizzano una puntata di The Office, rivelando curiosità e storie esclusive, che solo chi è stato su quel set può conoscere. Puoi ascoltare Office Ladies sul sito del podcast, Apple Podcast e Spotify.  
  • Welcome to the OC, Bitches! Per chi non si è ancora ripreso dalla morte di Marissa Cooper, c’è il podcast dedicato a uno dei teen drama più amati dai Millennial, The OC. Rachel Bilson (l’indimenticabile Summer) e Melinda Clarke (la terribile mamma di Marissa) conducono questo podcast di rewatch della serie, accompagnando gli ascoltatori in un viaggio indietro nel tempo. Destinazione: California degli anni 2000. Il podcast è disponibile sulle principali piattaforme, tra cui Apple Podcast, YouTube e Spotify.  
  • Fake Doctors, Real Friends. Tra gli esempi podcast dedicati alle serie TV cult degli anni 2000 non poteva di certo mancarne uno su Scrubs. Gli attori che hanno interpretato i migliori amici e colleghi di corsia J.D. e Turk, sono best friends anche nella vita vera. All’interno del podcast, Zach Braff e Donald Faison danno voce ai loro ricordi sul set e condividono dietro le quinte inediti, commentando gli episodi della serie. Ascolta gli episodi del podcast su Spotify e Apple Podcast.  

Back to the 2000s con Gli Ascoltabili 

Nel panorama dei podcast anni 2000 sembra più difficile trovare contenuti in lingua italiana. Ma non disperare, siamo qui per questo! Puoi fare un tuffo nei ricordi della tua giovinezza con alcuni episodi delle produzioni podcast italiani Gli Ascoltabili. Qualche esempio podcast?  

Se nel 2006 mettevi “Rehab” in ogni playlist della festa del liceo, puoi scoprire la storia (e l’anima) della sua interprete in questo episodio di Ikaros, dedicato a Amy Winehouse.  

Puoi tornare agli inizi del 2000 anche con il podcast crime Demoni Urbani. L’inconfondibile voce di Francesco Migliaccio racconta il caso di Erica e Omar, che aveva sconvolto l’Italia del 2001, nell’episodio “Avere 16 anni”. 

Infine, il connubio perfetto per la tua nostalgia anni 2000: disagio Millennial e rievocazione dell’adolescenza. Valentina “Vee” Tridente affronta i ricordi dell’adolescenza infame di quegli anni – e il controverso dibattito “pantaloni a vita bassa sì o no” – in questo episodio de Il podcast del disagio. Non ti resta prendere cuffie, fazzoletti (non si sa mai) e premere play per tornare nei cari, vecchi e confortanti anni 2000. Buon ascolto!   


Genitori in trance, podcast e identità di genere su Gli Ascoltabili

Dopo “Gli adolescenti si fanno male” il neuropsichiatra Furio Ravera affronta un tema importante per la consapevolezza di sé nei più giovani – e le paure di alcuni genitori. Da qualche giorno abbiamo deciso di lanciarci in una sfida complessa ma bella, importante e utile. Abbiamo lanciato una nuova serie in podcast: Genitori in trance. In sei episodi Furio Ravera affronta le paure, le insicurezze – e talvolta l’ignoranza – di mamme e papà che non vogliono comprendere come l’identità di genere dei figli sia differente rispetto al sesso assegnato loro alla nascita. Le intense storie di Genitori in trance le potrete ascoltare cliccando su questo link.  

L’identità di genere è un diritto: parla Furio Ravera

Da qualche anno, captando i movimenti di una società sempre più “veloce” e fluida, noi de Gli Ascoltabili ci siamo chiesti come creare un contenuto che parlasse di identità di genere per superare quei tabù che colpiscono il nostro tempo. E abbiamo deciso di partire dai più giovani, che abbracciano la tematica con consapevolezza, liberi dai pregiudizi delle generazioni che li hanno preceduti. «L’identità di genere è un diritto», afferma Furio Ravera in uno degli episodi di Genitori in trance. La serie è uno dei primi podcast italiani sull’identità di genere: i protagonisti, oltre che i* giovanissim*, sono i loro genitori. “Intercettati” dai pensieri di Ravera in un momento importante: quello in cui si forma l’identità di genere dei loro figli e figlie. Che può essere diversa rispetto al sesso assegnato alla nascita. Abbiamo voluto raccontare la paura e l’incertezza, tessendo in forma narrativa la confusione di genitori realmente esistiti. Che restano paralizzati dalle insicurezze, sconvolti, in trance, appunto. «Dalla trance si può uscire».

Furio Ravera presenta il podcast

Gli Ascoltabili realizzano un podcast per educare e informare

Quando abbiamo deciso di realizzare un podcast come Genitori in trance eravamo a conoscenza del suo potenziale. Sappiamo bene che raccontare queste storie educa, informa e sensibilizza il grande pubblico sul tema dell’identità di genere nei più giovani. I contenuti audio, veicolando messaggi e informazioni senza l’intervento delle immagini, permettono a chi ascolta di immergersi nelle percezioni e nello smarrimento dei protagonisti, poi “risolto” dalle paure del medico. Il dottor Furio Ravera, nel podcast, decide di combattere ogni pregiudizio e di liberare dall’ignoranza tutte quelle persone  che considerano il tema “complesso” o “oscuro”. «I bambini sono in grado di riconoscere la propria identità di genere», afferma il medico.

Con i podcast si combattono i luoghi comuni

Genitori in trance è un podcast con cui abbiamo deciso di abbattere tutti i luoghi comuni legati al tema. «L’identità di genere non scaturisce dall’osservare i propri genitali. Se tutti noi fossimo impegnati nel compito di spiegare perché ci sentiamo maschi o perché ci sentiamo femmine – continua  Ravera – diremmo cose che sono periferiche rispetto all’essere maschio o all’essere femmina. Dire ‘sono maschio perché mi piace giocare al calcio è una sciocchezza’. La verità – conclude infine il dottore – è che una persona la sente, la propria identità di genere».

Il dottor Ravera, conduttore del podcast sull’identità di genere

Furio Ravera è un medico specializzato in Neuropsichiatria Infantile. Con Roberto Bertolli ha fondato il Gruppo Bertolli Ravera – Psichiatria e Psicologia Clinica. Ravera, negli anni, ha seguito migliaia di casi di disturbi psichiatrici e di tossicodipendenze negli adolescenti, che ha monitorato, ascoltato, aiutato con dedizione e passione – tanto da ispirargli anche diversi saggi che vi consigliamo, come Un fiume di cocaina (BUR) e Anime adolescenti (Salani). È una persona carismatica e versatile, che da un lato sa bene quanto sia importante “ascoltare” le altre persone, e che dall’altro raccoglie le sensazioni, le percezioni e i dolori dei suoi pazienti per crearne materiale culturale utile per superare paure e preconcetti.

I podcast de Gli Ascoltabili sono affidati a interpreti di talento

Le storie di Genitori in trance sono ispirate a quelle di mamme e papà che, nella vita vera, si sono confrontati con la paura e l’ignoranza davanti ai temi dell’identità di genere dei propr* figl*. Come accade spesso con i nostri podcast a Gli Ascoltabili abbiamo deciso di affidarci a interpreti di talento, che seguiamo sulla scena da diverso tempo e che restituiscono gli smottamenti emotivi dei protagonisti con realismo e credibilità.  Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Sara Bertelà, Miriam Selima Fieno, gipeto [GC1] [GP2] e Lucia Marinsalta modellano con spontaneità i personaggi a loro assegnati.

Podcast e psicologia: il caso de “Gli adolescenti si fanno male”

Genitori in trance non è la prima esperienza di Furio Ravera con il podcast. Nel 2019, infatti, abbiamo prodotto Gli adolescenti si fanno male, uno dei primi podcast di psicologia realizzati in Italia. Proprio con Ravera: lavorare con lui ci è piaciuto talmente tanto che abbiamo lavorato insieme per dare rotondità e sostanza al progetto di Genitori in trance. L’esperienza de Gli adolescenti, infatti, è stata felicissima:  Furio Ravera, che di giovanissimi nella sua carriera ne ha incontrati tantissimi, ha raccolto le loro storie in una serie podcast. La voce del medico ripercorre le vicende complesse di ragazzi difficili alle prese con i saliscendi emotivi della fase più stramba della vita.

Un vero e proprio caso, con oltre 100.000 stream all’attivo, che potrete riscoprire qui.


Pride Month 2022: I podcast da non perdere

Ascoltare podcast di qualità è cosa buona e giusta, e non ci stancheremmo mai di farlo. E nemmeno tu, dato che sei qui a leggere questo articolo! 

In occasione del Pride Month, la redazione de Gli Ascoltabili ha pensato di consigliare alcuni podcast ad hoc, per celebrare insieme questo momento pieno di significato. Siamo contentissimi di celebrare il Pride Month con voi, ovviamente: a suon di podcast! Quali sono quindi i podcast pride da non perdere? 

Pride Month: I podcast da non perdere 

Per il Pride Month, siamo carichi per consigliare alcuni dei migliori podcast LGBTQIA+ disponibili oggi. Dalla mitica Drag Race, alla posta del cuore, alla cultura pop, alle news e alla politica, si possono scoprire podcast pride per tutti i gusti.  

A giugno – sì, ma anche in tutti gli altri periodi dell’anno! – è importante celebrare l’unicità, abbracciare le nostre differenze e le nostre affinità, ridere, piangere, riflettere o quello che volete fare (anche) con i podcast. 

Alcuni sono sfacciatamente divertenti, altri sono più seri, altri un po’ e un po’: il punto in comune? Sono tutti impenitentemente queer. 

Eclissi 

Oltre a essere un giovanissimo attore Skam Italia, Pietro Turano è anche portavoce del Gay Center di Roma. La sua voce accompagna l’ascoltatore nel podcast Eclissi, prodotto da Cross Productions, nel quale racconta diverse storie di transizione, di fede persa e ritrovata, di amori e disamori, di persone e personaggi che, poco alla volta, scelgono la strada dell’accettazione e della libertà. Perfetto per il pride month!

Le radici dell’orgoglio 

Le radici dell’orgoglio è un podcast nato da un’idea di Costantino della Gherardesca e dell’autore e produttore Giorgio Bozzo

Il podcast vuole raccontare i primi 50 anni della storia del movimento e della comunità LGBTQ+ in Italia. Finora sono usciti i primi 14 episodi, che tracciano la storia del movimento a partire dai primi anni del Novecento, fino al 1985, raccontando di alcuni fatti eclatanti, come lo scandalo dei Balletti verdi al primo Pride di Sanremo nel 1972, alla morte di Pasolini, alla fondazione del Movimento Italiano Transessuali, al dramma dell’Hiv e dell’AIDS 

Per andare avanti, però, il podcast ha bisogno del nostro aiuto. Puoi trovare il link per partecipare al crowdfunding sul loro sito.  

Prima 

È l’8 marzo 1972, la Festa della Donna. L’insegnante di matematica Mariasilvia Spolato partecipa alla manifestazione a Piazza del Popolo a Roma con un cartello: “Liberazione omosessuale”. Per questo gesto, Spolato è considerata prima donna in Italia ad aver dichiarato pubblicamente la propria omosessualità. E il costo, per lei, fu molto alto. 

A raccontare la sua storia, Sara Poma: il podcast per il Pride Month in sei episodi è realizzato da Chora Media e Spotify, e non puoi assolutamente perdertelo. 

C’è podcast per Casto 

Immanuel Casto non ha bisogno di presentazioni. Cantante iconico, paroliere, ideatore di giochi in scatola (sì, avete capito bene, giochi divertentissimi come Squillo e Dogma sono merito suo), Casto passa un tempo piuttosto dilatato a dare consigli d’amore ai giovani e alle giovani adepte che lo contattano, queer o meno che siano. Che fare di tutta questa conoscenza? Un podcast fichissimo, ovviamente. 

Queer Icons – Il podcast di Tan France 

I fan di Queer Eye - noi compresi – potrebbero probabilmente ascoltare Tan France tutto il giorno. Ecco perché sappiamo che il suo nuovo podcast Audible Original in otto parti,Queer Icons, sarà un successo. Il podcast celebra le icone LGBTQIA+ di tutto il mondo e affronta svariati temi rilevanti per la comunità tra cui norme di genere, storia dei neri queer, diritti dei trans, storie di omosessuali disabili, resistenza, attivismo, mascolinità e altro ancora. 

Da icone storiche come la principessa Seraphina, serva di un gentiluomo del 18° secolo, la cui eredità è intrecciata con la cultura gay di Vauxhall, a icone come Yoyo, una punk rocker lesbica di Kuala Lumpur, che sfida le leggi omofobiche del suo paese: le storie da raccontare sono tante, e spesso si ripropongono nel tempo. 

Queer Icons è disponibile per i membri Audible, ma puoi ascoltarlo gratuitamente con l’offerta prova di 30 giorni. 

I Podcast pride de Gli Ascoltabili 

Noi de Gli Ascoltabili siamo grandi amanti della queer culture e del Pride Month in ogni sua forma, e anche la nostra produzione è ricca di contenutini colorati, che vanno incontro all’interesse degli ascoltatori più curiosi. 

Partiamo con il nostro ultimo format, Genitori in trance. Genitori in trance è la serie in podcast dedicata al formarsi dell’identità di genere dei giovanissimi. 

Sei episodi disponibili in cui il neuropsichiatra infantile Furio Ravera evoca i dialoghi con i genitori di alcuni dei suoi pazienti, che per ignoranza e per paura ignorano come comportarsi con i propr* figl*, alle prese con il delinearsi di identità di genere che prescindono dall’etero-normatività. Scontrandosi spesso con una realtà omo-transfobica che si riscontra nella società, ma anche in casa. 

I sei episodi di Genitori in trance saranno disponibili in binge listening da giovedì 23 giugno, disponibili sul sito de Gli Ascoltabili. 

Il podcast Tutte le famiglie felici condotto dalla giornalista e scrittrice Rossella Canevari, è dedicato alle storie di famiglie diverse dallo standard del Mulino Bianco. Molte delle storie raccontate, come ad esempio quella di Alessandro, Fay e Giulia, spaziano tra famiglie allargate, unioni civili, Drag family e amore a tutto tondo.  

Se invece siete fan di Demoni Urbani – e sappiamo che lo siete! – abbiamo tante tante storie terribili che vedono protagonisti, come vittime o come carnefici, personaggi queer. Il male, dopotutto, non ha mai fatto distinzioni di genere. 

Per questo vi rimandiamo all’ascolto di alcune puntate, come I Ziti – una storia queer, che racconta l’omicidio a Giarre di Agatino e Antonio, che portò alla nascita dell’ArciGay in italia, La storia di Jeffrey Dahmer, raccontata ne Il corpo dei maschi; 1 Luka 2 Kittens, la storia di Luka Magnotta, della sua rabbia, della terribile fine di alcuni ragazzi e di due micetti.  

Ancora, Come fosse una bambola, la storia di Dennis Nielsen, il serial killer che uccideva perché si sentiva profondamente solo; e Un metro e trenta di statura, la puntata dedicata alla storia di Domenico Semeraro, il nano di Termini.  

Ancora, un meraviglioso episodio de La mia storia, Cicoria Arcobaleno, che racconta del primo Pride a Roma dal punto di vista di Maurizio Selcioni, un avvocato romano di mezza età. Infine, se amate la fiction e l’umorismo un po’ cinico, gli episodi di Eddie e Martino e Beatrice e Agata di Scemi da un matrimonio.  


Podcast d’inchiesta: i migliori da seguire

Cos’è e a cosa serve un podcast d’inchiesta? 

Un podcast d’inchiesta è un podcast che ripercorre un avvenimento avvenuto nel passato, analizzandolo attentamente con lo scopo di riportarlo all’ascoltatore un prodotto esaustivo, completo, credibile e affidabile. 

Un podcast d’inchiesta, quindi, è un podcast di storie vere, approfondite, che mettono in primo piano le testimonianze dirette e le fonti primarie. Il risultato è un podcast vero, autentico e godibile appieno.  

Come si fa un podcast d’inchiesta? 

La prima cosa da fare, quando ci domandiamo come si fa un podcast d’inchiesta, è individuare l’argomento che ci interessa raccontare. Ricordiamoci che si tratta di podcast di storie vere, perciò la scelta dell’argomento deve essere ponderata a dovere. 

Una volta deciso, è importantissimo utilizzare il giusto tempo nella raccolta delle fonti dell’inchiesta e del successivo fact-checking. Sono fasi essenziali che possono richiedere, in alcuni casi, mesi di ricerche.  

Un buon podcast d’inchiesta, quando possibile, prevede anche l’utilizzo di materiale raccolto direttamente dalla voce dei protagonisti, testimonianze che, come tali, vanno comunque verificate.  

Un host capace, attivo e coinvolgente farà il resto. Ecco la ricetta dei migliori podcast d’inchiesta.  
I podcast d’inchiesta da non perdere  

I podcast d’inchiesta sono tantissimi, e noi della redazione de Gli Ascoltabili abbiamo deciso di proporvi alcuni dei podcast che abbiamo sentito nel corso degli ultimi tempi, e che ci hanno particolarmente colpito. Vi racconteremo di Polvere – Il caso Marta Russo, La città dei vivi, Le mani sul mondo, Il dito di Dio e il nostro No Coach – Storie di abusi nel mondo dello sport. 

Polvere – Il caso Marta Russo 

Polvere – Il caso Marta Russo è un podcast in 8 puntate condotto da Chiara Lalli, Professoressa in Storia della medicina, e dalla giornalista Cecilia Sala

La serie indaga a fondo uno dei crimini più famosi che hanno macchiato il nostro Paese, in particolare Roma, il cosiddetto delitto della Sapienza. 

Il podcast d’inchiesta analizza con minuzia le indagini partite il 9 maggio 1997, quando Marta Russo, una studentessa di giurisprudenza di 22 anni, viene colpita in testa da un proiettile mentre si trovava all’interno dell’università.  

Movente passionale, scambio di persona, errore fatale, le incongruenze che hanno caratterizzato le indagini fin da subito vengono scandagliate dalle due professioniste, fino all’assurdo finale. 

La città dei vivi 

La città dei vivi è il podcast tratto dall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia, scritto da Nicola Lagioia e Alessia Rafanelli.  

Il podcast è un racconto true crime, un’inchiesta giornalistica, una riflessione sul male, sulla colpa, sulla natura umana, e molto di più. Attraverso la voce di Nicola Lagioia, e l’intervento di numerosi ospiti, Lagioia cerca di raccontare uno dei punti più bui della storia di Roma: l’assassinio senza movente di Luca Varani, 23 anni, ucciso in un anonimo appartamento della periferia romana da due coetanei.  

Le mani sul mondo – Roberto Saviano 

In questo podcast, in esclusiva per Audible, Roberto Saviano racconta la mafia. Narcos, boss mafiosi, camorristi, truffatori, assassini, politici senza scrupoli contro giudici, agenti, giornalisti e coloro che hanno sacrificato la loro vita per combattere il crimine organizzato. 

Il dito di Dio – Pablo Trincia 

Pablo Trincia non è nuovo nei podcast d’inchiesta, anzi. È del 2017 Veleno, il podcast realizzato per La Repubblica insieme ad Alessia Rafanelli, Gipo Gurrado, Marco Boarino e Debora Campanella. Il podcast riporta alla luce un assurdo caso di vent’anni fa, quando nei comuni della bassa Modenese (Massa Finalese e Mirandola), 16 bambini furono portati via dai genitori, accusati di far parte di una setta di pedofili satanisti. L’inchiesta analizza tutti i materiali, i processi, ascolta alcuni protagonisti, e mette in dubbio l’intera vicenda. 

Il dito di Dio ripropone lo stesso modus operandi: il podcast ripercorre il naufragio della nave Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio, avvenuto il 13 gennaio 2012. La voce di Trincia è alternata da alcuni sopravvissuti all’evento.  

No Coach – Storie di abusi nello sport 

Gli abusi nel mondo dello sport sono un dramma che si consuma su scala globale, diventato evidente tra 2016 e 2017, quando l’indagine di un quotidiano di Indianapolis, l’IndyStar, fa luce sulla sconcertante rete di violenze interne alla ginnastica USA. 

Iniziamo con il dire – e scusate se è poco! – che “No Coach” è il primo podcast italiano d’inchiesta sugli abusi nello sport. Si tratta di sei puntate condotte da Alessia Tarquinio – giornalista sportiva di fama internazionale – e dal divulgatore Giacomo Zito, ognuna delle quali focalizzata sulla storia di alcuni giovani che sono stati traditi da figure che avrebbero dovuto proteggerli. Allenatori, sì, ma anche compagni di squadra, preparatori atletici, esponenti politici, uomini crudeli che hanno abusato delle giovani vittime. Il tutto è raccontato da loro, in prima persona; per motivi di privacy, i nomi di alcuni giovani sono stati cambiati. 

Tanti gli obiettivi del podcast, compreso il rendere l’ascoltatore consapevole di alcune orrende realtà: nello sport manca una vera cultura formativa per allenatori e figure analoghe; non tutti i coach sono educatori; molte discipline non dispongono di adeguate linee guida di comportamento o forme di tutela per atlete e atleti. 

Dove ascoltare No Coach? 

No Coach è una coproduzione Gli Ascoltabili e ChangeTheGame. Un progetto di Daniela Simonetti, condotto da Alessia Tarquinio.  

La serie completa No Coach è disponibile gratuitamente per l’ascolto sulla nostra piattaforma e sui principali canali. Chi volesse approfondire, può rivedere la conferenza stampa di presentazione del podcast sul nostro canale YouTube. 


Podcast News: Facebook chiude la sua piattaforma – e Twitter fa il contrario

Cari affezionatissimi del mondo dei podcast che non vi perdete nemmeno una news a riguardo, abbiamo una crispy news per voi.  

Facebook chiuderà la sua piattaforma di podcast meno di un anno dopo averla lanciata. Era il “lontano” giugno 2021 quando Mark Zuckerberg aggiunse una funzione che consentiva agli ascoltatori di sentire, scaricare e salvare i propri podcast e di creare vere e proprie clip dai loro programmi preferiti. 

La notizia è ufficiale, la data appena confermata: il 3 giugno diremo addio ai Facebook Podcast; è stato breve, ma intenso. 

Facebook non crede al potere dei podcast? Ma neanche per sogno! 

La mossa fa parte di una più ampia rivalutazione dei prodotti audio di Facebook. La società sta chiudendo gli hub Soundbites e Audio del sito e integrando la sua funzione Live Audio Rooms per lo streaming live – che, diciamolo, sostanzialmente era una copia di Clubhouse, altra app ormai scomparsa dai radar – nella sua più ampia suite Facebook Live. 

La “giustificazione”? Dice Adelaide Coronado: «Dopo un anno di apprendimento e iterazione sulle esperienze audio-first, abbiamo deciso di semplificare la nostra suite di strumenti audio su Facebook. Valutiamo costantemente le funzionalità che offriamo in modo da poterci concentrare sulle esperienze più significative». Stop ai podcast su facebook, quindi.

Non è una notizia del tutto inaspettata. Nel 2020 e nel 2021 il mercato dell’audio è stato incredibilmente schiumoso: giocatori affermati come SiriusXM e Amazon stavano acquistando reti di podcast mentre l’app per audio dal vivo Clubhouse è stata brevemente valutata a 4 miliardi.  

Cosa sono i podcast su Facebook? 

Facebook durante lo scorso anno ha dato la possibilità agli amministratori delle pagine di ospitare trasmissioni audio di ogni genere, all”interno di apposite sezioni. Dai contenuti pubblicati, gli ascoltatori possono ritagliare clip degli episodi per un massimo di un minuto di durata, che poi si potevano ricondividere sui vari profili. 

I podcast su Facebook, al momento, sono disponibili solo per gli ascoltatori degli stati Uniti, e su mobile. Possono essere ascoltati, condivisi e commentati direttamente su Facebook. Per farlo, è sufficiente aggiungere il podcast sulla propria pagina. 

Competere con Spotify? No, thank you 

Come ormai sappiamo, da anni il mercato dei podcast si sta affollando di nuove piattaforme, e gli investitori hanno capito che i podcast sono davvero il mezzo del presente e del futuro. 

Amazon e Spotify, ne abbiamo parlato in alcuni articoli, hanno ampiamente mostrato di voler puntare sui podcast, acquisendo spettacoli di successo in licenza, ma anche acquisendo intere società. 

Anche noi de Gli Ascoltabili abbiamo collaborato – e stiamo collaborando tutt’ora con entrambe le piattaforme. 
In esclusiva Audible abbiamo infatti prodotto Agatha Christie scomparsa, che in undici episodi (tanti quanto i giorni della scomparsa) racconta la reale scomparsa della famosa scrittrice, che ha fatto impazzire il pubblico, la stampa, la polizia. 
Sempre in esclusiva Audible, poi, è Il mostro, la serie dedicata alla terribile storia di uno dei serial killer più famosi italiani – se non addirittura il più famoso -, il mostro di Firenze.  

E a brevissimo ritorneremo su Audible con una serie di cui non possiamo ancora dire nulla ma che siamo sicuri vi lascerà con il fiato sospeso. 

Per quanto riguarda la collaborazione con Spotify, noi de Gli Ascoltabili abbiamo prodotto due podcast Originali per Spotify: Ikaros – le ali di cera del rock e Disruptive – il prima e il dopo del calcio. Ikaros – le ali di cera del rock – racconta la storia di alcuni dei più grandi artisti musicali, che sulla Terra hanno avuto vite brevi e difficili, ma che hanno lasciato grandissimo lascito; il narratore d’eccezione è Morgan. Disruptive – il prima e il dopo del calcio – è il podcast dedicato ad alcune delle storie più assurde e interessanti del calcio, condotto da un preparatissimo Angelo Astrei. 

Ah, come dimenticare: Demoni Urbani è ora in esclusiva per Spotify! 

Se Facebook si allontana dai podcast, Twitter è sempre più vicino 

Ricordella: qualche settimana fa quel simpaticone di Elon Musk si è comprato Twitter – noi al massimo ci possiamo comprare dei calzini nuovi, ma questo è un altro discorso. Non se l’è solo comprato, in vero: Twitter non sarà più un’azienda quotata in borsa, ma diventerà una società privata, di proprietà esclusivamente di Musk. Lui e lui solo potrà decidere che strada prenderà il social network, e ciò avrà sicuramente una ripercussioncina circa il mondo dei podcast. 

In un’intervista su Engage, Andrea Febbraio, venture builder di Hypercast, branded podcast company., si esprime così sull’argomento: «In ogni nazione i podcast sono diventati uno strumento di ascolto asincrono per approfondire temi, lasciarsi coinvolgere da una storia in una maniera intima e avvolgente. […] E ancora non abbiamo visto niente. La mia idea è infatti che Twitter possa abbracciare in toto il mondo dell’audio e magari ritargliarsi uno spazio importante cavalcando il sentimento di decentralizzazione che è esploso con il mondo crypto.

Twitter e podcast: qual è il futuro?

La mossa di Elon Musk potrebbe essere proprio questa e quindi mettere al riparo podcaster controversi come Joe Rogan (il podcast di Joe Rogan, su Spotify, è stato bombardato dalla censura da parte dell’estabilishment, ndr) dalla censura. Questo presenterebbe sicuramente dei rischi, ma pensate anche all’opportunità per questo media! Secondo me non abbiamo ancora visto niente, e creatori di contenuti ma anche brand potranno sempre di più cavalcare quest’onda di tsunami per raggiungere i propri consumatori, avvolgendoli con delle storie accattivanti in spazi non ancora saturati». 

Noi staremo a vedere, e come sempre ci mettiamo in pole position per condividere con voi tutte le news sul magico, bellissimo, supersonico mondo dei podcast.  


Demoni Urbani in lizza per due premi a ilpod festival

ilpod è il premio per i migliori podcast italiani, tra i primi a essere istituiti. Nasce per omaggiare l’impegno e la qualità che i podcaster riversano in tanti progetti di alto livello condivisi con il pubblico. Il trend del podcast cresce e, con esso, modalità d’approccio eterogenee e coinvolgenti. Alla prima edizione de ilpod c’è spazio anche per noi de Gli Ascoltabili…  

Demoni Urbani candidato come miglior podcast true crime  

Il premio prevede diverse categorie, include quella al miglior podcast di true crime. Demoni Urbani, il podcast de Gli Ascoltabili amatissimo dal pubblico fin dal suo debutto nel 2018, è in gara come miglior podcast true crime.  

Si scontrerà con altri concorrenti di alto livello: Armisanti! di Gaetano Pecoraro (per Audible), Io sono libero di Alessandro Milan, Ludwig di Matteo Alì (per Storytel) e Nero come il sangue di Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi (per Audible). Una giuria di qualità è chiamata a votare ed eleggere il vincitore – per ogni categoria.  

Demoni Urbani candidato anche al premio del pubblico  

Tutti i podcast in nomination sono automaticamente candidati anche al premio del pubblico de ilpod. Demoni Urbani anche.  

Potete votare Demoni Urbani come miglior podcast cliccando qui. Basta scrollare lungo la schermata coi titoli, fino ad arrivare a quello della serie condotta da Francesco Migliaccio. Confidiamo in voi!  

Demoni Urbani: il podcast true crime che prima non c’era 

Demoni Urbani, dal 2018, è un podcast true crime che ha da subito catturato l’interesse del pubblico. E che nel 2021 è stato il quarto show in audio più ascoltato d’Italia. Quali sono le ragioni del successo? Di certo la voce di Francesco Migliaccio, il conduttore che, con magnetismo e intensità, guida lo sviluppo delle storie.  Ma non solo: le dinamiche del podcast true crime, in Demoni Urbani,  incontrano una spiccata energia narrativa, fatta di movimenti, di introspezione nella mente dei criminali e delle vittime, di costruzione drammaturgica sorprendente e originale. Ingredienti che, episodio dopo episodio, seducono tantissimi ascoltatori e ascoltatrici.  

Dove e quando?  

Co-fondato dai filosofi e podcaster Andrea Colamedici e Maura Gancitano di TLON, ilpod celebrerà i migliori podcast italiani nel corso di un grande evento al teatro Carcano di Milano, il 30 aprile 2022. Sarà una bella occasione di fare rete, di confrontare approcci e pratiche diverse, nel fare podcast, e se dovesse pure scapparci un premio, be’, chi siamo noi per tirarci indietro? Seguiteci qui e sui social de Gli Ascoltabili per ogni aggiornamento.  


Tutti pazzi per Ikaros Night: l’evento che omaggia gli Icaro della musica

Lettori e lettrici assidui e affezionati del blog de Gli Ascoltabili, tenetevi pronti perché vi vogliamo carichi a pallettoni. Conoscete già a memoria tutte le puntate di Ikaros, il podcast in 18 episodi che abbiamo prodotto con Operà Music per Spotify Original, vero? Se così non fosse, ecco un rapido recap.

Ikaros è uno dei podcast migliori in circolazione e racconta le storie dolorose di artisti tormentati, con un Host che, diciamolo, è lui stesso un “Ikaros” mancato: Marco Castoldi, in arte Morgan.

Sono 18 episodi, ma noi ovviamente speriamo che saranno molti di più (hey amici di Spotify, ci leggete? <3) ognuno dedicato a una leggenda musicale scomparsa prima del tempo, lasciandoci piangenti e disperati.

Parliamo, ad esempio, di Amy Winehouse, Dennis Wilson, Jeff Buckley, Ian Curtis, Judy Garland, Mia Martini, 2pac, Whitney Houston. Tanti i denominatori comuni: il talento, la giovinezza, la distruzione, il dolore.

Il podcast è uscito ogni giovedì a partire dal 21 ottobre 2021 ed è terminato il 17 febbraio 2022 con un episodio speciale dedicato a nientepopodemeno di Kurt Cobain. E come celebrare l’Ikaros più Ikaros della stagione?

Ce lo siamo domandati a lungo e alla fine siamo arrivati a una conclusione: c’è da festeggiare, ma c’è da farlo in grande, e soprattutto dal vivo. Un evento è quello che ci vuole, ed ecco che all’Apollo Club di Milano, proprio giovedì 17 febbraio, si è tenuta la notte degli Ikaros, o, meglio, l’“Ikaros Night”. C’è Morgan, certo, ma anche un co-conduttore top: Francesco Mandelli.

Perché Morgan è il conduttore perfetto di Ikaros?

Gli artisti di Ikaros sulla Terra ci sono rimasti poco. Ma, attraverso la loro musica, hanno lasciato segni, emozioni e grandi vuoti. Come cantano i Jethro Tull, too old to rock and roll, too young to die.”

Per raccontare come si deve la vita di artisti tormentati, c’è bisogno di un conduttore la cui vita sia tormentata, al punto da definire sé stesso un “Ikaros mancato”. Dice, infatti: «Perché non fare un Ikaros su di me? Il successo di questo podcast sta nell’empatia con le vite che vengono raccontate, spesso inedite o poco attinenti agli eventi morbosi e sensazionalistici, forse più alla portata del pubblico”. E ancora: «ci affascina quello che hanno scritto, ma quando erano belli e vivi. Mi piace, mi va vibrare e mi emoziona profondamente la loro arte. Sono stati tutti dei grandi creatori, distruttivi e soprattutto distrutti». Non c’è dubbio, Morgan è assolutamente l’Host perfetto.

Ikaros Night: una panoramica della serata con Morgan e Francesco Mandelli

Il palco è pronto: due chitarre, una tastiera, due microfoni e due poltrone rosse, pronte ad accogliere i due ospiti d’eccezione. Tutto intorno, moltissime persone, per lo più sedute: un po’ come se fosse un nostro Unplugged.

Francesco Mandelli, attore e regista, ha un compito difficile: accompagnare Morgan nel racconto delle storie dei protagonisti di Ikaros Night. E lo fa egregiamente.

Parole e musica: agli estratti del podcast, letti meravigliosamente da Morgan, si alternano canzoni e cover degli artisti, eseguite ora alla tastiera, ora alla chitarra. Uno show a tutto tondo.

Si parte con il grande, grandissimo Luigi Tenco, che tutti sanno essere l’artista idolatrato da Morgan, al punto che lo spettacolo inizia con “Le luci e il tempo”, il brano inedito che il cantautore ha scritto proprio in occasione dell’uscita dell’episodio “Ciao, Luigi”, e contenuto alla fine della puntata.

Dopo la lettura di un estratto dal podcast, Morgan alla tastiera ha proposto una sua versione di Mi sono innamorato di te, caposaldo della produzione tenchiana.

Mia Martini, Elvis, Judy Garland Kurt Cobain: i protagonisti di Ikaros Night

Si passa poi a Mia Martini, con la lettura del passaggio in cui, il 21 febbraio 1989, la bella Mia sale sul palco dell’Ariston per cantare “Almeno tu nell’universo”, canzone di straordinaria bellezza, classificata nona. Mia Martini, a causa dell’ostracismo – o, per dirla con un termine contemporaneo, del mobbing – mancava dai palchi da anni, ma ha saputo rialzarsi sempre, nonostante le batoste che riceveva. Morgan la omaggia, cantando insieme al pubblico proprio quella canzone.

C’è poi un bell’intervento, con Francesco Mandelli, dedicato ad Andrea Pezzi, volto di MTV Italia e ex conduttore di Tokusho (al quale partecipavano gli stessi Mandelli e Morgan), nonché un imprevisto ma divertente cammeo di Luigi Luciano, alias Herbert Ballerina.

Ancora, dopo un intervento dedicato a Elvis, il re, e l’esecuzione magistrale di You don’t have to say you love me, è il momento del dio Kurt Cobain: Morgan ne legge il biglietto di addio e si esibisce in una perfetta “The man who sold the world” di David Bowie.

C’è tempo per un accenno a Judy Garland, con l’esecuzione di “Somewhere over the rainbow”, ed è presto il momento dei saluti.

Ikaros Night: ci sarà una nuova stagione di Ikaros?

Un augurio? Che ci siano presto nuovi Ikaros raccontati da Morgan. Lui ha già le idee chiare: Rino Gaetano, Piero Ciampi, Jim Morrison, Sid Vicious, Stefania Rotolo, Ivan Graziani, per citarne alcuni. Non ci resta che sperare che la prossima stagione arrivi, e arrivi presto.


Quando torna la nuova stagione di Demoni Urbani?

Demoni Urbani è il podcast true crime più ascoltato in Italia. Nel 2021 è al quarto posto nella classifica generale dei podcast più ascoltati nel Paese. Questo perché al true crime si affianca una rielaborazione narrativa delle storie che genera affezione in chi ascolta. Dopo una pausa di due mesi Demoni Urbani è in arrivo con nuovi episodi.  

Demoni Urbani, la nuova stagione: le storie 

La nuova stagione di Demoni Urbani sarà disponibile il 7 di febbraio, in esclusiva su Spotify. Ideata e prodotta da Gli Ascoltabili, Demoni Urbani racconterà altre grandi storie crime. Gli episodi avranno un denominatore comune: i legami. Chi commette i delitti sarà infatti coinvolto da relazioni di sangue o di estrema vicinanza con i complici o con le vittime. La serie true crime in podcast più ascoltata di sempre apre le danze con la storia delle sorelle Papin, che nella Francia degli anni Trenta uccidono la padrona che le ha impiegate come serve.  

Un omicidio macabro, che vede soccombere anche la figlia della vittima, e che catalizza le attenzioni delle cronache dell’epoca ispirando perfino Sartre e Genet, che sulla scia della vicenda realizza la pièce Le serve.  

Spazio anche a casi di estrema contemporaneità: su tutti, la storia di Oscar Pistorius, il velocista che ha assassinato la compagna, Reeva Steenkamp, nel 2013. La storia del Blade Runner sudafricano, simbolo di chi può farcela pur partendo da situazioni di difficoltà (nel suo caso, le gambe entrambe amputate) si è trasformata in una parabola di sangue. Che ha catturato la fame dei mass media.  

Ma ci saranno anche altre storie intriganti e imperdibili, ambientate in ogni parte del mondo: perché il sangue è sangue ovunque.  

Francesco Migliaccio, la voce di Demoni Urbani 

Francesco Migliaccio è l’anima – e la voce inconfondibile – del podcast DemonI Urbani. Attore di teatro, cinema e tv, diretto sul palco da maestri come Luca Ronconi e Andrée Ruth Shammah, Migliaccio è attualmente sulle scene con La bottega del caffè di Goldoni nella versione con regia di Paolo Valerio.  

Il suo timbro, profondo, oscuro e al contempo suadente, è la cifra espressiva che fa di Demoni Urbani il podcast crime più ascoltato in Italia. Ogni settimana affidarsi alla voce di un interprete così raffinato e coinvolgente è un must, per i tanti appassionati di podcast e di Demoni Urbani.  

Non si tratta solo di saper leggere bene i copioni; Migliaccio li interpreta e aggiunge vitalità, terrore e complicità con chi ascolta. Tre sensazioni profondamente diverse, ma che sotto la guida dell’attore riescono a convivere in maniera efficace.  

Come si fa il podcast True Crime più ascoltato d’Italia

Prima di condividere i copioni scritti dagli autori con Migliaccio… i copioni della serie true crime più ascoltata del Paese devono essere preparati. Gli autori studiano i casi e stendono le sceneggiature, inserendo anche dettagli di post-produzione utili ai sound designer che cureranno questo aspetto.  

Completata la scrittura, si va in sala di incisione: Migliaccio, a microfono, recita.  

Dopo questa fase, spazio ai sound designer. Loro seguono la post-produzione, ricreando gli ambienti e trovando le musiche adatte alle storie.  

Una volta finalizzato questo processo, l’episodio è pronto per essere condiviso con gli ascoltatori e le ascoltatrici di Demoni Urbani. Buona esperienza – e non terrorizzatevi troppo…  

P.S. 

Questa volta nell’attesa della nuova stagione abbiamo pensato anche ad un’idea per ringraziare i milioni di ascoltatori e fan del podcast: dei wallpaper per Instagram sugli episodi più ascoltati di sempre! Basta collegarsi al profilo IG de Gli Ascoltabili per scaricarli. 


Stop agli abusi nello sport: No Coach, il progetto in podcast di Daniela Simonetti prodotto da Gli Ascoltabili

Di abusi non si parla abbastanza, di abusi nel mondo dello sport ancor meno. È questo che noi de Gli Ascoltabili, in collaborazione con l’associazione di volontariato ChangeTheGame, vogliamo ribadire in un nuovo progetto: No Coach, la serie podcast d’inchiesta in cinque episodi, che attraverso la testimonianza di alcune vittime vuole dare voce a chi non è mai stato ascoltato. 

Il podcast è stato presentato in conferenza stampa venerdì 3 dicembre 2021. Potete rivedere la diretta sul nostro canale Youtube.  

No Coach – il primo podcast italiano d’inchiesta sugli abusi nello sport 

No Coach – storie di abusi nello sport – è una serie audio d’inchiesta in cinque episodi, dedicata a storie vere di atleti che hanno subito abusi nello sport da chi avrebbe dovuto proteggerli. Le storie provengono dai settori calcio, rugby ed equitazione, ma gli abusi nello sport, purtroppo, è un fenomeno che sembra non fare sconti ad alcuna disciplina.  

Il 2 novembre 2021 la tennista cinese Peng Shuai accusa l’ex vicepremier Zhang Gaoli di violenza sessuale. Lo fa attraverso un post sui suoi canali social, che viene presto cancellato e il suo account bloccato. Da allora, per due settimane di Shuai non si sa più nulla. 

Nello stesso periodo Kyle Beach, un giocatore professionista di hockey su ghiaccio canadese, accusa di violenza sessuale il suo allenatore durante i playoff del 2010. 

Ancora, Simone Biles ha accusato di abusi il medico della sua squadra, aggiungendosi a una lista tristemente lunga di ginnaste molestate, e invitando colleghe e colleghi a fare lo stesso. 

La situazione abusi nello sport è da troppo tempo un’emergenza trascurata. Servono sanzioni severe, e soprattutto una maggior fluidità nei procedimenti, sportivi prima e penali poi. Da qui, l’urgenza di scriverne, e di diffondere un messaggio tanto importante. 

Il progetto è a cura di Daniela Simonetti, giornalista e autrice del libro inchiesta Impunità di gregge – sesso, bugie e omertà nel mondo dello sport – ed è condotto da Alessia Tarquinio, giornalista e volto noto dello sport. Le musiche originali sono state composte da Massimiliano Lazzaretti. Testo e voce della sigla sono di Giovanni Long (musiche e mix di Giovanni Ergi e Francesco Gastaldi), che con il progetto ha un legame importante e profondo. 

In ogni puntata, la narrazione di Alessia Tarquinio fa da spartiacque alle testimonianze dei ragazzi e delle ragazze che hanno subito abusi. Il progetto è piaciuto tanto, e sono molti i nomi noti che hanno deciso di darci una mano, e che hanno contribuito con interventi preziosi all’interno delle puntate. Come Vito Di Gioia, segretario del settore giovanile e scolastico della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Mario Gallavotti, senior advisor della Fifa; Alessandra Marzari, presidente del Consorzio Vero Volley; Franco Arturi, editorialista e direttore della Fondazione Candido Cannavò per lo sport, Paola Pendino; magistrato del Tribunale di Milano; Andrea Marcon, presidente della Federazione italiana Baseball e Softball; Fabrizio Cacace, avvocato e procuratore federale Federazione Arrampicata Sportiva Italiana; Khalida Popal, fondatrice di Girl Power, ex capitana della Nazionale afgana di calcio femminile. 

Perché un podcast d’inchiesta? 

Il mondo è fatto di storie. Alcune sono vere, altre sono false, altre ancora sono verosimili, altre inverosimili. Di tutto ciò che si può raccontare, però, alcuni argomenti sono ancora tabù.  

Siamo abituati a conoscere il nome del carnefice, ma non della vittima. Sentiamo le sue parole, spesso vediamo il suo volto, ma nulla sappiamo di chi ha subito violenze.  

Nella migliore delle ipotesi, poi, quando le vittime hanno la forza di parlare, vengono compatite o consolate. Nessuno, o quasi, si ferma ad ascoltare. Lo scopo del podcast è ambizioso ma, soprattutto, urgente: restituire parola e libertà  chi per troppo tempo è rimasto in silenzio, zittito da una società omertosa che spesso vede e finge di non vedere, girandosi colpevolmente dall’altra parte. Gli abusi nello sport devono finire. Subito.

Episodio 1: Quel dannato spogliatoio  

Due ragazzi, due amici, sono appena adolescenti: hanno solo 14-15 anni. È l’età della crescita, delle prime ribellioni e delle prime conquiste. Ma è anche l’età delle passioni e delle scoperte. Anche lo sport è una scoperta e una passione, il rugby in particolare, sinonimo di nobiltà, rispetto, altruismo. Eppure, in questa vicenda, i valori si perdono e lasciano spazio al trauma. Un trauma che resta oltre il tempo, oltre la condanna, oltre una giustizia comunque a metà.   

È la storia di un coach che si spinge oltre ogni limite, violando l’innocenza di bambini e ragazzini che in lui avevano riposto speranze e sogni, fiducia e affetto. Ma è anche la storia di una grande e lunga amicizia. Ascolta l’episodio Quel dannato spogliatoio.  

  

Episodio 2: Il silenzio rende complici  

Il silenzio rende complici: in queste parole c’è il senso di una storia che parla di coraggio, quello di due ragazzine di tredici anni alle prese con una vicenda più grande di loro. Fra i libri di scuola e la passione per l’equitazione, sono testimoni e vittime di abusi sessuali commessi all’interno di un maneggio nel casertano da parte del presidente dell’associazione sportiva. Si rivolgono al loro istruttore, cercano aiuto fra gli adulti, nessuno le ascolta. Una di loro decide di denunciare i fatti in un clima difficile e ostile. Il presidente dell’associazione sarà prima arrestato, poi condannato. Ma in questa storia sul banco degli imputati sarebbero dovuti finire tutti coloro che hanno visto, che sapevano ma hanno fatto finta di non vedere e di non sapere. Ascolta l’episodio Il silenzio rende complici

Episodio 3: Fuori dal branco 

Una storia di bullismo in una accademia di eccellenza di rugby. Un padre racconta la sofferenza di un figlio, appena sedicenne, torturato da quattro bulli per cento giorni. Nessuno vede, nessuno sente. Al momento della denuncia dei fatti, il ragazzo viene additato come spia e infame. Le torture proseguono. Il ragazzo abbandona l’Accademia e lascia il rugby. Ascolta l’episodio Fuori dal branco

Episodio 4: Uccidete Khalida! 

È una ragazza, bella, vivace e intelligente, ama il calcio e la vita. E solo per questo diventa un bersaglio, la morte dietro l’angolo. È costretta a fuggire, a dire addio al proprio Paese. Questa ragazza si chiama Khalida Popal, i talebani vogliono ucciderla. La sua è una storia di coraggio e passione, la storia di una donna che non si arrende alla violenza. Oggi Khalida è un simbolo in tutto il mondo, un simbolo di speranza per un Afghanistan ripiombato nella morsa oscura dei talebani, un simbolo per tutte le donne che non vogliono piegare il capo di fronte a violenze e minacce e che cercano di cambiare il corso del proprio destino. Ascolta l’episodio Uccidete Khalida! 

Episodio 5: Fuoco  

La storia di un ragazzino di 12 anni che gioca a calcio, solo una preda per un dirigente accompagnatore che lo segue in ogni squadra che il ragazzo cambia, manipolandolo per oltre dieci anni. La storia di un’archiviazione per avvenuta prescrizione. Il dolore di non aver capito in tempo la propria condizione di vittima. V.F. oggi è un giovane allenatore alle prese con una nuova vita e un nuovo inizio.  Ascolta l’episodio Fuoco

  


Ikaros: la nuova serie de Gli Ascoltabili, un podcast originale Spotify

Rullino i tamburi, squillino le trombe, cinguettino gli uccellini e suonino forte i clacson: in casa Gli Ascoltabili ci sono grandi novità. 

Primo, come ben sapete, abbiamo avviato una collaborazione con nientepopodemeno che… Spotify. Demoni Urbani è piaciuta talmente tanto (e che non ce lo sapevamo?) da chiederci altre stagioni del podcast crime più figo di sempre, in esclusiva! 


Sorry a tutti gli affezionati che ci chiedono perché non carichiamo più le puntate su Spreaker e sui nostri canali… Ricordiamo però che, se non avete Spotify o per qualche motivo non lo utilizzate, potete comunque trovare i nuovi episodi sulla nostra pagina.

Secondo, Spotify ci ha chiesto altri due podcast, e sono, ragazzi miei, SPAZIALI. 

Disruptive: il prima e il dopo del calcio

Del primo sapete già molto: si tratta di Disruptive, il podcast condotto da Angelo Astrei e scritto da Angelo Astrei e Giuseppe Paternò Raddusa. L’argomento? El futbol, signore e signori. 

Nella storia avvengono episodi che diventano spartiacque, separando in modo netto il prima dal dopo. Anche nel calcio è così: persone, giocate e idee hanno rivoluzionato lo sport più seguito dal mondo, stravolgendo le dinamiche di un gioco che vive sul campo ma si alimenta e vive in molti mondi. 

18 episodi, 18 nomi che nel bene e nel male hanno cambiato le carte in tavola, o meglio, nel campo. Da Francesco Totti a Mia Hamm, da Pierluigi Collina a Cristiano Ronaldo, da Franco Baresi a José Mourinho, c’è solo l’imbarazzo della scelta, e il desiderio di partire dal personaggio preferito. 

Ascolta la serie qui!

Ikaros: le ali di cera del rock

Il secondo podcast originale Spotify è la nostra chicca, il nostro fiore all’occhiello, la ciliegina sulla torta. Si chiama Ikaros, le ali di cera del rock, condotto egregiamente da Marco Castoldi, in arte Morgan. Una puntata a settimana, ogni giovedì a mezzanotte (ergo la notte tra mercoledì e giovedì, ve lo diciamo perché pure noi ci stavamo confondendo), a partire dal 21 ottobre.

Ikaros racconta le storie di quei geni della musica la cui esistenza si è consumata troppo presto; artisti che, compressi nelle loro sensibilità estreme, hanno lasciato un’eredità con cui, ancora oggi, facciamo i conti.

Artisti che, per ragioni differenti, hanno “bruciato” le proprie ali, consegnandosi a una vita ipervelocizzata, tragica, destinata al mito.

Miti sofferti e indimenticabili, raccontati da un narratore d’eccezione: Morgan, che offre voce e spirito alle emozioni e alle tensioni che hanno animato queste anime malandate e straordinarie.

Chi sono gli Ikaros? 

Ikaros, ispirandosi al personaggio della mitologia greca che si avvicina troppo al sole bruciando le ali di cera, racconta le storie di quei talenti musicali la cui esistenza si è consumata troppo presto. Artisti che, compressi nelle loro sensibilità estreme, hanno lasciato un’eredità imprescindibile al resto del mondo.

Gli Ikaros, protagonisti di biografie esperite al massimo, di passioni brucianti, dilaniati da luci e ombre, si sacrificano in nome della loro arte. Nel breve periodo di tempo in cui abitano la Terra hanno dato tutto quello che potevano, a chi li ha ascoltati. E, infine, sono volati via, impedendoci di immaginarli “anziani”, cristallizzandosi in eterno nella loro arte. 

Cosa racconta Ikaros?

Gli artisti di Ikaros vengono “abbracciati” dalla narrazione nel momento di maggiore difficoltà delle loro esistenze. Quando stanno per lasciarci per sempre come presenza fisica insediandosi però nella memoria collettiva. Ikaros racconta la morte e racconta la vita. Esalta il senso del tempo che passiamo sulla terra, il desiderio di influenzare il mondo, i suoi cambiamenti, la sua velocità. 

Di quali Ikaros raccontiamo?

Non si tratta di spoiler, state tranquilli. Gli Ikaros di cui vi raccontiamo sono 18, e ne abbiamo nominati nei nostri canali solo alcuni. 

Amy Winehouse, ad esempio, ha dato inizio alle danze giovedì 21 ottobre. Seguiranno, in ordine sparso e segretissimo, Janis Joplin a Kurt Cobain, da Judy Garland a Jeff Buckley senza trascurare Billie Holiday, Brian Jones, Elliott Smith.

Gli altri, però, li dovete indovinare voi! Seguiteci sui nostri social, ogni settimana avrete la possibilità di “indovinare” l’Ikaros prescelto.

Ikaros è già sulla bocca di tutti!

È stato difficile trovare il tono giusto? «Ogni puntata parla di una storia di vita diversa, storie irripetibili di personalità artistiche di grandissimo livello. E così per ciascuna ho usato un approccio e un tono diversi. Mentre leggo sono emozionato perché è come se scoprissi e ascoltassi queste storie per la prima volta. Ho improvvisato. L’ascoltatore partecipa insieme a me alla sorpresa di entrare nelle vite di questi personaggi».

Ragassuoli, siamo finiti anche sul Corriere con un’intervista bellissima che trovate qui. Di certo non la perderete, vero? eh?

Ikaros: ascolta il primo episodio, “Amy si sveglia a mezzanotte”

23 luglio 2011. L’icona r’n’b Amy Winehouse, una delle artiste più popolari della sua generazione, viene ritrovata senza vita nella sua abitazione a Camden Town, Londra. Quello di Winehouse è un talento naturale, una capacità impressionante di scrivere e fare musica, un’abilità straordinaria di generare carisma. Sono tante, tuttavia, le ombre nella sua esistenza: la dipendenza da alcol e droghe, su tutto. La sua morte è uno choc per i fan che ha in tutto il mondo, e per il mondo musicale che perde una delle sue esponenti più libere e creative…

Ascolta Amy si sveglia a mezzanotte qui.


Culture Next di Spotify: perché il podcast piace sempre di più

I podcast sono il futuro, ma soprattutto il presente: sono moltissime le aziende che, finalmente, si stanno muovendo verso questa direzione, e propongono podcast accattivanti che accompagnano il fruitore nelle diverse fasi della giornata. 

D’altronde, che il podcast stia sempre più uscendo dalla nicchia in cui si trova relegato, lo abbiamo già detto qui, per esempio, e poi ancora qui e qui. Abbiamo anche visto come gli altri media abbiano ignorato il fenomeno e ora debbano inseguire una rivoluzione di cui non sono stati partecipi. 

Per fortuna, Gli Ascoltabili è stato tra i pionieri del podcasting in italiano e oggi è leader nel genere true crime, sia tra i podcast gratuiti, sia tra i podcast a pagamento su Audible.

Oggi ce lo conferma anche Spotify, nel suo ultimo report di Culture Next, che vi facciamo scaricare qui

L’analisi di Spotify combina dati qualitativi, quantitativi e interni, intervistando diversi membri della Gen Z (15-25 anni) e i Millennial (26-40 anni) da tutto il mondo. Questo  in collaborazione con Archrival, un’agenzia che si occupa di cultura giovanile. 

Obiettivo del report: capire come due generazioni adiacenti ma già distanti come la Generazione Z e i Millennial affrontano una sfida comune, ovvero quella di ricostruire, dal periodo post pandemia, la cultura dalle fondamenta.

Millennial e Gen Z: perché ascoltano i podcast?

Rispetto all’anno scorso, su Spotify si è visto un incremento di podcast del 108%, con circa 1,8 milioni di titoli: com’è naturale, a essere aumentati sono anche i creatori e i produttori di contenuti, le aziende branded podcast, ma anche gli appassionati che vogliono provare a mettersi in gioco e produrre i propri podcast.

Molti i temi che risvegliano la loro attenzione, chiari i motivi che li spingono a scegliere questo tipo di ascolto: se per i Millennial ascoltare podcast significa cercare conforto nel passato recente, per la Gen Z si tratta, piuttosto, di un modo per evadere da una vita saturata dal digitale.

Millennials e Gen Z: cosa vogliono ascoltare?

Le abitudini di Millennial e Gen Z sono strettamente correlate, com’è normale, al periodo storico che stiamo vivendo. Un periodo, a dir poco stressante.

Secondo i dati raccolti, il 72% dei Millennial e il 63% dei membri della Gen Z concordano sull’importanza dei contenuti audio per ridurre i livelli di stress. Via libera, dunque, non solo a podcast incentrati sulla meditazione, sul self-care o sulla mindfulness. Gli ascoltatori cercano nell’audio un mix di contenuti da abbinare al proprio stato d’animo, playlist musicali che accompagnino le loro sessioni di meditazione, e suoni binaurali che possano alleviare la sensazione d’ansia generazionale. 

L’era post-lockdown ha inoltre causato un bisogno concreto da parte di entrambe le generazioni di fuggire, almeno metaforicamente, dalle quattro mura di casa. Ecco che gli appassionati di musica ascoltano contenuti audio per uscire dalla sensazione di prigionia, utilizzando musica, playlist e podcast per estraniarsi, fosse anche per poco, dal contesto.

I podcast, in particolare, vengono in aiuto a una generazione che ha quasi perso la fiducia nelle istituzioni sociali, nella politica e nella religione. i giornali, la tv, i giornalisti storici sono spesso portatori di notizie traviate, parziali e personali. 

I podcast e i contenuti audio sono percepiti come molto più affidabili, e i podcaster danno una sensazione di autenticità, accessibilità e affidabilità, anche in mezzo a uno scetticismo diffuso. Difficilmente i podcaster seguono copioni preimpostati; più spesso, rivelano il loro sé “reale”, vulnerabile e schietto, con cui gli ascoltatori hanno maggiori probabilità di sentirsi intimamente connessi.

Come devono comportarsi le aziende a riguardo?

Abbiamo appurato come Millennial e Gen Z includano nella loro routine i contenuti audio: per questo i brand possono e devono cogliere l’opportunità e cominciare a interagire attivamente con il proprio pubblico di riferimento, seguendo il flusso ricettivo degli ascoltatori.

Via libera, quindi, a playlist personalizzate “a rotazione”, che aiutino il brand a farsi conoscere, ma che permettono anche agli ascoltatori di essere più ricettivi, cosa facilitata quando i messaggi corrispondono al loro stato d’animo.

In secondo luogo, le aziende devono essere in grado di accogliere nuovi target di ascoltatori, non più differenziati per età anagrafica o genere, quanto per gli interessi.

A titolo informativo, i gamer, che per anni sono stati ragazzi giovani, hanno visto un grande incremento di donne (nel 2019 erano ben il 44%) e sono tra le categorie “nuove” che ascoltano maggiormente contenuti audio: playlist durante le sessioni di gioco, e podcast per imparare e scoprire cose nuove tra una sessione e l’altra. Non per niente, tra il primo trimestre del 2020 e il primo trimestre del 2021, il tempo trascorso in streaming tramite le console di gaming è aumentato del 35%.

Last, but not least, è importante stendere partnership con coloro che creano contenuti interessanti. Non bisogna dimenticare che con l’influenza dei social media le collaborazioni tra musicisti, podcaster, pubblico e brand sono aumentate al punto da cambiare nuovamente il paradigma “produttore/ascoltatore. Le community di fan non vanno trascurate, quanto ascoltate e, accontentate. 

Cosa devono fare i brand, quindi? Devono stare al passo, offrire opportunità uniche per coinvolgere gli ascoltatori, promuovere la connessione con loro attraverso il racconto di sé: ovviamente, utilizzando il podcast, e magari appoggiandosi a piattaforme di podcast gestite da gente che ne sa… come Gli Ascoltabili, naturalmente. 


La storia – non tanto antica – dei podcast

I podcast sono i nostri strumenti di acquisizione di contenuti preferiti. Li ascoltiamo in ogni occasione, in ogni luogo, su ogni piattaforma. Eppure, ci facciamo accompagnare dall’ascolto di podcast da, decisamente, poco tempo.

All’inizio del nuovo millennio, il termine podcasting non esisteva nemmeno. Ma con l’arrivo di varie tecnologie, come l’accessibilità economica ad apparecchiature e software per la registrazione domestica, l’accesso a Internet più rapido e un aumento delle comunità di nicchia che desiderano contenuti on-demand specializzati, ecco che i podcast hanno raggiunto milioni di ascoltatori. Ma cosa facevamo prima di ascoltare i podcast?

Il mondo dei podcast

La storia dei podcast è strettamente correlata alla nascita dell’iPod di Apple. Il primo iPod, lo ricordiamo, è uscito nel 2001. Pochi anni dopo, nel 2004, l’ex VJ di MTV Adam Curry e lo sviluppatore di software Dave Winer hanno ideato un piano che avrebbe consentito loro di scaricare trasmissioni radio online da Internet direttamente sull’iPod.

Winer aveva creato un software aggregatore RSS (Really Simple Syndication) e Curry aveva codificato un programma intitolato iPodder, che poteva estrarre file audio da un feed RSS in modo che potessero essere trasferiti su un iPod. Per la prima volta, i file delle trasmissioni radiofoniche potevano essere archiviati su un lettore portatile e ascoltati, quindi, in movimento.

Così nasce il podcasting: letteralmente, l’unione tra la parola (I)Pod – intesa come “baccello”, “capsula” dallo strumento che raccoglieva i file – e Broadcasting, ovvero “trasmissione”.

Da lì, il podcasting ha iniziato – lentamente ma inesorabilmente – a prendere piede. 

Nell’ottobre 2004 nasce il primo fornitore di servizi di podcast, Libsyn.com (Liberated Syndication); nel 2005 il New Oxford American Dictionary ha indicato la parola “podcastcome parola dell’anno

Dal 2006 al 2013: nuovi temi per il mondo dei podcast

Dal 2006 i podcast si staccano dall’egemonia Apple per diffondersi anche in altri canali: a gennaio, infatti,  Steve Jobs spiegato al suo pubblico come creare il proprio podcast utilizzando il software GarageBand gratuito di Apple.

Un mese dopo, Lance Anderson è diventato il primo podcaster a portare il suo spettacolo in tournée con un tour di podcast dal vivo, The Lance Anderson Podcast Experiment

Quel Natale, il primo podcast in assoluto è partito nientemeno che da Buckingham Palace, quando il discorso del giorno di Natale della Regina Elisabetta fu reso disponibile per il download come podcast.

Nel 2007 i podcast hanno iniziato a guadagnare riconoscimenti per l’enorme pubblico che stavano accumulando. Ricky Gervais ha stabilito il Guinness World Record per il podcast più scaricato, con oltre 250.000 download per episodio.

Nel 2009 i podcast hanno raggiunto un altro traguardo: Edison Research ha riferito che il 43% degli americani aveva sentito parlare di podcasting almeno una volta nella vita; negli anni successivi, ecco che i podcast si ritagliano un posto importante nella coscienza pubblica, diventando il medium su cui puntare per la veicolazione di contenuti.

Un momento di svolta nella storia dei podcast: prima e dopo il 2014

Nel 2014 This American Life ha pubblicato Serial, un podcast di giornalismo investigativo, nel quale la conduttrice Sarah Koenig riapriva un caso di un omicidio del 1999 e, attraverso una serie di conversazioni telefoniche, costruiva un legame con l’ipotetico assassino, del quale non v’era certezza avesse commesso il crimine.

Per il suo uso innovativo del podcast e per l’accattivante dinamica sviluppata tra Koenig e i soggetti delle sue interviste, Serial ha conquistato la nazione come nessun podcast era (ancora) stato capace di fare. Per fare un esempio, Serial è stato il primo podcast ad essere parodiato su Saturday Night Live ed è diventato il primo podcast a vincere un Peabody Award.

Sempre nel 2014, poi, avvengono altre due episodi destinati a fare la storia del podcast. In primo luogo, allo show reso podcast di Marc Maron WTF partecipa nientemeno che Barack Obama; e il New York Times debutta con un podcast homemade, The Daily. 

Podcasting ai giorni nostri

Agli albori del 2015 era stato riferito che, entro il 2019, 165 milioni di persone avrebbero ascoltato podcast e 90 milioni di americani avrebbero ascoltato podcast almeno una volta al mese. L’era del podcasting era ormai prossima all’avvento. 

Per anni, Spotify si è conteso testa a testa il primato con Apple Music per la condivisione audio. Dopo essersi evoluto in una piattaforma dominante per la musica, Spotify ha iniziato a compiere una serie di mosse strategiche nel tentativo di consolidarsi anche come piattaforma principale per i podcast.

Nel 2019, Spotify ha acquisito il principale studio di podcast Gimlet Media, responsabile di programmi popolari come StartUp, Reply All e Crimetown. Ci abbiamo scritto un bel pezzone a riguardo, lo trovate qui

Non solo: negli ultimi mesi Spotify ha anche acquistato la piattaforma per la creazione di podcast Anchor e la società di produzione di podcast Parcast.

Nel luglio 2020, la società di radio satellitare SiriusXM ha rivelato la sua determinazione ad espandere i suoi orizzonti in tema podcast acquisendo l’app di podcast Stitcher come parte di un accordo da 325 milioni di dollari.

Mentre il podcasting era inizialmente celebrato come un mezzo democratico in cui i creatori indipendenti potevano trovare la loro voce, un segmento predominante del settore sta ora seguendo le orme di altri media mainstream e viene scelto per accordi esclusivi con varie reti, costruendo verso un sistema che potrebbe presto rispecchiare l’offerta/scontro dei principali canali di streaming.

Il futuro del podcasting

Si può già parlare del futuro del podcasting? Forse qualcosa si può dire. Probabilmente ci troveremo davanti a una rapida accelerazione della podcast-mania, con investimenti cospicui di tempo, risorse e denaro da parte non solo dei piccoli e grandi produttori di contenuti streaming, ma anche delle diverse aziende.

Entro la fine del 2021, si prevede che le entrate pubblicitarie dei podcast supereranno il miliardo di dollari. 

E anche se può sembrare che il podcasting si stia evolvendo troppo velocemente, è bene ricordare che è un mezzo ancora molto giovane. E, come tutti i giovani, è imprevedibile, e noi saremo come sempre in prima linea per carpirne tutte le sue nuove e vecchie peculiarità. 


Podcast narrativi: tra realtà e finzione, i migliori titoli de Gli Ascoltabili

I podcast non ci stancano mai, e passeremmo le ore attaccate ai nostri dispositivi per ascoltare le nostre puntate preferite dei nostri podcast preferiti (d’altro canto noi de Gli Ascoltabili pubblichiamo i migliori podcast in questo universo mica per niente), e siamo assetati storie. Storie vere, storie verissime, fiction, non fiction: storie crime, storie storiche, storie d’attualità. I podcast disponibili sono infiniti, così come i generi, gli argomenti, gli host, le sensazioni.

In ogni caso, da sempre la lotta tra gli amanti della fiction e i cultori della non-fiction si sono scontrati alacremente, manco fossimo alle Termopili. Da un lato, i fan sfegatati del reality sfoggiano i loro podcast veri anzi verissimi: saggi, interviste, testimonianze, documentari; dall’altra, gli amanti del fantastico, che dai podcast vogliono una via di fuga dalla stessa realtà: e allora via di storie, storie e ancora altre storie.

Ma noi non saremmo gli autori dei vostri podcast preferiti, se non cercassimo di accontentare i nostri amatissimi ascoltatori. In che modo, vi domanderete? Elementare, Watson! Proponendovi alcuni podcast narrativi che mescolino sapientemente fiction e non fiction, realtà e immaginazione, fatti concreti ed elaborazioni verosimili.

Insomma, in due parole: podcast narrativi, baby!

Folco Files: casi di insana sanità

Attenzione attenzione, c’è un nuovo investigatore in città. Oddio, non è proprio un investigatore, e non siamo proprio in città… Potete trovarlo fuori dal pronto soccorso, oppure tra i corridoi degli ospedali italiani, con un caffè in mano e il suo taccuino nell’altra. È Folco Scuderi, professione Risk Manager. Per capirci, è l’uomo che i direttori sanitari chiamano quando, a causa di un episodio di malasanità, vengono denunciati da un paziente, o da un familiare: suo è il compito di decidere se un caso meriti un risarcimento oppure no.  Per farlo, Folco si immerge profondamente nelle storie delle persone che ha intorno, tra pazienti incazzati, direttori sanitari spaventati, professionisti sanitari allo stremo.

Ogni caso è diverso, ogni persona ha la sua versione dei fatti: Folco studia, s’impiccia, domanda. La verità non è sempre sotto al naso di tutti, e quando c’è di mezzo la salute, ogni minimo dettaglio può fare la differenza. In ballo non ci sono soltanto risarcimenti, ma la vita, la consapevolezza e la fiducia delle persone, in un sistema che non sempre fa ciò che promette. 

Folco Files racconta in ogni puntata un caso di malasanità, partendo da storie realmente accadute, un po’ Dottor House, un po’ X-Files. 

Le storie raccontate sono ispirate a fatti realmente accaduti: abbiamo coinvolto un vero Risk Manager – Flaviano Antenucci, che vogliamo ringraziare pubblicamente – che ha seguito il team autoriale durante le varie fasi della produzione del podcast. La voce è del magnifico Maurizio Trombini

Tra fiction e non-fiction: La mia Storia

La mia storia è il podcast narrativo incentrato su donne e uomini comuni al cospetto di grandi avvenimenti storici. 

Nata nel 2018 da un’idea di Giacomo Zito, la serie è la quintessenza del modo di intendere e fare podcast del nostro gruppo creativo. Alla base, come sempre, c’è il potere della narrazione: in ogni episodio facciamo la conoscenza di un personaggio – fittizio ma verosimile – che si trova alle prese con una vicenda personale. Sullo sfondo nel frattempo si consuma un evento di portata ben più grande, destinato a passare alla storia.

Che si tratti di un fatto criminoso, di un evento sportivo o – come in uno dei nuovi episodi – di un chiacchieratissimo royal wedding, la cronaca si impone nelle vite dei protagonisti influenzando spesso le loro scelte o cambiando la loro prospettiva sulla realtà.

Tra verità, finzione, verosimile, questo podcast gratuito propone dunque un’antologia di racconti in cui ordinario e straordinario si mescolano, per offrire un punto di vista inedito e invitare a guardarci sempre attorno: perché in ogni istante può compiersi la storia

Ad arricchire la narrazione, un ricco sound design che tra effetti sonori e musiche suggestive non manca di includere frammenti di notiziari reali, aiutando l’ascoltatore a immergersi nei fatti conosciuti di un passato più o meno recente che ci riguarda tutti. Ascoltate qui tutte le puntate!

Demoni Urbani: la quinta stagione in esclusiva su Spotify

Demoni Urbani, la serie crime ormai diventata cult, che ripercorre i più atroci delitti compiuti nelle città italiane e non, è tornata, più frizzante e sanguinolenta che mai. È la nostra regina dei podcast narrativi.

La perturbante voce di Francesco Migliaccio ci accompagna nuovamente verso storie criminali conosciute e meno conosciute, alla scoperta del “lato oscuro” Una narrazione vibrante che, tra indagini sul comportamento umano e descrizioni da medico legale, trasporta l’ascoltatore indietro nel tempo, facendolo sentire parte integrante di luoghi e culture spesso dimenticati. 

Sì, perché per molti versi la grande protagonista silenziosa di Demoni Urbani è lei: la città, con il suo carico di storia e tradizioni, con i suoi abitanti che vedono, mormorano, sentenziano, da dietro una tenda appena scostata o radunati attorno al tavolino di un bar… detentori di una memoria collettiva che, di volta in volta, ci consegna un tassello preziosissimo della nostra cultura.

Nell’ultima stagione ci siamo allargati oltre confine, cercando e investigando storie di crimini violenti avvenuti in diverse parti del globo – a partire da Harakiri 3.0, la prima puntata della quinta serie, ambientata in Giappone, e che potete ascoltare qui.

La quinta stagione di Demoni Urbani, in esclusiva su Spotify è online.

Lady Killer: un format originale, tra cronaca e fiction

Lady Killer è uno dei podcast narrativi nato dalla partnership tra Gli Ascoltabili e Audible – esattamente come i nostri podcast Agatha Christie Scomparsa e Il Mostro – ed è una serie true crime dedicata alle principali serial killer donne della storia.

Dall’inglese Mary Ann Cotton, alla “saponificatrice di Correggio”, passando per nomi meno noti quali Enriqueta Martì o Margarita Sanchez, fino a vere e proprie “celebrità” come Aileen Wuornos… sedici storie in grado di far accapponare la pelle anche agli habitué del genere. Autentiche sanguinarie o presunte tali, le “lady assassine” sono tutte accomunate da un vissuto fuori dal comune, che ha contribuito a plasmarne la psiche e/o determinarne le azioni. Un passato fatto di abusi, ingiustizie e violenza.

Ogni episodio di Lady Killer parte da un punto nodale della vita della protagonista, per poi allargarsi al racconto della sua storia, alle uccisioni, espresse con abbondanza di dettagli, in un dispiegarsi cronologico di tutti gli elementi che hanno formato il profilo della donna, fino all’epilogo. Un perfetto mix tra realtà e finzione. Ascolta Lady Killer qui!


E sommersi soprattutto da podcast musicali

Come ben sappiamo, i podcast sono un fenomeno ormai diffusissimo in una vasta gamma di ambiti, Tra questi, i podcast che trattano il tema della musica, in tutti i suoi aspetti e generi, attraggono sempre più l’attenzione del pubblico, da quello più giovane fino ai podcaster adulti. Scopriamo di più sul mondo dei podcast musicali!

I podcast e la musica: amici naturali

I motivi della diffusione dei podcast sono ormai ben noti a tutti. Si tratta di un metodo di informazione, intrattenimento, e più in generale, di un mezzo di comunicazione che si adatta a diversi stili di vita e ad ogni momento della quotidianità. Secondo i dati Nielsen, infatti, i podcaster italiani sono aumentati del 217% nel giro di tre anni. L’ascolto dei podcast, quindi, è ormai un’attività tanto naturale come il semplice ascolto della musica, soprattutto nella sua versione in streaming. Pare ovvia, dunque, una riconciliazione di questi due fenomeni, ormai ben conosciuti, in un’unica soluzione: i podcast musicali! Questi si occupano di approfondimenti, racconti e informazioni che possono offrire una più profonda conoscenza di un genere musicale, degli artisti e delle singole canzoni. Insomma, una combinazione che permette di arricchire il mondo della musica.

Per giovani e non solo: i podcast musicali per tutte le generazioni

Il collegamento tra giovani e podcast musicali è diretto. Infatti, gli approfondimenti sugli artisti del momento, sulla loro storia e le proprie aspirazioni di vita sono un fattore di interesse tra gli adolescenti e i giovani adulti. In risposta ad un tale interesse, la maggior parte dei podcast musicali non può che rivolgersi ai generi più in tendenza tra il pubblico più giovane.

Prova di ciò è la classifica Spotify 2020, che vede come genere musicale vincente il Rap e la Trap, a cui i podcast musicali rivolgono quindi una crescente attenzione. In questi contesti trovano posto anche gli approfondimenti da parte degli artisti stessi, che raccontano e promuovono il proprio genere musicale, stimolando anche la curiosità del giovane pubblico, che si avvicina a quel genere di musica.

Tuttavia, i podcast musicali non ricoprono solo i trend più in voga nella Generazione Z. Infatti, sono molti i podcast che trattano le varietà musicali più disparate. Tra questi troviamo il pop, hip hop, rock, indie e persino i cantautori d’altri tempi. Si approfondiscono anche qui le tematiche, le vicende storiche e le loro implicazioni nella musica contemporanea. Uno sguardo a tutto tondo sulla musica che, come sappiano, non ha età, così come i podcast musicali!

Ma quali e quanti sono i podcast musicali più conosciuti in Italia?

Nel nostro paese, i podcast che trattano di musica sono numerosissimi e ricoprono diversi generi. Trattano delle storie degli interpreti musicali, nonché di curiosità e aneddoti sul mondo della musica. Ecco, di seguito, alcuni dei più conosciuti.

Iniziamo come Long Story Short, un podcast che si focalizza sulle vite dei musicisti e artisti musicali con appuntamenti settimanali. Oltre alle storie degli artisti, si parla della loro evoluzione artistica, degli ostacoli e delle possibilità di successo che hanno incontrato nella loro carriera.

Per gli amanti dell’hip hop troviamo poi il podcast Storie di Hip Hop e R&B, in cui vengono narrati i percorsi degli album del genere musicale, dalla loro nascita fino al loro tramonto o, addirittura, l’impatto sulla musica contemporanea. Inoltre, gli autori del podcast si concentrano su 5 topic che includono il contesto, le rime, il talento, i fatti e il destino.

Non dimentichiamo poi anche Spinnit, che non si concentra invece su un genere musicale unico, ma preferisce spaziare tra vari settori musicali, dal rock al blues, passando per il jazz e il pop. In questo caso, oltre agli album e artisti più famosi della storia della musica, vengono offerti aneddoti avvincenti, curiosità e, addirittura, gli strumenti per interpretare i testi e la loro vocazione. Un podcast con uno sguardo a 360° sulla musica!

Ma la musica nasce, per sua natura, dagli strumenti. Gli amanti della chitarra, ma non solo, non possono quindi perdersi le puntate di Chitarra da bar, podcast che tratta temi differenti in ogni puntata, a partire dalla scelta degli strumenti musicali fino al focus sugli interpreti musicali di tutto il mondo.

Per i più romantici, invece, la soluzione giusta può essere Romantic Italia, podcast che nasce da un libro e ripercorre la storia della musica mettendo al centro il cuore. Qui si trovano anche nozioni interessanti sulla discografia romantica, dai suoi albori fino ad oggi.

Ma, cosa c’è di meglio di un podcast in cui l’autore è il nostro artista musicale preferito? Il mondo dei podcast offre anche questo! Alcuni dei più famosi artisti hanno infatti deciso di creare il proprio podcast per “raccontarsi” meglio e far conoscere la propria carriera e i propri brani più nel profondo. È il caso del podcast di Jovanotti, Jova Beach Radio Podcast, in cui l’artista italiano racconta le canzoni del suo nuovo album. Più recente è il podcast Rif di Marco Mengoni, in cui il cantante diventa conduttore e discute con altri ospiti del mondo della musica o di altri settori, in un formato intervista. Per chi, poi, avesse dimestichezza con la lingua inglese e fosse interessato alla storia del compositore Ludovico Einaudi, il podcast Experience: The Ludovico Einaudi Story è l’ideale.

Uno sguardo ai podcast di musica internazionale

I podcast musicali, naturalmente, non si fermano ai confini. D’altronde, i podcaster italiani seguono moltissimi artisti e band internazionali. Di conseguenza, per chi non ha problemi nella comprensione dell’inglese, si apre un altro mondo: i podcast musicali internazionali. Tra questi, di enorme successo è Song Exploder, podcast in cui gli artisti più famosi provenienti da tutto il mondo parlano delle proprie canzoni, facendole “esplodere” di contenuti, e spiegando ogni passo che ha portato alla nascita dei brani. Ma anche qui troviamo podcast per tutti i podcaster. Nell’ambito della musica pop troviamo Switched On Pop, che scava nelle melodie della canzoni pop, mentre per la musica elettronica è conosciuto Resident Advisor. Non manca il podcast internazionale per gli amanti della musica classica e per i compositori, ovvero Composer of the Week, sulla piattaforma online della BBC.

Insomma, non c’è limite ai podcast musicali, così come non c’è limite alla musica. Non resta che augurarvi un buon ascolto!

https://www.iconsultant.it/ascoltare-i-podcast-un-fenomeno-in-continua-diffusione/

https://www.quotidiano.net/magazine/podcast-musica-1.5185342

https://www.musicpromoter.it/i-migliori-podcast-realizzati-da-musicisti-e-cantanti/

https://podcast-italia.com/ginger-generation-podcast/

https://www.whathifi.com/features/10-of-the-best-podcasts-for-music


Calls di Apple TV+: la serie tv in cui comanda l’audio

La rivoluzione di Calls: un po’ serie tv, un po’ podcast

Nel marzo 2021, una nuova serie tv è approdata su Apple TV+, la piattaforma per lo streaming video di Apple: si tratta di Calls. Rispetto ad altri titoli del marchio, è passata un po’ in sordina, forse proprio per il formato inusuale. Eppure, si tratta di una serie tv di altissima qualità, oltre che di grande interesse per lo sviluppo dei contenuti audiovisivi.

Perché mai parlare di una serie tv su Gli Ascoltabili? A essere precisi, Calls è una sorta di via di mezzo tra un podcast e una serie tv. O almeno questo è il modo più semplice e veloce per inquadrarla. 

La serie si compone di nove episodi da circa un quarto d’ora l’uno, in apparenza slegati tra loro. Ogni episodio consiste in una o più telefonate, di cui si sente solamente l’audio. Ciò che compare a video non sono scene live action, ma i nomi degli interlocutori, i testi dei dialoghi e una grafica in stile “futuristico” che interagisce con il parlato simulando radiofrequenze e non solo. 

Noiosa? Tutt’altro: grazie alla qualità di scrittura, Calls tiene incollati allo schermo. 

La particolarità di questa serie è che, sebbene sia pensata per un supporto video, affida all’audio le redini della narrazione. Per una volta, quindi, il video si sviluppa in funzione dell’audio, e non viceversa. Ciò però non significa che la serie possa essere seguita anche solo ascoltando (come un podcast). La parte visiva in Calls è importantissima, studiata nella sua essenzialità per aumentare l’impatto emotivo. Le grafiche animate di volta in volta rappresentano onde sonore, linee telefoniche che si incrociano, ma anche sospiri, esitazioni, distanze (fisiche o psicologiche) tra i personaggi. È interessante anzi notare come il ruolo dell’immagine muti leggermente da un episodio all’altro.

Nel complesso, viene reso efficacemente il tema della comunicazione oltre il tempo e lo spazio, che fa da fil rouge tra le puntate.

Spazio al sonoro, ovvero spazio all’immaginazione. All’insegna dell’horror

Calls di Apple TV+ prende spunto dall’omonima serie francese scritta da Timothée Hochet e prodotta da Canal+. La versione americana, ampiamente rivista sia sul piano visivo che uditivo, è adattata e diretta da Fede Álvarez

Intervistato sulla nascita di questa serie tv mystery/horror, il regista uruguaiano ha affermato che ha subito accolto favorevolmente la proposta di Apple, perché non capita spesso a Hollywood di poter lavorare su qualcosa di totalmente nuovo.

Ben noto agli amanti del cinema horror (suoi il remake di La Casa e Man in the Dark), Álvarez attinge alle basi del genere a lui familiare per sfruttare tutto il potere evocativo del sonoro e associarlo a un trattamento visivo perturbante. La sfida principale – dice – è stata tradurre in questo particolare linguaggio grafico gli espedienti comunicativi utilizzati abitualmente con film e serie live-action. In più, il regista si è trovato a fare “un passo indietro” rispetto al solito, per fare spazio alla capacità immaginativa degli spettatori.

Un buon equilibrio tra audio e video nel supportare la narrazione è forse il principale punto di forza della serie. Come diceva Ennio Morricone: “Il cinema – la tv in questo caso – è un’arte che coinvolge udito e vista e che solo nella loro democratica parità di fruizione può vedere esaltati i suoi significati”.

Anche il cast di voci conta nomi celebri: Aubrey Plaza, Rosario Dawson, Aaron Taylor-Johnson, Pedro Pascal, Nick Jonas, Mark Duplass, Jennifer Tilly e molti altri.

Il cast vocale completo è stato annunciato soltanto con l’uscita della serie. La registrazione dei dialoghi si è svolta nel 2020, durante la pandemia di COVID-19: all’ascolto non si direbbe, ma gli attori hanno registrato i dialoghi separatamente, ognuno a casa propria a causa del lockdown. A quanto pare, la distanza reale li ha aiutati a entrare nella parte. Ha inoltre favorito un metodo di lavoro dinamico e focalizzato esclusivamente sugli elementi base della produzione: la storia e i suoi interpreti.

Calls, una riflessione su relazioni e comunicazione

Tra le serie tv del 2021, Calls è sicuramente un gioiellino da non perdere. Non solo per chi divora storie del piccolo schermo, ma anche per chi ama i podcast di qualità (o anche i vecchi serial radiofonici): d’altronde, chi meglio di un appassionato di emozioni “in cuffia” può apprezzare un prodotto del genere? Ovvero una serie che può ispirare modalità alternative di trattamento audio/video, e far riflettere sulle possibilità offerte dal mezzo sonoro.

Lo stesso tema della comunicazione, come si diceva, è al centro del concept di Calls. Come spesso accade nel genere horror contemporaneo, infatti, l’elemento paranormale (di cui non riveliamo nulla) è soltanto un mezzo per parlare di un’umanissima quotidianità.

Tra grida, interferenze, silenzi, versi inquietanti, le telefonate raccontano di relazioni guastate o falsate da una lontananza che è emotiva più che geografica. Pezzi di vita tenuti insieme da un sottilissimo filo, quello del telefono, su cui corrono dialoghi colmi di non detto. È qui che emerge il potere della voce, capace di comunicare molto anche senza parlare o senza dire ciò che vorrebbe davvero, solo con un cambio di tono, un gemito, o una risata. Si nota quindi anche l’importanza di attori professionisti per veicolare una buona storia. 

Non sappiamo se e quanto si parlerà di Calls nei prossimi anni, né se è prevista una stagione 2.

In atteso di scoprirlo, ci perdonerete se ci siamo concessi per una volta di parlare di video su Gli Ascoltabili: qualunque contenuto è di nostro interesse, se è di ispirazione per immaginare nuove frontiere dell’intrattenimento! 

Tutti i podcast de Gli Ascoltabili sono disponibili qui


La qualità dello streaming audio sulle piattaforme di musica in streaming

Al giorno d’oggi, nel momento storico in cui le piattaforme online e social network mostrano una crescita esponenziale in termini di utenti e di mercato, la qualità diventa un parametro imprescindibile. In particolare, nell’ambito musicale, la competitività delle varie piattaforme musicali in streaming si basa sempre più sull’aspetto qualitativo del servizio offerto. Questa particolare attenzione alla qualità dell’audio è diventata sempre più di un’esigenza per gli ascoltatori, i quali sviluppano una crescente sensibilità al ‘sonoro’. Di conseguenza, oggi i servizi di piattaforma musicale in streaming non possono prescindere dalle richieste sempre più esigenti dei numerosi audiofili.

Prima di tutto, quali sono le maggiori piattaforme di musica in streaming?

Negli ultimi anni, il mercato della musica in streaming si è evoluto in tempi record, creando una vera e propria generazione di piattaforme competitive di nuova generazione. Tra le più conosciute e di successo troviamo Spotify, Amazon Music, Apple Music, Tidal, Youtube Music,  Quobuz e Deezer. L’elevato numero di applicazioni per smartphone, tablet, pc e, addirittura, smart TV, rende però necessario a tali servizi di differenziarsi dai competitor, insomma, si tratta una sfida all’ultimo ‘sound’!

La qualità audio, quindi, fa una grossa differenza.

Con ‘qualità audio’ si intende, principalmente, la riproduzione musicale che più si avvicina alla versione originale dell’audio. Per quanto riguarda il formato, più tecnicamente, i file musicali sono formati da ‘Byte’, i quali sono ulteriormente divisi nei cosiddetti ‘Bit’. Sono proprio questi ultimi che determinano la ‘risoluzione’ dell’audio, in combinazione con il valore di campionamento, espresso invece in ‘Kilohertz’ (kHz). Troppi tecnicismi? È vero, ma sono elementi molto importanti: è proprio su questi, infatti, che si basa la qualità dell’audio nelle diverse piattaforme musicali.

Qual è la qualità offerta dai vari servizi streaming musicali? Osserviamoli più da vicino.

Innanzitutto, non si può non citare Spotify, la popolarissima applicazione svedese in streaming on demand per musica e podcast. Sebbene offra diversi servizi e possibilità di salvare i contenuti o di riprodurli in altri dispositivi, la sua qualità audio non può definirsi ottimale: vengono raggiunti, al massimo, i AAC[1] 320 Kbit/s nella versione Premium. Insomma, Spotify punta su altro.

In quanto al secondo per popolarità, Amazon Music, ‘la musica è diversa’. Infatti, l’offerta di musica in streaming di Amazon, oltre a disporre di numerosi dispositivi di riproduzione, vanta nella versione HD una qualità di Flac[2] 44.1 KHz / 16 bit, mentre nel piano Ultra HD tocca i Flac 192 KHz /24 Bit.

Cosa dire di Apple Music? Disponibile per tutti i dispositivi Apple, da iPhone a Mac, Apple Music non rappresenta il candidato perfetto per gli audiofili più rigorosi: i propri file musicali non vanno oltre AAC (Lossy) 256 Kbit/s. Quindi, anche Apple, così come Spotify, punta su fattori diversi, come l’integrazione e il supporto dei vari dispositivi prodotti dall’azienda.

Una piattaforma streaming che ha fatto della qualità audio un suo punto di forza è Tidal. Di base, Tidal offre un servizio musicale ad alta risoluzione, che parte da AAC 320 Kbps nella versione base, per raggiungere Flac 44.1 Khz /16 Bit nella versione Hifi. Ma non è tutto: Tidal ha introdotto dal 2017 la modalità MQA (Master Quality Authenticated) che permette di arrivare ad una qualità di 192 kHZ / 24 bit.

Non si può omettere la piattaforma Youtube Music, che di recente ha sostituito Google Play Music. Il nome richiama il buon vecchio ‘Youtube’, con il quale si integra. Ma quali sono le sue performance in termini di qualità audio? Il servizio può raggiungere almeno AAC 256kbps nella più alta delle qualità disponibili. Quindi, il punto di forza di Youtube Music resta la funzione video, piuttosto che una qualità sonora elevata.

Conoscete, poi, Qobuz? È un servizio musicale streaming francese che scommette sulle figure audiofili, amanti del sonoro di alta qualità. Disponibile per Apple e Android, Qobuz dispone di una qualità audio Flac 192 Khz / 24 Bit nella sua versione in alta risoluzione. Nel piano base invece, si aggira intorno ai Flac 44.1 Khz/ 16 Bit, niente male rispetto la concorrenza!

Infine, concludiamo con Deezer, piattaforma di musica streaming che mette a disposizione diverse opzioni per la riproduzione delle playlist musicali personalizzate (modalità Flow). Considerando le versioni free e premium, la qualità dei file musicali tocca rispettivamente i 128 Kbit/s e i 320 Kbit/s nel formato MP3. Ma le prestazioni migliori si riscontrano nella versione HiFi del servizio streaming, dove la qualità è pari a Flac 44.1 kHz / 16 Bit.

Cosa possiamo concludere da una tale analisi?

Queste sono solo alcune delle piattaforme streaming per la riproduzione musicale, molte altre stanno crescendo e altrettante verranno lanciate nel breve termine. Il mercato dei servizi musicali streaming è, infatti, in costante evoluzione, così come il costante miglioramento dei formati audio disponibili.

Certo, non tutti gli utenti possono definirsi audiofili con esigenze molto alte rispetto la qualità audio, poiché molti ascoltatori possono prediligere un piano più economico, oppure la possibilità di riproduzione e integrazione musicale con altri dispositivi.

Resta il fatto che gli utenti sono sempre più alla ricerca della perfezione, soprattutto nel momento in cui i dispositivi di riproduzione si evolvono rapidamente, permettendo di percepire in modo accurato ogni Bit. La qualità del sound può, quindi, davvero rappresentare la sfida dello streaming musicale del futuro.


[1] Advanced Audio Coding (.aac, .mp4 oppure .m4a) – Fa parte dei ‘Formati audio compressi con perdita di qualità’.

[2] Free Lossless Audio Codec (.flac) – Fa parte dei ‘Formati audio compressi senza perdita di qualità’. La struttura dei dati dell’audio originale non viene modificata.


E alla fine arrivano i podcast Amazon Music in Italia

Udite Udite, cari amatori di podcast e podcaster incalliti… chi si è aggiunto alla già abbondante lista di produttori e distributori di podcast? Dopo Google, Netflix, Apple e chi più ne ha più ne metta, il super colosso Amazon, già creatore dell’incredibile piattaforma Audible (a proposito, sapete che abbiamo prodotto anche noi alcune serie per Audible, come Agatha Christie scomparsa, Lady Killer e Il Mostro?), decide di aprire ai podcast un nuovo canale dei suoi: Amazon Music.

A partire dal 14 aprile, infatti, Amazon Music accoglie tanti nuovi podcast, alcuni già conosciuti dal pubblico, altri freschi freschi e prodotti in esclusiva per Amazon Music. Di che si tratta, come ascoltarli, dove ascoltarli? È presto detto.

Podcast e Amazon Music: parola d’ordine, fidelizzare

In un’intervista recentissima Craig Strachan, Head of Podcasts Europe di Amazon Music, spiega come è nata la necessità – per non dire il bisogno – di aggiungere i podcast all’abbondante offerta del colosso americano.

«I podcast esistono da un po’ di tempo, ma nel corso dell’ultimo anno hanno trovato un’ulteriore spinta a causa dei lockdown: la gente li ascolta di più e ci sono anche più persone che li creano[…]. Dopo aver lanciato i podcast negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania, Giappone, Messico e Brasile, «L’Italia era uno dei mercati successivi: pensiamo che sia una buona opportunità, e del resto sono i nostri stessi utenti a chiedercelo».

Chi lavora nell’ambiente, chi produce contenuti editoriali di diversa natura lo sa bene: i podcast sono un ottimo terreno per piantare progetti interessanti anche perché sono ancora molte le persone che non conoscono questo mondo e che, potenzialmente, possono diventare grandi fan. L’idea è quindi quella di scoprire questi potenziali fruitori, e fidelizzarli.

In questo sta la più evidente differenza tra altre realtà che producono podcast, a partire da Apple: se Apple, infatti, ha proposto app separate per musica e podcast, Amazon sceglie un’altra strada: un unico luogo dove poter ascoltare la propria musica preferita e insieme scoprire nuovi podcast – nello stesso modo, per intenderci, di Spotify

«Vogliamo rimuovere la “frizione” dello spostamento da un’app all’altra per l’ascolto di podcast. Se la parte musicale si basa sulla personalizzazione, la proposta dei podcast viene curata editorialmente, che secondo noi è il modo migliore per diffonderli».

Amazon Music: quali podcast ascoltare

Quali podcast possiamo trovare su Amazon Music? È presto detto. Innanzitutto, potete trovare alcuni dei podcast di successo più apprezzati dagli italiani, come La zanzara o Morgana, ma Amazon non si è certo fermato qui. Come molte altre piattaforme prima di loro, anche Amazon Music ha deciso di puntare sulla produzione di contenuti audio originali. 

Due esempi significativi si possono riscontrare nei due podcast il Dr. Death e Bunga Bunga. Il primo è la versione italiana dell’omonima serie condotta da Laura Beil, molto popolare negli Stati Uniti, basato su casi di negligenza medica (Noi abbiamo trattato il tema nel bellissimissimo podcast Folco Files, il nostro Risk Manager in corsia, che nel corso della serie ha avuto a che fare con tanti casi di malasanità – il tutto raccontato dalla voce del meraviglioso Maurizio Trombini), il secondo è un podcast di Whitney Cummings, comica statunitense che racconta in forma ironica la vita di Silvio Berlusconi.

Su Amazon Music si possono trovare contenuti di informazione e di intrattenimento come il podcast curato da Il sole 24 ore, Start; Mitologia: le meravigliose storie del mondo antico show, di Alessandro Gelain, filosogo e attore che ci racconta le storie dei miti greci e romani; ma anche podcast come Morgana, Muschio Selvaggio, Gli Slegati, Da Costa a Costa e molti, moltissimi altri. Siamo solo all’inizio: ogni giorno saranno introdotti tanti nuovi podcast e tante puntate ed episodi nuovi. Aspettare per credere. 

Amazon Music e podcast: come usufruirne e quanto costa

Ascoltare i podcast di Amazon Music è semplicissimo. Possiamo usufruire di Amazon Music senza costi aggiuntivi, semplicemente con il proprio account Amazon. Ognuno può ascoltare le proprie puntate preferite tramite l’app di Amazon Music, oppure il sito web. I contenuti disponibili sono moltissimi, sono divisi per categoria e si possono scoprire nuovi contenuti di qualità attraverso suggerimenti ad hoc. 

Come per la musica, l’ascolto di podcast tramite Amazon Music si avvale di funzioni come lo skip di 15 o 30 secondi, il raddoppio della velocità, la programmazione dello spegnimento automatico. Oltre che con l’app e il sito web, i podcast di e su Amazon Music si possono ascoltare sui dispositivi Amazon Echo e tramite il client web, accessibile all’indirizzo music.amazon.it/podcasts.

Anche Roberto Piola, Head of Amazon Music Italia, dichiara: «I clienti italiani possono ora godere dei loro contenuti preferiti in vari formati. La nostra missione è arricchire la loro esperienza di intrattenimento e con il lancio dei podcast è esattamente ciò che stiamo facendo […] Inoltre, per Amazon Music, questa nuova offerta, insieme al live streaming disponibile direttamente all’interno dell’applicazione, rafforza il nostro ruolo centrale per i creatori di contenuti».

Intanto, noi continuiamo a goderci l’ascolto dei migliori podcast italiani su tutte le principali piattaforme di streaming audio: naturalmente, sempre con un “orecchio di riguardo” per i mitici podcast de Gli Ascoltabili! Da Demoni Urbani a Tutte le famiglie felici, da Folco Files a Il podcast del disagio, da La mia storia a Gli adolescenti si fanno male… dal 2018, Gli Ascoltabili produce podcast gratuiti per tutti i gusti e le occasioni.


Potere al sonoro: il fenomeno dei vocaloid

Vocaloid: che cosa sono (o meglio, sono stati)

In un passato recente, per una nicchia di appassionati, grazie ai vocaloid le tecnologie audio hanno preso il sopravvento, dimostrando di poter dominare il mercato musicale anche facendo a meno del corpo umano. Un fenomeno che oggi forse è giunto al tramonto, perché dunque parlarne nel 2021? Perché fa riflettere sulla possibile evoluzione dei mezzi di fruizione audio, compresi i podcast.

Cantanti “robot”, concerti tenuti da ologrammi… fantascienza? No, è il magico mondo dei vocaloid. Che cosa sono? Per essere precisi, sarebbe più corretto chiedersi che cos’è: vocaloid è un sintetizzatore software che nasce nei primi 2000, con lo scopo di sintetizzare la voce umana semplicemente immettendo il testo e la melodia di una canzone. 

Creato per l’appunto come programma per l’audio, presto Vocaloid è diventato molto di più: si è deciso di immettere nella sua banca dati una serie di voci diverse associate ad altrettanti personaggi di fantasia, presentati in forma animata. Quel che è successo è che i cantanti inventati sono diventati delle vere e proprie star in Giappone (e non solo): è così che quelle che dovevano essere semplici mascotte si sono trasformate nel vero prodotto! 

Oggi con il termine vocaloid si identificano proprio questi personaggi, che – dice qualcuno – potrebbero aver ispirato fortemente il panorama audio. Per non parlare del panorama degli eventi, attualmente messo in discussione come mai prima, a causa della pandemia di Covid-19. Proprio come cantanti in carne ed ossa, infatti, i vocaloid si esibiscono talvolta anche in concerti, sotto forma di ologrammi che si muovono sul palco. 

Chiunque acquisti il software può realizzare brani con il vocaloid che preferisce, ciò significa che nessuno ha l’esclusiva sull’utilizzo di queste voci sintetizzate. A chi si chiedesse cos’è un vocaloid si potrebbe dunque rispondere che è una via di mezzo tra uno strumento e un cantante virtuale.

Breve storia ed evoluzione dei vocaloid

L’elaborazione del segnale usato dal software Vocaloid è stata fatta per la prima volta da Kenmochi Hideki alla Pompeu Fabra University di Barcellona. In seguito, a partire dal 2004, la Yamaha Corporation ha sviluppato e commercializzato il software.

La tecnologia si serve di voci registrate di cantanti o attori, che possono anche essere modificate con effetti come il vibrato o il pitch shift. 

In base agli aggiornamenti del software coi rispettivi personaggi lanciati di volta in volta, si usa suddividere i vocaloid in diverse “generazioni”. Oggi siamo giunti alla quinta generazione.

I primissimi vocaloid sono stati nel 2004 Leon e Lola, rispettivamente una voce maschile e una femminile, che cantano solo in inglese. È però con la seconda generazione, risalente al 2007, che il fenomeno vocaloid è esploso davvero. Quell’anno è nata Hatsune Miku, ad oggi forse il personaggio più popolare, sviluppato da Crypton Future Media. Il suo nome è formato da ideogrammi giapponesi corrispondenti alle parole “primo” (初, hatsu), “suono” (音, ne), e “futuro” (ミク, miku), e vuole significare dunque “la prima voce del futuro”. La sua voce è stata ottenuta campionando quella della doppiatrice giapponese Saki Fujita.

Hatsune Miku è il primo vocaloid che si è davvero espanso oltre il software, generando merchandising di vario tipo: action figures, un manga, due videogiochi, abbigliamento e altro.

Altri vocaloid famosi sono Kagamine Rin/Len, Megurine Luka, GUMI e IA, ma i personaggi sono davvero moltissimi e c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Col passare degli anni, il software vocaloid ha perso il forte legame che aveva coi suoi personaggi, perdendo popolarità. Al momento non è chiaro se ci sia un futuro per i vocaloid. Inizialmente però, personaggi come Hatsune Miku sono stati un’ottima ancora di salvezza per aspiranti cantanti e soprattutto produttori discografici in cerca di occasioni. 

Di vocaloid, musica live e podcast

Nel 2020, Hatsune Miku doveva partecipare a uno dei festival più importanti del mondo: il Coachella. Poi annullato per ovvi motivi. Chissà se un’opportunità del genere si ripresenterà e, nel caso, come sarà accolta dal pubblico. Di certo, non sarebbe la prima volta nella storia che una folla di persone si riunisce per applaudire un ologramma. Oltre ai già citati concerti dei vocaloid, ricordiamo diverse “band virtuali”: già negli anni Sessanta Alvin and the Chipmunks, poi Jem and the Holograms, i Gorillaz, e altri meno famosi. 

Negli ultimi anni poi si è assistito a fenomeni analoghi che fanno pensare a un vero e proprio trend in corso: l’esibizione di un ologramma di 2pac al Coachella 2012, un intero concerto nominato “The Bizarre World of Frank Zappa” del 2019 dove il rocker (morto nel 1993) era una figura virtuale sul palco… e ancora, un intero tour per l’ologramma di Roy Orbison, cantante morto nel 1988.

Tralasciando le considerazioni estetiche (ed etiche) che pongono, è evidente che questi eventi suggeriscono la possibilità di rinnovare il concetto di evento e anche di cantante. 

Cos’hanno di specifico i vocaloid rispetto a questi fenomeni? Il vocaloid, come dicevamo, alla fin fine è potenzialmente “di tutti”. Uno dei primi motivi per cui l’esperimento ha avuto successo era proprio la possibilità di essere cantante dal proprio divano di casa, di rubare una voce professionale e farne ciò che si voleva anche solo per la durata di una canzone. Una bella messa in discussione del rapporto tra pubblico e vip. Non solo il vocaloid è una celebrità da ammirare, ma è anche uno stimolo alla creatività.

Nell’ultimo anno, in modo diverso, abbiamo assistito a un fenomeno simile per quanto riguarda la produzione di podcast: grazie a un mezzo d’espressione cui è relativamente facile accedere, molte “persone comuni” si sono reinventate produttori di contenuti, speaker, conduttori… senza bisogno di muoversi da casa. Da qui, l’esplosione in Italia del fenomeno podcast, con la nascita di numerosissimi nuovi show. Ovviamente, un conto è fare podcast, un altro è fare podcast di qualità, un lavoro che richiede l’impegno sinergico di professionalità ben precise. Oggi, però, il fenomeno dei podcast ci comunica anche e soprattutto questo: l’idea di un entertainment aperto a tutti, dove la linea di separazione tra produttore e fruitore è molto meno netta che altrove.

Ovviamente il settore ancora molto giovane, soprattutto in Italia. Ma in futuro, c’è forse da aspettarsi un’evoluzione simile a quella del mercato musicale, con ologrammi e voci sintetizzate a sostituire le persone “reali”? Nasceranno podcast presentati da personaggi analoghi ai vocaloid? Staremo a vedere. Per il momento, godiamoci i podcast italiani “tradizionali”… con un occhio di riguardo per quelli de Gli Ascoltabili!


Facebook si apre al mondo dei podcast – ed era ora!

Assidui lettori de Gli Ascoltabili d’Italia, di tutto il mondo e dell’universo intero, unitevi, vorremmo fare un annuncio. Lo abbiamo già più volte ribadito, nel corso del tempo – o meglio, dei nostri articoli, come ad esempio questo, questo o questo – ma è il caso di ribadirlo. In tempi non sospetti ci abbiamo visto lunghissimo con la scommessa dei podcast, ma un sacco di bella gente ci ha seguito a ruota, investendo come se non ci fosse un domani nella produzione di podcast di qualità, podcast originali, podcast bellissimi, in Italia e all’estero. I nostri sono pure gratuiti, tiè.

Oprah, Harry e Meghan, Bruce Springsteen e Obama, Spotify (a proposito, lo sai che Demoni Urbani ora è in esclusiva su Spotify? no? Sappilo), Amazon, Netflix, Apple… insomma, alla nutrita lista di amanti dei podcast, si aggiunge anche il solo, unico, incommensurabile Mark. Mark Zuckerberg.

Il fondatore di Facebook, il quinto uomo più ricco del mondo, ha appena annunciato di puntare sull’audio per rivoluzionare il social network più famoso del mondo. Scopriamone i dettagli. 

Facebook e la rivoluzione audio: i dettagli

La pandemia che stiamo vivendo ha posto tutta una serie di cambi di paradigma relativi al nostro modo di intendere la comunicazione e i mezzi con cui attuarla. Stare a casa, il coprifuoco, l’impossibilità di uscire dalla propria regione o dal proprio comune hanno inciso fortemente nelle scelte di tutti i giorni, anche dal punto di vista comunicativo: se è vero che gli ottimisti vedono opportunità in ogni pericolo, Zuckerberg si può definire il re degli ottimisti. E ha cavalcato l’onda.

A metà del 2020, mentre il mondo si affacciava all’epidemia da SARS-CoV-2 e moltissime persone vivevano in lockdown, Facebook ha creato le Rooms, ovvero delle stanze virtuali nelle quali gruppi di amici, parenti e familiari potevano incontrarsi e fare videochiamate in compagnia. L’innovazione, rispetto allo standard di Facebook, è che nelle stanze ci si poteva accedere anche senza essere iscritti al social: era sufficiente per il moderatore della videochiamata girare un link di accesso alle persone desiderate. 

In questi giorni, Zuckerberg ha annunciato il lancio di una vasta gamma di prodotti audio, che andranno ad affiancare testi, foto e video, arricchendo ancor più le sue piattaforme.

Gli strumenti pensati in questa ottica sono, per il momento, tre: stanze audio, soundbites e podcast.

Stanze audio, per cominciare

Le stanze audio non sono altro che le stanze Messenger private dell’opzione video: in questo modo, chiunque potrà accedere alle stanze, indipendentemente dal fatto di avere i capelli puliti, per intenderci. Battute vere a parte, le stanze audio permettono una maggiore inclusività, sono comode e funzioneranno esattamente come le stanze classiche: il moderatore potrà scegliere un argomento di cui parlare, aggiungere gli amici al gruppo, passare il link a chiunque voglia aggiungersi e iniziare la conversazione.

Lo sappiamo, leggi sempre i nostri articoli, perciò di sicuro a questo punto avrai pensato: ma questo è ciò che fa Clubhouse! Bravo! Meriti una stellina per essere al passo con i nostri articoli – per tutti gli altri ecco il link in cui parliamo abbondantemente di Clubhouse. In effetti, il collegamento all’app protagonista della rivoluzione ascoltabile alla quale vi abbiamo già abituati e alla quale la nostra piattaforma di podcast sta dando un notevole contributo, è abbastanza evidente: uso della voce, contenuti effimeri, attenzione alla privacy. Non temete, però, Clubhouse e le Facebook Rooms non sono la stessa cosa: alle Facebook Rooms puoi entrare senza l’obbligo dell’invito. 

Soundbites e podcast

Il secondo strumento, anche se probabilmente sarà il primo ad arrivare sul mercato, dovrebbe essere Soundbites: sarà la versione audio di Reels, lo strumento che consente di scambiare brevi video e messaggi vocali.

Avevamo già visto qualche settimana fa Twitter inserire all’interno del suo feed la possibilità di inviare messaggi vocali, che restano però fissi, esattamente come i post classici, a meno che l’utente non decida di eliminarli: insomma, Clubhouse è stato ampiamente copiato – e come biasimare tutti? Quando un format funziona, funziona – Lo sappiamo bene, noi, che vantiamo di numerosi tentativi di imitazione

Last, but not least, signore e signori, i podcast. Mark, vecchia volpe, finalmente, diciamo noi! Quanto ci voleva per capire che i podcast sono lo strumento ideale per comunicare contenuti efficaci e bellissimi? E non dire che non te l’avevamo detto.

Facebook e la rivoluzione dell’audio: come andrà a finire?

Ancora non c’è niente di certo, se non il fatto che, come riportato su Il corriere della sera, “Zuckerberg, parlando dei nuovi strumenti audio del suo gruppo, ha detto che l’intenzione è quella di guardare all’utente più come creatore (di contenuti che possono anche produrre un reddito) che come consumatore. La società, del resto, ha già introdotto piattaforme come Start che dovrebbero aiutare i creatori a monetizzare il valore del loro lavoro”.

Quante cose possono succedere! Non sappiamo se il futuro ci riserva una collaborazione – o una contrapposizione – tra Facebook e Clubhouse, né quanto, come e quando Mark proporrà his own podcasts, ma e noi amanti dei podcast, noi che le storie le concepiamo prima con le proprie orecchie, poi con gli altri sensi, non vediamo l’ora di saperne di più.

Intanto, mentre aspettiamo notizie certe, spingiamo un po’ i nostri podcast super divertenti e bellissimi, come Hardcorviale e Il podcast del disagio, ma anche quelli interessanti e bellissimi, come Tutte le famiglie felici e La mia storia, o ancora quelli zeppi di suspense e bellissimi, come Folco Files e Demoni Urbani.

Qualsiasi sia la vostra serie preferita, noi de Gli Ascoltabili siamo qui a farvi compagnia, nell’attesa che Mark Zuckerberg proponga dei podcast straordinari con i quali allietare i nostri momenti liberi, sempre, ovunque.

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Podcast “bollenti” sotto il segno dell’eros

L’anno scorso Nour Emam, blogger egiziana con un suo seguito interessante in tutto il Medio Oriente, ha scritto e condotto unpodcast dedicato alla gravidanza che, tra l’altro, aveva appena vissuto in quel periodo.

Nel podcast, disponibile in inglese e in arabo a questo link Nour Emam non si è limitata a parlare degli aspetti più comuni – e condivisi – della gravidanza, ma si è concentrata molto su aspetti che riguardavano la sfera del sesso e dell’educazione sessuale.

Sex Education, folks, trattata senza censure, senza fronzoli, con un impegno e un’intenzione di rendere i contenuti a tema sessuale accessibili a tutti, e il pubblico ha risposto positivamente: in Medio Oriente il podcast è seguitissimo, e se date uno sguardo al suo profilo Instagram – che trovate qui – vedrete le infinità di commenti, di domande e di spunti che gli utenti – e le utenti, stavolta è bene specificarlo – le lasciano ogni giorno, senza sosta. Beh, dite poco: pensate che Nour Emam è stata inserita da tra le 10 donne più influenti egiziane.

In ogni caso, l’importanza del poter parlare liberamente di sesso, sessualità e libertà sessuale è più recente di quanto sarebbe stato lecito. E il podcast è il mezzo ideale.

È l’unico senso dell’amor… è l’udito… è l’udito!

Ragazzi, oggi non ci risparmiamo: quando si parla di podcast di qualità, ormai lo sapete, noi siamo sempre in pole position. E quando c’è da raccontare l’evoluzione dell’eros, noi non ci tiriamo indietro e, anzi, tiriamo fuori dall’armadio le nostre tute in latex. O meglio, tiriamo fuori le nostre serie podcast preferite a tema hot!

La sessualità, ovviamente, si può declinare in mille modi diversi. Noi ne abbiamo scelti tre – per ora, eh! – che corrispondono a tre podcast freschissimi che non vediamo l’ora di farvi riascoltare – se già, da bravi, li conoscevate – o da farvi conoscere. Intrigante, vero?

Bando alle ciance, ecco il nostro podio rosso fuoco. Hardcorviale, signore e signori, per coloro che al sesso ci pensano, avoglia, ma, come dì… c’hanno anche voglia de ride. Il podcast del Disagio – che già il nome è un programma – per coloro che hanno reso il Mainagioia come l’unico modo di vivere contemplabile. Infine Quelli della 405, il podcast sui Millennials, scritto dai Millennials, e raccontato dai Millennials che hanno a che fare con sesso, sessualità e annessi e connessi.

Siete pronti? Uscite le cuffie e correte ad ascoltare i vostri podcast preferiti: e ricordate. I migliori podcast in questo universo li trovate solo da noi, Gli Ascoltabili!

Hardcorviale: il podcast più caldo de Gli Ascoltabili

Fabio Di Ranno e Valeria Giasi – autori, sceneggiatori e produttori dalla tv, che annoverano I Cesaroni tra i loro lavori più amati hanno scelto  GliAscoltabili.it per veicolare Hardcorviale – Non c’è sesso senza buffering, il podcast più caldo che c’è.

Hardcorviale, in otto episodi, racconta la tragicomica epopea di Nando Moricone, un pensionato che vive a Roma e che, fin da subito, dichiara di essere vittima “della crisi del porno”. L’ultimo noleggiatore della zona ha chiuso i battenti e lui si trova costretto ad affrontare un viaggio iniziatico alla scoperta del web, affiancato da una spalla che di virgiliano ha ben poco: il rapper Derek. 

“Hard” sintetizza tutto quello che c’è da immaginarsi sul porno; “Corviale”, per chi non lo sapesse, è il nome di un imponente complesso residenziale romano che in molti conoscono come “Il Serpentone” per le dimensioni che ha, luogo dell’anima che fa da motore al dramma esistenziale del povero Nando…

Potete ascoltare le pazzesche puntate di Hardcorviale direttamente sul sito de Gli Ascoltabili o sulle principali piattaforme podcast.

Non c’è Millennials senza disagio… non c’è disagio senza Tinder 

Ma vogliamo parlare di podcast calienti alla playa del sol? Ma certo che vogliamo. Il podcast del disagio è una nuova serie in audio racconta le disavventure dei millennials – e non solo.

Come si decide cosa è “disagio” e come lo vivono i millennials? A rispondere sono gli aneddoti raccolti sulla loro Community del Web da due amiche che la patente da millennials ce l’hanno… Valentina “Vee” Tridente e Cecilia Tanzi.

Dopo anni di relazioni e disavventure tossiche, raccolte e poi raccontate sul loro blog, Valentina e Cecilia hanno deciso di dare voce alle storie più tragiche e imbarazzanti dei membri della Community del Disagio, spinte dalla convinzione che nella condivisione, nell’autoironia e anche negli oroscopi da quattro soldi si celi la chiave della crescita personale.

In ogni episodio affrontano un viaggio all’interno del disagio vissuto da esponenti della loro stessa categoria. Lo fanno raccogliendo e commentando aneddoti in arrivo dai membri della Community del Disagio di Instagram, affiancate alla rubrica condotta da Mattia Piagneri in arte AntiChristina, che associa all’episodio raccontato – e alla disfunzione contenuta in essa! – un rimando astrologico.

La prima puntata del podcast è dedicata al fantastico, imbattuto, desiderata tra i desiderati…. Tinder!

C’è chi usa Tinder e chi mente. Vee e Cecilia affrontano il loro viaggio tra i meandri del disagio partendo dalle storie più tragicomiche legate alla celebre dating app. Tra corteggiatori molesti e switch non graditi, si insinua il segno zodiacale dell’Ariete, opportunamente sezionato dalla Sibilla della Community, AntiChristina.
Ascolta qui la prima puntata e qui tutte le puntate uscite finora. 

Quelli della 405 – La vita come viene 

Definire il focus de Quelli della 405 è facile facile… Il sesso raccontato da un gruppo di millennials… in una serie in podcast. 

Quelli della 405 esplora gli aspetti più interessanti della sessualità dei millennials affidandosi alle voci di sette giovani studenti di design, che vivono tutti in via Vigevano, a Milano, in un grande appartamento che sulla porta segna il numero “405”. 

Ogni episodio è dedicato a un tema specifico – la “prima volta”, l’autoerotismo, l’identità di genere – che ciascun personaggio analizza alla luce di esperienze, paure e desideri, condivise con il resto del gruppo. 

Beatrice, Giuseppe, Marta, Sefora e Teresa, Nina e Sonia, protagonisti e ideatori della serie,  accompagnano l’ascoltatore in un viaggio senza filtri verso alcune tematiche centrali della sessualità, offrendo spunti di riflessione – e momenti di puro divertimento – ai coetanei e anche alle generazioni più “lontane”. 

Ascolta subitissimo tutte le magnifiche puntate de Quelli della 405 qui!


Tutte le famiglie felici: il podcast dedicato a tutte le famiglie, al di là degli stereotipi

A partire da marzo, la famiglia de Gli Ascoltabili accoglie un nuovo podcast di qualità, e noi non potremmo essere più contenti! Tutte le famiglie felici è un podcast pensato per raccontare famiglie distanti dalla norma alla quale siamo stati abituati per molto tempo. Condotto da Rossella Canevari – giornalista e scrittrice – è un’occasione per scoprire tante storie di famiglie particolari, che invece meriterebbero di essere trattate esattamente per quello che sono: famiglie, ancor più se sono felici. Ogni settimana, Canevari intervista una famiglia diversa: siete pronti a non perdervi neanche una puntata?

Tutte le famiglie felici… possono chiamarsi famiglia

Famiglia è una parola meravigliosa, una parola in grado di dare conforto, amore e protezione. O almeno, così dovrebbe, o almeno così ci piace pensare.Mamma, papà, figlio, figlia. Mamma, papà, figlie, Mamma, papà, figli. Mamma, papà, figlio o figlia unico. Per anni la società ci ha abituato a un unico concetto di famiglia, certo declinabile lievemente, che la generazione X, quella dei boomer, per intenderci – ma non solo – ha accolto e fatto propria, in maniera più o meno inconsapevole.

Oggi le cose stanno cambiando. Stanno cambiando, sì, ma non sono cambiate del tutto. Famiglia deriva dal latino ’familia’, parola che indicava semplicemente l’insieme dei famuli, ovvero di coloro che abitavano nella stessa dimora: gli schiavi e i servitori, per fare un esempio, facevano appunto parte dei famuli. Andando avanti, spesso si torna indietro, e quando indietro non si può più andare, si può tornare ad andare avanti: finalmente, poco alla volta, il concetto di famiglia si sta allargando. Finalmente, ognuno può trovare parte nella propria famiglia.

Tutte le famiglie felici… si trovano su Gli Ascoltabili

«Tutte le famiglie felici sono simili le une alle altre; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo». Una frase che di sicuro avrete già sentito altre volte, e si tratta dell’incipit di Anna Karenina, il capolavoro di Lev Tolstoj, nella meravigliosa traduzione di Maria Bianca Luporini. 

Esistono famiglie formate da due madri o due padri, innamorati dei propri figli. Esistono famiglie fatte da persone che condividono il sangue, oppure no. Famiglia, perché no, sono due o più coinquilini, che si prendono cura gli uni degli altri. C’è chi ha tante famiglie, e tante figlie: pensiamo al magnifico mondo queer, con le Drag Queen che, spesso, vengono cacciate dalla famiglia d’origine e ne creano una nuova – i fan di RuPaul’s Drag Race ne sanno qualcosa, così come i cultori di quella serie capolavoro di Netflix che è Pose. La famiglia può avere disabilità, perché non dovrebbe?

Insomma, lo abbiamo detto, ma lo ripetiamo: Tutte le famiglie felici ha l’obiettivo di raccontare realtà forse distanti dalla solita, attraverso le voci dei protagonisti, moderate da Canevari. Tutte le Famiglie Felici è un podcast che racconta la famiglia vera, che va ben oltre il concetto di “tradizionale”. Un podcast che dà voce soprattutto a quei nuclei famigliari che sono meno rappresentati nelle narrazioni sulla famiglia, ma che sono presenti e radicati nel tessuto sociale del nostro Paese. 

In ogni puntata Canevari incontra un ospite diverso che ha costruito una famiglia che è parte a tutti gli effetti della nostra società, anche se molti non vogliono capirlo. Il dialogo tra i due andrà a toccare tematiche molto importanti, dalla legislazione attuale alle difficoltà che queste famiglie incontrano quotidianamente, dai pregiudizi della società, al supporto, quando ricevuto, di amici e familiari.

Ascolta il primo episodio di Tutte le famiglie felici, insieme a Giulia, su Gli Ascoltabili

Giulia e Rossella sono amiche da anni. Giulia vive a Roma, fa la sceneggiatrice, ed è innamorata di Antonella, con la quale vorrebbe tanto creare una famiglia. Milo arriva, fortemente voluto e cercato, attraverso l’inseminazione eterologa. L’intero processo, però, è stato svolto all’estero, perché in Italia la legislazione è ambigua. Cosa devono fare le coppie come Giulia e Antonella per coronare il loro sogno di diventare genitori, oggi? Come reagiscono i parenti, gli amici, i conoscenti, quando una coppia omogenitoriale annuncia di aspettare un bambino? Quali sono le difficoltà che un bambino, figlio di una coppia omogenitoriale, può riscontrare nella sua quotidianità? È così difficile riuscire a creare una piccola famiglia felice? Ascolta qui la puntata! 

Tutte le famiglie felici… leggono La bambina del freddo

Rossella Canevari è giornalista, scrittrice e autrice televisiva. Da aprile 2020 si occupa di comunicazione per l’area Responsabilità Sociale (CSR) della Croce Rossa Italiana. ioni per case editrici non da poco.
La bambina del freddo, il suo prossimo romanzo in uscita ad aprile 2021 per Bookabook, pone al centro della narrazione la storia di Emma Lanfranchi. Una brillante capo redattrice di un quotidiano milanese al quarto mese di gravidanza che un giorno inizia a ricevere strane lettere scritte a mano con una grafia stentata, firmate da sua figlia non ancora nata.

Sconvolta dall’emozione e sovrastata dal peso di questa situazione straordinaria, Emma cerca di capire cosa stia capitando e chi sia l’autore delle lettere che iniziano ad arrivarle a casa e al lavoro. Se non fosse per il fatto che ha deciso di tenere segreta la gravidanza ottenuta attraverso un’inseminazione eterologa, Emma penserebbe di essere vittima di un’intimidazione, o forse di un crudele scherzo. Così inizia a indagare e contemporaneamente a dubitare di chi le sta vicino e di sé stessa. Presto si trova suo malgrado costretta a fare i conti con le sue scelte e a dover rispondere delle sue decisioni a una bambina del freddo, con anni d’anticipo sulla tabella di marcia.


Obama, Springsteen e gli altri. I podcast VIP americani del 2021

“Renegades: Born in the USA”

L’anno della rivincita dell’audio, la “febbre del podcast” colpisce anche i vip: Barack Obama e Bruce Springsteen sono l’esempio recente più illustre. Ma non il solo. I podcast vip americani del 2021 sono tutti da scoprire. A partire proprio dall’ex capo di stato e dal rocker con la R maiuscola.

“I’m the President, he’s the Boss”. Con queste parole nel 2016 Barack Obama consegnava a Bruce Springsteen la Presidential Medal of Freedom. 

Poi un paio di sere, alla Casa Bianca, i due amici cenavano insieme e si raccontavano a vicenda, scambiandosi pareri sul futuro degli USA. E l’ex first lady Michelle faceva notare al marito come Bruce fosse un esempio di resilienza da prendere a modello.

Cinque anni dopo: Obama non è più presidente, Springsteen ha inciso due nuovi album, il mondo è messo in ginocchio da un male sconosciuto. 

È allora che i due decidono di riprendere le loro chiacchierate e fare un podcast insieme.

L’ex presidente USA ha da sempre un buon rapporto col mondo dell’entertainment: forte del sostegno di Hollywood, durante il suo mandato ha spesso giocato coi trend della tv e dei social.

Nel 2018, inoltre, ha fondato assieme alla moglie Michelle la casa di produzione Higher Ground, siglando un accordo pluriennale con Netflix per la produzione di film e show televisivi. L’obiettivo: promuovere la diversità e l’inclusione nel mondo dell’intrattenimento.

In seguito, Higher Ground ha stretto una partnership con Spotify, per la produzione di podcast originali. Il primo titolo è stato un successo: The Michelle Obama Podcast.

Ecco dunque che, dopo Michelle, anche Barack fa il suo esordio nello studio di registrazione. Il titolo del podcast condotto insieme a Bruce Springsteen è Renegades: Born in the USA. Otto episodi in cui “the Chief and the Boss” conversano tra loro sugli argomenti più svariati.

La strana coppia, o forse no

“All’apparenza, io e Bruce non abbiamo molto in comune. Lui è un bianco di una cittadina nel New Jersey, io un nero di razza mista, nato alle Hawaii. Lui è un’icona del rock n roll, io… non sono così cool. (…) Quello che abbiamo scoperto in queste conversazioni è che entrambi crediamo ancora nell’ideale americano, non come atto nostalgico, ma come bussola per il duro lavoro che ci attende.”

Così Barack Obama introduce il podcast. Le conversazioni tra i due “giganti” avvengono nello studio di registrazione di Springsteen, in New Jersey. 

Riconoscono di essere accomunati dalla convinzione di avere una voce che valga la pena di essere ascoltata. È così che, a partire dalle proprie esperienze, trattano temi tra il serio e il faceto, dal razzismo alla famiglia, dal mondo del lavoro alla musica. Alla ricerca delle radici dell’America e allo stesso tempo (idealmente) di una via che indichi la rotta da seguire. Una commistione dichiarata tra intrattenimento e “servizio pubblico”, dunque. In pieno American style.

Altri podcast VIP americani del 2021

Sono sempre di più le celebrità che si fanno sedurre dalla produzione di podcast. Quest’anno, oltre a Obama e Springsteen, si segnalano il Principe Harry e Meghan Markle.

Senza scomodare ex presidenti ed ex reali inglesi, negli Stati Uniti ci sono altri vip che si sono dati al podcasting proprio negli ultimi mesi.

Partiamo con un’altra “strana coppia”, quella formata da Bill Gates e Rashida Jones. Lui guru dell’informatica, lei attrice e attivista, il loro podcast indipendente Bill Gates and Rashida Jones ask big questions riguarda esattamente ciò che dice il titolo: in ogni episodio, i due cercano di rispondere a una delle principali domande che affliggono l’uomo di oggi. Ad esempio “è troppo tardi per contrastare il cambiamento climatico?”, “si possono evitare le ineguaglianze?”, “come sarà il mondo dopo il Covid-19?” e molto altro. Ad aiutarli, ospiti quali il Dottor Fauci, il sindaco di Compton Aja Brown, la scrittrice Elizabeth Kolbert.

Di genere più leggero è invece The History of Sketch Comedy, podcast di Audible condotto da Keegan-Michael Key (metà del duo Key & Peele, insieme a Jordan Peele). Come dice il titolo, la serie in 10 episodi racconta l’evoluzione della sketch comedy, addirittura partendo dal 1500. Naturalmente, insieme alla storia, l’esperto Key fornisce un’analisi delle gag e dei performer più famosi che negli anni hanno dato forma al genere.

Nel 2021 un’altra superfamosa si è data al podcasting. Si tratta di Paris Hilton che, cavalcando l’onda di un documentario YouTube che ha fatto molto parlare, ci propone oggi una serie audio che porta il suo nome. This is Parisin ogni episodio vede l’ereditiera riflettere su temi di costume e società, da sola o col supporto di ospiti. La durata degli episodi varia, dai 10 ai 20 ai 55 minuti, senza un criterio specifico. L’idea è dare spazio (almeno in apparenza) a spontaneità, divertimento e imprevedibilità.

Prossimamente nei vostri auricolari a stelle e strisce

Tra i podcast vip americani del 2021, non mancano titoli annunciati di recente, ma ancora in attesa di vedere la luce.

È il caso della serie documentaristica One Click, prodotta da Cadence13. L’attrice Elle Fanning e la giornalista Jessica Wapner. A partire da un articolo scritto dalla Wapner per Daily Beast, questo podcast originale proporrà un’indagine su un farmaco dietetico mortale e sui pericoli del dark web. Attraverso la narrazione dell’attrice, One Click si propone di esplorare i problemi di salute mentale legati alla body image.

Un duo è protagonista anche di un podcast del tutto diverso, There be Monsters di IHeart Radio: si tratta degli attori John Boyega e Darren Criss. In questo podcast narrativo di genere fantascientifico, John Locke (Boyega) è un uomo misterioso che si infiltra in una start-up della Silicon Valley specializzata in body hacking, guidata dal CEO Max Fuller (Criss).

Last but not least, l’ultima star in ordine di tempo ad anticipare l’uscita di un suo podcast è stata niente meno che Kim Kardashian. Appena archiviato l’iconico reality familiare “Al passo con le Kardashian” e il matrimonio con Kanye West, Kim in risposta a un tweet di una fan ha fatto intendere che prossimamente potrebbe uscire una serie podcast condotta da lei. La produzione? Spotify.

Kim Kardashian chi? Restando in terra italiana, anche Gli Ascoltabili conta tra i suoi podcast gratuiti un’esclusiva Spotify: si tratta della serie cult Demoni Urbani, disponibile per l’ascolto qui!


La quinta stagione di Demoni Urbani è online, in esclusiva su Spotify

È online la quinta stagione di Demoni Urbani, in esclusiva su Spotify. Finalmente, direte voi. Vi abbiamo fatto passare, lo sappiamo, le pene dell’inferno.Vi abbiamo fatto attendere, giorno dopo giorno, con la trepidazione che neanche i bambini la Vigilia di Natale. E la domanda è stata una e una soltanto: quando esce la nuova stagione di Demoni Urbani?
Sappiamo cos’avete fatto in questo periodo. Siete tornati sulle vostre piattaforme podcast preferite, siete corsi sulla nostra pagina de Gli Ascoltabili e siete andati alla ricerca delle vostre puntate preferite. Le avete ascoltate tante volte, al punto che ora non sapete più quali sono, davvero, le vostre puntate preferite. Sono tutte bellissime, dopotutto.

Poi è arrivata la fine del 2020, è stato un anno difficile per tutti, e noi non ce la siamo sentita di non fare la nostra parte. Siamo usciti con un episodio, Natale a Covina, che no, non è esattamente un cinepanettone trash. E poi, l’attesa. Ci siamo messi al lavoro subito, ve lo giuriamo, per far creare la quinta stagione, la più scoppiettante di sempre. La stagione con più novità, in assoluto. No, Francesco Migliaccio resta sempre, pronto a narrare fatti atroci, immersi nel sangue… 

Se vi ricordate, tempo fa vi abbiamo deliziato con due puntate extra, e con la speciale uscita di Halloween, con la puntata You’ll Never Walk Alone… e già vi avevamo fatto un piccolo spoiler. Quest’anno abbiamo pensato di fare le cose in grande. Siete curiosi? Beh, lasciateci spiegare…

Sapete che l’Italia è uno dei paesi con il minor tasso di omicidi nell’UE? 

Italiani, popolo di santi, poeti, navigatori e, ogni tanto, un serial killer. Finora, a Demoni Urbani, vi abbiamo raccontato di alcune delle vicende più crude e famose che abbiano colpito il nostro paese (dal delitto di Novi Ligure al mostro di Firenze (sul quale, lo ricordiamo, abbiamo prodotto una serie pazzesca per Amazon Audible, Il Mostro), dall’omicidio di Maurizio Gucci alla storia di Olindo e Rosa), ma non solo. Non ci volevamo accontentare di raccontare le vicende che sono passate sotto ai riflettori per molto tempo, no: ci interessava inerpicarci nelle storie che, spesso ingiustamente, hanno fatto meno scalpore. Volevamo ricordare vittime di sistemi sbagliati, vittime dimenticate, o taciute: dagli Ziti di Catania a Simonetta Ferrero, alla vicenda orrida da credere di Girolimoni

Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2018, sono stati commessi 345 omicidi (357 nel 2017), 212 hanno interessato gli uomini (234 nel 2017) e 133 le donne (123 nel 2017). Gli uomini sono più numerosi, ma in calo, mentre aumenta la quota di donne assassinate. Sempre i dati ci dicono che meglio di noi c’è solo il Lussemburgo: 0,3 omicidi ogni 100mila abitanti, contro il nostro 0,6. In cima alla classifica ci sono Lettonia (5,6), Lituania (4,0) e Malta (2,0). Insomma, c’è chi fa peggio. Molto, molto peggio. 

Demoni Urbani si sposta: cosa succede in giro per il mondo?

Paese che vai, storie di crimini violenti che trovi, diceva un vecchio detto (no? Ci stiamo confondendo? beh, può essere).

Uno dei paesi col più alto tasso di omicidi è, da sempre, la Russia. Ragionando in termini relativi, la Russia ha un tasso di omicidi pari al 9,2% della popolazione ogni 100.000 abitanti. Numeri che fanno impallidire gli Stati Uniti, che oscillano tra il 5 e il 6%. Anche in corruzione e concussione, però, la patria di Putin si posiziona bene: secondo la classifica annuale stilata da Transparency International, la Russia si trova al 138esimo posto.

La zona più violenta del mondo, come mostra un articolo del Wall Street Journal, è l’America Latina. Honduras, Venezuela, Belize, El Salvador, Guatemala, Jamaica, in particolare, sono le prime sei città al mondo con il più alto tasso di omicidi. La nazione che manifesta maggiormente la violenza sulle donne, invece, è l’India

Tra gli stati meno violenti, Islanda, Nuova Zelanda, Canada, Singapore, Giappone. Su questo però, c’è da fare attenzione: anche se, dati Ocse alla mano, il 71% dei giapponesi intervistati ha dichiarato di sentirsi al sicuro, e la criminalità è fortemente contenuta, Il paese del Sol Levante è uno dei paesi col più alto tasso di suicidi al mondo

Perché vi diciamo tutto questo? Perché Demoni Urbani apre le porte all’estero

Rullo di tamburi, suonino le trombe: la nuova stagione di Demoni Urbani parte in quinta, e avrà tutta una serie di novità che siamo ansiosi di farvi ascoltare.

No, fermi, non andate a pensare subito al peggio: il format non cambierà la sua natura intrinseca, la volontà di raccontare una storia d’orrore direttamente dalla città che la contiene… né ovviamente cambierà voce e volto: ci sarà sempre Francesco Migliaccio a farvi compagnia.
Ci siamo solo… diciamo… allargati un po’.

Le puntate di questa nuovissima stagione del vostro podcast preferito saranno ambientate in giro per il mondo. Proprio così: abbiamo cercato il marcio fuori dai nostri confini, trovato storie incredibili, riesumato vicende che vi lasceranno senza parole, come hanno lasciato senza parole la redazione. Ci sposteremo su e giù per il globo, racconteremo vicende ambientate in località sconosciute, ma anche nelle grandi metropoli. Non chiedeteci di più, anche se, a essere sinceri, qualche indizio già ve l’abbiamo dato. 

Beh, come dire… il male non ha patria, il male mette radici ovunque. Non preoccupatevi, però, non abbiamo lasciato il nostro Bel Paese… C’è posto anche per casa nostra, nella quinta stagione di Demoni Urbani.

Harakiri 3.0: non perdere la prima puntata della quinta stagione di Demoni Urbani

È il 2017 e il Giappone è uno dei paesi col più alto tasso di suicidi al mondo, una tendenza diffusa sempre più anche tra i giovani e i giovanissimi. A Zama, città a sud-ovest di Tokyo, un uomo di 27 anni di nome Takahiro Shiraishi apre un paio di profili Twitter coi quali si mette in contatto con ragazze che vogliono suicidarsi, invitandole a farlo a casa sua, con il suo aiuto. La storia di un uomo insospettabile che ha sconvolto una nazione, facendosi conoscere al mondo come il “Twitter killer”.

Ascolta la prima puntata della quinta stagione di Demoni Urbani, in esclusiva su Spotify, qui!


ClubHouse ovvero della rivoluzione ascoltabile

Un social network su Marte

Quando, a gennaio scorso, ClubHouse ha raggiunto il picco della popolarità grazie a un intervento di Elon Musk nella stanza Good time, Paul Davison e Rohan Seth, i fondatori del social network, hanno spiegato che il loro «scopo era costruire un’esperienza social che venisse percepita come più umana, dove invece di postare ci si riunisce con altre persone per parlare». Creare, dunque, un luogo virtuale dove «quando chiudi la app ti senti meglio di quando l’hai aperta, perché ti ha permesso di approfondire un’amicizia, incontrare persone nuove e imparare qualcosa».

Privacy e qualità dei contenuti. Sì, parliamo ancora di social

ClubHouse è senz’altro il social di cui si parla di più al momento. Sarà merito di Elon Musk, sarà per il suo elitismo (si accede solo invito), sarà perché si usa solo la voce: non è facile dirlo. Possiamo dire, tuttavia, che il fenomeno è certamente legato alla rivoluzione ascoltabile di cui abbiamo già trattato e alla quale la nostra piattaforma di podcast sta dando un notevole contributo, almeno in Italia. In ogni caso, il social è nato a marzo 2020 e da gennaio scorso è disponibile anche nel nostro Paese. Sta suscitando più di qualche speranza sul futuro dei social network, come per esempio quella di un cambio di passo in materia di privacy e qualità dei contenuti. Altre piazze digitali, come Instagram, Twitter e, soprattutto, Facebook sono ormai diventati luoghi da hate speech e fake news sempre più occupati dai boomer, nel senso deleterio e stereotipato del termine.

ClubHouse come funziona

Ma come funziona ClubHouse? Il principio è molto semplice: invece di scrivere o postare immagini, si parla. Ma come?! – direte voi – si parla? Come se non ci fossero già troppe parole in giro? No, un attimo. Le cose sono un po’ più articolate. Cominciamo col dire che – a differenza di Facebook, ma in un modo per alcuni aspetti vicino a quello di Twitter – ClubHouse è pensato per conversare di qualsiasi argomento non solo con chi si conosce, ma con chiunque, o anche solo per ascoltare altri che parlano di qualcosa. Però non si tratta di parlare o ascoltare a caso. Ci sono delle stanze, o dei club, e degli appuntamenti precisi. Ogni conversazione è gestita da dei moderatori (scelti da chi organizza). Vi sono poi degli speaker incaricati di parlare, coordinati dai moderatori. Se qualcun altro, tra il pubblico dei ascoltatori, vuole intervenire, deve alzare la mano e ottenere il permesso. Insomma, parlare sì, ma in maniera ordinata. Un po’ come si farebbe in un webinar, ma senza la rigidità di questo e in maniera molto più dinamica e semplice. Per molti aspetti somiglia a una radio, e diversi “conduttori” usano le stanze un po’ come fossero dei programmi radio. Ma si tratterebbe, in ogni caso, di “trasmissioni interattive” realizzate usando solo il proprio iPhone o iPad. E citiamo solo i due prodotti a marchio Apple non a caso: al momento, infatti, si può accedere a ClubHouse solo tramite iOS 13 o successivi. Anche se presto, secondo quanto annunciato, dovrebbe essere disponibile per i dispositivi Android.

Specchio servo delle mie brame, chi ha la voce più bella del reame?

Come scrive Il Post, ClubHouse funziona un po’ come i vecchi forum, ma è come se fossero orali invece che scritti. «Potrebbe assomigliare a Telegram – continua –, se Telegram fosse fatto di soli messaggi vocali, con la differenza che in ClubHouse non c’è nulla di registrato: si parla live, chiedendo di intervenire con una simbolica alzata di mano. Al posto dei “canali” di Telegram, però, i gruppi sono chiamati “stanze”».

Un’attenta selezione

Ma dicevamo anche che è non è un social per tutti, almeno per adesso. Oltre al – momentaneo – monopolio Apple, ad oggi è possibile accedere solo su invito. Appena si arriva sull’app, a ogni utente vengono affidati due inviti. Poi, col passare del tempo (e dell’attività), gli inviti aumentano. Insomma, la community di ClubHouse cresce lentamente e a farla crescere sono principalmente gli utenti attivi, a cui vengono riservati, sempre col passare del tempo e dell’attività, altri vantaggi.

Da una prima ricognizione, almeno nell’area in lingua italiana, possiamo notare come i temi prevalenti affrontati sul social riguardino il giornalismo, la politica, il business e la psicologia (sempre però legata alla “mentalità vincente”). Probabilmente perché, fin da subito, a usare ClubHouse sono stati soprattutto giornalisti, politici e imprenditori. Piano piano, tuttavia, sembrano fare capolino molti altri temi: dalla narrativa alla musica classica, dalla comicità all’entertainment. Le stanze con più partecipanti sembrano essere quelle in cui organizzatori o speaker sono personaggi popolari o riconosciuti come esperti. Ed è probabilmente per questo che, almeno al momento, la qualità dei contenuti sembra accettabile e in alcuni casi persino alta. Inoltre, come si accennava, il ruolo della moderazione è molto importante.

Al di là dell’odio e del falso

La questione dei contenuti di odio o delle notizie false resta, tuttavia, ancora calda. Perché, nonostante l’importanza data al ruolo dei moderatori, è successo in più occasioni che circolassero hate speech e fake news. Al momento non è chiaro se i fondatori della piattaforma abbiano un piano per moderare maggiormente le conversazioni. L’edizione americana di Vanity Fair, a dicembre, ha dedicato una lunga riflessione all’argomento. A scatenarla un episodio increscioso: in una stanza in cui si parlava di attentati terroristici a Parigi un utente aveva fatto affermazioni poco fondate o discutibili sulle persone di religione musulmana.

Un futuro più educato

Nonostante tutto, però, la diffusione di ClubHouse sembra intrecciare, in qualche modo, una serie di tendenze chiare nei social network e – in generale – nel mondo della comunicazione digitale: uso della voce, contenuti effimeri, attenzione alla privacy. E sembra, inoltre, rispondere a delle esigenze ormai ampiamente sentite e legate in particolare alla qualità dei contenuti a cui si è costantemente esposti. ClubHouse, come suggerisce il nome stesso, permette di selezionare i membri della propria cerchia, scegliere i temi intorno ai quali aggregarsi, non essere morbosamente attaccati al numero di like e di follower. Gli utenti accedono all’app e si trovano solo i contenuti di loro interesse (anche se possono esplorare tutto ciò che vogliono), entrano nelle stanze di loro piacimento, ascoltano ma senza sentire voci che si accavallano o urla continue. Insomma, è un po’ come ascoltare dei podcast talk in diretta ma con la possibilità di intervenire, fare domande o, addirittura, condizionare il corso della discussione. Probabilmente non sarà una rivoluzione nel mondo del social networking, ma certamente sembra riportare un po’ più di attenzione sulla qualità e sull’educazione.


Il Podcast del Disagio sbarca su Gli Ascoltabili

Allacciate le cinture e preparate le vostre cuffiette, c’è un nuovo podcast in città.

L’inverno è ormai finito e qui, alla redazione de Gli Ascoltabili, ci prepariamo a regalarvi un sacco di novità. D’altro canto, produciamo i migliori podcast gratuiti mica per niente. 

Nuovi format, nuovi host nuove stagioni dei vostri podcast preferiti (chi ha orecchie per intendere, intenda ;)), e contenuti sempre freschissimi: il 2021 è iniziato nel migliore dei modi!

Ok, bene, ma di che si tratta? Parliamo de Il podcast del disagio, una nuova serie in audio racconta le disavventure dei millennials – e non solo. Se vi siete appassionati a podcast di qualità come Global Pillage, Couldn’t Help But Wonder, Welcome To My Vagina, My Favourite Murder, Fake Doctors Real Freinds, ecco, il Podcast del disagio – condividere la sfiga sotto la guida delle stelle fa esattamente al caso vostro, ascoltare per credere.

Ma vediamo più da vicino di che cosa si tratta.

Il podcast del disagio – condividere la sfiga sotto la guida delle stelle online su Gli Ascoltabili

Giovedì 25 febbraio debutta Il podcast del disagio – condividere la sfiga sotto la guida delle stelle, un viaggio in dodici episodi alla scoperta delle piccole, grandi sfighe condivise da una generazione “confusa”, più che maledetta: quella dei Millennials. 

Chi sono, però, i Millennials? Noti anche come la Generazione Y, a livello meramente anagrafico stanno a indicare tutti coloro nati tra il 1981 e il 1996. 

Sono i figli dei boomer, la generazione nata nel grande boom economico e che ha conosciuto un mondo ricco di benessere e di possibilità. Non occorrevano grandi studi per ambire a una carriera lavorativa di successo: il lavoro c’era, e lo si prendeva senza troppe storie. Lavoro sicuro, poi, portava di conseguenza una più veloce e facilitata emancipazione dal proprio nucleo familiare, e la possibilità di crearne uno nuovo. I boomer sono la generazione del posto fisso da 8 ore al giorno, della casetta monofamiliare, dei figli sotto ai trent’anni. 

Poi è arrivata la crisi economica e a farne le spese sono stati soprattutto loro, i Millennials, che si sono trovati a rosicchiare un’economia già spolpata dai loro genitori.

I Millennials: laureati, sostenibili, instabili… i re e le regine del disagio!

I Millennials hanno una percentuale altissima, molto più alta delle generazioni precedenti, di laureati (siamo a oltre il 54%), e il tasso di disoccupazione è al 22%. Nonostante siano spinti dalla reale volontà di migliorare le cose, di essere spinti da emozioni positive, sono la generazione dell’ansia e dell’angoscia, per il futuro e per la frustrazione di non avere certezze nell’ambito lavorativo.

I Millennials ambiscono alla stabilità, e con difficoltà la ottengono. Non solo una stabilità economica, ma anche, in realtà, una stabilità emotiva: sono la generazione di Tinder, degli incontri online, della scelta del partner proprio come se fossero tutti inseriti in un catalogo. 

Eppure, ne hanno fatte di cose buone. I Millennials sono i primi a non essersi fatti influenzare dalla xenofobia – come le generazioni precedenti – e ad aver immaginato un mondo senza confini e una società cosmopolita. Per primi si sono interessati all’ambiente, dando un’importanza cruciale alla preservazione del mondo in cui viviamo. Hanno creato possibilità dove non ce n’erano, inventandosi il lavoro, proponendosi strartupper, imparando una flessibilità che li rende adatti a situazioni lavorative in continua evoluzione, ed evolvendosi a loro volta. E… i Millennials sono tra le categorie che ascoltano maggiormente podcast e sono soliti usufruire di contenuti audio di qualità!

Di questo, e di molto, molto altro, parla il podcast de Gli Ascoltabili Il podcast del disagio – condividere la sfiga sotto la guida delle stelle.

Il disagio di essere Millennials in un podcast ad hoc

Come si decide cosa è “disagio” e come lo vivono i millennials? A rispondere sono gli aneddoti raccolti sulla loro Community del Web da due amiche che la patente da millennials ce l’hanno… Valentina “Vee” Tridente e Cecilia Tanzi.

Dopo anni di relazioni e disavventure tossiche, raccolte e poi raccontate sul loro blog, Valentina e Cecilia hanno deciso di dare voce alle storie più tragiche e imbarazzanti dei membri della Community del Disagio, spinte dalla convinzione che nella condivisione, nell’autoironia e anche negli oroscopi da quattro soldi si celi la chiave della crescita personale.

In ogni episodio affrontano un viaggio all’interno del disagio vissuto da esponenti della loro stessa categoria. Lo fanno raccogliendo e commentando aneddoti in arrivo dai membri della Community del Disagio di Instagram, affiancate alla rubrica condotta da Mattia Piagneri in arte Antichristina, che associa all’episodio raccontato – e alla disfunzione contenuta in essa! – un rimando astrologico.

Condurre Il podcast del disagio – condividere la sfiga sotto la guida delle stelle

Il podcast, condotto dalle speaker Valentina “Vee” Tridente e dalla blogger Cecilia Tanzi, nasce  dall’esperienza della prima nel mondo della radio e della seconda come fondatrice della Community del Disagio, ritrovo spirituale su Instagram in cui gli utenti condividono quotidianamente storie di disagio amoroso ed esistenziale. 

La sfiga, tuttavia o per fortuna, può essere decodificata con l’aiuto degli astri: è per questo motivo che  Valentina e Cecilia associano le tragicomiche storie della Community ai segni zodiacali.

Sarà il supporto della Sibilla della Community, Mattia Piagneri in arte AntiChristina, a  sviluppare episodio dopo episodio pillole di Astrosofia, un’analisi pungente, più social che scientifica,  che analizza le storie sgangherate estratte dalla comunità. 

Ogni settimana una nuova puntata dedicata a uno dei grandi temi del disagio, e un analisi precisissima e degna dei migliori astrologi dedicata a ciascun segno zodiacale.

Scopriamo più da vicino queste perle della conduzione:

Valentina “Vee” Tridente è una Dj, Speaker e Podcaster. Nata in Italia ha vissuto per diversi anni a Londra dove ha studiato come interprete e traduttrice per poi buttare tutto all’aria decidendo che la sue vere passioni erano la musica e la comunicazione. Oggi si divide tra radio, podcast e campagne di marketing sui social per l’industria musicale,  ma sotto sotto odia Tik Tok perché non lo sa usare. Si considera una femminista nonostante tutte le sue contraddizioni: odia il calcio, non sa nulla di motori e spera sempre che un uomo si offra di portarle le borse della spesa.

Cecilia Tanzi, aka Celyciah, è una cinica educatrice disincantata che sogna di crescere una generazione di bambini gender fluid. Passa la maggior parte del suo tempo a raccoglie e narrare le confessioni delle anime perdute della Community del Disagio: centro di assistenza virtuale per cuori infranti, da lei creato, in cui condividere esperienze d’amore fallite e farsi dare consigli psicologici improvvisati. Non le piace quasi niente e nessuno, eccetto l’ironia, la pizza e i cani.

Antichristina, l’alias Drag  di Mattia Piagneri, è la Sibilla glitterata del Podcast del disagio, una soubrette della porta accanto cresciuta a MTV, film horror e rom-com anni 90 & 00.Un po’ ribelle per natura, un po’ diva per vocazione, di giorno lavora come tatuatore e di notte si trasforma, per la gioia dei suoi fan, su Tik Tok. Crede fermamente che il mondo sarebbe un posto migliore con una spolverata di brillantini e la sua missione è quella di portare quella ventata di frivolezza che si respira all’inizio di un party, in ogni cosa che fa.

Insomma, Millennials o no, a qualunque generazione voi apparteniate, non potete proprio perdervi il Podcast del disagio, insieme a tutti i migliori podcast italiani che potete trovare su tutte le principali piattaforme di streaming audio.

Mi raccomando, però, date uno sguardo al catalogo dei mitici podcast de Gli Ascoltabili! Da Demoni Urbani a Sostenibilità for Beginners, da Folco Files a Delitti&Roversi, da La mia storia a Gli adolescenti si fanno male… dal 2018, Gli Ascoltabili produce podcast gratuiti per tutti i gusti e le occasioni.


Massimo Picozzi racconta Il Mostro

Gli Ascoltabili per Audible, una produzione esclusiva sul primo serial killer italiano: il Mostro di Firenze

Prendete la vicenda delittuosa più popolare della storia d’Italia, uno stimato criminologo, un colosso dei contenuti audio e la piattaforma di podcast di qualità creatrice di uno dei podcast crime più amati degli ultimi anni

Il risultato che otterrete sarà Il Mostro, la nuova produzione realizzata da Gli Ascoltabili per Audible, disponibile per l’ascolto su audible.it.

Si tratta della terza collaborazione tra i due player, dopo il fictional Agatha Christie Scomparsa – da poco sbarcato anche sul mercato francese – e la serie crime al femminile Lady Killer.

Oggetto della serie, com’è facile intuire, la storia del Mostro di Firenze: una vicenda di cronaca nera che conta ben 16 omicidi, avvenuti in provincia di Firenze tra il 1968 e il 1985, e dagli sviluppi giudiziari ancora più lunghi e complessi.

Voce narrante del podcast l’attore fiorentino Massimo Alì, che di episodio in episodio ripercorre tutte le fasi dei crimini avvenuti quando lui era adolescente. Per farlo, si reca sui luoghi che di quei crimini sono stati testimoni, viaggia sulle tracce dei delitti, ascolta i ricordi della gente comune. Alla riscoperta dei fatti e dei loro protagonisti più o meno conosciuti.

A intervallare il suo racconto, il commento da esperto di Massimo Picozzi, psichiatra e criminologo che ha seguito alcuni tra i principali casi di cronaca nera degli ultimi anni, e vanta una lunga collaborazione editoriale con Carlo Lucarelli. Forte della sua esperienza nel settore, Picozzi traccia una profilazione criminale del maniaco.

L’alternarsi di fiction e analisi scientifica costruisce un podcast di qualità in grado di snodarsi su più livelli. Il Mostro è inchiesta, legal thriller, detective story e racconto di costume.

I delitti del Mostro, una storia italiana ancora attuale

Chi è il Mostro di Firenze? Nelle campagne toscane, un serial killer assale e distrugge la vita di diverse coppiette appartate in auto, scatenando interrogativi e terrore. Si tratta di un mostro in solitaria? O dietro si nasconde una regia precisa, che schiera in campo diverse pedine?

Dai tribunali alle pagine di giornale, dal chiacchiericcio da bar ai referti ufficiali, la sanguinosa epopea del Mostro di Firenze ha accompagnato l’Italia dal 1968 per quasi vent’anni. 

Nel suo complesso, è una storia dai tratti misteriosi e raccapriccianti, che mette a nudo le contraddizioni e gli orrori di un Paese che cambia volto. 

Con il Mostro di Firenze, le famiglie italiane scoprono la vita sessuale dei propri figli poco più che adolescenti, le tecniche di profiling sperimentate oltreoceano approdano anche da noi, le aule di tribunale sono sotto i riflettori, così come i vizi segreti e le paure inconfessate di buona parte della popolazione. 

A un certo punto della vicenda, il terrore diffuso genera anche uno spot televisivo/manifesto dal titolo “Occhio, ragazzi!”, finalizzato a mettere in guardia le giovani coppie dal frequentare zone isolate, per non incappare nel temibile killer.

Gli omicidi del Mostro si distinguono non solo per il numero, ma anche per l’efferatezza che mostrano, che scatena il panico anche al di fuori dell’Italia. Ai processi partecipa addirittura lo scrittore americano Thomas Harris, “padre” del personaggio di Hannibal Lecter. E a creare l’identikit dell’assassino contribuisce il profiler John E. Douglas, su cui in tempi recenti è stata incentrata la serie Mindhunter.

Tutt’ora questo capitolo nerissimo della nostra cronaca presenta molti punti interrogativi che non trovano risposta. Sarà per questo, o per l’urgenza di esorcizzare un trauma mai superato, che negli anni la vicenda del Mostro ha generato un interesse spropositato, animando blog, forum, discussioni, canali YouTube, che anche a distanza di decenni propongono nuove angolazioni e interpretazioni dei fatti.

C’è ad esempio il sito che propone i profili dei personaggi coinvolti e la trascrizione di gran parte delle deposizioni dei processi, o il blogger che ricostruisce le dinamiche degli omicidi nel dettaglio, inscenandoli in prima persona.

Un podcast tra ricostruzione scientifica e narrazione

La serie crime Il Mostro è introdotta oggi dal sito web dedicato www.ilmostrodifirenze.it e si articola in dieci puntate da 50 minuti:

  1. L’ultimo delitto
  2. Il delitto del 1974
  3. Il primo delitto del 1981
  4. Il secondo delitto del 1981 
  5. Il delitto del 1982
  6. Il delitto del 1968
  7. Il delitto del 1983
  8. Il delitto del 1984
  9. Caccia ai compagni di merende
  10. 10.Una storia di tutti

Evitando di seguire un andamento cronologico lineare, il podcast italiano Il Mostro si apre con il racconto dell’ultimo delitto del killer. Avviene a Scopeti, in una calda notte del settembre 1985. Vittime una coppia di turisti francesi – Nadine Mauriot e Jean Michel-Kraveichvili trovati morti presso un’auto in campagna, come tutti gli altri che li hanno preceduti. 

Da qui, il racconto prosegue a ritroso nel tempo, finché all’altezza del 1982 non si arresta per l’emergere della famosa “pista sarda”. Ovvero quella che, per la prima volta, portò gli inquirenti a collegare il “killer delle coppiette” – così era conosciuto in un primo momento – a un misterioso duplice omicidio avvenuto nel 1968. La cronaca si completa con gli ultimi casi, arrivando all’arresto di Pietro Pacciani, identificato come responsabile di gran parte dei delitti, morto prematuramente nel 1998.

Nel corso del processo a Pacciani si coniò il termine “compagni di merende”, per identificare alcune conoscenze dell’accusato – nello specifico, Mario Vanni e Giancarlo Lotti – che lo affiancavano in attività non ben identificate e che poi sono stati in parte condannati insieme a lui.

Le puntate del podcast sono state scritte da Lorenzo Pedrazzi, Giuseppe Paternò Raddusa e Maria Triberti. La produzione è stata gestita da Giacomo Zito e Ilaria Villani.

A ricreare le giuste atmosfere per i fatti narrati contribuiscono inoltre le musiche originali del collettivo Operà Music, realizzate appositamente per il progetto.

Non vi resta che immergervi nel podcast: potete farlo passando da qui o da qui.


Su Netflix, Apple e il mondo podcast

Netflix punta – anche – sui podcast: si testa la modalità “solo audio”

Alla presentazione dei Golden Globes 2020, Ricky Gervais presentava, ad uno ad uno, i celeberrimi attori presenti, in una delle sue performance più memorabili. Tra una battuta assolutamente scorretta e l’altra, Gervais diceva, testualmente: 

«No one cares about movies anymore. No one goes to cinema, no one really watches network TV. Everyone is watching Netflix. This show should just be me coming out, going, “Well done Netflix. You win everything. Good night.”» (trad: A nessuno importa più dei film. Nessuno va al cinema, nessuno guarda davvero la TV generalista. Tutti guardano Netflix. In questo show dovrei esserci solo io che esco e dico “Ben fatto, Netflix. Vinci tutto tu. Buona notte”)

E si trattava di tempi non sospetti, prima ancora dei vari lockdown per la pandemia che, neanche a dirlo, hanno contribuito all’aumento delle iscrizioni alla piattaforma.

Netflix ha sbancato in ogni ambito, ha una quotazione in borsa da capogiro, con un fatturato che supera i venti miliardi di dollari, e contenuti originali di grande successo (si pensi a serie come La regina degli scacchi, o film come L’incredibile storia dell’isola delle rose)… e non finisce qui. 

Sì, perché pare che il colosso californiano si stia aprendo sempre più anche al mondo dei podcast

Negli ultimi tempi, infatti, dalla app della piattaforma è possibile impostare la fruizione dei contenuti nella sola modalità audio. Basta cliccare sul tasto “Video Off” in cima al player, oppure abilitare la modalità “Audio Only” dalle impostazioni generali. 

Si tratta per il momento di un semplice aggiornamento lato server (disponibile solo per Android), ma può essere visto come una sperimentazione ispirata dal crescente interesse verso i contenuti audio, come podcast e audiolibri.

Un’ulteriore prova, insomma, del fatto che la produzione di podcast di qualità è un trend che non passa inosservato!

I podcast originali di Netflix

La modalità solo audio di Netflix consente di seguire le serie o i film preferiti risparmiando dati, batteria e concentrandosi sul potere della voce o del suono. In effetti, alcuni contenuti in particolare (come gli show di stand-up comedy) possono anche essere seguiti senza immagini, ma si potrebbe obiettare che la fruizione audio di contenuti pensati per il video sarà sempre una fruizione “parziale”.

Vale comunque come “prova generale” da parte di Netflix prima di scegliere se approdare verso la produzione di podcast vera e propria.

In realtà, però, il Re Mida dello streaming di podcast già ne produce, anche se non se ne parla molto. Al momento esistono quasi solo per il mercato statunitense, ma sono in costante crescita (22 mentre scriviamo questo articolo): riguardano tutti le produzioni a marchio Netflix, o la vita in azienda. Quest’ultimo caso ad esempio è quello di We Are Netflix, con il Senior Software Engineer Lyle Troxell che intervista altri dipendenti sul loro lavoro e i valori dell’azienda.

Altri come The Call Sheet, Watching With o Behind the Scenes, sono invece conversazioni con celebrità o persone della produzione, sui dietro le quinte dei vari show.

Interessante il titolo You can’t make this up, dove l’autrice e conduttrice di genere crime Rebecca Lavoie esplora le storie vere che si trovano dietro i più amati contenuti thriller e gialli del marchio.

O Because I watched: racconti di persone reali da tutto il mondo, su come alcune serie o film (rigorosamente Netflix) hanno cambiato la loro vita.

In tutti i casi si tratta naturalmente di branded podcast, curati dalla divisione marketing per attirare o tener vivo l’interesse del pubblico verso i contenuti della piattaforma. Difatti, con il branded podcast un’azienda può creare un legame di fiducia con il suo utente medio, raccontando storie che comunichino i valori su cui l’azienda stessa si fonda (e in cui l’utente può riconoscersi). A proposito, conoscete i branded podcast realizzati da Gli Ascoltabili?

Apple pronta a lanciare la “Netflix dei podcast”?

Se davvero Netflix stesse pensando di ampliare il suo dominio anche verso il meraviglioso mondo dei podcast, forse dovrebbe guardarsi le spalle. 

Secondo le ultime indiscrezioni dei media americani, sembra infatti che Apple stia pensando di lanciare un nuovo servizio di abbonamento a pagamento per ascoltare podcast

Pare che il brand della mela stia incontrando società di produzione del settore per valutare il “grande salto”, ma al momento non c’è nulla di concreto. Come Netflix, probabilmente sta tastando il terreno per verificare che quello dei contenuti audio sia effettivamente un trend da cavalcare con prospettive a lungo termine. 

D’altronde, già nel 2019 Apple meditava di comprare serie podcast originali per averne l’esclusiva, e a fine 2020 ha partecipato alla corsa per l’acquisizione della nota compagnia di podcast indipendenti Wondery (poi andata ad Amazon).

Anche nel caso di Apple, comunque, esistono già dei podcast originali. Attualmente, il brand realizza per lo più podcast di natura “corporate”, che mirano a diffondere news aziendali: si tratta dei titoli Apple Keynote, Apple Quarterly Earnings Calls (sugli andamenti trimestrali) e Events at the Apple Store

Unica eccezione – per il momento – è costituita dal talk lanciato a giugno 2020 The Zane Lowe Interview Series: in ogni episodio del podcast, il dj di Apple Music Zane Lowe coinvolge un musicista/cantante famoso in una conversazione intima sulla sua vita e le sue canzoni. Tra gli artisti intervistati, figurano celebrità come Miley Cyrus, Eminem, Paul McCartney, Mariah Carey e i Foo Fighters.

Che dopo il lancio di Apple TV+, Apple stia pensando a una sorta di “Apple Podcasts+”? Per il momento, l’esperienza di The Zane Lowe Interview Series è ancora un caso isolato. Come si dice, chi vivrà vedrà!

Intanto, noi continuiamo a goderci l’ascolto dei migliori podcast italiani su tutte le principali piattaforme di streaming audio: naturalmente, sempre con un “orecchio di riguardo” per i mitici podcast de Gli Ascoltabili! Da Demoni Urbani a Sostenibilità for Beginners, da Folco Files a Delitti&Roversi, da La mia storia a Gli adolescenti si fanno male… dal 2018, Gli Ascoltabili produce podcast gratuiti per tutti i gusti e le occasioni. Li conoscete tutti?


Podcast e scuola: un binomio vincente?

No, non stiamo parlando del self-learning

Di podcast per imparare, online, se ne trovano tanti. Podcast motivazionali, ad esempio, di quelli per la crescita personale. Ci sono, poi, tantissimi podcast per apprendere l’inglese o un’altra lingua, o per fare trading . O addirittura per fare i podcast! Ma quanti ce ne sono pensati per la scuola? Pochissimi, in Italia, o forse nessuno che nasca veramente come tale. Perché? Qui a Cast Edutainment e a Gli Ascoltabili stiamo analizzando il fenomeno. Se volete darci una mano, rispondete a questo sondaggio e magari fatelo circolare:

Occhio alle orecchie: abbiamo qualche dato parziale

Intanto, abbiamo già qualche dato parziale che ci permette di trarre qualche spunto di riflessione.

Il 2020 annus horribilis ma anche annus mirabilis della rivoluzione ascoltabile

Cominciamo col dire – anche se ormai sembra quasi un esercizio retorico – che il lockdown ha segnato uno spartiacque fondamentale: ha creato un prima, in cui i podcast erano conosciuti solo da una nicchia di appassionati, e un poi, in cui più o meno tutti (a prescindere che siano ascoltatori abituali di podcast o meno) sanno cosa sia lo strumento e magari saprebbero anche dove trovarlo. Ma di questo avevamo già ampiamente parlato qui.

Studenti all’avanguardia e insegnanti in retroguardia. O forse no?

Sappiamo, poi, che il medium è più conosciuto e apprezzato dagli studenti che dagli insegnanti. È vero: non ci meravigliamo più di tanto. Va fatta, tuttavia, una considerazione. È probabile che a falsare questo dato sia la presenza di insegnanti over 40 e over 50, fascia anagrafica che, come ci mostrano già altri dati, è ancora resistente alla penetrazione dei podcast. In realtà, considerando questi dati parziali, sembrerebbe che l’ascolto di podcast tra gli insegnanti di età compresa tra i 25 e i 40 anni sia ben più frequente che tra gli studenti delle scuole superiori. Anche se c’è un dato curioso: questi stessi insegnanti usano molto di più i podcast per formarsi, studiare, aggiornarsi che non per insegnare. Eppure sembrerebbe che tutti dispongano di attrezzature sufficienti, a scuola come a casa, per poter far ascoltare dei podcast ai propri studenti. D’altronde, questi stessi insegnanti assegnano un punteggio più alto ai podcast come strumento di apprendimento che ai podcast come strumento di insegnamento. Perché? Probabilmente – ma qui, per ora, siamo nel campo delle pure ipotesi – permane una visione per cui il podcasting serve per il self-learning, non per accompagnare, approfondire o completare una lezione.

Tanti esempi di podcast didattici

Certo – si potrebbe obiettare – se non ci sono podcast pensati appositamente per le scuola come si può pensare che gli insegnanti li usino per insegnare? In realtà il discorso è più complesso. Ed è più complesso perché di podcast pieni di materiali di approfondimento, nelle più svariate discipline, ce ne sono tanti. Pensate solo agli, ormai incensatissimi, podcast di storia di Alessandro Barbero. Oppure – perché no? – alla nostra serie Gli adolescenti si fanno male. Qui di seguito, per esempio, trovate una puntata con la quale si può affrontare in classe un importantissimo tema di attualità: il coming out.

Esempi di podcast didattici ce ne sono numerosi. Certo, il mondo anglosassone ci offre un panorama ben più variegato e intrigante. Guardate qui, per esempio: trovate numerosi materiali divisi per livello scolastico e ricchi di paratesti. Oppure qui: cinquanta podcast solo per gli studenti delle scuole superiori. E poi ancora qui: i più svariati canali che possono usare gli studenti per ripassare, studiare, approfondire.

I podcast, la scuola e il futuro

Insomma, il mondo editoriale didattico italiano, come spesso accade in questi ambiti, ha ancora numerosi passi in avanti da fare. D’altra parte il 2020 potrebbe essere stato il terremoto che ha scosso anche il panorama dei podcast scolastici. Staremo a vedere. Intanto riflettiamo ancora su un punto. Perché si dovrebbero usare i podcast a scuola? Non si rischia di entusiasmarsi un po’ troppo per il mezzo senza, poi, effettivamente pensare al fine? Decisamente no. I podcast possono essere persino più utili dei video documentari o animati che si usano già da tempo. È vero: dal nostro sondaggio emerge che, secondo l’opinione di studenti e insegnanti, le cose stanno nei termini contrari. Ma ci sentiamo di poter sostenere questa tesi senza timore. Volete sapere perché?

In primo luogo, per quello che abbiamo già detto in più occasioni: l’audio è il mezzo del futuro. Il mezzo per la trasmissione di informazioni, naturalmente. Il podcast è un medium estremamente flessibile e versatile, che consente di diffondere contenuti di alta o altissima qualità con costi decisamente contenuti. Almeno rispetto al video. Provate a dare un’occhiata ai video didattici su YouTube, per esempio. A parte alcuni fatti molto bene e pieni di informazioni dettagliate fornite in maniera ingaggiante, tantissimi sono raffazzonati, noiosi e privi di un pensiero di edutainment alla base. Il podcasting, invece, permette ad aziende editoriali e media house, senza spingere agli estremi il rapporto costi-benefici, di ingaggiare autori e attori per produrre podcast didattici dall’alto valore formativo.

Sappiamo bene, in secondo luogo, come la generazione z (o dei post millenials, o Gen Z, iGen, Post-Millennials, Centennials, Zoomer, Plural: insomma, chiamatela come diavolo volete) sia abituata a livelli di attenzione continuata molto contenuti. Qui e qui potete trarre, dalle parole di uno Psicologo dei consumi, anche qualche informazione neuroscientifica sull’argomento. Quindi, venendo al sodo e senza tergiversare, potete rendervi conto come dare a un podcast – cioè uno strumento che non richiede un’attenzione esclusiva – a uno studente abituato a fare più cose contemporaneamente può essere il mezzo più efficace per traghettare informazioni verso il suo cervello. Informazioni difficilmente traghettatili in altro modo. Credete davvero che, nel tempo libero, quel ragazzo si metta davvero a guardare un video didattico di venti minuti su YouTube? Difficile.

E poi, in terzo luogo, volete sapere un altra cosa? Non diffondete troppo la voce, però. Si può anche fare didattica creando un podcast. Cioè con alcuni strumenti che le scuole possono permettersi o – meglio – creando una convenzione con qualche azienda editoriale, si possono creare degli oggetti audio insieme agli studenti che, oltre a permettere l’apprendimento durante la realizzazione, possono diventare uno strumento di studio e ripasso molto ingaggiante in vista di verifiche ed esposizioni orali.

Insomma, per concludere, podcast e scuola sono un binomio vincente? Certamente sì. Mettendo in campo competenze e strategie adeguate e avendo ben in mente qual è l’obiettivo.


Il podcasting in numeri: l’Europa e l’estero

Covid-19, lockdown, pandemic fatigue… perché il 2020 è stato l’anno dei podcast?

Il 2020 è stato un anno batosta per tutti. L’emergenza coronavirus ha messo in crisi interi settori, non ultimo quello dell’intrattenimento e dello spettacolo. Infiniti gli eventi cancellati, rimandati, mandati in streaming. Tuttavia, per ogni concerto saltato, da qualche parte, nel mondo, è nato un nuovo podcaster.

I dati cantano chiaro: il 2020 è stato l’anno dei podcast. La Ipsos, una delle più importanti multinazionali di ricerche di mercato, ha pubblicato la sua digital audio survey focalizzata sui podcast in Italia e ha mostrato come, rispetto all’anno scorso, nel nostro Paese gli ascoltatori di podcast sono cresciuti del 4%. Vi sembra poco? Correte a dare un’occhiata qui!

Una vera e propria rivoluzione, come ben sanno i nostri fedeli lettori che non si sono persi i nostri articoli, in particolare questo, che deve molto anche ai recenti lockdown.

Abbiamo trascorso parecchio tempo a casa, noi come gli altri paesi europei e non. Come se non bastasse l’essere vittime di una pandemia globale, stiamo combattendo contro nemici invisibili, subdoli, che raccolgono la loro forza nel fatto che si nega la loro stessa esistenza. Un esempio tra tutti? La pandemic fatigue.

La pandemic fatigue – lo ha spiegato qui uno dei più importanti professori e medici italiani – è la risposta mentale alle situazioni associate alla pandemia che stiamo vivendo.

Le sensazioni siamo certi che le conoscete bene: noia, rabbia, paura, appiattimento emozionale, stanchezza fisica, difficoltà a mantenere la concentrazione e, soprattutto, affaticamento mentale.

Questo è dovuto principalmente perché, a differenza della prima ondata, nella quale avevamo accumulato risorse per rispondere allo stress, questa nuova ondata ci ritrova con le “pile scariche”, senza energia e motivazione – complice il fatto che non vediamo, per ora, la fine di questo tunnel.

Come combattere la pandemic fatigue? Con poche, semplici, ma importantissime mosse: ritagliandosi del tempo per fare ciò che ci piace di più, in compagnia e in solitudine.

Come ascoltare i nostri podcast preferiti, per esempio…

Chi ascolta maggiormente i podcast all’estero? And the winner is… South Corea!

Bando alle ciance, dopo la classifica del podcaster medio italiano, che potete leggere in questo articolo, è bene ricordarci che non siamo gli unici ascoltatori di podcast al mondo – anche se, minimo, siamo i più stilosi.

Nell’ultimo mese ci siamo piazzati comunque molto bene: siamo al sesto posto (sesto, ragazzi, pazzesco) dei maggiori ascoltatori di podcast a livello MON-DIA-LE, poco sotto gli Stati uniti, la Svezia, l’Irlanda, la Spagna, e la Corea del Sud.

Attualmente, i podcast attivi raggiungibili tramite Apple Podcast sono 1,5 milioni circa, mentre gli episodi sono poco più di 37 milioni.

Negli ultimi tre mesi sono stati aggiunti 280 mila podcast, di cui solo 3,7 mila nelle ultime 24 ore. Ogni mese vengono aggiunti circa 90 mila podcast mentre ne vengono rimossi 13 mila. Le lingue in cui si trovano podcast sono cento, anche se la maggior parte sono, come si potrebbe bene immaginare, in inglese.

Tuttavia, quando parliamo di piano internazionale, per avere dei dati indicativi, bisogna fare riferimento agli USA, vero punto di riferimento per il mondo podcast e luogo in cui si anticipano le tendenze che poi si diffondono altrove. La situazione qui è molto, molto interessante.

In America oltre il 75% della popolazione ha familiarità con il mondo dei podcast…. E dici poco?

I dati, negli States, parlano chiaro, anzi, chiarissimo. Ad avere una qualche familiarità con i podcast è circa il 75% della popolazione, in crescita rispetto al 70% del 2019. Il 55% (circa 155 milioni di persone), poi, ne ha ascoltato almeno uno – in crescita rispetto al 51% del 2019. Il 37% (circa 104 milioni) ha ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese – in crescita rispetto al 32% del 2019. Inoltre, il 24% (circa 68 milioni) ascolta settimanalmente i podcast – in crescita rispetto al 22% del 2019.

Se parliamo d’età, notiamo che il picco di ascoltatori americani ha tra i 25 e i 34 anni: in questa fascia la percentuale di ascoltatori è del 28%. Segue la fascia tra i 35 e i 44 anni, con circa il 21%, e a ruota la fascia giovine, quella tra i 18 e i 34 anni (qui siamo al 18% della popolazione). Dopo i 45 anni, la percentuale tende ad abbassarsi al 16%.

Ancora, Il 49% degli ascolti dei podcast avviene a casa (in calo rispetto al 51% degli scorsi anni. Sarà per caso dovuto al fatto che quest’anno, anche gli Americani si sono beccati la loro dose di lockdown?), il 22% degli utenti, ascolta podcast mentre guida, l’11% al lavoro, il 4% sui mezzi pubblici e il 3% quando fa una passeggiata.

Gli utenti ascoltano una media di 7 diversi spettacoli a settimana, in aumento rispetto ai 5 del 2017. L’80%, poi, ascolta tutti oppure la maggior parte di ogni episodio, in calo rispetto all’86% del 2017.

Solo il 19% degli ascoltatori aumenta la velocità di riproduzione. Il che è una buona notizia, significa per lo meno che la puntata ci sta coinvolgendo abbastanza da non farci venire voglia di filarcela a gambe levate e a lasciare perdere il podcast.

Crediti immagine: https://musicoomph.com/podcast-statistics/

L’ascolto dei podcast in America tende a crescere con l’istruzione

I podcast attirano maggiormente le persone più ricche e istruite. In effetti, è del 45% in più di probabilità che un ascoltatore di podcast abbia una laurea e del 68% in più di una laurea. È anche molto più probabile che siano HNI (individui con un patrimonio netto elevato), con il 45% in più di probabilità di avere un reddito familiare netto di oltre $ 250.000, che è un quarto di milione di dollari, ogni anno.

Podcast di genere, No, thank you!

Il pubblico del podcasting è incredibilmente equilibrato. Quando si tratta di equilibrio di genere, il pubblico dei podcast è ben bilanciato: siamo intorno al 51% della popolazione maschile, contro il 49% della popolazione femminile.

Un incremento notevole, se pensiamo che solo l’anno scorso la percentuale era 44% contro 56% a favore degli uomini.


Per il momento ci fermiamo qui. A presto per un altro report a tutto podcast!


Podcast 2021: i trend in Italia

Il consumo di podcast in Italia, nel 2021, non può non tenere conto della situazione COVID-19

Ormai lo abbiamo appurato: il pubblico dei podcast italiani cresce esponenzialmente, di anno in anno. Se nel 2019 ha superato i 12 milioni di ascoltatori – dato quasi impensabile fino a pochi anni fa, quando si credeva che in Italia il mercato podcast non sarebbe riuscito mai a penetrare -, il 2020 è stato irrimediabilmente segnato dalla pandemia da COVID-19. 

Non esiste ambito in cui la pandemia non abbia sortito effetti. Per quanto riguarda il nostro Paese, i cambiamenti hanno riguardato ogni ambito della concezione dell’ascolto. Sono cambiati i modi di fruizione dei podcast, così come il sesso e l’età dell’ascoltatore “ideale”. È cambiata la location dell’ascolto; è cambiata anche la motivazione che ha spinto gli ascoltatori ad affezionarsi a un format piuttosto che a un altro. Trovate un sacco di dati interessanti in un articolo che abbiamo scritto e che vi postiamo qui. 

Un’altra parola chiave del 2020 – e che, ci auguriamo, non debba più tornare con la stessa forza nel 2021, è “lockdown”. Chiuderci in casa ha creato crisi su ogni fronte, compreso l’ascolto. Alzino la mano tutti coloro che ascoltavano podcast nel tragitto da casa al lavoro, magari a piedi, in macchina o sui pezzi pubblici, per fare un esempio.

Il 2021 non potrà quindi che continuare – almeno per la prima parte dell’anno – la scia di cambiamento iniziata nel 2020. Ma, nossignore, i trend previsti per l’anno che è appena iniziato non si fermano qui. 

La rivoluzione dell’audio continua: nel 2021 Spotify acquista Megaphone

Per Spotify il 2021 è un anno di scelte e di scommesse

Sono anni che Spotify muove passi, o meglio, falcate, in direzione del business dei podcast. Pensiamo solo al fatto che l’anno scorso ha acquistato, sborsando milioni di dollari per l’acquisto di Anchor, applicazione per la creazione di podcast, e Gimlet, una società di produzione, all’epoca tra l’altro in grave perdita economica. 

Il 2020 si è concluso firmando un accordo da 235 milioni di dollari per l’acquisto di Megaphone

Megaphone, per chi non lo sapesse, è una piattaforma di pubblicità e podcast tra le più innovative a livello globale. La punta di diamante di questa piattaforma sta proprio nell’unire, nello stesso spazio, publishers e advertisers, in un clima di scambio reciproco di ispirazione creativa. 

L’obiettivo è quello di aiutare inserzionisti e publisher a utilizzare appieno il potenziale del podcast, Le aziende potranno utilizzare Megaphone Targeted Marketplace , che permetterà a sua volta di mettere la tecnologia Streaming Ad Insertion a disposizione dei podcast publisher di terze parti.

Il podcast, in questo modo, rinsalda la sua posizione di media del futuro, nuova frontiera che si configura come mezzo privilegiato per esplorare i trend della comunicazione: il 2021 potrebbe diventare, perché no, il mezzo di acquisizione di contenuti favorito dagli utenti, grazie anche all’accesso multi device da numerose piattaforme.

Cosa vogliono gli ascoltatori del 2021?

Rispetto all’anno passato, nel 2020, su Spotify si è visto un incremento di podcast del 108%, con circa 1,8 milioni di titoli: com’è naturale, a essere aumentati sono anche i creatori e i produttori di contenuti, le aziende branded podcast, ma anche gli appassionati che vogliono provare a mettersi in gioco e produrre their own podcast.

Già nello scorso anno, comunque, gli ascoltatori si sono fatti sentire: come? Scegliendo cosa ascoltare e cosa no. Qui e qui potete trovare due degli ultimi studi di ricerca, targati rispettivamente Ipsos e Nielsen.

– Più attenzione all’etica e alla sostenibilità

Nel 2021 Greta Thunberg è diventata maggiorenne. E insieme a lei, finalmente, cresce a dismisura l’interesse per la salvaguardia del nostro Pianeta. 

I modi in cui lo stiamo rovinando sono un’infinità. Ciò che ci aspettiamo è, dunque, un rinnovato interesse a scoprire in quanti modi, e con quali azioni, anche le più apparentemente innocue, rischiamo di creare danni irreparabili, ma anche a tutte quelle piccole cose che possiamo fare per diventare più sostenibili. 

– Nuovi player investiranno in advertise

Collegandoci ancora alla scelta di Spotify, possiamo dare per scontato che il 2021 sarà l’anno del podcast come strumento pubblicitario. Molti saranno i podcast branded, e molti gli investimenti in questa direzione. Fare ADV con i podcast permette maggior coinvolgimento dell’utente, che, ascoltando, ricorderà meglio i contenuti recepiti. E, perché no, di condividerli con chi ha vicino.

– Maggiore attenzione alla generazione alpha

Ne abbiamo parlato in un articolo poco tempo fa, e ora torniamo sui nostri corretti passi. Il 2021 dovrà essere particolarmente attento ai bisogni della nuovissima generazione alpha, ovvero di quei bambini nati dopo il 2010: quei bambini, insomma, che hanno imparato a utilizzare i tablet prima di imparare a scrivere. Sono loro i consumatori di oggi e di domani: impossibile non tenerne conto,

– Rinnovato interesse per la salute

Apparirà scontato, o forse no: l’emergenza Covid-19 sta causando negli animi di tutti una costante sensazione di incertezza, e un bisogno, forse rinnovato, di affidarsi agli esperti in materia. Per questo, il podcast diventerà lo strumento ideale per permettere agli esperti e alle voci più autorevoli di esprimere con chiarezza e immediatezza tutte quelle che possono essere le preoccupazioni delle persone.

L’utilizzo della voce, poi, si farà doppiamente utile, in quanto permetterà all’ascoltatore di sentirsi maggiormente rassicurato. 

  • Personalizzazione, baby

Non bisogna dimenticarsi che, per i brand, è importantissimo avere bene in mente il proprio pubblico di riferimento, per poterne cogliere le necessità e i bisogni.

Per questo, il 2021 si caratterizzerà da podcast personalizzati, intimi, che puntino a creare un contatto diretto tra i produttori e la propria audience.


Le figure del podcast: il Sound Designer

Sound design? Yes, please

Realizzare podcast di qualità, lo stiamo vedendo in queste settimane, richiede la collaborazione di figure professionali molto diverse. Abbiamo iniziato parlando qui dello speaker, l’artista della voce, e abbiamo poi speso due parole per la figura dell’autore, che potete leggere qui

Oggi puntiamo i riflettori su una terza figura che, diciamolo, è una di quelle che distinguono un podcast amatoriale da un prodotto qualitativamente rilevante: il sound designer.

Basta fare un giro sulle principali piattaforme podcast, su YouTube o su TikTok, per renderci conto della differenza!

Artista del suono, manipolatore dell’invisibile, il suo lavoro va ben oltre quello di trovare l’accompagnamento musicale al prodotto audiovisivo: è anzi una parte fondamentale, che ha la capacità di elevare il prodotto narrativo in quanto sua parte costituente.

Il sound design ha radici più antiche di quello che crediamo

C’era una volta il cinema. Sì, però era muto. In una puntata dell’ultima stagione de La mia storia (che trovate per intero qui) il non più giovane Frank Durand fa la conoscenza con due giovanissimi fratelli, Auguste e Louis Lumière. Nomi nuovi, eh?

Beh, fatto sta che nel 1895 i due fratelli abbiano girato un famoso cortometraggio, in bianco e nero, della durata di 55 secondi: L’arrivée d’un train. Il cortometraggio rappresentava sostanzialmente l’arrivo di un treno in stazione. Grazie alla grandissima profondità di campo, gli spettatori ebbero l’impressione che il treno “uscisse” dallo schermo, pronto a schiacciarli. La scena causò panico, tanto che gli ignari spettatori cominciarono a scappare.

Ora, figuratevi cosa sarebbe successo se i fratelli Lumière fossero stati in grado di aggiungere anche il suono! 

Dobbiamo aspettare il cinema sonoro per dare voce a quella che è una “nuova” categoria lavorativa: i rumoristi, ossia degli attori che, utilizzando la strumentazione che la produzione disponeva, aggiungevano effetti sonori “caserecci”, certo, ma d’effetto. 

Un imput? Guardate:

Già negli anni ’30, il cinema ha percepito la necessità di inserire i suoni all’interno delle pellicole. Nelle occasioni più importanti, c’era l’abitudine di accompagnare la proiezione del film con musica dal vivo, solitamente da un pianista o da un organista.

Nel 1925 la Warner Bros acquisì il Vitaphone, uno strumento che serviva per sincronizzare suoni e immagini: l’inizio di una nuova era. 

Per il passaggio del sonoro al digitale, invece, dobbiamo aspettare il 1966, anno in cui la Dolby propone la Dolby Digital, il sistema di codifica audio multicanale tra i più utilizzati ancora oggi per la riproduzione o trasmissione audio digitale.

Dal cinema, comunque, il sound design arriva a caratterizzare qualsiasi prodotto audiovisivo: che si tratti di cinema, teatro, radio, televisione, podcast, il risultato non cambia: una corretta scelta musicale rende il prodotto più valido rispetto alla concorrenza.

Il sound design nella produzione di podcast

Andiamo alla ciccia: a cosa serve il sound design nella realizzazione di podcast superfighi? Per rispondere a questa domanda siamo andati nei meandri dei nostri studi di registrazione, e abbiamo chiacchierato con i nostri Sound Designer

«Il sound design per il podcast serve per valorizzare dal punto di vista sonoro il racconto e le idee dell’autore. Si realizza innanzitutto cercando di comprendere quali sono i momenti chiave del racconto, con l’obiettivo di capire se trattarli con musiche o suoni specifici, o se risultino più efficaci in assenza di suono». 

Il silenzio – spesso ce lo si dimentica – è un’importante risorsa del sound design: a volte è più potente di qualsiasi altro effetto. 

La ricerca è altresì importante. Non basta fermarsi alla scelta delle musiche, ma bisogna comprendere profondamente quale sia il prodotto che si andrà a realizzare, per recuperare tutto un repertorio di suoni adatti a ricreare l’ambientazione narrata, per permettere all’ascoltatore di immedesimarsi nelle scene.

Un format come Demoni Urbani, ad esempio, deve moltissimo alle scelte del sound designer. Oltre alla scelta delle colonne sonore ideali, necessarie per creare la natura identitaria del format, bisogna prestare attenzione a tutti quei suoni che creino il mood, facciano aumentare la tensione e l’inquietudine nelle orecchie dell’ascoltatore. Un cancello che cigola, un rumore martellante, i passi leggeri di un individuo nascosto nell’ombra sono solo alcuni esempi.

Restando tra i nostri format, invece, per La Mia storia ci si concentrerà su rumori di ambiente, che diano l’idea della realtà che circonda il protagonista o i protagonisti al momento dell’ascolto, creando la cornice più adatta alla narrazione. 

Fare sound design: gli imprescindibili

Il Sound Design, lo abbiamo detto, è prerogativa di tutti, ma arte di pochi. Quali sono gli strumenti sine qua non della creazione del prodotto perfetto?

«Per fare questo mestiere è indispensabile conoscere i tool basilari per trattare e processare il suono, a partire dalla conoscenza dei programmi adeguati.

Si parte dall’avere una profonda dimestichezza di almeno una DAW, ossia dei Digital Audio Workstation, il primo degli indispensabili ferri del mestiere: Protools, Studio One, Logic, Cubase, Ableton sono degli esempi. 

Importantissimi i microfoni, che si utilizzano spesso con la tecnica “Foley”, che consiste nel registrare dei suoni presenti in natura, per inserirli poi nel contesto del podcast, oppure registrare suoni in natura che sono simili a quelli necessari. Un esempio divertente: se in una puntata di un podcast l’ambientazione del racconto è una barca in mezzo al mare, sarà difficile riuscire a registrare il suono “live”: possiamo ovviare a questa problematica utilizzando un microfono a contatto attaccato a una bottiglia d’acqua, e scuoterla leggermente: il risultato darà l’idea di stare solcando i sette mari.»

Ancora, il sound designer utilizza una serie di strumenti atti alla “pulizia del suono” che elimini tutte quelle tracce che possano disturbare l’ascoltatore, distorsioni, riverberi, eco spariscono attraverso l’utilizzo di equalizzatori, pitch shifter, software specifici (Izotope RX), delay

Ah, un’ultima cosa… non dimenticate le cuffie 😉

Più che in altri ambiti, “val più la pratica della grammatica”

Abbiamo illustrato quali siano le conoscenze prettamente tecniche necessarie per intraprendere questo tipo di mestiere, ma anche nel caso ci si voglia dilettare nel sound design. Come muoversi, però, se vogliamo che questa passione si trasformi, magari, in qualcosa di più? «Tutto il resto arriva con l’esperienza, con l’immaginazione, e soprattutto guardando come ottengono certi risultati i sound designer con una seniority maggiore. Chi già fa da anni questo lavoro è una enorme fonte di ispirazione: imparare l’ascolto, essere proattivi nell’inventare nuove tecniche o nel cercare persone che possano condividere il proprio sapere sono i passi successivi da intraprendere.

Conoscere perfettamente i tool, comunque, è la base per poter sperimentare: più la conoscenza dei tool di lavoro è profonda, più è possibile pensare di sperimentare e avere, magari, degli ottimi risultati. Un’esasperazione? Se conosci qualsiasi tool al 100% al giorno d’oggi, puoi fare qualsiasi cosa tu abbia in mente».


L’Oroscopodcast de Gli Ascoltabili: per un 2021 a tutto ascolto

Il 2020 ha fatto abbastanza schifo su tutti i fronti, ci manca solo il Paolo Fox di turno che ci intorta con le sue previsioni per l’anno che è appena cominciato.

Ma noi ci ribelliamo alla dittatura degli astrologi seri, e lo facciamo con eleganza ed estro. 

Ebbene sì, è arrivato il tanto atteso Oroscopodcast, written by la stellare redazione de Gli Ascoltabili.


Siete pronti per un 2021 stellare?

ARIETE

Hai passato il 2020 a dare testate alla porta di casa, invano, dato che non potevi uscire. Hai scaricato tutti i podcast esistenti, perciò ora rompi le scatole a tutti i tuoi amici per convincerli ad ascoltare le puntate che ti sono piaciute di più.

Il 2021 si prospetta all’insegna della proattività: appena riaprono i parchi puoi tornare a sfogare la tua energia correndo dietro a@ pollastrell@ che, comunque, corrono più veloce di te. 

Nelle cuffie ci vuole qualcosa di più bollente dei tuoi bollori: HardCorviale.

TORO

Per te, mio dolce pigrone dello zodiaco, il 2020 è stato quasi rinvigorente. In fondo basta poco per renderti felice: un frigorifero pieno di leccornie, un comodo divano sotto alle chiappe, e un bel paio di cuffie nuove per darti al binge-listening.

Il 2021 sarà l’anno del riscatto, della svolta, del cambiamento: per questo ti consigliamo Il peso dell’aria.

GEMELLI

A chi devo parlare dei due? A quello bonario, rilassato, che sta scegliendo con calma quale podcast iniziare? O allo schizzato che urla, conta i minuti che mancano alla fine della puntata che sta ascoltando e si fa prendere dall’ansia perché manca troppo poco?

Ad ogni modo, God bless i podcast perché quando li ascolti, caro Gemelli, fai una cosa che di solito non fai mai: stai in silenzio. 

Two is megl che one, giusto? E Destini Incrociati sia… 

CANCRO

Lo so, lo so, caro Cancro… tutti ti criticano perché sei ipersensibile, perché ti lasci coinvolgere, perché ogni volta che finisci un podcast ti commuovi e ti lamenti perché ti mancano già i personaggi… ma la verità è che sei dolcissimo e tostissimo, un vero bimbo grande! Il 2021 segnerà la tua ufficiale entrata nella pubertà emotiva, perciò non possiamo che consigliarti Scemi da un matrimonio

LEONE

Sei splendido, come sempre, anche con i capelli sporchi. Hai la netta sensazione che gli autori dei tuoi podcast preferiti ti conoscano benissimo, dato che il protagonista di tutte le serie sono così simili a te! Averti accanto mentre ascoltiamo una nuova puntata di qualsiasi cosa è un piacere, soprattutto quando per sbaglio ci fai uno spoiler… 

Sicuramente Folco Scuderi era del segno del Leone, perciò non possiamo che consigliarti Folco Files!

VERGINE

Pulita, precisa, puntuale. Mia cara Vergine, sei la prima a sentire le nuove puntate dei tuoi podcast preferiti perché sai a memoria date e orari delle uscite. La tua agenda è una specie di bibbia sacra del podcasting, segni con precisione quando hai ascoltato cosa e disegni stelline sulle puntate che ti sono piaciute di più, e simboli del demonio su quelle che non ti soddisfano. Per questo non puoi assolutamente perderti Lady Killer

BILANCIA

È già passato un anno e ancora non hai deciso quale podcast iniziare. Di cosa hai voglia, Bilancina? Di una serie thriller, da ascoltare tutta d’un fiato? O di una bella storia d’amore, adatta a struggere il tuo cuore di panna? O no, forse è il momento adatto a sentire qualche storia adrenalinica, nelle quali immedesimarti? 

Hai deciso, sì? Sei sicura? Bene. Ma tanto hai perso le cuffiette in giro per casa, e ora che le recuperi, avrai già cambiato idea! Il tuo podcast del 2021 è un po’ realtà, un po’ fantasia: La mia Storia!

SCORPIONE

Ce l’hai ancora con la tua amica delle superiori perché per sbaglio ti ha spoilerato l’ultima puntata della serie per cui ti eri tanto preso bene. E hai ragione! 

Trascorrerai il 2021 ad ascoltare alla velocità della luce tutte le serie che le piacciono di più e a trovare i migliori appostamenti per ripagarla con la stessa moneta e spoilerarle pure l’anima delimortaccisua.

Una serie fatta a tua immagine e somiglianza? Non c’è dubbio: Demoni Urbani, of course. 

SAGITTARIO

Data la tua natura intraprendente, è molto probabile che ti sia inventato un lavoro su misura dei tempi: sia che tu venda mascherine fatte con la carta da forno o produca video tutorial su come lavarsi correttamente le mani, il tuo motto resta speriamo che non ci abbia già pensato qualcun altro”. E infatti sei già carico e vuoi proporre your own podcast. Un consiglio d’ascolto: Agatha Christie è scomparsa.

CAPRICORNO

Da quando il filo delle cuffiette ti si è ingarbugliato irrimediabilmente nella tasca della felpa, sei di umore nero, ma l’amore per il vintage e per l’essere sempre controcorrente ti impedisce di comprare le cuffie bluetooth. Duro come il vetrocemento, costante come il pi greco come sei, il tuo podcast ideale è serio, impegnato, ma soprattutto dalle forti sfumature nere, come ad esempio Gli adolescenti si fanno male

ACQUARIO

Confessa, acquario. Quanti podcast diversi stai ascoltando ora? E di quanti sei arrivato alla fine? Ecco…

Come al solito ti prodighi per dare consigli non richiesti a tutto lo zodiaco, e tutto lo zodiaco continua a chiedersi perché ti frequenta.

Ma come perché? Perché se non ci fossi tu, come farebbero gli altri a scoprire quel podcast bellissimissimo pubblicato in Uzbekistan a inizio ’75?

Il tuo podcast del 2021 è Sostenibilità for beginners!

PESCI  

L’ansia ti mangia. Ti sembra di stare sempre sull’orlo di affogare, ma poi ti ricordi che sei un pesci e nell’acqua ci sguazzi. 

Sei uno, ma sei anche due. Ti dimentichi a che punto del tuo podcast preferito sei arrivato, così riascolti random la stessa puntata. Passi metà del tuo tempo a cercare di emergere, e l’altra metà a tentare di essere invisibile. Ma non puoi essere invisibile, sei fantastico! 

Il consiglio per il 2021: @Home: Tecniche di sopravvivenza.


Indovina chi fa un nuovo podcast? Harry e Meghan, folks!

Li abbiamo lasciati qualche mese fa, nella loro casetta a Montecito, California, mentre mandano cv in giro per la città alla ricerca di lavori “normali”.

Abbiamo sofferto per la solitudine di Harry, che ha lasciato a Londra famiglia e amici, e rivisto tutte le puntate di Suits in cui Meghan era protagonista.

Tra l’altro, di recente, Meghan Markle è stata protagonista di una vicenda terribile, che ha condiviso in un pezzo struggente e crudo pubblicato sul New York Times, relativo al suo aborto spontaneo avuto pochi mesi fa, “The loss we share”, che potete leggere interamente qui.

In ogni caso, i duchi del Sussex fanno sempre parlare di sé, nel bene o nel male. 

I più informati sapranno che qualche tempo fa, Harry e Meghan hanno fondato una loro società di produzione, la Archewell Audio, sfruttando il passato di attrice di Meghan e il talento di Harry nell’arte dello speakeraggio – di cui abbiamo abbondantemente scritto qui. L’accordo con Netflix non ha tardato ad arrivare, e, come hanno fatto Michelle e Barak Obama una volta lasciata la Casa Bianca, i nostri duchi preferiti si sono messi a produrre contenuti multimediali come film, serie tv, documentari e programmi per bambini. «Il nostro obiettivo è creare contenuti che informino, ma che diano anche speranza. Essendo genitori da poco, per noi è importante creare programmi per famiglie che siano fonte di ispirazione», dicono ai tabloid.

E ora, dopo l’uscita dell’ultima stagione di The Crown, – che, ricordiamo, non ha fatto particolare piacere a nessuno dei membri della Royal Family, figuriamoci Harry e Meghan – i due hanno deciso di stringere un nuovo accordo, stavolta con Spotify.

Dopo Netflix, l’accordo con Spotify: il podcast reale che tutti stavamo aspettando

Sì, ok, vedere serie tv è bello e emozionante, ma volete mettere l’ascolto dei podcast

Se vi serviva un’ulteriore conferma dell’importanza di questo medium super figo, Harry e Meghan vengono in vostro soccorso.

I due hanno da poco trovato un accordo Spotify per trasmettere il loro primo podcast.

Cominceranno con una puntata del podcast «Speciale per le vacanze», nato con l’intento – parole loro – di risollevare il pubblico di tutto il mondo, e verrà rilasciato entro la fine dell’anno. La prima serie, invece, è prevista per l’anno prossimo. 

La partnership include numerosi programmi, che saranno disponibili esclusivamente su Spotify.

In un’intervista recente, i nostri duchi hanno detto che «Quello che amiamo del podcasting è che ricorda a tutti noi di prenderci un momento e di ascoltare veramente, di connetterci l’un l’altro senza distrazioni. Con le sfide del 2020, non c’è mai stato un momento più importante per farlo, perché quando ci ascoltiamo e ascoltiamo le storie degli altri, ci viene ricordato quanto siamo tutti interconnessi». 

Tutti vogliono creare il proprio podcast… e fanno bene!

Everybody wants to produrre il proprio podcast: Harry e Meghan non sono i primi, e ci crediamo. La voglia di condividere le proprie esperienze, creare narrazioni, di raggiungere un pubblico che magari non ha molta voglia di leggere, ma vuole fortemente informarsi, è forte almeno quanto lo è il bisogno di raccontare

Al di là delle grandi aziende e delle grandissime personalità – da Oprah Winfrey a Michelle Obama –  sono moltissime le persone che hanno deciso di creare un podcast, magari creati in maniera fin troppo artigianale, utilizzando il proprio smartphone e un paio di cuffie bluetooth.

I risultati forse non saranno stati particolarmente degni di nota, ma il divertimento sarà assicurato.

Hai un’idea super per il tuo podcast, oppure vuoi saperne di più? Scrivici e condividi con noi la tua idea, possiamo realizzarla insieme!

Voglia di Royal family? Ma ci pensiamo noi! Ascolta “Un’amica reale”, direttamente da “La mia storia”

Eh, lo sappiamo, seguire le vicende della Royal Family è un po’ come sapere a memoria la trama che si nasconde nelle grandi soap, alla stregua di Beautiful o de Il segreto: lo facciamo tutti ma un po’ ce ne vergogniamo. 

Complici i giornali, certo, che condividono sempre e comunque ogni minima e insignificante notizia che possa essere anche solo leggermente collegata alla Royal Family. Kate Middleton veste abiti da 30 sterline? Articolo. Harry e Meghan prendono un nuovo cucciolo? Cento articoli e servizi al tg. A Queen Elizabeth si rompe la leva del cambio della sua macchina e va dal meccanico a farla aggiustare? Minimo una nuova serie tv.

E anche noi, nel nostro piccolo, siamo affascinati dalla Royal Family, fosse solo perché – e qui R. R. Martin fa da insegnante, con la fortunata serie Game of Thrones – dove c’è un trono, ci sono intrighi. Dove ci sono intrighi, c’è curiosità, e dove c’è curiosità, beh, ci siamo tutti noi. 

Per questo la prima puntata della seconda stagione de La mia Storia – che, per quei pochissimi che non lo sapessero è il nostro format dedicato alla vita di uomini comuni al cospetto dei grandi eventi che hanno fatto la Storia, con la S maiuscola, l’abbiamo dedicata alla nostra unica Queen. La puntata, magistralmente interpretata da una pazzesca Maria Ariis, s’intitola “Un’amica reale” e racconta la Elizabeth da un punto di vista assolutamente particolare. Potete sentirla in un sacco di posti, come qui, qui e qui

Non è facile essere la migliore amica di Queen Elizabeth. Joanne, una sessantenne londinese, condivide con la regina d’Inghilterra una vita intera di ricordi. Parla con lei ogni giorno, le chiede consigli, ci beve il the. Ricorda ogni piccolo dettaglio della loro amicizia e, in nome di essa, trascura l’amore per suo marito Howard. Joanne e Elizabeth sono unite, fino a quando un evento scatena l’ira della fedele Joanne. Un evento che supera, in proporzione, anche la pandemia dovuta al coronavirus. È l’arrivo di Meghan Markle, la moglie del principe Harry: una donna lontana dai dettami della corona, che insieme al marito deciderà di allontanarsi dalla famiglia reale. Questa scelta è inaccettabile, per Joanne: la donna non capisce perché l’amica Elizabeth, solitamente così integra e rigida, possa passare oltre a una disgrazia così devastante…


Le figure del podcast: l’autore

Scrivere podcast non è come scrivere un racconto… è meglio 😉

Come scrivere un podcast? Nelle scorse settimane abbiamo parlato del profilo dello speaker, la voce e spesso il volto che accompagna l’ascolto dei vostri podcast preferiti. Ci abbiamo dedicato un intero articolo, che non potete assolutamente perdervi, e che trovate qui

Se associate il lavoro dell’autore al ricordo ottocentesco dello scrittore chiuso nel suo stanzino polveroso, tra scaffali di libri e fogli sparsi dappertutto, ci avete preso solo sulla parte della polvere. Un po’ giornalista, un po’ sceneggiatore, un po’ molto narratore, la figura dell’autore è essenziale nella produzione dei podcast, e, come vedremo tra poco, scrive molto più di quello che possiate pensare.

La scrittura di podcast è diversa dalla scrittura di un articolo, di uno spot pubblicitario, di un racconto o di un romanzo. In un certo senso, però, è l’unione di tutte queste cose – se non di più. 

Storie, trame, intrecci: il pane quotidiano di un autore di podcast

Ogni mattina un autore si sveglia e sa che dovrà raccontare una storia

Che si tratti di una serie narrativa, di un talk, di un’intervista o ancora di un’inchiesta, ogni podcast nasce dal desiderio di coinvolgere il proprio pubblico utilizzando la sacra arte del racconto. 

Tutti i podcast de Gli Ascoltabili nascono sempre dalla stesura di un copione.

La sceneggiatura di un podcast, come è facile immaginare, è differente da quella di un film, o di uno spettacolo teatrale. Chi ha un po’ di dimestichezza con l’argomento, avrà presente di cosa parliamo: se il copione di un prodotto audiovisivo può avere al suo interno, oltre ai dialoghi, s’intende, delle indicazioni sommarie sulla gestualità degli attori e note relative all’ambiente in cui la scena si sta svolgendo – nel caso del cinema: interno/esterno, giorno/notte, eccetera –, un copione per un podcast narrativo prevede maggiori indicazioni che andranno ad arricchire il dialogo tra le tracce audio. Qualche esempio?

L’autore di un podcast narrativo dovrà scrivere il testo che lo speaker leggerà, dargli le indicazioni di senso e di intenzione, suggerire a chi di dovere i passaggi musicali e gli effetti sonori, confrontandosi con il sound designer e successivamente con i grafici per creare un prodotto completo, su tutti i fronti.

Immaginiamo uno dei nostri podcast preferiti, come ad esempio Demoni Urbani. Il nostro Francesco Migliaccio sta raccontando la storia di un dato massacro, e descrive il momento del delitto nei minimi dettagli. L’assassino è dietro alla porta, silenzioso… e a un certo punto.. ZAC! Prende la mannaia e fa a pezzi la sua vittima.

L’autore avrà scritto non solo le parole di Migliaccio, ma avrà dato indicazioni sul mood sonoro della scena, sul volume, sul punto preciso in cui inserire un brano o un effetto. Tutte indicazioni che il sound designer raccoglierà e interpreterà secondo la sua sensibilità ed esperienza.

Podcast talk, podcast narrativi, podcast divulgativi… a ogni format il suo autore

Va da sé che come per qualsiasi altro prodotto audiovisivo, ogni tipologia di podcast segue delle regole precise.

Abbiamo visto in breve che un podcast narrativo si fonda sulla stesura e lettura di un copione. In questo senso, è la tipologia di podcast che maggiormente si avvicina all’audiolibro (con le dovute differenze di cui abbiamo parlato qui e qui).

Un podcast narrativo dal copione avrà bisogno di un quantitativo più ampio di indicazioni, che riguardano, appunto, il parlato, l’intenzione, il ritmo, l’andamento della puntata. 

Un podcast talk, invece, data la sua natura che riprende il format dell’intervista, avrà una sorta di copione-canovaccio che detti il tempo all’host e agli speaker presenti. Ma per forza di cose, si affiderà anche all’improvvisazione.  Si tratta questa della forma di podcast probabilmente più “pura” e diffusa, quella che più ci riconduce al mondo radiofonico da cui questo medium nasce. Pensiamo anche solo ad alcuni tra i podcast più popolari del momento (o di sempre): titoli come The Joe Rogan Experience, TED Talks Daily, The Michelle Obama podcast… o in Italia, La Zanzara e Muschio Selvaggio, solo per citarne due. 

In questo tipo di podcast molto spesso autore e host coincidono: per farla breve, insomma, il podcast È l’autore. La buona riuscita di questo tipo di podcast dipende molto dal carisma dell’host/autore: non è detto che un bravo autore sia anche un bravo host, ma molto spesso la passione compensa la tecnica. 

Un podcast divulgativo, infine, richiederà un lavoro particolarmente ampio in una prima fase, quella della raccolta dati, confrontando gli argomenti che si andranno a trattare, evitando di incappare in fake news. Un esempio su tutti gli esempi? I podcast – bellissimi – di Alessandro Barbero, of course.

Scrivere per gli occhi non è come scrivere per la voce

Torniamo al podcast narrativo fondato su un copione. Una caratteristica fondamentale del mestiere di scrivere podcast riguarda la natura del prodotto. Stiamo parlando di un testo che andrà letto ad alta voce, e senza un supporto visivo: è un concetto che un autore deve tenere bene in mente, durante la scrittura.

Può sembrare banale, e forse scontato, ma provate a leggere ad alta voce, che so, una pagina del vostro libro preferito, oppure l’etichetta del detersivo per la lavastoviglie: un autore ha scritto entrambi i testi, eppure con intenti completamente diversi. 

Un autore di podcast deve evitare l’utilizzo di parole e locuzioni cacofoniche, le allitterazioni. L’ipotassi è quasi bandita, così come l’utilizzo di frasi troppo contorte, di cui non si coglie facilmente il soggetto.

Molto importante inoltre, specie se il podcast è particolarmente lungo, ricordarsi che l’ascoltatore non ha il copione sotto mano: ripetere i concetti fondamentali, a differenza di altri testi, non solo non fa male ma è di grande aiuto.

Mai come in questo caso, comunque, un copione impreciso si sente

Il confronto con altre figure è più importante di quanto non si pensi

I podcast si costruiscono in team: scrivere un podcast è un’attività meno solitaria di quello che si creda. 

A livello puramente strutturale, la scrittura di podcast è solitamente preceduta, come molte altre forme di scrittura, da un’ampia fase di documentazione, di cernita delle informazioni, di controllo e fact-checking: a prescindere dal format, la qualità del prodotto parte sempre dalla sua coerenza interna.

Dopo aver raccolto gli argomenti, è il momento di ordinarli, magari usando una scaletta, per avere in mente a grandi linee il discorso che si vorrà intraprendere. Solo successivamente, se è previsto un copione, inizia la scrittura vera e propria.


Le figure del podcast: lo speaker

C’era una volta… lo speaker

Al tempo di TikTok e YouTube, del lavoro da casa e dell’arte di reinventarsi, sembrerebbe che chiunque possa fare un podcast. E per certi versi forse è così. La verità però è che ci sono alcune figure specifiche dietro la realizzazione di un podcast di qualità: nelle prossime settimane ve ne racconteremo alcune.

Iniziamo oggi con la figura dello speaker. Diverso dal conduttore (di cui parleremo in un altro articolo), lo speaker nel podcast entra in gioco in sostanza quando è prevista una narrazione

Si tratta di una figura che naturalmente non nasce in questo ambito, ma ha invece una storia lunga, che pone le sue radici nel mondo dei programmi radiofonici o della pubblicità radio-televisiva. Ciò significa che uno speaker tendenzialmente nasce come dj o doppiatore. Ovunque sia protagonista un microfono.

Non esiste comunque un percorso preciso e lineare per diventare speaker e tutt’ora difficilmente è ritenuta una professione a sé stante. Se si volesse trovare una definizione univoca di questo ruolo, basterebbe dire che lo speaker è un “professionista della voce”. Un animale da studio di registrazione, un atleta del microfono, un maestro delle corde vocali.

Lo speaker è una persona che ha studiato a fondo la propria voce, che sa decostruirla e reimpostarla per arrivare a sfruttarne al massimo tutte le potenzialità. 

È necessario un attento lavoro di conoscenza di sé e di ascolto della richiesta, per far incontrare le proprie capacità con la sensibilità del committente/pubblico. Dopodiché la performance ideale sarà data da un equilibrio di estetica, ritmo e personalizzazione. 

Ovvero: ok la bella voce, ma bisogna anche saperla usare.

Lo speaker oggi: quali prospettive

Intendiamoci, non è necessario avere uno speaker professionista per fare un podcast di successo. Molto spesso, anzi, è proprio il contrario: i produttori ricorrono a voci “inesperte” perché già conosciute dal pubblico in altri ambiti, o perché spigliate di natura e quindi percepite come autentiche. Soprattutto, come si diceva, non c’è l’ombra di speaker nei podcast non narrativi. Prendiamo ad esempio due nomi-simbolo del podcasting in Italia: Pablo Trincia, giornalista e Alessandro Barbero, professore. Certamente non nascono speaker, eppure non hanno problemi a totalizzare fiumi di download.

Qui a Gli Ascoltabili privilegiamo il podcast narrativo, e abbiamo da sempre un rapporto stretto col mondo dello speakeraggio/doppiaggio. Come non ci stanchiamo mai di sottolineare, l’efficacia di nostri podcast come La mia storia, Scaffali Roversi, Scemi da un matrimonio,Lady Killer e altri dipende anche dal contributo di interpreti professionisti.

Oggi il panorama dei mestieri della voce non è più quello di trent’anni fa, quando tra cinema e televisione le opportunità di lavoro per speaker e doppiatori erano certamente più numerose, varie e di maggiore qualità. Il mondo dei social e le piattaforme streaming spingono sempre più verso una fruizione di contenuti in lingua originale ed è questa la modalità cui è abituato e che ricerca il nuovo pubblico dominante, fatto di millennial e zoomer. 

Qual è quindi il nuovo “habitat” ideale del professionista della voce? Principalmente il mondo dei videogiochi, che rappresenta il più grosso mercato dell’entertainment. Qui ingenti investimenti sono destinati a localizzazione e doppiaggio, in particolare da parte delle più grosse case videoludiche che realizzano giochi di tipologia AAA quali Assassin’s Creed, World of Warcraft, Call of Duty… eccetera. Tuttavia, c’è anche da segnalare che una significativa fetta di mercato è oggi rappresentata da titoli mobile, che invece quasi mai sono tradotti e/o doppiati.

Approdare al podcast: dallo speakeraggio pubblicitario…

E il mondo podcast? Probabilmente è ancora presto per valutare quali prospettive riserva questo ambito per gli speaker, ma il settore – che rappresenta ancora una nicchia – ci offre già interessanti spunti di riflessione.

Recitare davanti a un microfono non è un gioco da ragazzi. Non lo è in generale, e non lo è a maggior ragione per un medium come il podcast che – specialmente in Italia – è ancora tutto da scoprire.

Fermo restando che ogni professionista è a sé e ha il proprio stile, a seconda del settore di provenienza – speakeraggio, recitazione, doppiaggio – sono riscontrabili alcuni punti comuni negli approcci degli interpreti.

Uno speaker pubblicitario è allenato a leggere un copione, magari anche fornitogli all’ultimo minuto. In quanto a estetica e gestione dei tempi, sarà imbattibile. Recitare in un podcast però richiede (anche) altro: una capacità di empatia con il testo, di ricerca della verità interpretativa che ha più a che vedere con il ruolo di attore che non con quello di speaker tradizionale. Chi è abituato a trailer, promo e claim pubblicitari dovrà dunque mettere in conto di spogliarsi degli orpelli propri del mestiere, e “mostrare il fianco” per rendere il contenuto più vicino alla realtà.

…dal doppiaggio…

Un discorso simile vale per i doppiatori.

“Diceva sempre che doppiare gli piaceva, perché ogni giorno potevi diventare qualcun altro: oggi sei Cary Grant, domani Robert De Niro, un giorno sei Al Pacino, quello dopo Tom Cruise! Quel giorno Giacomo era Mr. Quaggott.”

Per fortuna, non tutti gli incarichi di doppiaggio sono come quello di Giacomo Poretti in Chiedimi se sono felice, relegato a “interpretare” i colpi di tosse di una comparsa. Ma è vero che il ruolo di doppiatore (di contenuti audiovisivi) contiene già in sé una sorta di compromesso: devi interpretare il personaggio, ma allo stesso tempo anche l’attore che lo incarna nella versione originale. Il tutto trovando una modalità adeguata al contesto linguistico e culturale del tuo pubblico, che sarà certamente diverso da quello di provenienza. Questa ricerca al cinema e in televisione porta a una recitazione che se risulta vincente nei film e nelle serie tv, non lo è altrettanto nei podcast.

Provate a chiudere gli occhi mentre ascoltate la scena di un film doppiato: noterete che il modo in cui si esprimono i personaggi non rispecchia la realtà di tutti i giorni. Come spettatori ci siamo abituati e anzi, probabilmente rigetteremmo un’interpretazione diversa.

Tuttavia questa modalità riprodotta in un podcast può risultare troppo artificiosa e portare il pubblico a non “credere” a ciò che sta ascoltando. In questo caso, dunque, al doppiatore sarà richiesto un ulteriore “compromesso”: la ricerca di una maggiore autenticità, senza timore di accogliere incertezze e “sporcature”. 

…e dal palcoscenico teatrale

E per quanto riguarda chi proviene dal teatro? Dicevamo più sopra che l’attore ha dalla sua il fatto di essere già abituato a calarsi in una parte, nel senso di studiare la psicologia di un personaggio e trarre dalla propria esperienza personale gli elementi utili a esprimerla in modo credibile (ci perdonerete per la semplificazione della ricerca attoriale, che ovviamente è molto più complessa di così). 

A questo si aggiunge un fenomeno recente, quello che ha visto molti attori e doppiatori conosciuti al grande pubblico cimentarsi nella lettura di audiolibri, soprattutto i grandi classici: pensiamo a nomi come Francesco Pannofino, Fabrizio Gifuni, Paola Cortellesi, Claudio Bisio, Alba Rohrwacher. Un fenomeno alimentato anche dal programma radiofonico Ad alta voce di Rai Radio 3.

L’audiolibro però è un contenuto ancora diverso dal podcast, ha una durata più dilatata, e si presume venga ascoltato “a puntate”. E nell’audiolibro l’attore si sostituisce  di fatto alla voce narrante, andando poi a interpretare – nel caso di un romanzo – ove necessario le esclamazioni dei personaggi protagonisti.

Un podcast richiede all’attore di effettuare quella ricerca interpretative cui è abituato, senza però avere a disposizione i tempi, i confronti e le prove del teatro. Senza contare che nel podcast l’attore deve fare i conti con un “filtro” che si pone tra lui e il personaggio, tra lui e il pubblico: il famigerato microfono, che modifica e amplifica la voce e la mette al centro della scena. Un oggetto così piccolo e banale, che tuttavia a un primo impatto può spaventare anche l’interprete più navigato. 

Accade dunque che nel formato podcast lo speaker pubblicitario e il doppiatore possono imparare qualcosa dall’attore, e viceversa. Alla ricerca di una figura “mitologica” che è ancora da perfezionare e scoprire: lo speaker di podcast.  


Folco Files: tra realtà e fiction, un nuovo modo di concepire l’investigazione

Attenzione attenzione, c’è un nuovo investigatore in città. Oddio, non è proprio un investigatore, e non siamo proprio in città…

Potete trovarlo fuori dal pronto soccorso, con uno svapo in mano, mentre guarda smanioso la sigaretta della signora che fuma accanto a lui. Oppure tra i corridoi degli ospedali italiani, con un caffè in mano e il suo taccuino nell’altra.

È Folco Scuderi, professione Risk Manager. Per capirci, è l’uomo che i direttori sanitari chiamano quando, a causa di un episodio di malasanità, vengono denunciati da un paziente, o da un familiare: suo è il compito di decidere se un caso meriti un risarcimento oppure no. 

Per farlo, Folco si immerge profondamente nelle storie delle persone che ha intorno, tra pazienti incazzati, direttori sanitari spaventati, professionisti sanitari allo stremo.

Ogni caso è diverso, ogni persona ha la sua versione dei fatti: Folco studia, s’impiccia, domanda. La verità non è sempre sotto al naso di tutti, e quando c’è di mezzo la salute, ogni minimo dettaglio può fare la differenza. In ballo non ci sono soltanto risarcimenti, ma la vita, la consapevolezza e la fiducia delle persone, in un sistema che non sempre fa ciò che promette. 

Folco Files racconta in ogni puntata un caso di malasanità, partendo da storie realmente accadute, un po’ Dottor House, un po’ X-Files. 

Un Risk Manager tra i corridoi degli ospedali italiani

L’errore è una componente inevitabile della realtà. Se però a sbagliare è un medico, un infermiere, o un altro professionista sanitario, la posta in gioco si fa molto alta. 

Se eliminare l’errore umano non è immaginabile, ciò non significa che non si possa fare qualcosa in concreto per creare le condizioni ideali che permettano ai nostri specialisti di lavorare nel miglior modo possibile.

Eppure,  i dati parlano chiaro: in Italia ogni anno vengono istruite 300 mila cause contro medici, infermieri, strutture sanitarie pubbliche o private. 

Se un paziente subisce un errore sanitario, che viene definito danno, di una certa gravità, questo può denunciare il medico, o la struttura sanitaria, e richiedere e ottenere un risarcimento danni.

I tipi di errori possono causare lesioni, invalidità o anche la morte del paziente: nel nostro Paese, gli incidenti causati da malasanità riguardano, per il 38,4%, l’attività chirurgica, per il 20,7% gli errori diagnostici, per il 10,8% gli errori terapeutici, per il 6,7% le infezioni.

E questi dati ancora non tengono conto dell’emergenza da Covid-19 che stiamo vivendo in questo momento.

Sbagliano meno di quanto pensate

Verrebbe quasi da puntare il dito su questi professionisti che sembrano sbagliare così tanto, eppure, guardiamo ancora più da vicino i numeri del nostro Paese: ogni mille abitanti, l’Italia ha 3,2 posti letto, contro i 5 di media dell’Unione Europea. Abbiamo 5,8 infermieri, quando in media gli altri paesi ne anno 8,5; l’età media dei nostri medici è di 55 anni, la più alta in tutta Europa.

Numeri che fanno riflettere, e anche un po’ arrabbiare. Quante morti sarebbero evitabili?

Ve lo diciamo noi: 70 ogni 100 mila.

In questa situazione si inserisce Folco, professione Risk Manager.

Il Risk Management è l’insieme di tutte quelle attività che servono a riconoscere, gestire ed evitare il rischio. È un processo complicato, che necessita di professionisti, specie perché in sanità la posta in gioco è alta, anzi, altissima.

Attenzione: le storie che raccontiamo sono ispirate a fatti realmente accaduti

Lo sappiamo, lo sappiamo, i nostri podcast crime vi piacciono molto, anzi, forse sono i vostri preferiti. Vi piace immergervi nel nero della psiche umana, sentire storie di assassini seriali, morti cruente, città insanguinate. Piace anche a noi, non credete!

Tuttavia, stavolta non vi portiamo in tempi lontani, o in piccoli paesi dove un serial killer nascosto nell’ombra è già pronto, con la mannaia in mano, a fare a pezzetti il suo vicino di casa. 

Stavolta vi portiamo in una realtà che è molto, ma molto più sporca di sangue dei luoghi dei delitti che vi abbiamo raccontato finora.

Questo sangue è sparso sui pavimenti delle sale operatorie, sui camici immacolati dei chirurghi, nelle stanze dei pazienti ricoverati, nelle sale parto degli ospedali italiani. Ogni giorno, a ogni ora, in ogni istante.

Folco Files vuole raccontare questo: vuole raccontare del dolore dei coniugi Gasbarri, che si sono visti strappare dalle mani i loro bambini appena nati. Vuole raccontare il dolore di Lucia, che da quando è stata operata all’ipofisi, ha perso la gioia di vivere – e molto, molto di più. O ancora le storie di Alfredo, Irene, Marta, del piccolo Gabriele. Storie tremende, rese ancor più tremende perché partono da casi realmente accaduti, e più tremende ancora perché questi casi sono destinati a ricapitare, se non ci sforziamo di fare qualcosa. 

Il nostro Folco ha un nome e un cognome: Maurizio Trombini

Ci sono voci che non si dimenticano. Possiamo dimenticare un viso, un odore, una percezione. Si dimentica il passo svelto o leggero di una persona, i colpi di tosse, le risate. Ma la voce… la voce rimane.

E scommettiamo che avete riconosciuto subito il nostro Folco?

È Maurizio Trombini, attore, doppiatore e speaker dei più talentosi – e riconoscibili – del nostro Paese. 

Sappiamo che non dovete fare un grande sforzo per ricordare dove lo avete sentito, ma vi diamo qualche input: Maurizio Trombini è il narratore degli sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo per RSI, la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, ma è anche la voce di alcuni personaggi dei cartoni animati più famosi con cui i bambini degli anni 90 trascorrevano il pomeriggio, come Dragon Ball Z, i Transformers, One PieceRemì le sue avventure, The Batman e molti, molti altri. 

Ah, quasi ci dimenticavamo: Maurizio Trombini è la voce di Lucignolo, la rubrica di Studio Aperto andata in onda su Italia 1 tra il 2003 e il 2006, e ripresa anni dopo da Enrico Ruggeri e Marco Berry.

Ecco che partiva Smoke on the Water dei Deep Purple, il logo di Italia 1 si divideva in due e appariva “Lucignolo”. Trombini approfondiva, partendo dai testi di Mario Giordano, temi di attualità che coinvolgevano il mondo dei giovani, i loro gusti, le loro manie, i loro eccessi.

Non solo Folco, comunque: intorno a lui gravitano attori, doppiatori e speaker esperti, che prestano la loro voce a personaggi – anzi, persone – che hanno tanto da dire, e che chiedono di essere ascoltate, come Valeria Perdonò, Chiara Leoncini, Maria Ariis, Alex Cendron, Riccardo Buffonini, Dario Sansalone e molti altri. 

Siete pronti ad ascoltare i casi di Folco? 

Folco Files esce con un nuovo episodio ogni giovedì sera, sul nostro sito de Gli Ascoltabili e sulle principali piattaforme di podcast.


Il podcasting in numeri: il caso dell’Italia

Dal nido al cielo: il podcast sta per diventare il medium del futuro?

Il 2020 – ormai lo abbiamo capito – passerà alla storia come l’anno del boom: quello in cui il podcast avrà raggiunto il successo di massa e sarà arrivato praticamente a tutti. La causa principale, certamente, è da individuare nel lockdown seguito alla pandemia da Covid-19. Le grandi crisi come questa – la storia ce lo insegna – hanno la caratteristica di accelerare processi in corso (sia positivi che negativi). In questo caso, ha anticipato il momento della rivoluzione ascoltabile.

D’altronde, che il podcast stia sempre più uscendo dalla nicchia in cui si trova relegato, lo abbiamo già detto in varie occasioni: qui, per esempio, e poi ancora qui e qui. Abbiamo anche visto come gli altri media abbiano ignorato il fenomeno e ora debbano inseguire una rivoluzione di cui non sono stati partecipi. Per fortuna,GliAscoltabili è stato tra i pionieri del podcasting in italiano e oggi è leader nel genere true crime, sia tra i podcast gratuiti che tra quelli a pagamento su Audible.

Ma andiamo con ordine, e poi cerchiamo di capire perché l’audio sta diventando il medium del futuro.

I numeri sull’ascolto dei podcast in Italia ci rivelano un mondo in continuo fermento

Il pubblico dei podcast italiani cresce continuamente da anni, ormai. Nel 2019 ha superato i 12 milioni di ascoltatori. In un primo momento, l’Italia sembrava essere impenetrabile dal fenomeno podcasting. Poi, però, nel 2018 è arrivata a occupare il sesto posto in Europa per percentuale di ascoltatori. Infatti, a partire dalla metà degli anni ’10, gli amanti dei contenuti audio sono costantemente cresciuti. Va segnalato, tuttavia, che, nonostante la crescita imponente, ancora oggi il podcast rimane tutto sommato un prodotto di nicchia tra i vari media.

Secondo i dati del 2020, i podcast sono ascoltati principalmente nel nord-ovest del Paese da persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Gli ascoltatori maschi, poi, sono leggermente di più delle ascoltatrici.

Escludendo i programmi musicali, le notizie sono la seconda categoria di podcast più popolare, seguita dagli spettacoli di intrattenimento. Gli ascoltatori di sesso femminile riportano un interesse significativo per i podcast su salute e lifestyle (32%), mentre il business ha attirato circa un quarto dei giovani ascoltatori.

Inoltre, la stragrande maggioranza degli utenti si rivolge esclusivamente a contenuti gratuiti: l’85% degli ascoltatori del 2019. Mentre solo il 4% ascolta esclusivamente podcast a pagamento.

Dimmi su quale piattaforma lo ascolti, il podcast, e ti dirò chi sei

Se fossimo Clint Eastwood in un film di Segio Leone, potremmo dire che «il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica, e chi scava». Ma qui non siamo nel Far West – anche se, forse, quella al media sonoro sarà la caccia all’oro dell’immediato futuro – quindi ci limitiamo a dividere gli ascoltatori di podcast in due grandi categorie. Anzi, in tre, ma cominciamo dalle prime due, che riguardano i contenuti gratuiti. Quelli che ascoltano i podcast su Spotify e quelli che li ascoltano su Apple Podcast.

Ecco, in Italia, quelli che li ascoltano su Spotify rappresentano la stragrande maggioranza, più di tutti gli altri messi insieme. Il 62% tra tutti gli utenti. Se poi andiamo a guardare tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, addirittura la percentuale sale al 73%.

La terza categoria a cui si accennava riguarda chi ascolta i podcast su Audible e quindi chi usufruisce di contenuti a pagamento. In italia, la piattaforma di Amazon si trova al secondo posto, con il 25% degli ascolti. Seguita da Apple Podcast che si trova solo in terza posizione. Infine, soltanto il 10% degli utenti utilizza Soundcloud per ascoltare i podcast.

Da smartphone o da pc

Ormai, a far da padrone nell’ascolto dei podcast è lo smartphone. Gli accessi a Spotify tramite smartphone hanno superato PC e tablet. Solo a maggio 2019, circa 2,1 milioni di utenti hanno utilizzato Spotify sui propri telefoni cellulari ogni giorno, mentre l’audience media giornaliera su PC è stata di 41,2 mila utenti unici. Nel 2018, oltre due milioni di persone che hanno utilizzato Spotify sui propri dispositivi mobili avevano un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, mentre i 25-34enni ammontavano a 1,7 milioni. Gli utenti con più di 35 anni hanno raggiunto i quattro milioni nello stesso periodo.

I contenuti podcast più ascoltati in italia riguardano soprattutto notizie, attualità, storia. Nella top 10 di ottobre dei podcast più ascoltati, 5 programmi riguardano le notizie, 2 la società e la cultura, 1 la storia, 1 la mitologia e 1 la musica. Il podcast ad argomento storico, in realtà riguarda delle conferenze del noto divulgatore Alessandro Barbero trasformate in contenuto audio.

Se guardiamo alle posizioni comprese tra la 11 e la 20, la situazione diventa più variegata: abbiamo ancora 3 show dedicati alle notizie, 1 al business, 1 alla musica, 1 alla scuola (si tratta di contenuti educativi per studenti), 1 alla scienza, 1 alla tecnologia, 1 ancora alla storia e ancora condotto da Alessandro Barbero. Tra quelli di news, in 11esima posizione compare il Global News Podcast della BBC in lingua inglese.

Se ci concentriamo sui dati Audible, la più importante piattaforma di contenuti audio a pagamento, le tipologie di podcast sono un po’ differenti. A giugno 2020, quindi poco dopo il lockdown, podcast più ascoltati di sempre risultavano essere:

  1. Listen and Learn, di John Peter Sloan (educazione)
  2. La Piena, di Matteo Caccia (true-crime)
  3. Grandi menti a confronto, di Piergiorgio Odifreddi (divulgazione scientifica)

Mentre i podcast più ascoltati durante il lockdown risultavano essere:

  1. Buio, di Pablo Trincia e Luca Micheli (true-crime)
  2. Auris, di Sebastian Fitzek, letto da Adriano Giannini (crime)
  3. Le parole giuste, di Paolo Borzacchiello (crescita personale)

Tra i podcast che Audible segnala come tra i più ascoltati negli ultimi mesi, figurano ancora quelli di Alessandro Barbero, di Piergiorgio Odifreddi e Alberto Angela: tutti a tre a tema divulgativo e con al centro la storia o la storia della scienza.

Molto atteso su Audible, e al momento molto popolare, è anche il podcast di Roberto Saviano, Le mani sul mondo, legato ai temi tipici dello scrittore e giornalista campano.

Possiamo vedere come il genere true-crime abbia tendenzialmente un successo notevole. Tra i pionieri, in Italia, c’è sicuramente la serie Demoni urbani, sviluppata da GliAscoltabili, che ha superato il milione di download e si mantiene, ormai da anni, costantemente nella classifica dei podcast più ascoltati. Sempre GliAscoltabili, poi, propone da poco su Audible (quindi su una piattaforma a pagamento) la serie Lady killer, ancora true crime, anche questa di enorme successo; a conferma di come il genere stia segnando, insieme all’informazione, il mondo del podcasting.

L’indentikit dell’ascoltatore di podcast italiano

Se volessimo utilizzare i dati appena utilizzati più qualcun altro in nostro possesso, potremmo tracciare un identikit molto preciso degliascoltatori di podcast. Nella maggior parte dei casi, si tratta di maschi, bianchi, benestanti, giovani e istruiti. Fruiscono degli spettacoli soprattutto a casa o in macchina e principalmente attraverso lo smartphone. In genere non aumentano la velocità di riproduzione, quindi danno attenzione anche agli aspetti musicale e di sound design. In quanto a piattaforme, l’ascoltatore medio italiano predilige Spotify. In genere, poi, gli utenti ascoltano i vari episodi tenendo una “regolarità mensile” e non “settimanale”. Sono attivi su almeno un social. Hanno Netflix o Amazon Prime Video. Guardano poco la tv (e dunque la pubblicità su questo mezzo). Leggono, però, libri, riviste e quotidiani (specie in digitale) e sono più propensi ad acquistare un altoparlante intelligente come Amazon Alexa o Google Home. Sono interessati soprattutto all’attualità e all’informazione, ma apprezzano molto anche la divulgazione culturale. Non disdegnano la narrazione purché sia legata a fatti reali e soprattutto al crimine (l’incredibile successo del genere true-crime è esemplare). Predilige i contenuti gratuiti ma spesso è abbonato a Audible e, dunque, conosce anche il mondo degli audiolibri. Non si limita all’ascolto dei podcast ma cerca espansioni e approfondimenti altrove sugli stessi temi a cui è interessato.


Un podcast per Halloween: Lady Killer

Gli Ascoltabili e Audible di nuovo insieme nel segno del crime

Per ovvi motivi, pare che questa notte di Halloween 2020 sarà meno movimentata degli anni precedenti. Niente assembramenti a tema, niente “dolcetto o scherzetto” di porta in porta… ciò però non significa per forza rinunciare al brivido che caratterizza questa festa: come insegnano i migliori film horror – tra cui, guarda caso, il cult Halloween– anche una serata in casa può essere ricca di emozioni. E allora quest’anno l’intrattenimento ideale lo forniscono Gli Ascoltabili: si chiama Lady Killer.

Con questo nuovo podcast, si rinnova la partnership tra Gli Ascoltabili e Audible, la più grande e diffusa piattaforma di contenuti audio di proprietà di Amazon. La prima collaborazione risale infatti al 2019, con il podcast tra fiction e realtà Agatha Christie Scomparsa

Disponibile per l’ascolto su audible.it, Lady Killer è una serie di genere true crime dedicata alle principali serial killer donne della storia.

Dall’inglese Mary Ann Cotton, alla “saponificatrice di Correggio”, passando per nomi meno noti quali Enriqueta Martì o Margarita Sanchez, fino a vere e proprie “celebrità” come Aileen Wuornos… sedici storie in grado di far accapponare la pelle anche agli habitué del genere.

Autentiche sanguinarie o presunte tali, le “lady assassine” sono tutte accomunate da un vissuto fuori dal comune, che ha contribuito a plasmarne la psiche e/o determinarne le azioni. Un passato fatto di abusi, ingiustizie e violenza.

Nascondendosi dietro le convenzioni, protette dalla loro condizione di apparente debolezza, queste donne hanno seminato terrore nelle loro comunità. Spesso lasciando dietro di sé per anni una scia di inquietanti interrogativi.

Il racconto suscita nell’ascoltatore un mix di sensazioni differenti, che vanno dallo sdegno, alla sorpresa, alla fascinazione perturbante tipica del racconto crime… persino, talvolta, una certa umana pietas nei confronti delle killer che, lungi dallo sminuire la gravità dei delitti, ispira una riflessione sulla complessità della natura umana.

Da Demoni Urbani a Lady Killer: il genere true crime

Il catalogo di Audible offre una varietà di contenuti audio, tra podcast audiolibri, che spaziano tra i generi più disparati: tra questi, il fortunatissimo true crime che, come dice il nome, prende spunto da casi reali di cronaca nera. 

Di questo genere a Gli Ascoltabili abbiamo fatto una sorta di bandiera, grazie al successo senza freni di Demoni Urbani, il podcast gratuito dedicato ai maggiori delitti italiani raccontati dalle città in cui si sono svolti. Potevamo quindi tirarci dietro di fronte all’opportunità di arricchire il catalogo Audible con un contenuto originale di questo tipo? Così è nato Lady Killer.

Giallo e thriller, si sa, sono un fiore all’occhiello della tradizione letteraria italiana. Non c’è forse da stupirsi, dunque, se anche al true crime – che pure è un entertainment trend che arriva da Stati Uniti e UK – si appassionano fasce di audience molto trasversali, sia in termini di età che di estrazione culturale.

Tra audio e video, negli ultimi anni sono sorte moltissime serie incentrate su veri delitti, che hanno riscosso da subito un gran successo di pubblico contribuendo all’esplosione del genere su diverse piattaforme.

Si è presto visto che la narrazione true crime non ripercorre semplicemente i fatti, ma si apre a varie interpretazioni, permettendo di volta in volta di portare alla luce problemi del sistema giuridico, o mostrare il rapporto tra il crimine e il contesto in cui si verifica, o ancora raccontare puntualmente non solo “chi” ha commesso il delitto, ma “come”.

Senza contare il senso di sicurezza che si prova nel ripercorrere passo per passo un caso magari già conosciuto: perché rinnovare la memoria di un fatto drammatico spesso significa comprenderlo maggiormente, e comprendere significa fare di tutto affinché non accada di nuovo. Dall’analisi del caso insomma, si ha l’impressione di avere il controllo sulla materia trattata.

Naturalmente, la fruizione del true crime ha anche un altro risvolto, che il formato podcast sviluppa anche meglio del video. L’ascoltatore, messo di fronte alla crudezza di eventi delittuosi verificatisi realmente, è portato a entrare in contatto con le parti più oscure della sua mente. Il mondo immersivo costruito dal podcast, infatti, lo spinge a immaginare ciò che sta ascoltando, dando così spazio a innumerevoli possibili visualizzazioni delle scene crime.

Lady Killer: un format originale, tra cronaca e fiction

L’ideazione del concept di Lady Killer è partita da una riflessione molto chiara: da sempre, parlando di serial killer, le cronache e la letteratura si sono concentrate per lo più su figure maschili. Non molti sanno invece che la storia offre anche numerose vicende di donne che si sono rese colpevoli di omicidi seriali, in alcuni casi capaci di competere con i più oscuri assassini uomini, in altri rivelando una vera e propria “via femminile” all’omicidio.

Ogni episodio di Lady Killer parte da un punto nodale della vita della protagonista, per poi allargarsi al racconto della sua storia, alle uccisioni, espresse con abbondanza di dettagli, in un dispiegarsi cronologico di tutti gli elementi che hanno formato il profilo della donna, fino all’epilogo. Un’immersione narrativa alla quale segue il percorso dell’emersione, ottenuto dal racconto di come la killer viene smascherata, con un’interpretazione finale che cerca la condivisione del pubblico attraverso il meccanismo dell’immedesimazione.

Il tono della voce narrante è diretto, secco, basato sui fatti. Narratore del podcast è Francesco Migliaccio, che i nostri ascoltatori già conoscono come la voce ufficiale di Demoni Urbani: un attore abile che, grazie alla sua voce profonda e inquietante, riesce a sottolineare il torbido delle storie raccontate in ogni puntata.

Il suo racconto è intervallato in ogni episodio alla voce di un’attrice che ci riporta il flusso di coscienza della killer, intervenendo come una sorta di entità onirica a commentare gli eventi della propria vita dopo che questa si è già conclusa.

Le killer sono state interpretate magistralmente da dieci attrici: Maria Ariis, Tamara Fagnocchi, Roberta Federici, Giusy Frallonardo, Viola Graziosi, Chiara Leoncini, Adele Pellegatta, Valeria Perdonò, Federica Toti e Anita Zagaria. Le musiche, volutamente oniriche e inquietanti, sono invece state composte ad hoc dal collettivo musicale Operà Music.

Vi è salita la curiosità? Ora non vi resta che adagiarvi sul divano, abbassare le luci di casa, indossare le cuffie e immergervi nelle più terrificanti storie “nere” al femminile dal Settecento a oggi. La notte di Halloween non è mai stata così reale!


La mia storia: torna il podcast che unisce memoria e intrattenimento

Piccoli uomini, grandi eventi… in podcast

I fan de Gli Ascoltabili se ne saranno accorti: è tornato La mia storia, il podcast su donne e uomini comuni al cospetto di grandi avvenimenti storici. 

Nata nel 2018 da un’idea di Giacomo Zito, la serie è la quintessenza del modo di intendere e fare podcast del nostro gruppo creativo. Alla base, come sempre, c’è il potere della narrazione: in ogni episodio facciamo la conoscenza di un personaggio – fittizio ma verosimile – che si trova alle prese con una vicenda personale. Sullo sfondo nel frattempo si consuma un evento di portata ben più grande, destinato a passare alla storia.

Che si tratti di un fatto criminoso, di un evento sportivo o – come in uno dei nuovi episodi – di un chiacchieratissimo royal wedding, la cronaca si impone nelle vite dei protagonisti influenzando spesso le loro scelte o cambiando la loro prospettiva sulla realtà.

Tra verità, finzione, verosimile, questo podcast gratuito propone dunque un’antologia di racconti in cui ordinario e straordinario si mescolano, per offrire un punto di vista inedito e invitare a guardarci sempre attorno: perché in ogni istante può compiersi la storia

Ad arricchire la narrazione, un ricco sound design che tra effetti sonori e musiche suggestive non manca di includere frammenti di notiziari reali, aiutando l’ascoltatore a immergersi nei fatti conosciuti di un passato più o meno recente che ci riguarda tutti.

La nuova stagione, lo “spettro” di quel virus

Certe storie vanno fatte decantare per essere apprezzate a pieno. È così che, dopo essersi preso un “anno sabbatico”, il podcast narrativo La mia storia torna in grande stile: e lo fa in occasione di uno dei momenti più surreali e significativi del nostro tempo, questo famigerato 2020 che ha unito il mondo intero sotto la minaccia della pandemia da COVID-19.

Proprio il 2020 e il Coronavirus diventano il fil rouge che tiene insieme tutti gli episodi della nuova stagione, fornendo la chiave interpretativa di fatti che sono appena accaduti, eppure già si candidano a entrare nei libri di storia. 

Fatti come l’assassinio, avvenuto il 3 gennaio, del generale iraniano Soleimani, considerato l’uomo più potente del Medio Oriente: l’evento è visto attraverso gli occhi di una donna italiana che lavora a Tehran, nell’episodio che dà l’avvio alla nuova stagione del podcast. La donna, di nome Leila, a partire dalla morte del generale sarà costretta a confrontarsi con una vita divisa a metà, tra due paesi totalmente diversi.

O ancora, insieme ai personaggi immaginari di Johanne Alexandra Hill e di Ed Hoaks riviviamo rispettivamente il “polverone” sollevato dal Principe Harry e Meghan Markle in Regno Unito e lo scandalo sessuale legato al nome di Harvey Weinstein

Nella seconda stagione di La mia storia il tema della pandemia accompagna gli eventi, non quale fulcro narrativo – a eccezione di un paio di episodi – ma come contestualizzazione reale che rappresenta la “nuova norma” in un anno che appare diverso da tutti gli altri. Una scelta autoriale con cui sembrano iniziare a fare i conti anche il mondo del cinema e della televisione, con esempi di prodotti di intrattenimento dove i simboli del Coronavirus (isolamento, mascherine, distanze di sicurezza…) sono semplicemente incorporati nella narrazione

La Storia secondo Gli Ascoltabili

Il podcast La mia storia è nato dalla volontà di arricchire l’offerta di audio drama della piattaforma Gli Ascoltabili, che fin dalla sua nascita, forte dell’esperienza di successo di Destini Incrociati, ha fatto del felice connubio tra realtà e fiction un baluardo della propria sperimentazione nell’ambito della produzione di contenuti.

La Storia con la s maiuscola, però, non era ancora stata affrontata così da vicino dal nostro team. Eppure si tratta di un tema amatissimo dagli ascoltatori di podcast, fin dagli esordi del medium in Italia: basti pensare alla popolarità del podcast di Alessandro Barbero, un fenomeno che ha trasformato uno storico e divulgatore in una star del web capace di attirare anche le generazioni più giovani. O, ancora, al “lato B della storia” raccontato con arguzia e raffinatezza dagli amici di Bistory: un tuffo avvincente nei “fogli dimenticati” del passato, alla scoperta di personaggi entrati nella leggenda o, al contrario, caduti nell’oblio.

Noi de Gli Ascoltabili ci siamo approcciati al genere a modo nostro: vale a dire con l’intento di sfruttare la Storia come mezzo per narrare altre storie, più piccole, con la s minuscola, eppure capaci di risuonare nelle esperienze personali di ognuno. E anche di gettare nuova luce sui grandi eventi che fanno loro da sfondo.

Le voci dietro ai protagonisti

Un racconto pregno di significato merita uno storyteller all’altezza. E in La mia storia i narratori  eccellenti si moltiplicano per il numero degli episodi: sono attori, speaker e doppiatori d’esperienza, tra cui spiccano diversi nomi già noti a Gli Ascoltabili e ai nostri ascoltatori, e che rappresentano sempre una garanzia di qualità. Nomi di prestigio dai background variegati come Maria Ariis, Riccardo Buffonini, Alex Cendron, Chiara Leoncini, Valeria Perdonò, Dario Sansalone e molti altri. Tutti loro hanno messo ancora una volta le loro doti interpretative al servizio delle nostre storie, per dare vita a personaggi che certamente non sarebbero stati gli stessi senza l’apporto prezioso del loro talento.

Un compito non facile quello di questi professionisti della voce, costretti ad adeguare il proprio estro a un formato, quello del podcast audio, che richiede di trovare un punto di incontro tra la forza drammaturgica del teatro e la ricerca estetica, la sveltezza del ruolo di speaker pubblicitario. Altolà agli eccessi, che al solo udito intralciano la comprensione e sono pertanto mal sopportati dal pubblico. E guai anche a non scadere in una lettura “fredda”, che ugualmente rischia di porre una distanza tra narratore e ascoltatore. 

Il risultato perfetto emerge dalla capacità di spogliarsi delle proprie certezze di fronte al microfono, e calarsi nel personaggio senza temere di dare spazio a piccole sbavature e a un’autenticità che su altri palchi e in altri formati verrebbe scoraggiata. 

Curiosi di ascoltare l’esito di questa ricerca? La mia storia arriva con un nuovo episodio ogni venerdì sera, sul nostro sito e sulle principali piattaforme di podcast. E per non perdersi neanche un aggiornamento sui contenuti in uscita, seguite la serie anche sulla pagina Facebook a lei dedicata!


Podcast ASMR: i professionisti del relax da ascoltare dove vuoi

Cos’è l’ASMR?

Partiamo da qualche esempio.

“K… R…”, diceva la balia, e Septimus udiva il gorgogliare della kappa e dell’erre, vicino all’orecchio, melodioso, profondo come un accordo d’organo, ma con accento gutturale come d’una cicala, che gli solleticava deliziosamente la spina dorsale, mandandogli su su fino al cervello onde sonore che urtandosi s’infrangevano. Mirabile scoperta davvero – che la voce umana, in date condizioni atmosferiche (scientifici bisogna essere, innanzitutto), possa ridestare gli alberi alla vita”.

È “La signora Dalloway” di Virginia Woolf. In questo frammento Septimus Smith, reduce della Prima Guerra Mondiale e sconvolto dalla morte del suo migliore amico, Evans, pensa alla voce della sua balia, un sussurro all’orecchio che provoca una sensazione la cui piacevolezza non solo è vivida nella sua memoria, ma è in grado di ripresentarsi con il solo ricordo.

Trasferiamoci in un altro mondo, in un altro mezzo. Edward Mani di Forbice è triste, perché la sua faccia è tutta piena di tagli. Peggy non demorde, e decide di applicare sul viso del ragazzo una generosa quantità di make-up. Mentre Peggy comincia ad aprire barattoli, prendere creme, spalmarle sul viso pieno di tagli, la scena si concentra sui suoni: Peggy sussurra, sentiamo il tap tap delle mani della donna, il rumore del coperchio che si apre, il suono della spatola contro il fondotinta… 

Ancora: avete tutti in mente Il favoloso mondo di Amélie? C’è un famoso elenco dei piccoli piaceri della vita: il “tuffare la mano in un sacco di legumi, rompere la crosta delle crème brûlée con la punta del cucchiaino e far rimbalzare i sassi sul canale Saint Martin”. Vi sembra di sentire quei suoni, vero?

Un ultimo esempio, sicuramente tra i più suggestivi e famosi: conoscete il pittore Bob Ross?

Tra gli anni ’80 e gli anni ’90 ha creato e condotto un programma televisivo, The Joy of Painting, che si proponeva di insegnare l’arte della pittura ai propri spettatori.

Anche qui, la formazione dei colori, la stesura della pittura sulla tela, i movimenti delle mani di Ross associati al suo tono di voce calmo e pacato permetteva di perdersi tra quei suoni, e provare una immediata sensazione di relax.


Ecco, questo è l’ASMR.

Autonomous Sensory Meridian Response, ovvero il brain orgasm che fa impazzire il web

ASMR, acronimo di Autonomous Sensory Meridian Response e traducibile con “risposta autonoma del meridiano sensoriale”, è una sensazione di rilassamento, accompagnata spesso da un formicolio piacevole che raggiunge testa, collo e spalle, provocata da alcuni suoni fatti al microfono da artisti ASMR.

Gli ASMRtist pubblicano video su diverse piattaforme, aprono canali YouTube, producono podcast con frequenza. I suoni in grado di far sussultare l’ascoltatore sono tantissimi, l’unico limite è quello della propria immaginazione: fruscii, carezze, sussurri, movimenti di mani, schiocchi di lingua.

Esistono video pensati per facilitare l’addormentamento, altri per la concentrazione. Molte sono le challenge tra artisti, nei quali si chiede di utilizzare, ad esempio, un “trigger” particolare (ovvero un suono specifico), oppure un microfono specifico, ma anche l’utilizzo di oggetti di uno stesso materiale o di uno stesso colore.

Si possono fare trigger su qualsiasi superficie, e con qualsiasi strumento: le dita sul legno, il sussurro sul microfono, un pennello da cipria sulla pelle… c’è solo da sperimentare.

Se, però, siete particolarmente sensibili ai suoni e rumori, soffrite di misofonia, o semplicemente l’idea di sentire qualcuno che sussurra fa venire l’orticaria, ecco, passate al prossimo articolo. 

I “trigger” più amati

Possiamo distinguere i trigger a seconda di come sono prodotti, su quale materiale, e utilizzando quale strumento.

Suoni che coinvolgono la voce 

Il whispering, il soft spoken e l’inaudible sono i più utilizzati. 

Il whispering è il classico sussurro, fatto vicino al microfono, mantenendo un tono di voce costante e molto basso. Il soft spoken è simile, ma prevede un leggero innalzamento di tono rispetto al whispering.

Interessante è l’inaudible: l’asmrtist pronuncia al microfono parole di cui però non si capisce il significato: l’idea è quella di concentrarsi sui suoni, così da garantire un immediato relax.

I mouth sounds

La categoria dei mouth sounds contiene tutti quei trigger prodotti utilizzando i movimenti della bocca in generale.

Abbiamo il tongue clicking, che consiste nello schiocco veloce o lento della lingua, o l’eating, uno de trigger più amati dagli asmrtist e dai loro seguaci: l’artista, semplicemente, mangia vicino al microfono alimenti di consistenze diverse, amplificando i suoni della masticazione. 

Gli asmrtist sono soliti scegliere alcune parole che, per essere pronunciate, richiedono particolari movimenti della bocca e della lingua, e di ripeterle in continuazione al microfono: parliamo in questo caso di keywords.

Tapping, hand movements, brushing, scratching

I trigger più comuni e più amati e comuni sono senza dubbio il tapping, il brushing, lo scratching e il brushing.

Sono i primi trigger proposti dai vari artisti: il tapping è il semplice tocco delle dita su superfici diverse, tocco che può essere rafforzato se l’asmrtist ha le unghie lunghe; il brushing è il trigger che si crea quando si passa sul microfono un pennello: le setole provocheranno un fruscio più o meno forte, a seconda del volume del microfono e dello strumento utilizzato.


Lo scratching è il suono provocato dalle unghie che “grattano” su diverse superfici, microfono compreso.

I migliori ASMRtist da seguire

Gli asmrtist sono tantissimi e postano video per tutti i gusti. C’è solo da scegliere quali preferire.

In Italia, Chiara ASMR, con i suoi 600 mila iscritti e 130 milioni di visualizzazioni, è una delle più famose. Ventiseienne reggiana, i suoi video sono per la maggior parte in italiano, ma si cimenta anche in video in inglese e spagnolo. Da poco è uscito il suo primo libro dedicato all’ASMR, il potere di un sussurro (Mondadori).

Gibi ASMR è una delle asmrtist più famose a livello globale. Oltre ai video trigger, propone sul suo canale giochi di ruolo e video cosplay con personaggi molto originali. 

Non sorprende quindi che il suo canale abbia raccolto oltre 2,35 milioni di iscritti.

Avendo appena raggiunto un milione di iscritti, ASMR Glow è diventata una forza dal tono pacato da non sottovalutare. Oltre che essere una delle migliori artiste ASMR, è anche un’esperta di makeup e vlogger, che a volte rinuncia a tutorial ispirati alle celebrità.

Il mondo ASMR non è tutto al femminile. Tra i tanti – e talentosi – artisti, c’è ASMR Zeitgeist. Oltre oltre 11 milioni di visualizzazioni e tonnellate di feedback positivi, ASMR Zeitgeist è uno sperimentatore. Crea suoni con gli strumenti più impensabili, usa microfoni e strumentazioni tecniche all’avanguardia, e propone nuovi trend che gli altri artisti, spesso, fanno propri.

Insomma, prendete le cuffie e godetevi qualche minuto di relax. Scommettiamo che non potrete più farne a meno?


Le tecnologie per l’ascolto dei podcast e della radio: come cambiano le abitudini

È nato prima l’uovo o lo streaming audio? Il dilemma del podcast che non poteva vivere senza lo smartphone

Le tecnologie per ascoltare musica, podcast, radio sono importanti quanto gli stessi musica, podcast, radio. Non solo perché gli strumenti influenzano in maniera decisiva le nostre abitudini di ascolto, ma anche perché influenzano la qualità stessa dell’ascolto. Secondo voi, le nostre modalità di consumo audio sarebbero le stesse senza le AirPods o il bluetooth in macchina? Oppure senza lo streaming di Spotify, Apple Music, Tidal, Idagio? E, ancora, non potrebbero esistere i podcast di oggi senza internet sullo smartphone. E così i video-podcast senza YouTube. E che dire del modo in cui scopriamo nuova musica? La pagina Esplora di Spotify non è certo solo una suppellettile…

Anche gli angeli ascoltano Beethoven, ma vogliono la stereofonia

Ma non è solo un discorso legato all’attualità. Anche se volessimo fare una storia della musica, non potremmo prescindere dalle tecnologie di diffusione audio. E non pensate solo all’invenzione del giradischi (e quindi dei dischi) o all’invenzione della radio: tecnologie che hanno stravolto sia il consumo della musica che quello della stessa composizione. Pensate anche all’evoluzione della qualità audio. Credete che sarebbe lo stesso ascoltare, che so, la Nona di Beethoven diretta da Karajan o Dark Side of the Moon dei Pink Floyd senza l’invenzione della stereofonia? Vi immaginate il coro e il tema dell’Inno alla gioia o il rumore delle monete e il basso di Money su un altoparlante monofonico?

L’uomo non è solo corpo è anima: è anche cultura e tecnologia

La storia dell’uomo non è solo fatta di grandi caratteristiche universali (la capacità di percepire i suoni come musica, e quindi di crearne; oppure di sentirsi parte di un tutto infinito e indefinibile); no, la storia dell’uomo è fatta anche di cambiamenti cognitivi dovuti alla cultura e alla tecnologia. Va bene, è vero: sembra un ovvietà. Ma quante volte sentiamo parlare dei bei tempi andati come se noi e le nostre vite fossimo indipendenti da questi cambiamenti? Come se, presi e catapultati, che so, negli anni ’60, saremmo sempre gli stessi noi? Purtroppo non è così. Solo una macchina del tempo può prenderci e portarci nel passato così come siamo.

Covid-19 e consumi audio: un mondo in evoluzione

Prendiamo un esempio concreto e recente: la pandemia da Covid-19. Sono bastati alcuni mesi di lockdown per stravolgere alcune abitudini e accelerare alcuni processi già in corso. Pensate all’ascolto della radio. In quel periodo, molte persone, per ovvie ragioni, hanno smesso di utilizzare l’automobile. Qual è stata una delle principali conseguenze di ciò (a parte la riduzione delle emissioni di CO2, ça va sans dire)? Esatto: le stesse persone hanno ridotto notevolmente l’ascolto della radio. In più hanno cominciato ad ascoltarla in streaming su cellulari, pc e smart tv. Per inciso, proprio quest’anno, si è deciso di passare definitivamente alla Radio Digitale DAB.

Pensiamo anche ai podcast. La pandemia ha fatto crescere in maniera esponenziale ascoltatori e ascolti, facendo passare questi oggetti sonori da prodotti di nicchia a prodotti di massa. Anche oggi che non siamo più in quarantena (almeno per ora), il numero degli ascoltatori di podcast è notevolmente più alto e sono mutati anche i luoghi e le abitudini di ascolto. Per esempio, la macchina è sempre più un posto dove si ascoltano podcast, oltre che la radio; in particolare podcast di notizie e approfondimento, ma anche narrativi. Non solo: anche i format e le aziende come la nostra che se ne occupano stanno aumentando. Certo, noi siamo stati dei pionieri. Ma questa è un’altra storia.

Smartphone, smartphone delle mie brame, chi è il più hi-fi del reame?

Insomma, lo abbiamo capito: lo strumento principe dell’ascolto è ormai lo smartphone. Ad affiancarlo ci sono computer, smart speaker e assistenti vocali, smart tv. Non vi sembra che manchi qualcuno? Esatto, manca l’impianto hi-fi, o la radio o come diavolo vogliamo chiamarlo. Qualcuno potrebbe pensare che questo abbia comportato un abbassamento della qualità di ascolto. No, non è così. O, almeno, non lo è più. Lo streaming audio negli ultimi tempi offre sempre più soluzioni per l’ascolto in alta qualità del suono (anche più del compact-disc). Uno dei pionieri è stato Idagio, la nota app per gli amanti della musica classica (sempre molto esigenti in materia di qualità del suono) che permette un ascolto in qualità FLAC. Per chi ama altri generi, invece, sono arrivati poi Tidal e Amazon Music HD.

Anche per quanto riguarda i podcast, la qualità ormai non si trova solo nelle registrazioni dei programmi radio da ascoltare in differita. Anche i podcast che nascono già come podcast ormai sono in alta qualità. È finito il tempo delle registrazioni casalinghe sceneggiate da amatori improvvisati e curate da speaker da un tanto al kilo. Ormai tantissimi podcast, anche in Italia, sono prodotti da aziende come Cast Edutainment (titolare della nostra piattaforma GliAscoltabili) che fanno della qualità il loro marchio e che si servono di professionisti di alto livello.

Tremate tremate, i vinili son tornati

La rivoluzione ascoltabile di cui parlavamo qualche tempo fa, quindi, non è soltanto figlia di qualche geniale pioniere che ha introdotto nuovi oggetti da ascoltare. È anche, e forse di più, il frutto del cambiamento tecnologico. Certo, oggi assistiamo sempre più ad alcuni atteggiamenti dall’apparenza luddista. Pensate ai collezionisti di vinili e ai nostalgici del cd. Affermano di avere bisogno dell’oggetto per poter davvero gustare il suono e scegliere adeguatamente la musica. Ma, in genere, si tratta di persone che affiancano queste abitudini a quella dello streaming. Più spesso, di persone che danno molta importanza all’aspetto storico della musica. Che quindi vogliono conoscerla per come è stata e come si è diffusa (in fondo l’album musicale esiste perché esiste il disco). È anche comprensibile, poi, sotto certi aspetti un eventuale attaccamento alla tradizione: aprire un’app di musica e podcast e trovarvi dentro decine e decine di milioni di brani e “oggetti audio” tra cui scegliere spesso lascia spaesati. Ma, anche qui, si tratta solo di adeguare i nostri strumenti cognitivi. Il futuro sembra sempre più andare nella direzione in cui nel nostro smartphone troviamo tutto quello che ci serve e tutto in alta qualità. Bisogna solo cambiare prospettiva.


Podcast narrativi e audio drama: un mondo in esplosione

Fiction podcast, narrativa, audio drama, radiodramma: di cosa stiamo parlando?

Chissà, forse non vi è ancora capitato di lasciarvi travolgere da un podcast narrativo; di pura fiction o anche di “non-fiction romanzata”. Ma negli ultimi anni vi è stata una vera e propria esplosione dei cosiddetti audio drama: no, non c’entrano molto con i cari vecchi radiodrammi – ne parleremo tra poco. Esplosione, dicevamo, che si è verificata soprattutto negli USA. Però nemmeno in Italia si scherza, specie qui da noi a Gli Ascoltabili. Ma sappiamo già quanto ci amate e seguite, non preoccupatevi. A proposito, Demoni urbani ha superato il milione di download. Anzi, già che ci siamo: se volete diventare nostri piccoli supporter, date un piccolo contributo: avrete in cambio un vantaggio esclusivo.

Fiction e non-fiction

Dicevamo dei podcast narrativi, genere in ascesa. Certo, qui da noi in Italia, la tipologia ha avuto successo soprattutto nel campo del true-crime di cui Demoni Urbani rappresenta il massimo esempio. Ma sta piano piano prendendo piede la fiction vera e propria, con esempi di podcast narrativi di tutto rispetto. Possiamo ricordare il nostro La mia storia, in cui si mantiene ancora un gancio con la realtà. Si tratta infatti di finzione su sfondo reale. Storie che incrociano i grandi eventi della Storia recente (la storia con la s maiuscola, intendiamo).

Fiction podcast e serie tv: perché scegliere un formato e non un altro?

Ma perché qualcuno – si potrebbe pensare – dovrebbe ascoltare dei podcast di narrativa quando potrebbe sorbire tanta fiction sprofondando nel divano di casa (magari con gli amici o gli amanti) e mettendo su qualche serie tv su Netflix, Sky, Amazon Prime? Innanzitutto, scusate la tautologia, non stiamo parlando della stessa cosa: l’audio drama ha un suo linguaggio e richiede un approccio diverso, tanto quanto può differire la lettura di un romanzo rispetto alla visione di un film. Poi – possiamo dirlo senza temere di sminuire il formato – il podcast non richiede la vostra totale immersione nell’ascolto. Anzi, il bello è proprio che lo si può ascoltare mentre si svolgono altre attività che non impegnano troppo la mente: guidare, viaggiare, lavarsi, sbrigare faccende domestiche, ecc. Senza, per questo, offrire solo un ascolto distratto. Per nulla.

No, gli audiolibri non c’entrano

C’è un’enorme varietà di podcast narrativi a portata di mano, e la quantità di scelta può essere un po’ snervante, specialmente se vogliamo tenere sott’occhio anche l’offerta in lingua inglese. Però cominciamo facendo un po’ di chiarezza. I podcast narrativi non hanno niente a che vedere con gli audiolibri. Ne abbiamo già parlato in un recente articolo e il discorso può essere ripreso anche in questo contesto.

Gli audio drama – per lo più in lingua inglese – circolano fin dai primi anni di esistenza del medium (la fine degli anni zero e i primi anni ’10). All’inizio si rivolgevano più che altro agli amanti del mistero e ai fan dell’horror e della fantascienza. In Italia, infatti, ebbe subito grande successo la trasposizione in podcast delle puntate di Blu notte, il programma televisivo di Carlo Lucarelli. Ma il formato sta davvero prendendo piede in questi anni ’20 – in particolare dall’ascesa di Welcome to Night Vale, che ha radicalmente affinato la sensibilità del genere e ha ispirato un’ondata di creatori altrettanto inclini.

Tale formato sta diventando, anzi, un vero terreno di sperimentazione e innovazione. Tanto che persino da Hollywood guardano (e ascoltano) con attenzione cosa accade per poter trarre da questo materiale adattamenti cinematografici. D’altronde è anche facile capire perché: produrre serie podcast è molto meno costoso e rischioso delle grandi produzioni cinematografiche. Già comprare i diritti di produzione ha costi molto bassi.

E nemmeno i radiodrammi

Lo accennavamo già all’inizio: i podcast di fiction non c’entrano con i cari vecchi radiodrammi. Anzi, diciamolo pure: i radiodrammi sono stati un formato il cui successo è stato piuttosto variabile e che non hanno mai davvero “sfondato”.

Sembra, al contrario, che i podcast stiano avendo un successo sempre più ampio e che la tendenza lasci intravedere ulteriori importanti crescite.

Qual è la fondamentale differenza, dunque, rispetto al radiodramma? Quest’ultimo privilegiava l’aspetto, per così dire, “teatrale” della fiction: suoni, rumori, dialoghi, voci. Negli odierni podcast, invece, prevale l’aspetto della narrazione pura, a una voce. Intervallata, magari, da piccole sequenze “drammatiche”, ma di breve durata e minore importanza rispetto al narrato. Crescono di importanza, invece, le musiche e i suoni di contorno, che acquisiscono una vera e propria funzione diegetica e sono in grado di suscitare forti emozioni negli spettatori.

E gli altri media?

Se in italia il mondo mediatico tradizionale fa orecchie di mercante e, sostanzialmente, ignora l’esistenza del genere o si limita a qualche accenno di tanto in tanto, nel mondo anglosassone – lo si diceva già – i podcast sono entrati a pieno titolo nel mondo dello storytelling, di fianco ai film e alle serie tv. Anche la BBC vi ha messo le mani e ne produce di molto interessanti.

Da noi, a lanciare il genere nel mercato di massa c’è soprattutto Amazon Audible, con cui Gli Ascoltabili ha già collaborato in varie occasioni e che ha appena diffuso la nostra Lady Killer, podcast narrativo di genere true-crime che, come già Demoni urbani, sta avendo un certo successo.

È arrivato il momento di darsi a questa nuova serialità narrativa

Insomma, l’inverno sta arrivando. Va bene, forse ancora è un po’ presto – al massimo ci stiamo avvicinando all’autunno –, ma, insomma, il mood è già quello. E poi ricordatevi che siamo nel 2020 e che in giro c’è una pandemia mondiale. Quale momento migliore per cominciare a esplorare questo formato e godere delle interessanti sperimentazioni narrative che può riservarci? I podcast di narrazione possono portarvi dritti nella fantasia, possono afferrarvi, farvi ridere, aiutarvi a rilassarvi prima di andare a letto o anche farvi perdere la fermata dell’autobus. In qualsiasi modo lo facciano, una storia può portarvi da qualche parte e tenervi lontano dalle paure del quotidiano e dalla sua routine. Gli Ascoltabili sono la piattaforma ideale per cominciare.


Podcast e audiolibri non sono la stessa cosa

Podcast e audiolibri: conoscerne le caratteristiche per comprenderne la fruizione

Podcast e audiolibri sono sempre più ascoltati dal pubblico italiano – e non solo. Anche se si tratta di due prodotti diversi, pensati per un pubblico più o meno specifico e con differenti metodi di fruizione, può capitare di non saperli riconoscere.

Vale la pena spendere qualche parola sulle loro caratteristiche principali, per comprenderne le differenze e capire quale prodotto sia meglio scegliere in base al proprio tempo, al proprio “mood” e, perché no, al proprio budget.

Senza perdere tempo in tecnicismi che, spesso, lasciano perplessi, un podcast è un file audio ottimizzato per poter essere ascoltato su diversi device elettronici, a partire dagli smartphone. Il nome stesso deriva dal fatto che i primi strumenti per il loro ascolto erano, appunto, i cari e vecchi iPod.

Pensati per l’ascolto seriale, di durata variabile i podcast si possono ascoltare online, su diverse piattaforme, e offline, scaricando le singole puntate.

Diritto, musica, arte, letteratura; ma anche gossip, cucina, true crime: qualsiasi sia l’argomento di interesse, è facile trovare il podcast più adatto alle proprie necessità.

Di per sé, il concetto di audiolibro ha radici ben più profonde rispetto alla sua creazione fisica. L’ascolto, infatti, è per antonomasia la metodologia più efficace di apprendimento e di trasmissione delle storie. Pensiamo ai cantori greci, che tramandavano le gesta degli eroi più gloriosi raccontando ad alta voce al loro pubblico, che spesso ripeteva – e naturalmente modificava – ciò che avevano sentito.

Allo stesso modo, seppur in una forma puntuale e precisa, funziona l’audiolibro.

Un audiolibro – lo dice la parola stessa – è la registrazione audio di un libro: può essere letto da un professionista, come un attore o uno speaker, o dall’autore o autrice del libro in questione. Come i podcast, possono prevedere più voci, oppure essere letti da un’unica persona; possono avere intermezzi musicali, o effetti sonori in linea con la narrazione; possono avere elementi paratestuali che ne aumentano la drammatizzazione, come ad esempio il rumore di uno sparo o l’incedere di passi furtivi.

L’esperienza della lettura si va così ad amplificare, permettendo di “entrare” profondamente nelle parole che si stanno ascoltando.

Podcast e audiolibri hanno, spesso, differente durata

Andiamo a fondo della distinzione. Un’importantissima differenza tra l’ascolto di podcast e l’ascolto di audiolibri riguarda la loro durata. Un audiolibro può richiedere diverse ore di ascolto prima di essere terminato, legato com’è al libro da cui è tratto. Ascoltarne uno dall’inizio alla fine è cosa alquanto complicata: la divisione in capitoli certo può aiutare, ma si rischia di non ricordarsi precisamente i diversi passaggi che sono stati precedentemente ascoltati. Dopotutto, nemmeno leggere un libro senza pause è facilmente fattibile.

In questo senso, i podcast ci vengono in aiuto. Grazie alla loro natura seriale e episodica, in contrapposizione con il fatto che l’audiolibro sia rilasciato come un prodotto singolo, i podcast possono essere più facilmente frazionati e pertanto ascoltati ovunque, in qualsiasi momento.

I dati parlano chiaro: negli Stati Uniti circa il 70% della popolazione ha familiarità con i podcast; più della metà – il 51% – dichiara di averne ascoltato almeno uno nel corso della vita. Ben il 32% degli americani, inoltre, ascolta almeno un podcast al mese, mentre il 22% dichiara di ascoltarne almeno uno a settimana.

Per quanto riguarda l’occasione d’utilizzo, il 49% degli ascolti di podcast avviene in casa, il 22% dei fruitori preferiscono invece ascoltare podcast durante gli spostamenti, sia in macchina, mentre guidano, sia sui mezzi pubblici. Un ulteriore spaccato di popolazione preferisce ascoltare i podcast nel tempo libero, durante l’attività fisica in palestra o durante una camminata in giro per la città.

Una profonda differenza tra podcast e audiolibri consiste nella disponibilità di titoli presenti

In generale, accedere ai podcast è estremamente facile: è sufficiente cercare in rete il proprio titolo preferito, magari partendo da quelli incisi dallo speaker del cuore, oppure scaricare una delle numerosissime app per smartphone, nelle quali cercare con facilità.

Secondo gli ultimi dati statistici, raccolti dalla Edison Research Infinite Dial a marzo 2020, attualmente esistono oltre un milione di podcast e oltre trenta milioni di episodi, in più di cento lingue. I numeri salgono di giorno in giorno.

Così è anche per tutti i podcast de Gli Ascoltabili, disponibili su Spreaker, Spotify, Apple Podcasts e tutte le principali piattaforme.

Diverso è il caso degli audiolibri: essendo protetti da diritti d’autore e, sottoposti alla gestione dei diritti digitali (DRM), i singoli audiolibri sono strettamente collegati alla piattaforma di fruizione o di acquisto. Ciò significa che un libro acquistato su una data piattaforma potrà essere ascoltato esclusivamente da lì, e non potrà essere esportato in un’altra applicazione, né tantomeno essere condiviso.

A livello puramente numerico, invece, la differenza si fa sentire: abbiamo già indicato che esistono, a oggi, circa un milione di podcast. Per quanto riguarda gli audiolibri, invece, i numeri si abbassano notevolmente. Se Audible, per esempio, ha un catalogo di circa 60000 titoli, “solo” 14000 sono in italiano. Su Storytel la situazione non è diversa: dei 10000 titoli disponibili, poco più di 3000 sono in italiano.

Quanto “costa” ascoltare podcast e audiolibri?

Chi vuole avvicinarsi all’ascolto di un audiolibro può, oggi, percorrere diverse strade. Da un lato gli audiolibri, come qualsiasi altro prodotto, possono essere comprati: facilmente reperibili sui principali store online e nelle librerie, hanno spesso un costo cospicuo, tendenzialmente in linea con il prezzo di copertina del volume in edizione trade.

L’alternativa più comune – e più utilizzata – si basa sull’utilizzo di piattaforme di abbonamento, come le già citate Audible o Storytel, che permettono l’ascolto illimitato dei numerosissimi audiolibri in catalogo per una cifra mensile che si aggira intorno ai 10 euro. L’iscrizione prevede un periodo variabile di prova gratuita, dopodiché si può scegliere il tipo di abbonamento preferito.

I podcast, invece, sono prevalentemente gratuiti. Non mancano naturalmente le eccezioni, nello specifico i podcast prodotti da piattaforme fruibili tramite abbonamento: un esempio? La serie Agatha Christie scomparsa, realizzata da Gli Ascoltabili in collaborazione con Audible.

Al di là di questo tipo di produzioni, la natura gratuita del podcast spinge sempre più i podcaster a cercare forme alternative di guadagno, come sponsorizzazioni o crowdfunding, in grado di sostenere la “macchina” produttiva.

In particolare, il crowdfunding prevede di chiedere agli ascoltatori una piccola donazione (ma comunque facoltativa) in cambio dell’invio di episodi extra o altri bonus particolari. A Gli Ascoltabili lo abbiamo fatto con una delle nostre serie di punta, Demoni Urbani.

E voi, siete più persone da podcast o da audiolibri? Intanto, Qui si possono trovare i nostri consigli su alcuni podcast da non perdere!


I migliori podcast esteri del 2020

Quali sono i migliori podcast esteri del 2020

Un 2020 “fortunato” per i podcast di tutto il mondo

Sembrerebbe impossibile cercare i migliori podcast esteri del 2020 in tempi di Covid-19. Ci aspetteremmo un anno durante il quale ascoltare – e magari scoprire – i migliori podcast del 2019 (Gli Ascoltabili, in questo senso, potrebbero rivelare numerose sorprese) oppure guardare ancora più indietro. Ma le cose non stanno così. Anzi, in tempi di lockdown, il mondo del podcasting sembrerebbe, in un certo senso, davvero fortunato. E no, non ci riferiamo solo agli ascoltatori che, costretti a casa, si mettono alla ricerca di nuovi formati e nuovi contenuti. No, parliamo proprio della creazione di nuovi podcast. Questo 2020 si sta rivelando sorprendente. E Gli Ascoltabili, ancora una volta, sono stati in prima linea.

Certo, non è agevole registrare un podcast da casa. Molti conduttori hanno magari dovuto cambiare la disposizione dei mobili e costruire fortini di cuscini nella speranza di avvicinarsi all’acustica degli studi a cui non possono più accedere. Ma – in fin dei conti – non è impossibile. Se pensate che le produzioni televisive e cinematografiche si sono dovute interrompere… Ogni settimana, invece, compaiono nuovi podcast per soddisfare le esigenze particolari di questo momento. Il formato è agile e i suoi autori creativi. È un sollievo.

Oltretutto abbiamo anche qualche serie podcast innovativa e interessante. Molti si sono concentrati, come è naturale aspettarsi, sulle notizie e sugli aggiornamenti quotidiani a proposito della pandemia di coronavirus; altri, invece, hanno creato spettacoli appositamente progettati per distrarci e confortarci. Questo elenco cerca di proporre tutto il meglio spaziando tra le più disparate categorie. Qualche nutriente mix di commedia, conversazione e fiction, qualcuno di divulgazione e approfondimento culturale, altri di narrazione. Alcuni più specifici per la quarantena – come consigli di cucina, storie per bambini e consigli su come gestire i problemi di salute mentale in isolamento. Altri semplicemente permettono agli ascoltatori di scappare – verso un’altra era, altri problemi, un mondo immaginario. Se resistere è difficile, questi podcast lo rendono un po’ più facile.

Qui di seguito, segnaliamo alcuni tra i più interessanti podcast usciti tra la fine del 2019 e questi mesi del 2020. Una selezione, per forza di cose, parziale e incompleta ma che vedrà ulteriori aggiornamenti nei prossimi articoli. Restate sintonizzati.

Dead Eyes

Connor Ratliff è un comico statunitense con una brutta storia alle spalle: quasi venti anni fa stava per partecipare con una piccola parte nella serie Band of Brothers – Fratelli al fronte prodotta da Tom Hanks, quando fu rifiutato dallo stesso Hanks a causa dei suoi occhi spenti. No, non la prese bene. Al punto che porta rancore ancora oggi. Ma sa riderci su, al punto da essere riuscito a trasformarlo in un confessionale comico via podcast: Dead Eyes, appunto. Lo spettacolo prende vita durante le discussioni di Ratliff con i suoi famosi amici, tra cui Jon Hamm e D’arcy Carden. In una conversazione casuale, le celebrità condividono le proprie esperienze di rifiuto: un’occasione per dare uno sguardo su quel mondo crudele e bizzarro che è Hollywood.

Rabbit Hole

L’editorialista del New York Times Kevin Roose ha raccontato il lungo viaggio di un giovane nella tana del coniglio di Internet: dal liberalismo all’alt-right e viceversa, nel suo articolo del 2019 The Making of a YouTube Radical. Roose si proponeva di dimostrare che l’algoritmo di YouTube, progettato per far sì che la gente guardasse, ha portato alla radicalizzazione politica di giovani disillusi o persi che sono stati risucchiati in mondi virtuali tossici sulla piattaforma. Roose sta ora trasformando quella storia in un podcast più lungo – Rabbit Hole, appunto – su come Internet ha trasformato la nostra cultura e politica raccomandando video, post sui social media e risultati di ricerca che ci spingono in diverse direzioni ideologiche e poi continuano ad alimentarci con lo stesso tipo di materiale tossico. Nonostante i buchi oscuri che Roose rivela, non è un pessimista: dopo tutto, Internet è diventato un luogo un po’ più accogliente negli ultimi mesi, poiché amici e familiari si connettono alle chiamate Zoom, attraverso giochi online e sui social media. Roose comunque si propone di dimostrare che le aziende tecnologiche possono rendere Internet più utile e meno ostile e che dovrebbero davvero investire in quel futuro.

Wind of Change

Il giornalista del New Yorker Patrick Radden Keefe è ossessionato da una voce che ha sentito anni fa secondo cui la CIA ha di fatto scritto Wind of Change la famosa ballata degli Scorpions del 1990 come un modo per propagandare la democrazia in Germania, dove la canzone è stata pubblicata per la prima volta. Anche se non ha mai raggiunto il primo posto negli Stati Uniti, la canzone è arrivata in cima alle classifiche di tutta Europa nell’anno successivo alla caduta del muro di Berlino. Keefe si propone di dimostrare la sua teoria in un podcast tortuoso ma avvincente – Wind of Change – che ricostruisce la lunga storia del governo degli Stati Uniti nell’uso della cultura pop americana come copertura per i suoi affari segreti. Gli episodi si trasformano in racconti su come il governo abbia sfruttato Howard Hughes, Nina Simone e un’intera troupe cinematografica falsa per eseguire le sue missioni. Anche se questi possono sembrare diversivi rispetto all’intento principale della serie, la gioia di questo podcast si perde nel mistero.

Talking Politics: History of Ideas

History of Ideas è uno spin-off del podcast principale di David Runciman Talking Politics. In ciascuno dei suoi dodici episodi, si approfondisce qualcuno dei più importanti filosofi che hanno costruito il pensiero politico e sociale moderno. Il Leviatano di Thomas Hobbes (1650), scritto durante la guerra civile inglese, segna l’inizio del viaggio di Runciman attraverso i secoli. Gli argomenti di discussione si spostano dal patriarcato al mercato, dalla politica sessuale alla non-violenza, dal colonialismo alla libertà. Finisce subito dopo la caduta del muro di Berlino, con The End of History and the Last Man (1992) del filosofo americano Fukuyama.

Beatles City

Quest’anno cade il cinquantesimo anniversario dallo scioglimento dei Beatles. Beatles City, però, racconta la storia della band che ha scosso il mondo dal luogo in cui tutto è iniziato: Liverpool. Un viaggio lungo le strade rivestite di arenaria del Woolton d’infanzia di John Lennon, nel soggiorno di Kensington trasformato in studio di registrazione dove i Quarrymen hanno inciso il loro primo disco e giù per i ripidi gradini nella discoteca-cantina del Cavern. Prodotto dalla Liverpool Echo, questo podcast è condotto da Ellen Kirwin e Laura Davis.


Podcast per bambini? Sì, grazie!

Infanzia e podcast: un trend in crescita

Infanzia e podcast: un trend in crescita

Il mondo dei podcast e più in generale dei contenuti audio si sta aprendo sempre più al pubblico infantile. Di questo si parla già da qualche anno: le principali fiere di libri segnalano un trend in crescita nel consumo di audiolibri per bambini e i produttori di podcast hanno integrato i propri cataloghi con contenuti originali dedicati ai più piccoli

In fondo, non c’è da stupirsi: con l’affermarsi della domotica, gli assistenti vocali sono una presenza sempre più diffusa nelle case, che ha favorito l’emergere di numerose applicazioni per l’ascolto e la riscoperta dei contenuti audio

Guardando al contesto familiare, a questo fenomeno se ne accosta un altro: quello di genitori dall’agenda sempre più fitta, che ricorrono alla tecnologia per farsi aiutare nella gestione quotidiana dei figli. Si è iniziato con le favole della buona notte: pare che in moltissimi le facciano raccontare da assistenti vocali come Alexa, Google Assistant o Siri. Un fenomeno che ha già fatto gridare allo scandalo psicologi, sociologi, giornalisti, preoccupati che si perda il valore della lettura condivisa, di quel particolare “tempo di qualità” speso dai genitori coi propri figli. Eppure, se ci pensiamo, non si tratta di una novità assoluta: per fare solo un esempio, le famose Fiabe sonore della Fabbri hanno visto la luce nel 1966! 

Si potrebbe inoltre obiettare che non necessariamente l’inserimento dell’assistente vocale nella routine di famiglia esclude la partecipazione attiva dei genitori al momento di gioco. Questo risulta ancora più evidente se si sposta il focus dagli audiolibri ai podcast: ovvero a formati che non propongono semplicemente la lettura di un libro, bensì un contenuto in serie più strutturato, che può prevedere una narrazione, ma anche un talk, un quiz, o una modalità di intrattenimento interattiva che cambia di episodio in episodio. Il tutto naturalmente a misura di bambino.

Podcast per bambini in Italia

Quali sono quindi i modelli attuali a cui guardare nella nuova frontiera di intrattenimento audio per l’infanzia?

Se si guarda all’Italia, il mondo dei podcast per bambini è ancora in fase embrionale. D’altra parte, il podcasting in generale da noi si è diffuso più tardi che altrove, e solo ora sta vivendo un momento di “esplosione”. Per quanto riguarda i prodotti per l’infanzia, è ancora grande l’influenza degli audiolibri e delle modalità di intrattenimento tradizionali. È così che la maggior parte dei – pochi – podcast italiani per bambini esistenti al momento è incentrato sulla lettura/interpretazione di fiabe: da quelle tradizionali, come nella serie di RadioCivitainBlu dal titolo Nonno, raccontami una favola, ad altre più moderne o inedite, con podcast quali Storie senza paura e Le storie fantastiche del Signor Rockteller.

Al mondo delle fiabe è dedicata anche Piccolaradio, la web radio di Radio3 per bambini.

Senza nulla togliere alla qualità dei prodotti esistenti, sembra dunque che in Italia ci sia ancora ampio spazio di sperimentazione per questo segmento di mercato dei podcast. E si tratta di un segmento rilevante, se si pensa che il settore kids (tra giocattoli, abbigliamento, design e, non ultimo, intrattenimento) si attesta tuttora come uno dei più fruttuosi. 

Una bella sfida per chi, come Gli Ascoltabili, è sempre alla ricerca di nuovi stimoli nella realizzazione di podcast originali!

Podcast per bambini made in USA

Per trovare un panorama più variegato di podcast per under 12 bisogna guardare (neanche a dirlo) oltreoceano, là dove per primo si è diffuso il fenomeno dei podcast. È allora che si scopre che il target kids è capace di stimolare la creatività degli autori di podcast come nessun altro, dando vita a serie originali di altissimo livello. 

È il caso ad esempio di The unexplainable disappearance of Mars Patel, podcast pluripremiato di genere crime interpretato da bambini e pensato per un pubblico dagli 8 ai 12 anni. La serie è prodotta da Gen-Z Media, podcast network per famiglie, ed è arrivata già alla sua terza stagione.

Sempre di Gen-Z Media in collaborazione con PRX è The Big Fib, game show che in ogni episodio vede un bambino intervistare due adulti su un particolare argomento. Solo uno dei due adulti però è un vero esperto della materia, l’altro è un bugiardo. Il bambino dovrà dunque saper porre le giuste domande e valutare le risposte per smascherare il truffatore. Il podcast, che in precedenza si chiamava Pants on Fire, ha avuto talmente successo che ha dovuto cambiare nome perché Disney+ ne ha tratto uno show televisivo col titolo originario. 

A bambini più piccoli si rivolge invece un interessante podcast prodotto da Gimlet, ovvero Chompers. L’idea è semplice ma brillante: due minuti di contenuto, il tempo consigliato dai dentisti per lavarsi i denti. Quell’operazione spesso mal tollerata dai più piccoli. Mentre li guida a usare lo spazzolino, il podcast intrattiene i bambini con giochi, barzellette o racconti divertenti.

Si segnalano poi serie varie di approfondimento, come Wow in the World, primo podcast per bambini prodotto da NPR, o il fortunato Brains On!, di American Public Media, dedicato al mondo della scienza. Infine, le “news per bambini” proposte da Kidnuz.

Perché un podcast per i più giovani

Come si intuisce dagli esempi presentati, il podcast per bambini può facilmente diventare un divertimento per tutta la famiglia. Soprattutto considerando il fatto che la fruizione audio si adatta a diverse situazioni quotidiane, e anzi le arricchisce: i viaggi in macchina, le attività di routine noiose ma necessarie (per l’appunto, lavarsi i denti, ma anche vestirsi o fare il bagnetto), il momento di andare a letto. Il podcast di qualità dà inoltre l’opportunità al genitore di condividere l’ascolto con il figlio, allo stesso tempo dedicandosi ad altro.

I punti a favore dei podcast per l’infanzia non finiscono qui. Come già segnalavamo in precedenza, tanti se ne sono resi conto durante il lockdown: il podcast è un’ottima idea anche perché è un tipo di intrattenimento che non (necessariamente) coinvolge uno schermo. Intendiamoci: non c’è nulla di male nei contenuti video, ma è utile che la cosiddetta generazione Alpha – la classe 2010 e oltre, che nasce “con il tablet in mano” ed è abituata a ragionare in termini visivi – abbia la possibilità di esplorare forme di fruizione alternative. 

Non bisogna infatti sottovalutare il potenziale educativo del podcast. Ci sono alcune capacità e competenze che il formato audio e il podcast in particolare aiuta a sviluppare meglio del video: ad esempio la capacità di ascolto e comprensione di un contenuto, l’attenzione al dettaglio, la conoscenza del lessico, l’allenamento mnemonico. Il podcast spinge inoltre il bambino a vagare con l’immaginazione, stimolando dunque in lui la capacità di storytelling

Noi de Gli Ascoltabili da sempre seguiamo con interesse l’evoluzione del mondo podcast in Italia e all’estero. Naturalmente non ci facciamo sfuggire anche le considerazioni relative all’infanzia. Contiamo tra non molto di contribuire anche noi allo sviluppo di questa interessantissima fetta di mercato, che si dimostra ricca di potenziale e di spunti creativi. Stay tuned!


Podcast e media tradizionali: sta iniziando la rivoluzione ascoltabile?

A 15 anni dalla nascita dei podcast, giornalismo, nuovi media e media tradizionali ripensano il loro rapporto con i contenuti audio

A 15 anni dalla nascita dei podcast, giornalismo, nuovi media e media tradizionali ripensano il loro rapporto con i contenuti audio

Nell’ultimo numero della Lettura, l’inserto settimanale del Corriere della sera dedicato ai libri e alla cultura, un articolo riservato ai podcast dedica un’attenzione particolare al nostro Demoni urbani, segnalandolo come una delle più importanti serie gialle in podcast oggi esistenti in Italia. 

Ora, che un giornale si occupi di podcast e, addirittura, ne segnali un po’ da ascoltare ci sorprende solo in una certa misura. Che, però, lo faccia trattando di libri e di contenuti culturali nei formati tradizionali… Beh, questo ci sorprende un po’. Non a caso, a proposito dei podcast, il giornale parla di «fiction a puntate, corsi da ascoltare su smartphone, tablet e altri dispositivi connessi: un’idea in più per queste settimane estive.» 

Tutto ciò ci spinge a riflettere sul rapporto che i podcast hanno con i media tradizionali, il giornalismo e l’editoria.

Ma andiamo con ordine.

Podcasting e webcasting. Tra iPod, Rss, blog; le origini del formato 

Quando, nel febbraio 2004, il Guardian annunciava una audible revolution prossima allo scoppio, il termine podcast non era ancora diffuso. Anzi, in realtà non esisteva nemmeno. Esistevano gli Apple iPod, i file mp3, il sistema Rss, i weblogs (sì, si chiamavano ancora così) e i software “casalinghi” per l’editing audio. Ovviamente, esistevano anche le radio. E queste stavano ormai sbarcando sulla rete per offrire lo streaming gratuito dei propri contenuti. Il Guardian pensava a un grande ritorno delle radio amatoriali e si chiedeva come chiamare questo fenomeno: Audioblogging? Podcasting? GuerillaMedia? 

Ma non finiva qui. Registrare una puntata e diffonderla in rete allo stesso modo di un comunissimo file mp3 (ci ricordiamo tutti Napster e eMule; che nostalgia…) o di un articolo su un blog (ora possiamo chiamarlo così) poteva essere un gioco da ragazzi. Ecco fatto: nel settembre 2004, un tale Dannie Gregoire, in una discussione su Yahoo Groups (altro che nostalgia!), utilizzava la parola ‘podcasting’ (dalla visibile fusione di ‘iPod’ e ‘broadcasting’) per chiedere alcuni consigli riguardo al download e alla sincronizzazione di particolari contenuti audio, commentando tra parentesi «yes, I like making up new words». Nel 2005, Apple iTunes aveva già predisposto la diffusione di tale innovativo formato e ‘podcast’ sarebbe diventata la parola dell’anno secondo il dizionario statunitense New Oxford.

Ma i podcast in Italia restano ancora per lungo tempo una nicchia ignorata dai giornali e dall’editoria

Come si può immaginare, la rivoluzione audio era in là da venire. Per molto tempo ancora i media tradizionali e l’editoria, a parte qualche lodevole eccezione, si disinteressano del formato, specialmente in Italia. Qui, in particolare, quando i podcast cominciano a diffondersi intorno alla fine del decennio, sono concepiti più che altro come delle repliche on demand delle trasmissioni radio. I podcast di un certo rilievo realizzati a partire da contenuti originali e appositamente pensati cominciano a comparire solamente nella seconda metà degli anni ’10. Pensate che ancora a fine 2017, in un articolo sui podcast italiani, Wired definiva il formato come ‘una nicchia’ ed era costretto a iniziare spiegando cosa significasse il termine. «Non sentirete mai fare questa domanda negli Stati Uniti – scriveva –, dove i podcast sono ormai da anni una realtà affermata e rilevante sul mercato.» E citava come esempio, non a caso, Serial, il podcast di giornalismo investigativo che dal 2014 aveva già totalizzato, nel 2017, oltre 250 milioni di download e aveva dato il via al fenomeno delle serie true-crime, di cui il nostro Demoni urbani oggi rappresenta il massimo esempio in Italia. I podcast italiani segnalati dall’articolo sembravano più che altro degli esperimenti. Di questi, l’unico che oggi ha un certo rilievo è Da Costa a Costa, in cui il giornalista Francesco Costa, attraverso delle «chiacchiere da bar» (come le chiama lui), commenta l’attualità e la politica.

Sembra assurdo, vero? Sono passati solo tre anni eppure il mondo sembra essere cambiato. O, almeno, sembra essere cambiato il ruolo dei podcast nel mondo, e in Italia… Pensate che intanto, nel 2018, è nata la nostra piattaforma Gli Ascoltabili, legata a Cast Edutainment, e che questa è stabilmente diventata una della più note e seguite piattaforme di produzione podcast originali.

Il boom del podcasting in Italia prima e dopo il Covid-19 tra Spotify, Apple e Amazon

Cosa è successo intanto? Certamente c’è stata una pandemia da Covid-19 che ci ha costretti tutti a casa e che ha portato a una vertiginosa crescita degli ascoltatori di podcast (in Italia, il 30% nei primi quattro mesi del 2020), oltre che a un sostanziale aumento dell’offerta in tale formato. Ma non solo. Amazon nel maggio 2016 decide di lanciare anche in Italia Audible, azienda di produzione audiolibri che nel 2008 era già stata rilevata dal crescente colosso dell’e-commerce. All’epoca, la piattaforma offriva quasi esclusivamente audiolibri, affiancando la già nota offerta di ebook Kindle per cui Amazon era nota. Col tempo, però, cominciano a prendere sempre più piede e ad avere più successo proprio i podcast, in particolare quelli di fiction e di storie narrate come se fossero fiction. Uno dei prodotti più noti e apprezzati che la piattaforma propone è la nostra serie dedicata ad Agatha Christie.

Cominciano, inoltre, ad avere un successo sorprendente anche i podcast di divulgazione culturale. Ne segnaliamo due, in particolare. Quelli che hanno come speaker narratore Alessandro Barbero, le cui conferenze, trasformate in podcast, avevano già cominciato a spopolare su Spotify e Apple Podcast, e che Audible ha sapientemente ingaggiato per realizzare podcast di divulgazione molto efficaci. Poi quelli di Alberto Angela, del quale non si limita a realizzare gli audiolibri dei suoi successi editoriali, ma lo ingaggia per realizzare, con la sua voce, dei podcast a tema culturale.

E giornalismo, nuovi media, editoria, radio?

Insomma – lo si può vedere – il mondo editoriale italiano, come sempre più spesso accade, arriva in ritardo anche all’appuntamento con i podcast. Persino la radio, con cui il podcasting dovrebbe forse avere una certa affinità, sembra venirne travolta. Pensate al podcast La zanzara. Nato dalla nota trasmissione di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, questo programma radio oggi è, appunto, più noto come podcast che come trasmissione. In ogni caso si tratta sempre di quello che si diceva prima: non un podcast appositamente pensato, ma una replica on demand del programma. Tuttavia – va segnalato –, alcune radio sono riuscite a utilizzare tale formato in maniera sapiente per allargare sempre più il loro pubblico di riferimento. Radio 3 ha persino (ri)proposto vecchie letture e vecchi radiodrammi degli anni ’50, ’60, ’70 come contenuti di fiction podcast da ascoltare quando si vuole.

Per concludere, la rivoluzione audio che il Guardian annunciava nel 2004, in Italia sta scoppiando ora, probabilmente grazie anche all’azione catalizzatrice del Covid e all’ormai radicale diffusione delle piattaforme streaming, oltre che alla nascita di aziende, come Cast Edutainment che produce Gli Ascoltabili, le quali hanno deciso di investire nel podcasting come elemento di edutainment e di corporate communication. L’editoria tradizionale, il giornalismo, la televisione e la radio si stanno, invece, accodando al fenomeno cercando di ritagliarsi una loro parte che però sembra avere sempre meno peso.


I video podcast: un paradosso o una realtà?

Cosa sono i videopodcast?

Che gli ascoltatori abituali di podcast siano in costante aumento, non solo negli USA ma anche in Europa e in Italia, ce lo dimostrano molti dati. Proprio nell’epoca in cui si pensava che il video avrebbe trionfato, i fruitori di contenuti puramente audio crescono costantemente. Perché, allora, soprattutto negli Stati Uniti, diversi tra i più popolari podcast vengono pubblicati su YouTube corredati da contenuti video? Non solo: sulle piattaforme podcast – Apple, in particolare – i videopodcast si fanno più numerosi: CNN 10, per esempio, che, quotidianamente, riassume in dieci minuti le notizie più importanti del giorno; oppure il seguitissimo TED, che non si limita, come si potrebbe credere, a trasformare in podcast le sue già note conferenze, ma crea dei contenuti nuovi appositamente concepiti. Resta YouTube, però, il luogo in cui questo formato si trova in abbondanza. Perché? Qual è, allora, la differenza tra un podcast e un comunissimo video in streaming?

I videopodcast, quel qualcosa in più.

Andiamo con ordine. Un video podcast, come si può intuire, non fa altro che aggiungere, all’elemento audio, l’elemento video. Provate a guardare, per esempio, il nostro @Home – Tecniche di sopravvivenza, il video podcast nato per superare bene la quarantena. L’elemento video, si diceva, può essere di vario tipo e diversa complessità: semplici immagini o filmati di accompagnamento, motion graphics, oppure – come più spesso accade – i volti di chi parla, anche ripresi in studio di registrazione e variamente montati. Già, i volti; tra poco torneremo sull’importanza di questo elemento. Intanto, come si può aver intuito, in un video podcast resta comunque l’audio l’elemento più importante. Per quanto la complessità video possa variare, alla fine un video podcast può essere anche solamente ascoltabile (esatto: come i nostri podcast). Il contrario, invece, non è possibile.

YouTube. Ovvero Dove ti ascolto i podcast

Sia come sia, si pensi che, secondo un studio di Futuri Media/University of Florida citato da The Verge, YouTube è attualmente il podcast player dominante sul mercato: il 43% degli ascoltatori di podcast mensili afferma di aver utilizzato, nell’ultimo anno, la nota piattaforma video per ascoltare podcast; più di Apple (34%) e Spotify (23%). Certo, si potrebbe obiettare, i contenuti su YouTube possono anche essere formati, di fatto, di solo audio (qualche foto e due scritte in sovrimpressione non fanno un video podcast). Tuttavia, se si fa una ricerca, si può empiricamente notare come i podcast di maggior rilievo abbiano in genere un vero elemento video. In alcuni casi, addirittura, podcast di successo già esistenti hanno deciso di offrire, tramite YouTube, i loro programmi in un nuovo formato video podcast, differenziando i contenuti per spingere gli ascoltatori che vogliono approfondire l’ascolto verso il tradizionale formato. Come ad esempio hanno fatto Joe Rogan con il suo  Joe Rogan Experience e H3.

Il podcast H3, in particolare, utilizza uno dei take più popolari nel formato “YouTube podcast”. Vi sono, infatti, tre canali: H3H3 Productions (6 milioni di iscritti), H3 Podcast (2 milioni) e H3 Podcast Highlights (1,3 milioni). Il canale principale viene utilizzato per commenti più lunghi, le collaborazioni speciali e gli sketch comici. Gli ultimi due, invece, sono dedicati esclusivamente al podcast. Il principale canale Podcast H3 ha oltre 208 milioni di visualizzazioni totali, ma il canale secondario dedicato alle clip di ogni episodio ne ha oltre 388 milioni. La creazione di un canale separato per le clip consente ai podcaster di sfruttare l’algoritmo di raccomandazione di YouTube, che mostra i contenuti su argomenti specifici a cui uno spettatore è già interessato.

Perché un videopodcast?

Ora resta la domanda principale: perché? Inutile girarci intorno: YouTube dà accesso a una platea di due miliardi di utenti registrati (sì, avete letto bene). Spotify ha “solo” 230 milioni di utenti mensili. Inoltre, grazie alla funzione che genera in automatico i sottotitoli, la piattaforma può far arrivare il proprio contenuto in tutto il mondo. Insomma, non c’è storia. Ma YouTube è pensata per il video, non per il podcast. E sono pensate per il video anche tutte le funzioni di marketing e monetizzazione che la stessa piattaforma offre. Si interfaccia bene, poi, con i social network; anche questi pensati per il video più che per i podcast. Se è vero, infatti, che sui social è possibile condividere anche delle clip audio, è altrettanto vero che le clip video sono di maggiore e più immediata presa sugli utenti, grazie soprattutto alle modalità di anteprima, fruizione e condivisione che gli stessi social offrono.

Scienza e podcast

Approfondiamo un altro aspetto. Poco sopra abbiamo fornito un dato curioso: in genere, nei video podcast, l’elemento video è formato dai volti degli speaker o degli ospiti. In più – si diceva –, il video si può anche ignorare e mantenere la fruizione classica di solo audio senza perdere fondamentali elementi di significato o narrazione. Perché, allora, investire tempo e denaro per creare contenuti video? Qui la risposta ci viene dalle scienze cognitive. «Because half of the human brain is devoted directly or indirectly to vision». Queste le parole del professor Mriganka Sur del MIT’s Department of Brain and Cognitive Sciences. Noi esseri umani siamo tendenzialmente animali “visuali”. Recuperiamo più facilmente informazioni tramite le immagini, apprendiamo più facilmente, ricordiamo meglio. Insomma, un podcast corredato di volti riesce ad arrivare a un pubblico più ampio e a risultare più memorabile, e genera maggiore desiderio di serialità e ripetizione. Molto più di quanto possa fare il solo audio. Una caratteristica sorprendente della memoria umana, infatti, è che le immagini sono ricordate meglio delle parole. I test di riconoscimento evidenziano come le persone riescano a ricordare più di due mila immagini con almeno il 90% di accuratezza, per un periodo di diversi giorni, anche con tempi di presentazione molto brevi durante l’apprendimento. Questa eccellente memoria per le immagini supera la nostra capacità di ricordare le parole. Il motivo potrebbe risiedere nel fatto che le immagini vengano associate automaticamente e con più facilità ad altre conoscenze sul mondo. Il che si traduce in una codifica più elaborata di quanto si verifichi con le parole.

Guardiamoci in faccia su… youtube!

Ma non solo: la nostra attenzione è particolarmente sensibile ai volti, alla loro ricerca e indagine, alla loro memorizzazione. Tale attitudine diventa più importante man mano che si invecchia, a causa della ricchezza di informazioni che si possono ottenere dai volti. Secondo alcuni psicologi, le caratteristiche facciali ci forniscono addirittura più dati della stessa lingua parlata. Noi umani siamo “progettati” per far gravitare la nostra attenzione sui volti di altri umani. Usiamo le espressioni facciali di altre persone per sviluppare il contesto emotivo. La tua battuta è stata una freddura? I tuoi manicaretti hanno deliziato o no gli ospiti? Devi osservare i volti delle persone per scoprirlo. Gli umani hanno circuiti neurali specifici dedicati al riconoscimento facciale. Vivono nel lobo temporale mediale e si scatenano ogni volta che vediamo una faccia. Questi circuiti fanno sì che un volto balzi subito in primo piano nella nostra attenzione, anche quando è in competizione con altri stimoli. Quindi il nostro cervello reagisce in modo diverso ai volti. Dà a questi la priorità rispetto ad altri stimoli visivi. 

E poi? E poi niente

Il video, insomma, offre al pubblico un motivo in più per scegliere un podcast anziché seguire il flusso di altri stimoli a cui sono quotidianamente soggetti. Un podcast video propone un diverso tipo di attrattiva che l’audio da solo non può offrire.

A questo punto, però, è bene tirare le fila. Abbiamo visto come, di fatto, in un video podcast l’elemento video – almeno per il momento – non va a intaccare l’elemento audio. I podcast restano quello che sono: degli ascoltabili. Il video, tuttavia, permette di arrivare a platee molto più ampie, di utilizzare più facilmente gli algoritmi di promozione e diffusione dei social, di rendere più memorabili i propri contenuti. Insomma, non ci troviamo di fronte a una rivoluzione. I creatori di podcast sanno che YouTube è uno strumento prezioso per lo sviluppo e la crescita di podcast, ma YouTube non ha innescato alcun cambiamento nei prodotti che possa arrivare a trasformarli. Piuttosto, la crescita comune che stanno avendo i podcast  di qualità deriva dalle iniziative dei loro autori e dalla qualità dei loro contenuti; oltre che dall’intuizione di come utilizzare YouTube a loro vantaggio.


I 5 podcast de Gli Ascoltabili da non perdere

Per orientarsi nella proposta podcast

Fino a pochi anni fa, fare podcast era un’attività pionieristica, di nicchia, e pochi nel nostro paese conoscevano il significato di questo termine. Oggi c’è ancora confusione riguardo questo formato straordinario, spesso scambiato con l’audiolibro. Il panorama però è cambiato: soprattutto nel 2020, l’offerta di podcast italiani si è arricchita vertiginosamente, tra prodotti amatoriali e di alto livello, audio e video, gratuiti o a pagamento, brandizzati o no-logo. Persino molti vip si sono lanciati di recente nel settore, da Alberto Angela a Fedez, da Alfonso Signorini a Diletta Leotta.

A influenzare tale svolta è stato sicuramente il periodo di lockdown, che ha spinto molti a esplorare i più svariati mezzi di intrattenimento: su tutti, per l’appunto, il podcast. Anche Gli Ascoltabili può contare ormai su un’ampia proposta di contenuti che si adattano a gusti ed esigenze diverse.

Per aiutare coloro che si sono appena avvicinati al mondo podcast a orientarsi in questo “mare magnum”, segnaliamo qui una piccola selezione (non una classifica) dei nostri podcast di qualità… posto che, naturalmente, tutte le nostre serie sono imperdibili!

Viaggi fisici…

Nella stagione più afosa, perché non viaggiare almeno con l’immaginazione verso cime fresche e innevate? E perché non farlo con professionisti dell’alpinismo? Nei sei episodi del podcast Il peso dell’aria, ci spostiamo tra le epoche e le montagne del mondo per ripercorrere imprese straordinarie di scalate al cielo. Storie di donne, uomini e montagne, storie di vittorie o fallimenti, di avventure pericolose ma sempre rispettose della severità di pareti e ghiacciai. Attraverso queste vicende, scopriamo inoltre ritratti di personaggi che hanno segnato la storia dell’alpinismo e, a volte, della società e del costume. La serie è tratta dal libro “Nel castello delle storie” di Marco Albino Ferrari, e raccontata dalla voce dello stesso autore, che si alterna alla narrazione con l’attrice Roberta Federici. Questa serie in podcast schiude le porte di un mondo magico ed emozionante, trasportando gli ascoltatori negli ambienti rarefatti dove “il peso dell’aria” si fa più sottile.

…e viaggi letterari

C’è chi ama le gite fuori porta, e chi invece preferisce starsene tranquillo in compagnia di un buon libro. Per tutti questi ascoltatori, il podcast di riferimento è Scaffali Roversi: ultimo arrivo sulla nostra piattaforma, dedicato agli amanti della letteratura. Ne abbiamo parlato poco tempo fa qui. In questo podcast realizzato in collaborazione con il giallista Paolo Roversi, raccontiamo le vite e le opere di alcuni tra i più grandi nomi della letteratura.

Una selezione fatta proprio da Roversi, nella quale lo scrittore noir individua i suoi personali maestri. Autori irrinunciabili per chiunque voglia avvicinarsi alla scrittura, o semplicemente ami scoprire vite e personalità straordinarie. Sapevate ad esempio che Giorgio Scerbanenco, prima di diventare il padre del noir italiano, curava una popolarissima rubrica su una rivista femminile con lo pseudonimo di Adrian? E conoscevate il mistero della scomparsa di Agatha Christie durata undici giorni (qui a Gli Ascoltabili ci abbiamo dedicato un podcast in esclusiva per Audible)? Queste e molte altre curiosità in Scaffali Roversi, raccontate da Paolo Roversi e dalle voci stesse degli autori protagonisti.

Una riflessione sociale tra realtà e fiction

Di recente lo abbiamo visto ospite al popolare podcast di Fedez Il Muschio selvaggio, ma i nostri più attenti ascoltatori si ricorderanno di lui per una serie realizzata con Gli Ascoltabili nel 2019. Stiamo parlando del neuropsichiatra Furio Ravera. In Gli adolescenti si fanno male, Ravera esordisce nel mondo dei podcast per affrontare il tema delicato del disagio psicologico giovanile.

Agli adolescenti Furio Ravera ha dedicato anni di carriera, incontrandone tantissimi, ascoltando le loro storie e infine raccogliendole in un libro. È proprio da questo prodotto che prende spunto la serie in podcast omonima, che unisce fiction e realtà: la voce di Ravera ripercorre qui le esperienze complesse di ragazzi alle prese con i saliscendi emotivi della fase più stramba della vita. Come spiega Ravera, i racconti degli adolescenti sono speciali, perché tanto breve è l’arco di tempo che ricoprono, quanto intensa è la sofferenza a essi associata. Il risultato è un podcast che coniuga identificazione e intrattenimento.

Il podcast comico

Cambiamo totalmente genere e target, dalla riflessione al divertissement, dal dramma reale alla comicità della fiction pura. Parliamo di HardCorviale! Interpretato dal bravissimo Fabio Quinti Asmanzio, il podcast racconta la tragicomica epopea di Nando Moricone, pensionato che si dichiara “vittima della crisi del porno”. Infatti, da quando l’ultimo videonoleggio della zona chiude i battenti, lui si trova costretto ad affrontare un viaggio iniziatico alla scoperta del web. Lo farà affiancato da una “guida”: il rapper Derek. Palcoscenico della storia è il quartiere periferico di Roma che si chiama proprio Corviale ed è di ispirazione per il titolo del podcast. La serie nasce da un’idea Fabio Di Ranno, Valeria Giasi e Dario Vero, autori, sceneggiatori e produttori televisivi (I Cesaroni). Dalla collaborazione con Gli Ascoltabili, è stata creata questa produzione che strizza l’occhio alla commedia all’italiana, trasportando un immaginario irresistibile nell’universo della narrazione ascoltata. Imperdibile!

“Il primo amore non si scorda mai”

L’ultima segnalazione dei nostri 5 podcast da non perdere riguarda un titolo ormai storico de Gli Ascoltabili, che ha dato l’avvio alla nostra piattaforma. Si tratta di Destini incrociati, il podcast ideato da Giacomo Zito nel 2010, quando ancora nessuno parlava di podcast. Una serie di spessore per uno spunto in apparenza semplice, ovvero: che cosa succede quando un incontro inaspettato cambia prepotentemente la vita e il destino di due persone? Ogni episodio un racconto, due vite, sullo sfondo del contesto socio-culturale di riferimento e degli avvenimenti salienti che hanno segnato la nostra storia. Destini incrociati è poi approdato sul piccolo schermo (Sky Arte HD) come “Destini Incrociati Hotel”, guadagnandosi il premio Ennio Flaiano 2014 come miglior programma culturale.

Come si sarà inteso dalla varietà dei contenuti segnalati, il podcast è un formato estremamente versatile, che dal punto di vista autoriale si presta a diversi trattamenti. Dal punto di vista del pubblico, invece, può essere ascoltato in svariati momenti della giornata (la corsa mattutina, la pausa pranzo, durante i mestieri di casa, prima di andare a letto, in auto… e così via). Tutto sta nel trovare il podcast che più fa al caso vostro. Non ci resta che augurarvi: buon ascolto!


La “gelida” estate di Demoni Urbani

Per molti iniziano le ferie, non per la serie crime più amata

Il 4 maggio 2020 si è conclusa la terza stagione di Demoni Urbani, gettando nello sconforto migliaia di seguaci (2.054 i likes della pagina Facebook dedicata). Un coro di voci disperate si è subito levato sui social de Gli Ascoltabili: “Quando tornate?”, “Come faremo senza la voce di Francesco Migliaccio?”, “Non sarà più lunedì senza Demoni Urbani”… e così via. 

D’altronde, era prevedibile: il crime Demoni Urbani è uno dei podcast di maggiore successo della nostra piattaforma, che dalla sua nascita è riuscito a collezionare una schiera di ascoltatori sempre più nutrita e affezionata. Di conseguenza, come l’arrivo di una nuova stagione è accolto con entusiasmo, la sua conclusione suscita dispiacere in tutti coloro che ogni lunedì sera alle 23 si connettono per ascoltare un episodio inedito.

Per un po’, il nostro social team ha giocato con i fans, seminando il dubbio su una  possibile chiusura definitiva della serie. Un pizzico di “perfidia”, solo per tenere gli ascoltatori sulla corda un altro po’.

Naturalmente, non c’era nulla di fondato: Demoni Urbani non va da nessuna parte. 

Tutto il contrario: a solo un mese e mezzo dalla fine della terza stagione, Gli Ascoltabili ha annunciato a sorpresa il ritorno dell’amatissima serie. Una “summer edition” totalmente inedita, che inaugura l’estate nel segno del crime.

Al mare, in montagna o a casa propria, l’estate si ascolta nelle cuffie

La stagione più calda avrà tutto un altro sapore grazie al ritorno del podcast crime. Diciamolo, sono mesi particolari: l’emergenza COVID-19 ha ridefinito i piani per l’estate, che in Italia solitamente si dividono tra ombrellone e camminate nel verde. Chissà quante persone riusciranno a vivere le ferie come preventivato. Difficile quindi, più degli anni passati, immaginare il contesto in cui i fans dei podcast italiani ascolteranno la nuova stagione della serie sui delitti d’Italia: sdraiati in spiaggia? Oppure tra le mura di casa? In ogni caso, ci penserà Demoni Urbani a portarci in villeggiatura. Naturalmente… a modo suo.

Per questa stagione, il team autoriale de Gli Ascoltabili ha selezionato storie delittuose verificatesi nei mesi estivi, oppure legate a gite fuori porta. È così che gli appassionati di crime potranno immergersi ancora di più nelle vicende raccontate, ascoltando il podcast nello stesso periodo dell’anno in cui sono avvenuti gli omicidi, e chissà, magari scoprendo di trovarsi nelle stesse località o in situazioni analoghe (la gita in barca, la scampagnata sui monti…ecc.). 

Protagonista dell’episodio, una storia drammatica che certamente è ancora impressa nella memoria di molti ascoltatori: l’omicidio della contessa Alberica Filo Della Torre, nella sua villa a Roma. La storia è nota. I primi sospetti ricaddero sul figlio dell’insegnante privata dei bambini e, in seguito, sull’ex cameriere: entrambi furono però scagionati dal DNA. Alla contessa erano intestati sei conti bancari in Svizzera che si ipotizzò servissero da transito per operazioni del SISDE, ma non fu mai stato dimostrato. All’epoca, l’impatto mediatico fu enorme, per un intrigo sciolto vent’anni dopo, con un ulteriore test del DNA che incastrò il filippino. 

Per quanto riguarda i temi dei prossimi episodi… no spoiler! Come sempre, finché gli episodi non sono online, la redazione de Gli Ascoltabili si riserva di mantenere il mistero circa le storie che saranno raccontate.

Con la “summer edition”, Demoni Urbani chiede l’aiuto dei suoi fans

La veste “estiva” non è l’unica novità della nuova serie. Con la pubblicazione del podcast, questa volta gli ascoltatori sono stati accolti da una richiesta particolare: quella di fornire un piccolo contributo per sostenere la realizzazione della prossima stagione. Una piccola campagna di fundraising.

Infatti, come i fans sanno, Gli Ascoltabili è una piattaforma indipendente di podcast gratuiti, tra i quali rientra anche Demoni Urbani. Dietro lo schermo ci sono però molte persone al lavoro per mantenere alta la qualità di queste serie e garantirne pertanto il successo: autori, art director, attori, speaker, produttori, tecnici del suono, esperti di comunicazione social. Un lavoro costante alimentato dalla passione, che richiede tempo, energia e attrezzature adeguate.

Così, senza stravolgere la sua natura di podcast gratuito, Demoni Urbani per il futuro ha chiesto aiuto al suo pubblico: quel pubblico che è stato determinante per dare alla serie il successo che ha ottenuto in questi anni. La richiesta è di versare un piccolo contributo monetario di €4,90. 

A lanciare l’appello non poteva che essere lui: Francesco Migliaccio, attore teatrale di spicco e voce ormai storica di Demoni Urbani, amatissimo dal pubblico.

Il regalo di Demoni Urbani per i partecipanti al crowdfunding

Naturalmente gli ascoltatori sono liberi di scegliere se fare l’offerta richiesta, oppure no. La stessa natura del crowdfunding è quella di “chiedere”, non certo esigere. Sempre secondo le regole del crowdfunding, è previsto però un gesto concreto come ringraziamento per coloro che aderiscono.

Infatti, alle persone che offriranno quei €4,90, Gli Ascoltabili ha pensato di riservare un vantaggio esclusivo: l’invio di due puntate inedite che non verranno mai pubblicate online, ma che resteranno nella loro collezione personale di Demoni Urbani. 

Con questo piccolo contributo, il pubblico aiuterà a far sì che ci siano altre stagioni di Demoni Urbani gratuite per tutti. Come contribuire? Sarà sufficiente cliccare sulla pagina dedicata e compilare il form con i dati richiesti.

Il pubblico di Demoni Urbani ha già iniziato a rispondere alla richiesta d’aiuto, e noi de Gli Ascoltabili non possiamo che rinnovare il nostro più sentito ringraziamento per l’affetto e la fiducia che ci riserva ogni giorno da tre (ormai quattro) stagioni del podcast a questa parte. Già sentiamo che questa iniziativa non farà altro che avvicinarci sempre più ai nostri ascoltatori: da parte nostra, continueremo a impegnarci per realizzare podcast di qualità come facciamo da sempre. Per il momento, auguriamo a tutti buone vacanze estive in compagnia di Demoni Urbani!


Scaffali Roversi: il podcast “letterario” con Paolo Roversi

Il giallista italiano Paolo Roversi racconta i suoi autori del cuore nel nuovo podcast de Gli Ascoltabili online a partire da oggi

Dopo il successo della serie in podcast Delitti & Roversi, si rinnova la collaborazione tra Gli Ascoltabili e l’autore Paolo Roversi. È online da oggi Scaffali Roversi: otto grandi nomi della letteratura, raccontati in esclusiva dal  celebre giallista italiano.

All’indomani della pubblicazione del suo ultimo romanzo Psychokiller. Nella mente dell’assassino, Paolo Roversi ci guida metaforicamente nella sua libreria, per svelarci la sua personale “top 8” letteraria: Charles Bukowski, Ernest Hemingway, Giorgio Scerbanenco, John Fante, Agatha Christie, Luis Sepulveda, Arthur Conan Doyle, Oscar Wilde. Autori diversi, accomunati da un approccio alla scrittura – e alla vita – fuori dal comune. In poche parole, punti di riferimento irrinunciabili per chiunque voglia avvicinarsi al mestiere dello scrittore o semplicemente ami scoprire personalità straordinarie. 

Un podcast che entra in punta di piedi nelle vite di personaggi straordinari della letteratura internazionale

Nel podcast gratuito Scaffali Roversi, le biografie dei grandi della letteratura sono intervallate dal commento critico di Paolo Roversi e da estratti di opere, diari, lettere degli autori stessi, interpretati da alcune tra le migliori voci del teatro italiano quali Francesco Migliaccio, Alberto Mancioppi, Alex Cendron e molti altri.

Direttamente dal salotto di casa, Roversi ci svela dettagli curiosi su tutti quegli autori che, in un modo o nell’altro, hanno cambiato la sua vita, risultando cruciali per la sua formazione professionale e non solo. Senza snobismi da intellettuale, lo scrittore regala un commento critico che ha il tono di una confidenza tra amici.

Il risultato è un racconto intimo e coinvolgente, che ci offre un punto di vista inedito su alcuni “giganti” della parola scritta, poco approfonditi – quando non totalmente ignorati – tra le aule scolastiche.

Sapevate ad esempio che Bukowski ha passato gli ultimi anni della sua vita senza eccessi, serenamente, circondato dall’amore della sua ultima moglie e dei loro gatti? Oppure che Agatha Christie è scomparsa nel nulla per undici giorni, per poi tornare come se nulla fosse (qui a Gli Ascoltabili abbiamo dedicato un’intera serie a questa storia, per Audible)? O ancora, che Giorgio Scerbanenco, prima ancora di essere etichettato come padre del noir italiano, ha realizzato un’ampia produzione di romanzi rosa?

Il primo episodio è dedicato a Charles Bukowski, a 100 anni dalla sua nascita

Nel primo episodio del podcast, scopriamo il romanziere/poeta controverso per antonomasia: Charles Bukowski. 

Proprio nel 2020 si celebra il centenario della nascita del “vecchio sporcaccione” che, con stile diretto e sempre sopra le righe, ha fatto irruzione nella storia della letteratura americana come un fulmine a ciel sereno. 

Per Paolo Roversi non ci sono dubbi: Bukowski o lo si ama o lo si odia. Senza mezze misure. La sua vita turbolenta e la sua filosofia si riversano nelle opere con prepotenza, come se la persona fosse in fondo inscindibile dal personaggio. Eppure ancora oggi “Buk” – come lo chiamano affettuosamente i fans – è una figura tutta da scoprire, con più sfumature di quanto si potrebbe immaginare. Almeno 100, come gli anni che ci separano dai suoi natali.

Nel primo episodio di Scaffali Roversi, Charles Bukowski è interpretato da Francesco Migliaccio: una voce nota ai seguaci de Gli Ascoltabili, insostituibile narratore del podcast crime Demoni Urbani – presto in arrivo con una nuova stagione esclusiva – che di anno in anno si conferma tra i migliori podcast italiani su Spotify.

Dalla realtà al romanzo, da Delitti & Roversi a… Scaffali Roversi

Come dicevamo, non si tratta della prima collaborazione tra Gli Ascoltabili e Paolo Roversi. Solo pochi mesi fa, a marzo, il giallista e il nostro team hanno prodotto insieme la serie in podcast Delitti & Roversi: quattro episodi dedicati alle più incredibili storie della mala milanese tra gli anni Sessanta e Settanta.

In Delitti & Roversi, il giallista interpreta lo spirito di un decennio attraverso i sensazionali colpi che ne hanno segnato il corso, dalla rapina di via Osoppo del 1958 a quella di via Montenapoleone del 1964, dall’incredibile vita del “solista del mitra” alla banda che ha ispirato il film Banditi a Milano. L’ispirazione proviene proprio da un romanzo dell’autore noir, Milano criminale. Alternate al racconto di Roversi, schede informative di approfondimento del periodo storico, per immergersi a 360° nella narrazione.

La felice collaborazione per Delitti & Roversi ha portato presto a un ulteriore confronto, con la volontà di realizzare insieme un nuovo podcast. Così è nato Scaffali Roversi, un titolo che, giocando sempre con il cognome dello scrittore, vira questa volta verso un tono più intimo, da “caffè letterario”. È così che quel “Roversi” posto dopo “Scaffali” richiama sì l’identità dello scrittore, ma sembra anche diventare un aggettivo, a evocare una libreria che viene scombinata, disordinata, rovesciata per consentire a noi lettori/ascoltatori di tuffarci tra i capitoli più avvincenti delle vite dei grandi, e sfogliare in libertà pagine inedite delle loro menti brillanti.  

Podcast e letteratura, un binomio vincente! Ma non chiamateli audiolibri

Di podcast letterari se ne sentono ormai molti: sempre più scrittori di spicco prestano la propria voce e il proprio contributo intellettuale alla creazione di contenuti audio originali, e tanti sono anche i podcast che fanno della letteratura il loro tema portante. Noi abbiamo esplorato entrambi i fronti: nel primo caso, con esperimenti di successo come Il Muro e Il peso dell’aria, mentre nel secondo caso, qualche tempo fa, con la miniserie Librofrequenze.

Fondamentale non confondere il podcast con l’audiolibro: come ci piace ricordare, quest’ultimo consiste semplicemente nella lettura – spesso recitata egregiamente, o anche arricchita di effetti sonori – di un testo già esistente. Il podcast, invece, è un’opera originale, che come l’audiolibro si offre per l’ascolto, ma può assumere le forme più svariate: dal talk, alla narrazione, al reportage…

In particolare, nel podcast letterario, il mondo dei libri trova nuova linfa e può essere riscoperto sotto nuove angolazioni, offrendosi anche con più disponibilità a un pubblico ormai poco abituato a rapportarsi con la pagina cartacea, ben più a suo agio con uno schermo e degli auricolari.

Il primo episodio di Scaffali Roversi, dedicato a Charles Bukowski, è da oggi online su gliascoltabili.it e sulle principali piattaforme audio: Spotify, Apple Podcasts/iTunes, Google Podcasts, Soundcloud e Spreaker.


Sostenibilità e Coronavirus: online il nuovo episodio di Sostenibilità for Beginners

Una stagione “particolare”

Da ormai due anni, il nostro podcast Sostenibilità for Beginners intrattiene i suoi ascoltatori facendo luce sulle tematiche più attuali legate allo sviluppo sostenibile. Oggi Sostenibilità for beginners è uno dei principali podcast italiani a trattare di tematiche green.

Vita “plastic free”, abbigliamento sostenibile, modi nuovi di leggere l’economia, la mobilità, i viaggi, gli acquisti… di settimana in settimana, Sostenibilità for Beginners ha analizzato e approfondito i temi al centro del dibattito contemporaneo, senza rinunciare a un tono frizzante e coinvolgente.

La seconda stagione della serie si è distinta per una produzione gestita quasi interamente in periodo di lockdown da Coronavirus. Un evento senza precedenti che ha in parte stravolto il piano editoriale: d’altronde se il podcasting riguarda il mondo dell’ascolto, fare podcast significa anche restare “in ascolto” della realtà contemporanea per permetterle di entrare nelle conversazioni e dialogare con i temi previsti.

È naturale quindi che le discussioni attorno all’emergenza siano andate a condizionare il trattamento dei temi al centro degli episodi: il tema dell’e-commerce, risorsa utilissima quanto forse anche abusata negli ultimi mesi; la tutela del patrimonio paesaggistico del Paese, dal mare alla montagna; la micromobilità, oggi più che mai il mezzo di trasporto ideale per conciliare sicurezza e basso impatto ambientale.

COVID-19 e ambiente, tutte le domande

L’ultimo episodio della seconda stagione è stato tra i più pregnanti e attuali della serie. Per questo episodio, il team di Sostenibilità for Beginners è andato a indagare il rapporto tra Coronavirus e ambiente, a partire da alcune domande sorte nell’ultimo periodo, come: l’inquinamento ha favorito il contagio? E le misure di quarantena hanno favorito una diminuzione dell’inquinamento dell’aria? E come influirà l’attuale situazione sullo sviluppo di alcuni settori che l’emergenza ha portato “nell’occhio del ciclone”, come cultura, edilizia e urbanizzazione?

I “beginners” in ascolto del podcast gratuito potranno apprendere diverse informazioni interessanti circa una situazione di emergenza inedita tutt’ora in corso e ogni giorno oggetto di discussione. Ad esempio la notizia che dei ricercatori della SIMA, Società Italiana di Medicina Ambientale, hanno ritrovato delle tracce di Coronavirus sulle particelle di particolato. Parrebbe quindi che le polveri sottili possano trasportare il virus anche su lunghe distanze. Da un lato, questa forma di inquinamento è dannosa per l’uomo, viste le sue dimensioni ridottissime, che le permettono di penetrare nei polmoni e nel sangue senza poter essere bloccate dal nostro organismo. Dall’altro lato, la dannosità del particolato atmosferico potrebbe addirittura aggravarsi perché suscettibile di trasportare il Covid-19.

Un’altra segnalazione fa sospettare che addirittura il propagarsi del virus potrebbe aver favorito esso stesso l’inquinamento, per certi versi. L’EPA, l’Agenzia di Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti, ha infatti pubblicato un nuovo regolamento di implementazione di alcune norme ambientali che consente, ove giustificato, di superare i limiti di inquinamento normalmente in vigore. Per giustificare un tale superamento, alle entità responsabili è sufficiente dimostrare che tale violazione sia avvenuta a causa delle condizioni straordinarie generate dall’emergenza del Coronavirus. 

Stefano Boeri, Enrico Iascone, Paola Dubini, Simone Molteni: gli ospiti speciali dell’ultimo episodio

L’episodio ha visto la partecipazione di ospiti d’eccellenza. Stefano Boeri, architetto e urbanista di fama internazionale nonché Presidente della Triennale di Milano, che ha fornito il suo punto di vista in merito a un’Italia da riprogettare, dalla ristrutturazione delle aree urbane, alla riqualificazione dei borghi, fino alla valorizzazione delle piazze e delle attività all’aperto.

Il discorso relativo al settore della progettazione edile è stato approfondito anche da Enrico Iascone, Amministratore Unico dello Studio MCA – Mario Cucinella Architects, studio specializzato in architettura sostenibile, che ha condiviso con noi uno sguardo sulla professione dell’architetto al tempo del Coronavirus e in generale di ciò che attende il suo settore dopo la fine dell’emergenza COVID-19.

Paola Dubini, docente di Management all’Università Bocconi di Milano, ha invece parlato delle prospettive del settore cultura nel contesto attuale. 

Infine, Simone Molteni, direttore scientifico di Lifegate, ci ha aiutato a tirare le fila dal punto di vista della sostenibilità di questo periodo ancora difficilmente decifrabile.

Un podcast “di colore verde”

Iniziata lunedì 16 marzo 2020, l’ultima stagione di Sostenibilità for beginners ha visto l’esordio di una nuova voce: ci ha fatto compagnia alla conduzione la freschezza di Giovanni Campo – un giovane come gli autori, che fa il producer televisivo – che come da format in ogni episodio si è confrontato con specialisti della sostenibilità, docenti universitari, CEO di importanti brand internazionali, blogger e professionisti di alto livello, per trovare risposta ad alcune tra le domande più comuni riguardanti l’ambiente.

Le interviste si sono alternate come sempre alle domande poste a persone comuni incrociate per strada (o rintracciate eccezionalmente a distanza, nel periodo di quarantena), per scoprire il punto di vista dell’”uomo medio” sui temi affrontati di volta in volta nelle puntate.

Il contributo di alcuni importanti esperti e la semplicità di linguaggio facilitano la comprensione di temi complessi a tutte le fasce di pubblico, offrendo spunti di riflessione sempre stimolanti. Con l’obiettivo di sensibilizzare gli ascoltatori all’idea di un mondo sempre più sostenibile… 

Lanciato nel 2019, il programma nasce da un’idea di Giacomo Marino Gallina – che all’epoca della nascita del format era studente di Sustainable Development all’Università degli Studi di Milano – che oggi ritroviamo come uno degli autori del format, insieme a Giuseppe Paternò Raddusa, Maria Triberti e Giacomo Zito, che produce la serie.

Dove ascoltare il podcast Sostenibilità for Beginners? Sulla pagina dedicata di Lifegate Radio, oltre che, come sempre, su gliascoltabili.it e su tutte le principali piattaforme di podcast.


La scialuppa e la nave

La tecnologia ci ha teso una mano in queste settimane. Ma non è la risposta

Misuriamo il livello di sollecitazione del computer portatile dalla schizofrenia con la quale la sua ventola parte per raffreddare il processore. In queste settimane è sempre accesa. Abbiamo la suite di Adobe per registrare con Audition, Pages sempre aperto per scrivere i copioni, XMind, Zoom, Zencastr, Slack, Mail, Keynote… un casino.

Da quando abbiamo scoperto gli strumenti di videoconferenza, non passa giornata senza una sessione, una call… alla fine ci si sente esausti. Noi che facciamo podcast di professione abbiamo sperimentato l’uso di queste piattaforme che ci hanno permesso di simulare l’interazione con ospiti, esperti, influencer come se fossero in studio con noi. Ma non c’è davvero uno studio. E questo è certamente uno degli aspetti che più ci mandano in confusione quando progettiamo un podcast.

Oggi la pianificazione de GliAscoltabili è ricca di nuovi titoli e progetti: ora che abbiamo quasi terminato grandi serie come Demoni Urbani e Sostenibilità for Beginners, la nostra concentrazione è tutta sulla prossima stagione, nella quale intendiamo pubblicare nuove serie narrative di grande impatto. A patto di trovare momenti di concentrazione verticale, sempre più difficili nella babele della connettività a 360°.

I contesti delle nostre videocall ci fanno atterrare in soggiorni con librerie, nella migliore delle ipotesi, quando non in cucine e angoli nella camera da letto. Le immagini di background in chiave hanno vivacizzato per un po’ le nostre discussioni. Ma dopo aver commentato le (finte) vacanze alle Maldive o qualche scorcio di montagna, riemerge la pesantezza di una situazione che appiattisce le nostre realtà. Cerchiamo allora con determinazione ciò che attraverso la narrazione, nei podcast che realizziamo, ci propone un senso della nostra esperienza umana in questi appartamenti. 

Oggi è più facile entrare in contatto, ma ciò che facciamo riveste valore nella dimensione sociale

Da produttori di podcast italiani abbiamo intervistato molte figure importanti su ambiti tra i più eterogenei: giornalisti, scrittori, esperti tecnologici, scienziati, medici. È sempre stato interessante incontrarli eppure… vederli in questi contesti familiari, sebbene ce li faccia sentire più vicini, rende più difficile attribuire loro la straordinarietà che rappresentano.

Abbiamo già condiviso la difficoltà di trovare delle storie in questo periodo che non siano di virus e resistenza. Anche le storie di ripartenza alla lunga sono poco stimolanti. Come se uscire da questo binario unico, che è il ritorno a tappe verso la normalità, fosse un film già visto. Possibile che anche il video sia diventato un luogo di omologazione, fatto di webcam e computerini, dove mettersi spalle alla finestra ci fa diventare piccoli seguaci di Nosferatu?

Meglio un podcast fatto bene. Solo audio. E pazienza se YouTube fa più numeri del podcast. In fondo è l’unico caso in cui l’immagine è al servizio dell’audio, godiamoci questo piccolo primato dei podcast italiani.

Il podcast è specchio di una società in cammino

Ci impone di immaginare, di colmare con la nostra fantasia autobiografica le suggestioni che il sonoro ci trasmette, è per questo uno strumento esaltante sia per chi realizza contenuti in formato podcast che per chi li ascolta. Naturalmente stiamo scrivendo dei podcast narrativi più coinvolgenti, quelli frutto di un percorso di progettazione che nasce dall’ispirazione per una storia, un’atmosfera, che prende il volo dal pensiero, più che dall’intrattenimento fugace del tenersi compagnia come fanno generalmente le radio. Quel podcast che ci piace fare a GliAscoltabili, parlando di ogni argomento capace di contenere una storia coinvolgente.

Per questo il podcast riflette la società: perché è specchio delle nostre idee e delle nostre paure, delle nostre felicità e solitudini. Un terreno di sperimentazione che la residenza forzata nelle nostre case ha amplificato squarciando panorami che non avremmo potuto visitare personalmente, permettendoci di viaggiare laddove non avremmo potuto percorrere pochi metri a piedi senza essere fermati. Adesso siamo pronti a fare di nuovo sul serio, al netto dei “mostri” della diretta come Zoom, Skype, Bluejeans, che ci distruggono nell’immagine, con le nostre allergie, le nostre familiarità che improvvisamente diventano broadcast per persone sconosciute che si impossessano dei nostri privati. Keep out!

Con @HOME – Tecniche di sopravvivenza abbiamo conosciuto persone interessanti, scoperto dimensioni inedite. Non vediamo l’ora di ritornare a raccontare la vita

L’esperienza del podcast che poi è anche un video Zoom che è anche un video YouTube di @HOME – Tecniche di sopravvivenza è stata un’ottima scialuppa di salvataggio che ci ha permesso di guadare il mare che avevamo davanti, insieme a un gruppo di naufraghi che ha voluto mettere a disposizione le proprie competenze e il proprio metodo redazionale per fare qualcosa fatto bene, pensato, con un capo e una coda. Se vi dicessimo che questo progetto lo abbiamo fatto anche e soprattutto per noi? E poi abbiamo imparato nuove modalità per entrare in contatto con il nostro pubblico, attraverso esperti-persone normali che ci hanno fatto sentire meno soli e con qualche strumento in più per interpretare quanto ci stava accadendo.

Ora che il peggio sembra passato siamo tutti pronti a riprendere il nostro lavoro di narratori, e a impostare nuove serie di podcast capaci di guardare al futuro, come una serie sui grandi scrittori condotta da Paolo Roversi, una sul mondo sanitario dove le mille storie umane che si svolgono negli ospedali rivelano drammi, passioni, solidarietà e scenari incredibili, collaborazioni con altri podcaster di successo, perché non vediamo l’ora di contaminarci con contributi di esperienze differenti. Infine, narrazione per bambini, per dare il giusto tributo ai grandi assenti dal dibattito pubblico: narriamo anche per loro. GliAscoltabili non seguirà più le stagioni. Saremo pronti anche ad agosto per fare il nostro lavoro: interpretare la realtà per attribuirle un senso con podcast italiani di qualità.


@HOME: “un podcast ci salverà”

Se ne è parlato tanto in ambito entertainment, la quarantena da Coronavirus soprattutto nel primo mese si è accompagnata a un interesse crescente del pubblico nei confronti del mondo dei podcast. Tra conferme e novità presso le piattaforme più seguite, sono stati molti anche gli amateurs che si sono improvvisati podcaster, dando vita a contenuti audio inediti con i mezzi offerti dalle quattro mura di casa. 

Già, perché è stata proprio la casa il nucleo pulsante di ogni attività privata e professionale a partire da marzo 2020: contenitore di tutte le paure derivanti da una situazione di crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti.

A GliAscoltabili siamo ripartiti da qui, dalle nostre case. Abbiamo preso i nostri interrogativi legati a questo periodo, e abbiamo trovato una connessione con la nostra voglia di produrre contenuti anche nelle limitazioni imposte dalla quarantena. Così ha preso vita @HOME – Tecniche di sopravvivenza, una nuova serie di podcast sorta da e per l’emergenza COVID-19.

Chiacchierate in quarantena

@HOME – Tecniche di sopravvivenza deriva dal confronto tra Giacomo Zito, fondatore de GliAscoltabili e due esperti di tematiche cliniche e psicologiche: Stefano Guerrasio, divulgatore e Chirurgo ortopedico all’Ospedale S. Gerardo di Monza e Angelo Maravita, Professore di Psicobiologia all’Università di Milano-Bicocca.

Il progetto ha preso le mosse da una principale constatazione: quella che da un giorno all’altro il mondo a cui eravamo abituati era mutato profondamente, generando una nuova routine quotidiana che nessuno sapeva bene come gestire. Di colpo, la vita di sempre era stravolta, e non si era certi di avere i mezzi sufficienti per affrontarla. Come vivere ad esempio la distanza dai propri cari? O, per contro, l’eccessiva vicinanza data da una forzata convivenza 24/7? E come reimpostare un lavoro solitamente fatto di relazioni dal vivo?

Con il tono leggero di una chiacchierata tra amici, @HOME – Tecniche di sopravvivenza ha voluto fornire spunti di vita vissuta e suggerimenti per affrontare i disagi più comuni derivanti dalla situazione di isolamento forzato. Un talk che ha coinvolto insegnanti, psicologi, artisti, madri e padri di famiglia, personal trainer, medici specializzati in patologie domestiche, imprenditori. Al timone del progetto, per l’appunto, Giacomo Zito, Stefano Guerrasio e Angelo Maravita: i tre conduttori che di settimana in settimana hanno messo a disposizione le proprie competenze ed esperienze personali, arricchendo il confronto coi loro ospiti.

Lavoro, relazioni, dolori fisici e psicologici. I temi di @HOME – Tecniche di sopravvivenza

In ogni episodio della serie, si è affrontato un tema diverso a partire dagli interrogativi più pressanti della nuova quotidianità. Innanzitutto la dimensione lavorativa, protagonista del primo incontro. Interi settori, non di rado legati a modalità produttive e di comunicazione obsolete, si sono visti costretti a stravolgere i propri strumenti per poter sopravvivere. E il digitale si è imposto  ampiamente laddove prima era sfruttato solo in minima parte.

È poi esploso l’uso dello smart working: una piccola rivoluzione in un Paese per molti aspetti ancora figlio della generazione del boom economico, che fatica a scorgere un’operatività efficace in uno scenario che non preveda l’ufficio, gli scambi dal vivo, il timbro del cartellino e le canoniche otto ore. Un cambiamento, quest’ultimo, che se da una parte si è rivelato vincente, dall’altra è stato ed è oggetto di pericolosi fraintendimenti, come ci ha raccontato Massimo Miglioretti, professore associato di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni: “solo in Italia lo chiamiamo smart working, in tutto il resto del mondo si chiama agile working!”. Un’inesattezza apparentemente di poco conto, ma che nasconde una mancata comprensione dell’essenza stessa di tale modalità: l’idea di un lavoro più elastico, più “agile”, per l’appunto. Con un unico scopo ultimo: il benessere della persona. Nelle mani di chi non vi è avvezzo, il lavoro da remoto rischia invece di trasformarsi in un’operatività nervosa e aritmica, che vede sfumare i confini tra vita privata e vita professionale.

Il tema del benessere è proprio il fil rouge delle conversazioni di @HOME – Tecniche di sopravvivenza: nel secondo episodio ci si sposta dal mondo del lavoro per esplorare il benessere familiare, in particolare nel rapporto tra genitori e figli. In famiglia infatti, l’isolamento è diventato “isolamento condiviso”: bimbi piccoli che richiedono sempre più attenzioni, adolescenti che cercano i propri spazi. Tra risate e consigli specialistici, abbiamo fatto tesoro in particolare delle parole dello psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, che tra i suoi interventi ci ha lasciato un’importante testimonianza: quella di ascoltare bambini e ragazzi, dare loro fiducia, per poter innovare le nostre modalità di relazione e costruire una società migliore.

A seguire nella serie, la ricerca del benessere anche in una situazione di isolamento forzato ha toccato i temi degli incidenti domestici, della comunicazione, della gestione dei dolori cronici. 

Oltre a divertenti aneddoti di vita vissuta, abbiamo così appreso utilissime nozioni di pronto soccorso domestico, consigli di mindfulness per la gestione di ansia e mal di testa, tips per una postura corretta: piccole “tecniche di sopravvivenza”, per l’appunto. Per gestire meglio il presente, ma anche un futuro tutt’ora incerto.

Una serie di “prime volte”, un’esperienza che non si esaurisce nell’emergenza

L’esperienza di @HOME – Tecniche di sopravvivenza ha visto nel suo ultimo episodio una sorta di bilancio del periodo di quarantena. Protagonisti della conversazione, oltre al trio di host, Stefania Doria, Psichiatra olistica, e Gianluigi Nasto, CEO di Party Trade – La Fabbrica delle Feste, che hanno fornito spunti positivi su un momento di crisi dai profondi risvolti mentali, fisici, sociali e culturali. Con uno sguardo ad almeno due categorie particolarmente “fragili”: le persone in terapia, e i lavoratori attivi in settori ora totalmente fermi (nello specifico, gli eventi). 

Grazie a @HOME – Tecniche di sopravvivenza, la quarantena è diventata occasione per GliAscoltabili di vivere una serie di “prime volte”: la prima volta che facciamo un talk show, la prima volta che registriamo un’intera serie da casa… e anche la prima volta che un nostro podcast è prodotto sin dalla nascita anche e soprattutto in formato video, per il canale YouTube.

@HOME – Tecniche di sopravvivenza è terminato, ma il valore dei suoi confronti non si esaurisce con l’emergenza Coronavirus. Le “tecniche” suggerite dal podcast vogliono essere una guida e un supporto per la vita di tutti i giorni… isolamento o meno.


Futuri communication designer incontrano il podcast

Per il secondo anno il nostro corso di brand storytelling alla Naba è basato su progettare e realizzare un podcast

Il corso di giornalismo 2019/2020 del biennio specialistico di communication design dell’università NABA tenuto da Giacomo Zito e dal team de Gli Ascoltabili, è stato ancora una volta dedicato al podcast, come strumento di comunicazione poliedrico e innovativo. L’anno precedente il campo di indagine è stato lasciato aperto in ambito editoriale, liberando la fantasia degli studenti in progetti di podcast basati sullo storytelling. Quest’anno ci siamo spinti ben oltre, indagando il rapporto che si genera tra questo strumento emergente di comunicazione, il podcast, e le strategie di comunicazione d’impresa. Un constraint che certamente ha complicato le cose agli studenti del biennio specialistico, ma allo stesso tempo che ha rappresentato un laboratorio di ricerca di connessioni tra la strategia d’impresa espressa dai brand e le mille possibilità declinabili attraverso il branded podcast. Se poi consideriamo che le classi del corso universitario sono tre di cui una internazionale, il laboratorio ha assunto caratteri di particolare interesse non solo per il limitato scenario italiano, ma anche per quello di mercati emergenti con i quali le nostre imprese dovranno certamente confrontarsi anche in termini di comunicazione.

Il metodo di indagine parte, come sempre, dall’analisi del contesto di riferimento delle aziende, ottenuta attraverso l’immersione nelle loro realtà, la raccolta di documenti e fatti che hanno contribuito a costituire l’identità della marca e del prodotto/servizio. L’ordinamento di questi elementi narrativi, spesso apparentemente caotici, nel progredire delle aziende nel tempo, è il primo atto narrativo capace di determinare un senso che posizioni il brand nel proprio scenario. Da questa premessa, certamente teorica nella metodologia, ma immediatamente applicabile in qualsiasi situazione, è partito il lavoro di ricerca creativa e progettazione di un branded podcast.

Per i futuri communication designer il campo d’indagine è stato il rapporto tra podcast e brand

Per dei giovani studenti, armati di creatività ed entusiasmo, soprattutto in un challenge giocoso e coinvolgente come l’ideazione e la produzione di un branded podcast, munirsi di un solido impianto metodologico è stato certamente un passaggio difficile e per niente scontato. Il podcast è uno strumento che trova nell’engagement narrativo la propria ragione d’essere. E la connessione tra brand e storytelling avviene su un piano metaforico molto più alto di qualunque altro medium di comunicazione. Non stiamo infatti vendendo prodotti o servizi, bensì, grazie al branded podcast, riusciamo a tessere relazioni profonde e stabili con i pubblici di riferimento con i quali instauriamo rapporti di fiducia che rendono i nostri destinatari a loro volta narratori della nostra storia. Un concetto che, in ambito marketing, può essere assimilato alla condivisione dell’impianto valoriale del brand tanto da trasformare il cliente-utente in brand ambassador al tempo stesso. 

Spostandoci su un altro punto di vista, possiamo vedere il brand come vero e proprio publisher di contenuti di carattere generale, della cui produzione è legittimato in quanto “esperto della materia”. Il podcast, nella strategia di content publishing del brand è al centro del sistema di strumenti attivabili, per diverse ragioni: la crisi dell’articolo da leggere, che non ha più appeal in un universo di media digitali, la flessibilità e agilità dell’ascolto in una quotidianità che ci vede impegnati in diverse attività multitasking…

Nel corso che il team de Gli Ascoltabili ha tenuto sotto la guida di Giacomo Zito, è stata quindi data libertà totale nella scelta dei brand, a patto che la direzione della soluzione prescelta fosse pienamente in linea con lo studio dello stato di realtà e dei valori dello stesso. Indagine che risponde a un set di domande come: qual’è il contesto di riferimento? Quali sono i valori del prodotto-servizio del brand? Come si posiziona il brand nel mercato? Che tipo di impatto sociale  e di relazioni umane genera l’attività economica del brand? Eccetera, eccetera.

Tre classi di cui una internazionale hanno interpretato il genere “branded podcast” con originalità

Compreso che il podcast da progettare e produrre doveva rispondere a una serie stringente di requisiti, ovvero non essere solo fresco e creativamente originale, ma precisamente rispondente a un’ipotetica strategia di branding, gli studenti NABA si sono suddivisi in gruppi, con dei ruoli specifici a livello professionale, occupando tutti i ruoli necessari nella realizzazione di un podcast: dallo strategist, avente il compito di garantire obiettivi di comunciazione dell’Azienda, allo show runner, figura che ha la responsabilità di mantenere l’identità del format in tutte le sue sfumature, dall’art director con il compito di definire la visual identity del format, agli host che dovranno condurlo, fino al sound designer che ha il compito di calare in realtà suoni e musiche che contribuiscono a definire il prodotto. I brand prescelti sono stati di diversa natura: aziende italiane, internazionali, estere con presunti interessi a internazionalizzarsi nel nostro paese, appartenenti a differenti ambiti merceologici, dal food al furniture, dall’entertainment alla moda. Per esempio sono stati scelti brand come Moschino, Ikea, Decathlon, Mutti, Uniqlo, Fashion brand metropolitani, grossi gruppi di home luxury cinesi e piccole label di complementi per la casa. Carattere rilevante di tutti i gruppi, l’elaborazione di concept narrativi che non si rivolgessero esplicitamente al brand, ma ai suoi valori, elevati al rango di ispirazione per altrettante storie rivolte ai pubblici di riferimento, ben segmentati in un documento di progettazione che ha rappresentato l’elemento di valutazione del corso. L’esecuzione poi, è stato il momento di maggiore eccitazione per gli studenti, che si sono ritrovati a realizzare in concreto ciò che hanno ideato. Accolti negli studi de Gli Ascoltabili, i ragazzi della Naba si sono atteggiati a veri e propri producers, supportati dai nostri sound designers. E hanno realizzato la classica “pilota” da sottoporre all’azienda di riferimento – come peraltro avviene nella realtà quotidiana per la divisione “branded podcast” della nostra piattaforma.

L’eccitazione da parte dei giovani neoprofessionisti della comunicazione è stata altissima e una riprova l’avete nell’ascolto di tutte le pilota che Gli Ascoltabili hanno pubblicato in un cofanetto esclusivo dedicato a questo progetto universitario. Scoprirete idee, trattamenti, modalità di racconto nuove, fresche, originali. Molte di loro certamente troppo avanguardiste, ma comunque importanti per generare confronti e nuovi scenari. 

Per noi de Gliascoltabili un momento fondamentale di contaminazione con diverse sensibilità. Un rapporto win-win che ci ha fatto crescere insieme. Per le aziende, difficilmente i progetti arriveranno al tavolo dei brand che sono stati scelti. In fondo l’obiettivo è stato quello di far esercitare gli studenti in ipotesi di lavoro, ma chissà, in futuro sottoporremo questi progetti di ricerca alle varie aziende se non altro per avere un feedback sulla corretta interpretazione del loro posizionamento.

La presa di coscienza che il branded podcast è un nuovo decisivo strumento di comunicazione per le imprese

Un effetto nuovo, che non avremmo certamente sottoscritto all’inzio del corso universitario, è stato il constatare che anche se impostato sul brand, il lavoro di  progettare un podcast è stato ricco dal punto di vista editoriale, a dimostrazione che i contenuti e la marca, se relazionati con onestà intellettuale, trasparenza, e scopo sociale, possono perfettamente convivere insieme in un contesto armonico, nel quale per l’audience è pienamente percepita la differenza tra contenuto di qualità e interesse economico del brand e proprio per questa ragione accettata la proposizione di valore in termini di contenuti che il brand, quale attore sociale nel contesto, può esprimere aggiungendo conoscenza e senso all’interpretazione della realtà. Avviene pertanto uno spostamento di peso nel mondo dell’informazione e della narrazione: l’azienda diventa un soggetto pienamente legittimato a parlare di temi anche dirimenti, divisivi o in ultima istanza di tipo politico, laddove la politica non deve essere intesa come faziosità e perseguimento di interessi particolari, ma – nell’accezione più alta, progetto per il futuro della convivenza civile, progetto di un’idea di sé in rapporto agli altri. In fondo le aziende si confrontano con i mercati, che sono fatti di persone. Esse hanno la necessità di attivare un reciproco riconoscimento. In questo ci sembra che, con la crisi della politica militante, forse le imprese possono intestarsi ruoli sociali di soggetti capaci di interpretare la realtà e offrire, narrando, un senso condiviso. Vi auguriamo buon divertimento ascoltando tutte le pilota dei branded podcast degli studenti Naba, ai quali diamo appuntamento per il prossimo anno con un nuovo coinvolgente progetto formativo.


È il branded podcast, bellezza…

Progettare il post crisi anche nella comunicazione, con uno strumento in più

In queste settimane nelle quali ci sentiamo un po’ inutili nelle nostre case, con la sorpresa di riassaporare tempi che ci ricordano l’infanzia o l’adolescenza, il senso di frustrazione cresce ogni volta che ascoltiamo uno dei leitmotiv dei mezzi di informazione: “nulla sarà più come prima, il sistema economico cambierà, così come cambieranno i nostri comportamenti e le nostre abitudini”. Un assunto tanto efficace nel generare ansia, quanto generico e poco analizzato. Nel nostro piccolo proviamo a dare un contributo, per quanto ne sappiamo. Il fenomeno dei podcast italiani, come nel resto del mondo è letteralmente esploso: chiunque ha riscoperto il piacere di condividere il proprio stato d’animo, le proprie emozioni o il proprio punto di vista su determinati argomenti, attraverso un podcast di qualità. Chi li ascolti, la propria cerchia di relazioni, o un pubblico più vasto, è un tema attualmente di secondaria importanza: il podcast fai da te lenisce più chi lo fa che chi lo ascolta, ma resta un’opportunità in più. Uno strumento che entra appieno nel lessico quotidiano di sessanta milioni di italiani che gustano l’ebbrezza di ricercare contenuti affini alle proprie sensibilità e scelgono il momento nei quali fruirne. Il famoso podcast on demand

Abbiamo spesso trattato delle caratteristiche del podcast come strumento nelle mani delle imprese: si adatta alla manutenzione di relazioni di fiducia, richiede tempo e quindi qualità del contenuto, non deve assolutamente promuovere, pubblicizzare, nel senso più caroselliano del termine, ma informare, approfondire, affondando nei valori comuni le ragioni della condivisione. 

E, ultimo, ma in realtà primo, deve essere animato da una grande potenza di ingaggio narrativo. 

Vi facciamo notare un aspetto curioso: i social hanno influenzato i media tradizionali nel senso della condivisione. La notizia è partecipata, commentata in diretta da tutti i media. Gli influencer ospitano la chat line nelle loro dirette, i tv magazine hanno un giornalista che legge i post del pubblico in diretta e via dicendo.

Il podcast ha caratteristiche molto diverse. Il pubblico commenta il pezzo, l’episodio, da recensore, discute merito, forma, trattamento, come si fa con un film. Nessuno si sognerebbe al cinema (ammesso che vi torneremo, come speriamo) di mandare a lato dello schermo il flow dei commenti tipo: “che scena pietosa”, “che doppiaggio scadente” o “che brutta fotografia”, giusto?

Cosa porta quindi il podcast a manifestarsi come strumento antitetico alle modalità attuali di comunicazione, determinando un al di qua e un al di là nel quale comunicatore e fruitore sono profondamente distinti e legati allo stesso tempo?

La nostra risposta: la qualità. Che non significa serietà, e neppure bellezza della forma. Ma attribuzione di senso, condivisione, autenticità dei contenuti. Benvenuti nel mondo dei branded podcast, care aziende. Siete disponibili a giocare la partita?

La crisi del giornalismo tradizionale determina un profondo cambiamento

Leggiamo con grande interesse e apprensione l’analisi di un giornalista autorevole, Marco Bardazzi, sul futuro della carta stampata.  , che decreta la rapida e definitiva sparizione della stampa propriamente intesa, accelerata da queste settimane di crisi pandemica. Il suo osservatorio di esperto professionista oggi si esprime dall’interno di una delle aziende strategiche più importanti del paese: Eni, della quale Bardazzi è da anni responsabile della comunicazione esterna. Da quando risponde alla sua direzione, Eni si è sempre dedicata a realizzare contenuti giornalistici di grande qualità, in ogni forma possibile: reportage fotografici, articoli, video didattici, e alla fine anche branded podcast, che propongono in chiave sonora i temi di ricerca e le storie della grande azienda e delle sue ricerche, dei quali noi della piattaforma di podcast Gliascoltabili siamo stati e continuiamo ad essere i primi contributor. Il lavoro del team di Bardazzi accoglie giornalisti, ma anche esperti di marketing, e semplici redattori “senza tesserino” che lavorano fianco a fianco, in team, condividendo le regole primarie della comunicazione d’impresa che può essere veicolata attraverso un branded podcast: attribuzione di senso, autenticità, condivisione.

Le regole dell’informazione restano le stesse. Ma la categoria dei giornalisti deve accettare l’apertura a nuovi interpreti

Altra campagna che di questi tempi imperversa sulle reti televisive è quella a favore del giornalismo “serio”nei confronti di quello “fake”. In particolare mi viene in mente la campagna delle reti Mediaset, che si scaglia, come spesso fanno coloro che hanno altri obiettivi per la testa, contro nemici generici, senza puntare il dito contro nessuno in particolare. Il che determina fondamentalmente la creazione di due schieramenti tra i quali imporre la scelta: siete contro il male vero? Anche noi. Quindi: noi verso tutti gli altri. A parte il nostro dissenso verso questa impostazione, come avrete compreso, l’aspetto sociologico che cogliamo è proprio l’attribuzione di dignità verso coloro che attraverso i media digitali stanno occupandosi, volenti o nolenti, di informazione e storytelling. Scusate se ci sentiamo tirati in ballo come produttori di contenuti in formato podcast anche di stampo giornalistico, come il format “sostenibilità for beginners” che per il suo valore viene ribattuto e amplificato persino da testate autorevoli come Lifegate Radio. Il tema è proprio questo e ci viene da riprendere ancora una volta la frase del film “Deadline” con Humphrey Bogart che dichiarava l’ineluttabilità dell’ondata di piena del giornalismo con la frase storica: “È la stampa, bellezza, è la stampa: e tu non ci puoi fare niente”. Bene, cambiamo la parola “stampa” con qualcos’altro. È arrivato il momento, con buona pace delle reti Mediaset, dei giornali, non dei giornalisti dei quali abbiamo bisogno come l’aria, quelli che, alla faccia dei tesserini, fanno informazione basandosi su regole irrinunciabili, è arrivato il momento di far pronunciare a Bogart un’altra frase: “è la libertà della comunicazione digitale, bellezza, che crea una nuova consapevolezza, e tu ci puoi fare qualcosa: tipo metterti a fare un branded podcast!”. Raccolta delle informazioni, verifica, ordinamento dei fatti, messa in trama. È la nostra legge, da sempre. Senza tesserini. Senza ordini che minacciano la radiazione.

Oltre il blogging, oltre la content strategy, il podcast è lo strumento che ha massimizzato le opportunità di condivisione.

Veniamo ora alle imprese. Mi ha sempre colpito, citando per la terza volta Marco Bardazzi, il giornalista che comprende come non sia contrario alla sacerdotalità del mestiere di giornalista, porsi al servizio delle imprese. In passato lo hanno fatto i grandi, giornalisti e scrittori. Umberto Eco, Italo Calvino, Giuseppe Ungaretti, Gio Ponti, Salvatore Quasimodo. La disinvoltura di Bardazzi ne conferma la statura professionale e la lucidità, indipendenza di analisi. Dimostra che saper governare i contenuti, saper dare risposte suffragate da fatti e argomenti solidi, non è un monopolio e può essere oggetto di indagine anche da parte di imprese che fanno cose in nome del profitto. Il tema di fondo è il riconoscimento: il pubblico riconosce un brand come portatore di un valore, decide di acquistarne i prodotti perché ci vede un vantaggio e un valore. Sono entrambi concetti economici, a nostro modo di vedere, si pongono su piani diversi: il vantaggio si ha in relazione a una spesa. Quanto è minore quest’ultima tanto è maggiore il vantaggio. Ma è il valore che ne determina la dimensione. E il valore non si può quantificare con il denaro. Quanto vale la tua comunicazione, azienda? Quanto vale il tuo branded podcast narrativo? Il valore che saprai attribuirgli accrescerà il percepito del tuo brand secondo parametri che non siano economici? Non puoi aspettarti di vuotare i magazzini: il tuo pubblico sarà disponibile a spendere qualche centesimo di euro in più alla pompa (giusto per parlare di Eni) o sullo scaffale (e su quale prodotto metterci sopra vi lasciamo sbizzarrire) nella misura in cui ne riconoscerà il valore e l’affinità al proprio mondo valoriale. 

Noi de Gliascoltabili facciamo branded podcast di valore. Lo facciamo per denaro, certo. Ma sempre fedeli a ciò in cui crediamo. Partire dal documento, verificare i fatti, ordinarli, metterli in trama e dare loro un twist narrativo per creare un branded podcast irresistibile.


Delitti & Roversi, un nuovo format crime

Paolo Roversi, uno degli scrittori “crime” più prolifici del nostro Paese, si cimenta nel podcast con Gli Ascoltabili

Doveva accadere, prima o poi, che la piattaforma di podcast narrativi dalla quale vi scriviamo si contaminasse con le penne più prolifiche e appassionate del genere crime. Un incontro di sensibilità che hanno raggiunto vette apicali, Gli Ascoltabili con Demoni Urbani, la serie giunta alla sua terza stagione e supportata da un crescente riscontro di pubblico e appassionati, diventata uno dei migliori podcast italiani su Spotify e sulle altre piattaforme.

L’incontro tra Gli Ascoltabili e Paolo Roversi è stato favorito proprio da un’iniziativa di Simone Spoladori, l’ideatore di Demoni Urbani, e chi altri poteva farlo? Ce lo porta un pomeriggio stanco di ottobre, nel quale incontriamo Paolo, che subito si presenta con il suo sorriso disarmante e compagnone. Come spesso accade, l’idea che ti fai di uno scrittore noir è completamente diversa da ciò che poi la realtà ti offre sul suo piatto d’argento. Paolo è un ragazzo (sì, ragazzo è la parola giusta, nello spirito) diventente e che si diverte in quello che fa. Non banale, abituato all’approfondimento, ma che non si prende mai troppo sul serio.

Quando ci sediamo a parlare, emerge subito l’apprezzamento per il mondo dei podcast. In fondo quella del podcast narrativo è l’estensione naturale del blogging o del social writing. E uno scrittore, per far arrivare il pubblico ai propri romanzi e racconti, vive del rapporto con i propri lettori. Ed eccoci qui.

Paolo stava per rilasciare il suo ultimo romanzo, Psychokiller, oggi in libreria edito da SEM

Nasce una collaborazione attorno a un progetto: raccontare la Milano Criminale degli anni sessanta… In un podcast

Iniziare una collaborazione si, ma da cosa? Per Paolo e Simone non ci sono dubbi: potremmo iniziare dalle storie della Milano criminale, quella cui Paolo ha dedicato un libro, uno dei suoi primi libri di racconti, uscito nel 2011

Ci siamo, l’accostamento con la serie “Demoni Urbani” è immediato, anche se Demoni parla di delitti, i racconti della mala milanese hanno sempre per sfondo la città. Ecco, la città come teatro di vicende che lasciano con il fiato sospeso. Questo è il denominatore comune tra le due idee. 

Anche lo sfondo è affascinante. Quello della Milano del boom economico, della crescita industriale, una milano grigia nella quale tutti i suoi abitanti pensavano solo a lavorare e a produrre per una società affamata di benessere. Quella dove le scorciatoie erano considerate riprovevoli, figuriamoci quelle basate sul crimine come rapine, furti con scasso. 

Era anche una Milano nella quale raramente ci scappava il morto. Anzi, nei casi che Paolo Roversi racconta con la sua viva voce, non capita mai. Questa particolarità rende ancora più mitizzata la figura dei suoi protagonisti, spesso ammirati per le loro gesta criminali, spesso adulati anche dalla stampa, da penne autorevoli come quella di Indro Montanelli…

Il progetto è pronto. Sono quattro le storie da raccontare:

La rapina di Via Osoppo, quella dei sette uomini d’oro. Anno 1958

La rapina di Via Montenapoleone. Anno 1964

La storia di Luciano Lutring, il solista del mitra.

La storia della Banda Cavallero, fine anni ’60.

Da un’idea narrativa alla sua realizzazione in formato podcast. Nasce Delitti & Roversi… il podcast

Paolo Roversi ha in testa tutti i passaggi chiave delle storie. E noi autori ci chiediamo se basti la sua voce con un sottofondo musicale per risolvere il trattamento della serie. Che volete, è la nostra cifra realizzativa, quella di creare atmosfere anche con una realizzazione attenta, immersiva, fatta di ritmo e commenti musicali.

Un podcast che possa quindi essere memorabile, ascoltabile, coinvolgente, che possa riportarci nell’atmosfera di quegli anni diventati oramai mitici. 

È così che i nostri relizzatori hanno realizzato un podcast nel quale le musiche hanno un ruolo fondamentale. Le musiche delle serie di cinema polizieschi che in Italia hanno spopolato negli anni ’60 e ’70.

E non finisce qui. Per contestualizzare adeguatamente ciascuna delle quattro storie, abbiamo inserito delle schede informative su come si viveva in quel periodo storico. Quali fossero le auto del momento, quanto costava la vita, com’era la conformazione delle nostre città, profondamente cambiate oggi. Le Schede sono state incorniciate con un particolarissimo sound design, come fossero spezzoni di veri telegiornali dell’epoca, quelli di Rai 1 e Rai 2, dal momento che non c’erano altri canali disponibili all’epoca.

Delitti & Roversi esordisce con una serie di quattro episodi che rappresenta solo l’inizio di una lunga storia

Il titolo “Delitti & Roversi” nasce da un veloce ping pong frutto di una collaborazione allargata tra noi autori, Paolo Roversi e sua moglie, che è una validissima copywriter. È proprio un titolo felice, laddove il cognome dello scrittore assume un carattere così… sinistro, oltre che aperto, e quindi adatto a mille reinterpretazioni e varianti. 

Noi de Gli Ascoltabili condividiamo l’importanza di una copertina altrettanto coinvolgente del contenuto del podcast. Per questo ci siamo affidati all’immaginazione del team grafico che segue tutte le nostre produzioni. Gianluca Chinnici e Nicoletta Intrepido, coadiuvati da Mona Mahmoudian hanno elaborato un nuovo progetto grafico che mette Paolo Roversi al centro della scena… podcast!

Insomma, questo podcast sui crimini che hanno reso mitica la mala milanese degli anni ’60 è solo l’inizio di una collaborazione con Paolo Roversi che ci porterà a tanti altri progetti in futuro.

Abbiamo già in cantiere un’idea importante di cui non vi spoileriamo niente, tanto più che sulla piattaforma Gli Ascoltabili c’è pronta questa miniserie di quattro episodi di podcast consigliati da ascoltare “a nastro”, come una serie di Netflix appassionante…

Siamo convinti che Delitti & Roversi diventerà un punto di riferimento tra i podcast italiani.

Come da manuale quindi concludiamo con i crediti.

La serie di podcast gratuiti è condotta da Paolo Roversi, curata da Giacomo Zito e Simone Spoladori. Ricerche musicali e sound design: Francesco Campeotto. Produzione Ilaria Villani. Comunicazione Maria Triberti. Visual design e Social: Gianluca Chinnici, Nicoletta Intrepido, Francesca Limardo.


Demoni Urbani, online la terza stagione

Continua l’esplorazione del cuore di tenebra d’Italia, raccontato dai luoghi che ne portano il segno

I nostri ascoltatori più fedeli se ne saranno certamente accorti: è tornata Demoni Urbani, la serie crime ormai diventata cult, che ripercorre i più atroci delitti compiuti nelle città italiane.

La perturbante voce di Francesco Migliaccio ci accompagna nuovamente verso storie criminali conosciute e meno conosciute, alla scoperta del “lato oscuro” dello Stivale. Una narrazione vibrante che, tra indagini sul comportamento umano e descrizioni da medico legale, trasporta l’ascoltatore indietro nel tempo, facendolo sentire parte integrante di luoghi e culture spesso dimenticati. 

Sì, perché per molti versi la grande protagonista silenziosa di Demoni Urbani è lei: la città, con il suo carico di storia e tradizioni, con i suoi abitanti che vedono, mormorano, sentenziano, da dietro una tenda appena scostata o radunati attorno al tavolino di un bar… detentori di una memoria collettiva che, di volta in volta, ci consegna un tassello preziosissimo della nostra cultura.

Demoni Urbani: quando la città è vittima, carnefice e… giudice

Da sempre, in letteratura e al cinema, il crime più di altri generi è votato all’analisi critica del contesto geografico e sociale in cui avvengono i fatti che racconta. Il crime intrattiene infatti una relazione privilegiata con l’ambiente cui fa riferimento: si potrebbe dire che il “luogo del delitto” non è soltanto lo spazio fisico in cui si verifica il reato, ma anche la cultura che permea di senso tale spazio.

È facile immaginare come l’Italia, paese così vivace e variegato, così ricco di tradizioni concentrate in uno spazio ristretto, si presti particolarmente all’esplorazione storica e umana offerta dal genere crime.

Non sarà un caso se, storicamente, nel nostro paese il genere in questione assume addirittura un altro nome, il “giallo” mutuato dalle famose copertine della serie Mondadori. Una testimonianza palpabile dell’influenza che può avere la cultura locale su una tipologia letteraria (e non solo) sempre più ricca, sempre meno associabile a un solo colore.

La “vocazione locale” dell’Italia si riversa sull’interpretazione (e di conseguenza, sulla rappresentazione) di quelle tristi storie delittuose che hanno sconvolto le nostre città. 

“Il paese è piccolo e la gente mormora”… influenzato dal proprio mondo, il giudizio implacabile della comunità locale spesso e volentieri si infiltra tra le pieghe della storia, determinando il corso degli eventi o quanto meno il ricordo che se ne conserverà.

I delitti compiuti da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira nell’immaginario comune diventano “il massacro del Circeo”, Pietro Pacciani (o chi per lui) è conosciuto come “il mostro di Firenze”, Leonarda Cianciulli è “la saponificatrice di Correggio”, Marco Bergamo è “il mostro di Bolzano”, e così via. Il luogo del delitto diventa identificativo del delitto stesso, come condannato a portare nel tempo una cicatrice che non si rimargina.

Una tradizione che spazia dalla carta stampata al grande e piccolo schermo

Numerosissimi autori negli anni hanno colto questo tratto della nostra cultura, sfruttandolo ed esplorandolo nelle loro detective story. Ricordiamo così la Milano noir di Giorgio Scerbanenco, Renato Olivieri e molti altri, la Bologna di Carlo Lucarelli, la borghesia torinese di Fruttero & Lucentini, l’irresistibile Sicilia dipinta da Andrea Camilleri… o ancora, in tempi più recenti, la cupa Aosta vista dagli occhi del vicequestore Rocco Schiavone nei romanzi di Antonio Manzini, e la Napoli anni Trenta di Maurizio De Giovanni con il suo Commissario Ricciardi.

La tendenza italiana a riservare un ruolo particolare al luogo dell’azione si riscontra anche al cinema e in televisione. Senza andare nel dettaglio delle moltissime sfaccettature che l’impronta territoriale presenta nel crime made in Italy sullo schermo, basterà segnalare che a un certo punto la città è arrivata a “invadere” persino i titoli dei film: è successo negli anni Settanta, con il breve quanto fortunato filone dei poliziotteschi, che ci ha regalato titoli come Roma a mano armata, Milano calibro 9, Napoli violenta, Milano odia: la polizia non può sparare… ecc.

Demoni Urbani, la storia italiana del crimine in chiave podcast

Demoni Urbani si inscrive in questa tradizione, portando la voce della città sporca di sangue nell’universo dei podcast: senza porsi limitazioni di tempo, si va dalla Roma di epoca fascista della vicenda di Gino Girolimoni, alla Busto Arsizio delle Bestie di Satana, fino alla Erba di Olindo e Rosa Bazzi (al centro di uno dei nuovi episodi).

Il web è già in fermento: sono infatti migliaia i fan del podcast ideato da Simone Spoladori, che si affrettano a postare commenti, valutazioni, condivisioni ad ogni uscita. A Simone Spoladori chiediamo quale sia, secondo lui, il segreto di questa serie.

«Direi che Demoni Urbani ha permesso e permette agli ascoltatori di ripercorrere fatti di cronaca noti – come la vicenda de Il mostro di Firenze o la strage di Erba – e anche di scoprire fatti decisamente meno noti, come gli omicidi della Stretta Bagnera o la storia del vampiro di Bergamo. Poi penso che il crime abbia successo alla radio perché, non mostrando le efferatezze che vengono raccontate, costringe ognuno a fare i conti con il lato nero della propria immaginazione, e questa operazione ha indubbiamente un fascino perverso. Credo però che l’aspetto determinante per il successo della serie siano le straordinarie performance di un attore fantastico come Francesco Migliaccio».

Che si tratti di una grande metropoli o di un antico borgo, il narratore di Demoni Urbani Francesco Migliaccio si incammina metaforicamente lungo i vicoli e bussa alle porte degli interni che custodiscono i più inquietanti segreti della nostra storia. Ne riascoltiamo suoni e rumori, ne ricordiamo i dettagli processuali, interroghiamo le città nel tentativo di comprendere qualcosa di più sull’orrore che arriva a sconvolgere la realtà di tutti i giorni. 

E le città, dolentemente, rispondono.


Come si scrive un podcast?

Anche per i prodotti in audio serve una “sceneggiatura”, solo che è diversa da quella dei film…

Troppo semplice dire che quelli de Gli Ascoltabili rientrano tra i migliori podcast italiani, in un momento in cui il mercato inizia ad alzare l’asticella e a presentare un’offerta sempre più variegata. 

Leggere di noi su magazine importanti (lo hanno fatto qui, per esempio) come i produttori di alcune delle storie da ascoltare più interessanti è una gran bella soddisfazione. 

Il lavoro che c’è dietro è importante e, va da sé, non è legato soltanto alla parte tecnica, che sarebbe quella che si fa in studio. 

Un podcast cos’è lo rivela soprattutto la parte di scrittura. Sì, perché per arrivare in studio a incidere, davanti al microfono e in un contesto famigliare a chi comincia ad approcciarsi all’universo podcast… ci vuole una sceneggiatura. 

A livello di composizione, non varia molto da quelle che si producono per il cinema; se non fosse che le serie in podcast… non hanno la parte dedicata a “quello che vediamo”. 

La scrittura, di conseguenza, è pensata a misura d’orecchio; le dinamiche che esplodono per immagini devono essere riformulate affinché siano viste con l’immaginazione, attraverso le parole. 

Non siamo qui a sostenere che il lavoro sia doppio, quando si scrive un podcast, eppure… 

La mia storia,  l’importanza di documentarsi 

Dal punto di vista della scrittura, un format come La mia storia rappresenta una delle sfide più grandi, per noi de Gli Ascoltabili. Si tratta di una serie in podcast molto ambiziosa, in cui raccontiamo, sullo sfondo di vicende storiche realmente accadute, dolori e sentimenti di ordinary people, uomini e donne – dalle biografie rigorosamente inventate – testimoni di momenti fondanti del nostro tempo. 

L’ingaggio, in questo senso, è stato triplice. Se si parla di un avvenimento, è fondamentale documentarsi e “immergersi” nel contesto in cui tutto prende vita. Per esempio: se raccontiamo del primo Gay Pride in Italia, avvenuto a Roma nel 1994, dobbiamo sapere tutto. Che musica si ascoltava. Quali politici andavano per la maggiore. Quali fossero le vie di Roma accessibili al traffico e quale circuito ha seguito il corteo. 

Fondamentale, in fase di scrittura di un podcast di questo tipo, abbandonarsi a un processo totalizzante di distacco dalla realtà; dobbiamo calarci nei panni dei protagonisti della serie, che la vivono in prima persona, senza contaminazioni con un presente che sarebbe ridondante e fuori fuoco (ok, è una metafora visiva, ma rende l’idea anche in questo frangente!).

Non è un caso che l’elevata precisione della scrittura de La mia storia, combinata alla consueta competenza tecnica che fa de Gli Ascoltabili tra i produttori di podcast italiani di qualità più interessanti, abbia ottenuto anche il plauso di un magazine come Esquire

Doppia D: Demoni Urbani e Destini Incrociati, podcast cult 

La serie di podcast Demoni Urbaniè una delle più seguite della piattaforma Gli Ascoltabili, con due stagioni che hanno tenuto con il fiato sospeso migliaia di ascoltatori.

Devastanti storie da ascoltare ispirate ai crimini più efferati avvenuti in Italia, filtrati dal contesto culturale e sociale in cui avvengono: Bologna, Roma, Milano e anche la provincia più intima, nascosta, sordida. 

Da un lato c’è la ricerca e l’analisi di dati processuali, inchieste, dichiarazioni da parte di chi degli omicidi si è macchiato; dall’altra, un’immersione totale nel sostrato urbano dei territori. Può un luogo ispirare un crimine? Domanda un po’ azzardata, che genera risposte vaghe; sicuramente incide nella mente diabolica di chi agisce per seminare panico e morte. 

Per un podcast così è altrettanto importante calarsi nei panni del protagonista, cercando di coglierne sfumature e complessità senza prodursi in giudizi; l’unico modo per evitare che la serie si fossilizzi in un elenco sterile di fatti e dati, reperibili facilmente sul web o in archivio. 

Il lavoro sul personaggio, in fase di scrittura di un podcast da ascoltare, è centrale anche in una delle serie cult de Gli Ascoltabili, Destini Incrociati, dedicata agli incontri che ti cambiano la vita. 

In ogni episodio si racconta l’intreccio tra due persone che, per vari motivi, sono stati al centro di un’intersezione generativa, in grado di stravolgere un’esistenza. Il podcast unisce alla voce fuori campo di Giacomo Zito (che della serie è anche ideatore) le citazioni dei protagonisti, ricostruite e affidate al talento di interpreti chiamati a rivivere il senso profondo e la complessità degli incroci. 

Destini Incrociatiracconta storie che sono belle perché vere, basate su fatti realmente esistiti. Documentarsi rappresenta la condizione necessaria per poter iniziare con la scrittura, per quanto poi si possa lavorare sull’introspezione dei personaggi – entro certi limiti, perché l’obiettivo è raccontare l’esistente, senza trasfigurare nulla. 

Come ti scrivo un podcast… senza script! 

Se conoscete cosa sono i podcast e quali sono le serie de Gli Ascoltabili, la piattaforma ideale dove scaricare podcast gratuitamente, vi sarete resi conto di una cosa. 

Le storie da ascoltare non sono ispirate soltanto da una sceneggiatura, da un testo scritto affidato alla voce di un interprete; i podcast addict sanno bene che una serie può anche essere di tipo informativo, affidata alla conduzione di un host, che quindi non deve “fingere”, ma gestire il flusso di contenuti legato a una produzione. 

Nel caso de Gli Ascoltabili, ci sono serie come Sostenibilità for Beginners, Water & The Hero e I Magnifici Sette che possono contare, più che su una sceneggiatura, su quella che in gergo viene definita “scaletta”.

Si tratta di un elenco di argomenti e di ricerche che vengono articolate e rielaborate dalla redazione, intrecciate in un canovaccio in seguito affidato all’host, libero di farlo suo e di gestire così le informazioni e le relazioni con gli eventuali intervistati all’interno dello studio. 

Questi sono solo alcuni esempi di come scrivere un podcast, ma non sono gli unici. Scoprite tutte le serie de Gli Ascoltabili, anche quelle non trattate in questo articolo. Fermatevi per un attimo a comprendere come sono state scritte: seguono una scaletta? Una sceneggiatura? Un mix di entrambe? 

E, se siete curiosi, chiedeteci pure…


“Il peso dell’aria” è il nostro nuovo podcast ad alta quota

Tra le nuove serie podcast gratuite, c'è anche un format per gli amanti della montagna

Il peso dell'aria podcast

Non è sempre facile trovare storie di montagna da ascoltare. Chi ama la montagna tende a vivere le proprie esperienze in solitaria, senza condividere troppo pensieri ed emozioni del viaggio. La montagna è percepita nell’immaginario comune come luogo di ritiro spirituale e come meta necessaria per chiunque voglia staccarsi dalla routine quotidiana.

Le passeggiate e le scalate in alta quota sono difficili, spesso accessibili solo a professionisti e scalatori provetti. Ma, diciamocela tutta, la montagna regala emozioni alla sola vista. Per questo motivo vale la pena farsi tanti chilometri a piedi anche solo durante il weekend!
La fatica per raggiungerne le cime è ripagata da un successivo benessere fisico e mentale. La vita in alta quota parla di questo: di purificazione, di sforzo fisico, di soddisfazione.

Un podcast per chi ama scalare e non solo

E perché dunque non condividere tutto questo in una nuova serie podcast?
Come dicevamo, parlare di montagna non è comune, ma noi siamo riusciti a trovare qualcuno che di storie da condividere ne ha moltissime.

Nel suo libro, Nel castello delle storie, Marco Albino Ferrari ha saputo raccontare l’interiorizzazione della montagna di tanti protagonisti dell’alpinismo italiano e internazionale, e l’ha fatto scrivendo un libro che non solo riporta notizie storiche di natura informativa, ma riesce anche a comunicare il profondo e intricato rapporto tra uomo e montagna. Un rapporto d’amore e di odio, di conquista e di sconfitta, di bellezza e di fatica.

L’unicità del libro di Marco Albino Ferrari sta nel raccontare il lato umano della montagna e nel diffondere conoscenza di personaggi più o meno illustri, che grazie alla montagna hanno cambiato la loro vita.

Sul cocuzzolo della montagna con Gli Ascoltabili

Che cosa potevamo fare noi, amanti e creatori di podcast italiani gratuiti per condividere ancora di più le storie di montagna? Farci un podcast, ovviamente, in collaborazione con l’autore di Nel castello delle storie.
Il peso dell’aria nasce così: mettendo in voce, suono e rumore le storie più appassionanti della montagna, per renderle disponibili a tutti, anche nei momenti di vita quotidiana, in cui fermarsi su una poltrona e leggere un libro sarebbe impossibile.

Il sound design di questa serie podcast riporta gli ascoltatori in una dimensione altra, molto più vasta e magnifica delle realtà di tutti i giorni.

Quando ascolterete Il peso dell’aria, saprete di ciò che stiamo parlando: vi ritroverete catapultati altrove, a chilometri e chilometri dalle vostre case, a scalare insieme ai nostri protagonisti, le più belle cime del Mondo. Farete fatica con loro, vi emozionerete, sentirete addosso la nostalgia di un viaggio e la bellezza del paesaggio intorno a voi.

Ascoltare Il peso dell’aria vi farà respirare l’aria gelida, rarefatta e meravigliosa delle più alte e impervie montagne mai scalate. Potrete avventurarvi in sentieri nascosti e in salite mozzafiato anche da casa, mentre siete intenti a fare le faccende domestiche, o dal parco, mentre fate un po’ di jogging, e, una volta raggiunta la vetta, non sarete nemmeno stanchi!

Come un podcast che si rispetti, Il peso dell’aria ha due voci eccezionali: la prima, quella dello stesso autore, accompagna il lettore da un momento all’altro della storia, aggiungendo curiosità e informazioni sulla storia dell’alpinismo.

La seconda, quella di Roberta Federici, vi racconta singoli aneddoti di vita, disegnando accuratamente con le parole ogni singolo momento, per permettervi di visualizzarlo nella mente, come se foste lì a viverlo.

La bellezza del podcast è anche questa: vivere tante nuove storie, mentre continuate a vivere la vostra!

Una passeggiata nel CAstello delle STorie

Le storie di montagna si possono vivere anche in museo: dal 5 ottobre, ci è aperto CAST, Il CAstello delle STorie, a Sondrio. Il museo, alle porte della Valmalenco, è ospitato dal Castel Masegra, costruzione d’epoca medievale. La sua struttura sarà quella di un museo narrante: un percorso artistico e culturale fatto di incontri, mostre e conferenze sulla montagna. Alpinismo, Arrampicata e Ambiente saranno le 3 A guida del museo, che richiama, per la sua natura multimediale, la nostra filosofia podcast.
Durante l’evento di inaugurazione, Marco Albino Ferrari, che del museo è anche il curatore, ha presentato il suo libro e anche il podcast Il peso dell’aria.

Una montagna di novità per gli amanti del podcast

Una nuovissima serie di podcast gratuiti vi aspetta, dunque, su Gli Ascoltabili, per farvi vivere la montagna come non avete mai fatto prima! E se questa novità non vi sazia, non preoccupatevi! Ottobre è un mese pieno di sorprese per voi, amanti del podcast: Gli Ascoltabili stanno preparando alcune novità per questo autunno! Una piccola anteprima? Parleremo di Storia, Cinema, Letteratura ed Etica… Ma basta, troppi indizi! Per ora accontentatevi del nuovissimo Il peso dell’aria e seguiteci sui social!


Le storie de «Il Muro»… in podcast

Francesco Cancellato e Gli Ascoltabili raccontano in audio quello che succede oltre la cortina

Francesco Cancellato conduce il podcast "Il muro" su "Gli Ascoltabili"

Stabilire cosa inserire nel palinsesto di una piattaforma di podcast come Gli Ascoltabili non è semplice. Esiste, a monte, un lavoro di ricerca che si basa sulle suggestioni, sui ricordi, sui sogni… e da qui in poi si sviluppano le storie da ascoltare che, da ottobre 2018, potete ascoltare sotto forma di podcast gratuiti sulla nostra piattaforma e sui vostri smartphone

Ok, lavorare di ricerca è stupendo e sempre stimolante per un autore: se sapete cosa sono i podcast, siete a conoscenza dello sterminato patrimonio di narrazioni che si possono creare. Tuttavia è altrettanto bello quando gli stimoli planano dall’esterno: è quello che è successo quando il giornalista Francesco Cancellato, già direttore de Linkiesta e oggi vicedirettore di Fanpage, è venuto a trovarci. 

Come arriva «Il Muro»

«Mi piacciono i vostri podcast, facciamo qualcosa insieme?», è stato il punto di partenza da cui tutto è nato. Francesco si è seduto al tavolo con noi e ci ha raccontato deIl Muro, il libro che è appena stato pubblicato da Egea Editore e che racconta la Guerra Fredda e il suo epilogo mettendo sullo sfondo lo spettro del Muro di Berlino, a trent’anni esatti dal suo crollo. 

Tante le storie che Cancellato evoca nel suo saggio, legate alla capitale scissa in due anime e a tutte le altre grandi divisione “fisiche” che hanno gravato sull’Europa dal secondo Dopoguerra al 1989 – l’anno della caduta del Muro. 

Francesco, che sa benissimo cosa è un podcast, era interessato all’idea di trasformare le sue pagine in storie da ascoltare per i podcast addict italiani. E noi, allora, abbiamo deciso di dargli una mano. 

Dal libro al podcast

Tra i passaggi più interessanti del lavoro insieme a Francesco Cancellato c’è stato sicuramente quello di intrecciare Il Muro alla formatica di una serie in audio. Se siete a conoscenza di cosa significa “podcast”, siete altrettanto consapevoli che non avremmo potuto limitarci a prendere le parole del libro, ficcarci in sala di registrazione e iniziare a leggerlo. 

Insieme a Cancellato abbiamo quindi ragionato insieme su quale abito Il Muro dovesse prendere su GliAscoltabili.it. Abbiamo deciso che lui, in quanto autore del libro di partenza, avrebbe dovuto guidare gli ascoltatori a comprendere cos’è un podcast come quello ispirato alla sua opera. Ed è inoltre emersa la necessità di creare atmosfere discontinue, che da un lato richiamassero gli echi della Repubblica Democratica Tedesca, dall’altro spiazzassero con rimandi a quanto accade “oltre cortina”, dove tutti – almeno in apparenza – sono felici. 

La voce di Giacomo Zito – ora assertiva e sovietica, ora “patinata” a seconda dei contesti presi in considerazione – interviene a “spezzare” la narrazione, perfettamente integrata alla conduzione di Francesco Cancellato

Scrivere un podcast di qualità: cosa significa?

Cancellato e noi del team autoriale de GliAscoltabili.it, oltre al lavoro sul format, abbiamo capito che per far comprendere il significato di un podcast di questo tipo dovessimo riadattare anche il testo. La bellezza di un libro sta nella sua capacità di agguantare l’attenzione di chi lo legge; ma il linguaggio è, per ovvie ragioni, molto diverso da quello di un podcast. 

Insieme a Francesco abbiamo cercato di trasformare gli episodi “originari” del Muro in storie da ascoltare, immaginare, (ri)vivere. Qualcosa in grado di inchiodare i podcast addict italiani ai loro auricolari. Seducendo anche coloro i quali hanno letto il libro e sono curiosi di capire come si trasformano le emozioni e i drammi raccontati da Cancellato. 

Otto episodi in tutto per una serie evento di questa stagione di podcast italiani, un fenomeno in costante crescita nel nostro Paese – si stimano circa tre milioni di ascoltatori che sono destinati ad aumentare. 

Un viaggio nella memoria che parte a Berlino, rievocando la storia di Winfried Freudenberg, che su una mongolfiera provò a volare verso Berlino Ovest, senza trascurare l’ascesa di un personaggio attualissimo come Viktor Mihály Orbán, il premier ungherese. 

I podcast de «Il Muro» toccano la tragedia della divisione, della separazione, nei ricordi di chi l’ha vissuta e nelle emozioni di chi magari di queste storie ha solo sentito parlare. 

Dove ascoltare il podcast de «Il Muro» 

Dove ascoltare i podcast della serie «Il Muro»? Trovate la serie su GliAscoltabili.it, il sito ufficiale della piattaforma. Dove scaricarli? Sui canali digital più importanti: Spotify, Apple Podcasts, Spreaker… è solo così saprete dove trovare e dove ascoltare i podcast

A partire da giovedì 3 ottobre, per otto episodi, Francesco Cancellato racconta storie da ascoltare, racconti che arrivano “da oltre cortina”, un universo spesso imperscrutabile, misterioso, che porta con sé tutte le sfumature delle emozioni: sogni, speranze, dolori. 

E divisioni, quelle che un muro può garantire. All’Unione Sovietica, ai Paesi del Patto di Varsavia, a tutti coloro che hanno la sfortuna di trovarsi dal lato sbagliato. 


Il podcast genera intrattenimento, anche sul piccolo schermo

Da podcast a serie TV il passo è più breve di quel che si pensa

Partiamo subito dalla domanda principale. Che cosa sono i podcast?
Il significato di “podcast” non è immediato: è una tecnologia che permette di ascoltare audio su internet attraverso la distribuzione di file su piattaforme solitamente gratuite a cui qualunque utente può iscriversi. 

Il podcast, proprio grazie alla sua semplicità e alla sua fruibilità,ha portato milioni di persone ad appassionarsi a racconti, dibattiti, informazioni senza necessariamente rimanere incollati ad uno schermo.
Sì, perché un podcast permette di ascoltare contenuti di valore senza dover necessariamente interrompere ciò che si sta facendo. 
Come? Costruendo contenuti completi, interessanti ed appassionanti, senza utilizzare immagini ma solo, appunto, audio.
Il successo dei podcast si è spinto così avanti da raggiungere quello delle serie TV più affermate, ispirando quindi milioni e milioni di utenti a sviluppare abilità multitasking e a concentrare le proprie energie in più attività contemporaneamente. 
Video killed the radio star non è più una verità: il podcast diventa anzi il simbolo del modo di vivere e lavorare del primo ventennio degli anni 2000.

Non a caso, gli ultimi anni sono stati caratterizzati dalla nascita di piattaforme di podcast paragonabili, per complessità e ricerca, ai contenuti per TV e cinema più alti, fino a convincere produttori televisivi a investirvi, comprandone i diritti e producendo delle serie TV.Questo fenomeno si può paragonare a quello che avvenne negli anni ’40 e ’50: mentre la televisione diventava sempre più popolare, molte stazioni radio, i cui spettacoli avevano un successo strepitoso, decisero di adattare la propria programmazione anche alla televisione.
Questo fenomeno si può paragonare a quello che avvenne negli anni ’40 e ’50: mentre la televisione diventava sempre più popolare, molte stazioni radio, i cui spettacoli avevano un successo strepitoso, decisero di adattare la propria programmazione anche alla televisione.

Niente di nuovo sotto il sole, dunque, ma, dato che il fenomeno è interessante e pieno di contenuti di valore, noi de Gli Ascoltabili abbiamo selezionato per voi alcuni podcast interessanti, dai quali sono state tratte serie TV e show degni di nota.

I podcast diventano serie TV

Se non abbiamo ancora visto fenomeni di trasposizione di podcast italiani in serie tv, possiamo già parlare di quelli americani. Ecco i più significativi.

HOMECOMING: La serie, tratta da un podcast di Eli Horowix e Micah Bloomberg, ha come protagonista Julia Roberts e racconta, intrecciando due linee temporali apparentemente distaccate. La protagonista ripercorre infatti il suo passato come assistente sociale all’Homecoming Transitional Support Center, centro di recupero soldati sopravvissuti che necessitano di un reinserimento nella società e il suo presente, come cameriera in un bar.
La sua confusione circa il lavoro al centro rendono intrigante il racconto, che rimane molto fedele al podcast per contenuti e scelte. La regia è di Sam Esmail, già noto per Mr Robot.

LORE: Anche questa disponibile in Italia, su Prime Video, Lore è tratto da un podcast horror creato da Aaron Mahnke nel 2015, ed è stato il primo podcast ad essere trasposto in serie Tv. 
Ogni puntata racconta l’origine delle più famose e folkloristiche storie dell’orrore. 
Una serie di vampiri, mostri, demoni prende vita in formato serie TV, dando forme e colori ai contenuti audio del podcast, già inquietanti e spaventosi. 

Se ci spostiamo verso lo streaming oltreoceano, il numero di serie TV tratte da podcast in programmazione aumenta. 

Cominciamo con DIRTY JOHN, realizzata da Wondery e Los Angeles Times. Con Connie Britton e Eric Bana, questa serie di podcast racconta la storia di una donna che, dopo quattro matrimoni fallimentari alle spalle, si innamora di un affascinante uomo, avvolto in un alone di inquietante mistero.

In WELCOME TO NIGHT VALE, tratta dall’omonimo podcast creato nel 2012 da Joseph Fink e Jeffrey Cranor, si susseguono le vicende comiche e surreali di un paese immaginario degli Stati Uniti, popolato da abitanti grotteschi e interessato da accadimenti strani e inquietanti.

Negli USA questa serie è spopolata, al punto da decidere di mettere in produzione anche un adattamento per la televisione, a cura di Gennifer Hutchison, già impegnata in Better Call Saul e Breaking Bad. Una peculiarità, mantenuta dal podcast, sta nella voce del narratore, Cecil Gershwin, interpretato da Cecil Baldwin, assurdamente impassibile.

Per continuare con un podcast ideato sempre da Joseph Fink, nominiamo ALICE ISN’T DEAD: il viaggio di una donna su un camion, in cerca della moglie che scopre non essere morta verrà adattato per il piccolo schermo dal produttore esecutivo di Mr Robot, Kyle Bradstreet.

LIMETOWN, interpretato da Jessica Biel e Stanley Tucci, uscirà ad ottobre 2019 e sarà la prima serie prodotta da Facebook per la sezione video Facebook Watch. Basata sul podcast creato nel 2015, racconta le vicende di una giornalista Lia Haddock, la cui voce in podcast è di Annie-Sage Whitehurst, che indaga sulla scomparsa di 300 persone da un istituto di ricerca del Tennessee specializzato in neuroscienze.

Se vi piacciono le teorie complottiste e le cospirazioni e siete particolarmente inclini alla ricerca della parte più oscura di internet, probabilmente TANIS è il podcast che fa per voi. 

Se poi amate le storie di psicologia e i supereroi The Bright Sessions è il vostro podcast.

La Universal Cable Productions e la Dark Horse Entertainment hanno annunciato, già nel 2017, l’uscita di una serie basata su Tanis e The Bright Session. Gli scrittori saranno Lauren Shipen e Gabrielle G. Stanton, creatori della serie. 

Da true crime a serie TV, passando sempre per il podcast

Se quelli che abbiamo elencato sopra sono podcast nati dalla fantasia dei loro autori, ecco invece una lista di serie tv tratte da podcast basati su fatti realmente accaduti.

Partiamo con UP AND VANISHED, nato come podcast di giornalismo investigativo su casi di persone scomparse. Le prime due stagioni, rigenerate in una puntata speciale andata in onda negli USA sul canale Oxygen, hanno raccontato i casi di Tara Grinstead, insegnante scomparsa nel 2005, e Kristal Reisinger, scomparsa in Colorado nel 2016.

Mai sentito il podcast Dr. Death? È prodotto da Wondery e racconta la storia di Christopher Duntsch, neurochirurgo soprannominato Dr Death perché lesionò, dal 2010 al 2013, alcuni suoi pazienti causandone la paralisi e, in alcuni casi, la morte.
La serie, fedele alla storia e al podcast, sarà prodotta da Universal Cable.

Sempre di Wondery è GLADIATOR, prodotto con l’aiuto della squadra investigativa “Spotlight” del Boston Globe. Gladiator racconta l’indagine sulla morte di Aaron Hernandez, giocatore di football americano condannato nel 2015 all’ergastolo per omicidio e trovato, due anni dopo, impiccato in prigione. FX ne ha opzionato i diritti per farne una serie TV.

SWORD AND SCALE, il cui adattamento TV è nelle mani di Ben Silvermen, responsabile anche di Lore, richiama tutti gli appassionati di true crime. Sword and Scale, che sarà presto disponibile come programma tv via cavo, cataloga in episodi i delitti più macabri mai fatti, aggiudicandosi il ruolo di degno successore di Serial e Dirty John.

Concludiamo con SERIAL, uno dei podcast di maggiore successo di questi anni e una delle probabili ragioni della riuscita commistione tra podcast e serie tv. L’alta qualità del podcast ha collezionato migliaia di ascoltatori, tanto da renderlo oggetto di grande attenzione da parte delle case di produzione televisive.
Non a caso, HBO ha appena prodotto, prendendo ispirazione dal podcast, la docuserie The Case Against Adnan Syed, che parte dai fatti narrati nella serie, per raccontarne poi gli sviluppi.

Podcast e serie TV, come abbiamo visto, viaggiano ormai di pari passo e permettono al fruitore un’esperienza d’intrattenimento completa ed appassionante.
Nell’attesa di riuscire a trasporre in serie TV anche i podcast italiani, vi lasciamo con la promessa di tante nuove sorprese per questo autunno.


I 10 migliori podcast esteri scelti per voi da “Gli Ascoltabili”

La top 10 internazionale secondo "Gli Ascoltabili"

Ascoltandoci e leggendoci l’avrete capito: i podcast sono quella cosa che si ascolta “tra un caffè e una corsa verso l’autobus”. In una vita frenetica come la nostra, mentre collezioniamo informazioni a non finire e non abbiamo più tempo di selezionare ciò che vogliamo sentire, il podcast è completamente slegato da vincoli di spazio e di tempo.

Quando e dove ascoltare un podcast? Lo decidete voi. Che stiate scalando una montagna, siate al mare con gli amici o sul letto in una calda domenica pomeriggio, il podcast sa farvi compagnia, meglio di qualsiasi altra cosa. Un amico che arricchisce il vostro tempo, senza monopolizzarlo, che potete spegnere e riaccendere quando volete e che ha sempre storie nuove da raccontarvi.

Rispetto ai podcast in italiano non ci dilunghiamo nemmeno! Gli Ascoltabili hanno i podcast che fanno per voi: crime, d’intrattenimento, informativi, introspettivi, per tutti i gusti.

Mentre in Italia il podcast si sta affermando solo ora, in altri Paesi, come UK e USA, è un fenomeno ormai ben radicato.

Gli Ascoltabili sono i podcast giusti per qualsiasi momento della giornata. Ma, se siete talmente podcast addict da non farvi bastare i podcast italiani, se siete curiosi e aperti ad ascolti più “internazionali” e volete sapere che cosa c’è al di fuori della nostra penisola, noi de Gli Ascoltabili non vi lasciamo soli: ecco dunque una lista di podcast esteri per questa estate 2019, da non perdere assolutamente.

Giro del mondo 10 podcast

Cominciamo con SERIALpiù di un milione di americani sta impazzendo per questo nuovo cult in formato podcast. Serial nasce dai medesimi creatori di This American Life ed è condotto dalla giornalista Sara Koenig. Il podcast racconta storie criminali realmente accadute, con un taglio estremamente giornalistico che sa tenere col fiato sospeso fino all’ultimo colpo di scena.
Se siete in attesa della terza stagione di Demoni Urbani, il nostro podcast sui crimini italiani più efferati, Serial potrebbe tenervi buona compagnia. 

Di tutt’altro genere è BAD WITH MONEY, podcast di successo in cui Gaby Dunn racconta il difficilissimo rapporto che i millennials hanno con le loro finanze. Investimenti di dubbia efficacia, chicche sui guadagni degli youtuber e molto altro: Bad with money parla dei giovani come non avete mai sentito!

La BBC, tra programmi d’informazione e documentari, si è buttata nel mondo dei podcast, producendo format di rilievo come THE FOOD PROGRAMME, che parla di cibo da diversi punti di vista: che cambiamenti potrebbe portare la situazione politica europea del 21esimo secolo sulla nostra tavola? Come cambierà il nostro rapporto col cibo nell’era dei social network? Se avete fame di congetture e riflessioni sul tema, questo è il podcast che fa per voi!

Poteva mancare un podcast sul sesso? Ovviamente no. Se Quelli della 405 ha aperto tutti i vostri Chakra sensuali e vi ha tolto qualche tabù dal cuore, GUYS WE F#@$!F è il podcast senza filtri che stavate cercando. Senza vergogna, senza pudore, ma pieno di battute da farvi rotolare dal ridere, le due newyorkesi Corinne Fiser e Krystyna Hutchinson parlano liberamente del sesso con i loro ex, alzando fiere il loro manifesto dell’“anti-slut shaming podcast”.

Se siete appassionati di design e la nostra puntata di Destini incrociati su De Lucchi – Sottsass vi ha lasciato con l’acquolina in bocca, vale la pena prendersi 4 stagioni di tempo per ascoltare 99% INVISIBLE. Questo podcast di successo americano di Roman Mars racconta come e quanto il design impatti sul nostro modo di vivere. “Il 99% di ciò che sei è invisibile e intoccabile”: questo è il punto di partenza di ogni episodio, che racconta i lati più nascosti e trascurati del design, costruendo uno storytelling piacevole e sempre diretto e mirato.

Una produzione firmata Gimlet è CRIME TOWN, una serie che racconta come il crimine organizzato ha cambiato e sta cambiando le città americane. Un mix di giornalismo investigativo e dramma ben ricamato, che lega trame apparentemente sconnesse per dare, nel corso della serie, una mappa ben precisa di ciò che accade.

TED TALKS DAILY è un podcast con pubblicazioni giornaliere sugli argomenti più disparati, dall’intelligenza artificiale alla geologia. Ogni episodio è raccontato dai più grandi innovatori, pensatori e attivisti del nostro tempo e raccoglie in formato audio gli stessi contenuti delle già famosissime conferenze Ted Talks. 
Ispirarti, permetterti di pensare in grande, convincerti a fare quel passo tanto difficile sono stimoli che solo un podcast, tra una pausa pranzo ed una corsa serale, può darvi.

Se soffrite d’insonnia, forse SLEEP WITH ME è il podcast per voi. Tra i trend di Spotify, infatti, si fa spazio un format molto particolare, che con la sua voce profonda e i suoi suoni rilassanti vi permetterà di dimenticarvi dei vostri problemi e di annoiarvi così tanto, ma così tanto, da farvi cadere in un sonno profondissimo.
Per settembre, quando torneranno le ansie da lavoro, mettetelo in lista, vi servirà.

THE CHERNOBYL PODCAST segue il grandissimo successo della nuovissima mini serie HBO: la collezione di interviste al suo creatore, Craig Mazin, ne svela i retroscena più interessanti, raccontando le fasi produttive e le scelte narrative necessarie alla resa drammatica del prodotto. Negli episodi di questo podcast emergente vengono svelate tutte le sotto-trame più impensabili e inedite, tagliate dallo show per esigenze narrative.

Ultimo, ma non meno importante, GLOBAL NEWS PODCAST è uno tra i podcast informativi più ascoltati dell’anno: in maniera puntuale racconta le news da tutto il mondo analizzandone nel dettaglio tutti gli aspetti. Le sue pubblicazioni sono molto frequenti: due volte al giorno durante i giorni feriali e una volta nel weekend. Global news resta uno dei podcast di successo più completi e degni di attenzione.

Una lista che potrebbe continuare a lungo, quella dei podcast esteri più ascoltati e interessanti del 2019. Per rimanere aggiornati sulle novità tenete d’occhio il nostro blog e prestate attenzione ai trend delle migliori piattaforme per podcast. Nell’attesa delle nuove serie de Gli Ascoltabili, auguriamo un buon podcast internazionale a tutti voi!


Le radio libere degli anni 70 e i podcast: la libertà e la creatività ritornano, sempre

Radio libere e podcast, due mondi diversi? Forse no. La radio libera sconvolge i 70’s...

Fino a 50 anni fa pubblicare contenuti audio non era “roba da tutti”.

Innanzitutto, perché era molto diversa la fruizione, non esistevano i devices mobili su cui oggi ascoltiamo i contenuti che ci accompagnano quotidianamente, podcast, musica o webradio. Al di là di questo, è bene ricordare come non esistessero nemmeno le radio private, ma soltanto un’unica radio statale.

I privati non avevano né facoltà né tantomeno il permesso di trasmettere il proprio palinsesto, tanto che la legge stessa riservava solo allo Stato l’esercizio di radiodiffusione circolare.

Anche in Italia, in altre parole, gli unici canali consentiti, ad eccezione di poche esperienze locali, erano la radio pubblica Radio Rai, e la televisione pubblica, Rai TV.

Gli anni ‘70 sono stati forieri di novità in molteplici aspetti della società, smantellando convenzioni e abbattendo luoghi comuni. Come ogni status quo assopito che si rispetti, anche il mondo della radio, negli anni ’70, viene attraversato da una febbrile fame di novità. Nell’aria ancora carica dello spirito della contestazione giovanile, si avverte la voglia di staccarsi da “mamma Radio Rai”, che dettava regole, modalità, stile e contenuti in tutta Italia, con il suo approccio granitico e didascalico, per cercare qualcosa di diverso, per “creare” qualcosa di diverso.

La legge e il desiderio

Si sa, la storia insegna che laddove c’è abbondanza – se non eccesso – di regole, dettami, leggi che limitano la libertà d’espressione, cresce il desiderio. In questo caso, il desiderio di libertà porta a una vera rivoluzione. Le persone, lo vediamo anche ora con i podcast, hanno voglia di dire la loro, hanno voglia di storie da ascoltare, di dare informazioni, di parlare, di sentire voci diverse.

Il 1974 è l’anno di svolta: la Corte Costituzionale concede ai privati la facoltà di trasmettere, anche se solo via cavo, programmi in ambito locale, la prima storica sentenza contro il monopolio statale. Sdoganata la libertà d’espressione anche in ambito locale, ecco che l’ultima vittoria da ottenere è la trasmissione via etere. 


Altro aspetto che trova conferma sui libri di storia è che, per ottenere un diritto, nella maggior parte dei casi, occorre muoversi dal basso: proprio sull’onda di questa spinta rivoluzionaria, a metà degli anni ‘70 alcuni pionieri pensano bene di forzare la mano e di aprire radio private via etere, senza aspettare un pronunciamento dello Stato, nella speranza di ottenerne ben presto piena legittimazione.

Nascono così le radio libere, che vanno a riempire l’FM, la modulazione di frequenza, che fino a quel momento gli italiani praticamente non ascoltavano, focalizzati sull’AM (modulazione di ampiezza). Le radio libere vanno a occupare le frequenze FM superiori ai 100 MHz: la prima a iniziare le trasmissioni è Radio Parma, che inizia nel Dicembre 1974 sulla frequenza 102 MHz. 

L’FM ha il problema del range geografico: non c’è emittente in grado di coprire un’intera provincia. La radio diventa così locale, si rivolge a un pubblico di zona, apre all’interazione con il pubblico, ma trasforma i problemi in opportunità: ad esempio, dato il target ristretto, autori e speaker immaginano programmi disegnati su un pubblico specifico. Insomma, un laboratorio creativo straordinario, in qualche misura paragonabile a ciٍ che sta accadendo oggi con il podcasting. Non tutti, infatti, sappiamo ancora cos’è un podcast ma molti di noi sanno quanto in crescita sia il portato di questo fenomeno. 

Dalla radio libera al podcast

Le radio libere hanno vita breve, scoraggiate dai mille cavilli tecnici e burocratici inseriti dalle regolamentazioni successive al ‘74, ma instillano nella coscienza collettiva la necessità di ricercare uno spazio di espressione totalmente aperto, che non escluda voce alcuna, nessun linguaggio e nessun punto di vista. Dal 1976, le regole permettono la fioritura di queste realtà.

E oggi? Il significato del podcast, di cui tanto si parla, puٍò apparire come una diavoleria del 21esimo secolo, ma in realtà è profondamente imparentato con quell’epoca.


Facciamo un po’ di etimologia del termine, tanto per capire quando nasce: “podcast” vede la luce con la diffusione dei feed RSS, popolare per lo scambio di registrazioni audio su dispositivi elettronici. Compare per la prima volta nell’articolo Audible Revolution, pubblicato sul The Guardian e firmato da Ben Hammersley, e viene usata per definire il nuovo fenomeno di diffusione (cast) di file audio in formato MP3 disponibili su supporti portatili (pod) per la creazione di palinsesti digitali, per cui non era necessario passare dall’etere. Pensando alle radio libere, non vi viene un senso di deja-vu?


Con queste parole: “Come chiamarlo? Audioblogging? Podcasting? GuerillaMedia?” Hammersley definì per la prima volta, una rivoluzione nuova, dal sapore antico. Un nuovo modo di sfruttare le vie del non-etere, un nuovo approccio ai contenuti audio che assolve alla stessa necessità di base degli anni ’70: libertà di contenuti, varietà di scelta e estrema facilità di produzione.

Perché il podcast, oggi? L’era del self-entertainment

Capire come fare podcast è semplice e ve l’abbiamo già raccontato in altri articoli: basta una connessione Internet, un client e tanta voglia di raccontare. Si possono usare piattaforme gratuite di registrazione, editing, e pubblicazione e i contenuti prodotti possono essere online in pochissimo tempo e raggiungere chiunque. 

Con queste “radio libere 2.0” tutti possono essere podcasters e partecipare a questa nuova, grande rivoluzione dell’audio.

A quanto pare, la libertà che caratterizza il fenomeno del podcasting, simile a quella contagiosa carica rivoluzionaria degli anni ‘70, sta raggiungendo anche i millennials. Quei ragazzi che spesso tacciamo di essere totalmente refrattari all’informazione, forse sono solo alla ricerca di un medium con cui si possano sentire a proprio agio. Se fosse il podcast, flessibile, poco invasivo, che non occupa spazio sui devices ed è segnato da una mobilità radicale, a rinsaldare il legame tra le giovani generazioni e l’infotainment?

Approfondiremo il tema in un prossimo articolo.


Il genere Crime sfonda il muro dei podcast, ed è subito febbre!

Crimini, misteri, ladri e tutori della legge. La domanda di suspense e adrenalina non tramonta mai e sfonda nel mondo dei podcast.

È vero, per un blog che è dedicato ai migliori podcast italiani, parlare di televisione è forse fuori tema, ma la nostra attenzione è più che giustificata: nel mondo della serialità televisiva, la categoria crime è indubbiamente una di quelle che ottiene i riscontri maggiori, ovvio che per chi sperimenta nella creazione di podcast di successo, l’argomento diventi all’ordine del giorno. 

Negli ultimi trent’anni della storia della tv, non si contano le serie, appartenenti a questo genere, che sono diventate veri e propri cult, dal seminale CSI a The Wire, da Breaking Bad a True Detective. Si tratta di prodotti di altissima qualità, sia sul piano della costruzione narrativa sia su quello della confezione, particolarmente caratterizzati da un impianto visivo di altissimo livello.

Insomma, dalla progettazione alla scrittura, dalla sceneggiatura alla realizzazione, niente viene lasciato al caso. La stessa ricetta che viene richiesta a un podcast da classifica.

Il 2017 è l’anno di svolta per il genere Crime in tv, che ha dato ispirazione ad innumerevoli serie di podcast.

Alla fine del 2017, su Netflix, ha visto la luce un prodotto estremamente interessante e innovativo: si tratta di Mindhunter, che ha avuto come showrunner Joe Penhall (The Road) e alla regia nientemeno che David Fincher (Fight Club, Seven) e ha cambiato la carte in tavola. Scritta e girata benissimo, Mindhunter ha saputo raccontare gli anni della nascita della psicologia criminale e la mente di efferati serial killer rinunciando in modo radicale alla rappresentazione visiva dei crimini, incentrando il racconto esclusivamente sulla parola senza che la tensione drammatica ne risentisse minimamente. Al contrario, la scrittura evocativa di Penhall, fatta di parole “piene” ed estremamente calibrate, ha trasformato l’assenza della componente visiva in un punto di forza in grado di rendere ancora più intensa la drammaticità delle situazioni raccontate.

Fatte le debite proporzioni, è stata proprio la visione di una serie come Mindhunter il punto di partenza per il team di autori de Gli ascoltabili per immaginare una serie crime in formato podcast, incentrata quindi sulla parola, i suoni, le atmosfere da ascoltare. Il fascino della psicologia criminale, i torbidi monologhi interiori dei serial killer e la ricostruzione di indagini e crimini ci sono sembrati perfettamente compatibili con la nostra filosofia di fare intrattenimento di alto livello, di costruire narrazioni efficaci e con grande cura della confezione per un programma on demand

Abbiamo ovviamente ascoltato con grande interesse uno dei più importanti esperimenti di podcast crime esistente negli Stati Uniti, Crimetown, prodotto da Gimlet Media, che dedica ogni stagione a una diversa città americana e a una singola storia criminale in essa ambientata. 

L’idea de Gliascoltabili si era da subito orientata verso una struttura antologica della serie di podcast, ma ci siamo chiesti se le città italiane non avessero da offrire storie criminali, magari poco note, altrettanto interessanti, se non di più, rispetto a quelle offerte da Crimetown. 

Il passaggio decisivo è avvenuto quando ci siamo imbattuti la storia di Antonio Boggia, il killer della Stretta Bagnera, viuzza nei dintorni di via Torino, a Milano: anche Milano, alla fine dell’Ottocento, aveva avuto il suo Jack lo Squartatore, ma in pochi ne erano a conoscenza. Noi ci siamo subito appassionati alla vicenda e ai dettagli di quella storia ormai sepolta nel tempo. Tanto da farla ritornare a vivere in un podcast capace di rievocare i brividi di quei momenti.

Da un caso ispiratore a una serie di podcast di successo: Demoni Urbani

Spaziando dall’Ottocento dino ai giorni nostri, sono state molte altre le storie criminali che ci hanno affascinato, alcune note e altre meno note, che sono avvenute nelle strade, nelle metropoli o nelle piccole città nelle quali scorre la nostra quotidianità. 

Da questo insieme di circostanze e di considerazioni è nata alla fine la serie di podcast Demoni Urbani, la cui prima stagione ha ottenuto un grande successo di pubblico, anche grazie alle straordinarie interpretazioni dell’host Francesco Migliaccio, attore di teatro dal talento cristallino e dalla carriera importante, che con la sua voce graffiante e a tratti dolente accompagna gli ascoltatori nelle storie infernali dello show.

Forti di questo importante successo abbiamo subito messo in cantiere la seconda serie di podcast, che porta Demoni Urbani alla pausa estiva, con gli smartphone di tutti gli appassionati ben carichi di episodi da ascoltare tutti d’un fiato, come vuole la tradizione delle serie tv, meglio se di notte, meglio se a luci spente!

La seconda serie del podcast racconta alcune storie decisamente famose nell’ambito della cronaca nera del nostro paese, come quella del primo episodio, dedicata al Mostro di Firenze, nella quale la voce di Francesco Migliaccio ricostruisce sia la fobia collettiva del “mostro” che ha segnato gli anni ’80, sia la grottesca sfilata degli improbabili “compagni di merende” durante il processo che ne seguì, negli anni ’90.

Ogni podcast crime ha una sua carica di attrazione. Cosa porta un ascoltatore a entrare nei meandri della follia omicida?

L’interesse nei confronti del crimine, addirittura il fascino che l’illegalità esercita nei confronti dell’uomo è un dato che certamente non va dimostrato. Dal mito alla letteratura, dal teatro al cinema, dal videogioco al podcast, tutti i generi narrativi vantano una produzione che soddisfa una domanda sempre crescente. Il podcast è arrivato ultimo in ordine di apparizione, ma mutua tutte le categorie e gli stili narrativi dei suoi predecessori. Demoni Urbani, la serie crime de Gliascoltabili ha raccolto questa eredità e subito si è posizionata ai primi posti delle classifiche di podcast italiani. La domanda è naturale: cosa porta il pubblico ad interessarsi di queste vicende oltre il fatto che siano all’interno di podcast di qualità come Demoni? Certamente il bisogno di conoscere i limiti del proibito, esplorare il confine labile tra bene e male, proiettare fuori da sé, per osservarla meglio, la paura della morte, come ultimo confine del nostro vivere.

Gli autori del podcast Demoni Urbani lavorano in questa direzione, aiutati dalla splendida voce di Francesco Migliaccio che scava nelle menti, nei profili psicologici di carnefici e vittime, ponendo a ciascuno di noi la domanda: cosa avrà portato questi protagonisti della notte a delitti così efferati?

Demoni è un podcast che ha sì come perno una voce profonda e sfumata, ma anche la realizzazione complessiva è estremamente curata. Dalla scelta delle musiche, che attingono ai generi più attuali di electro pop con sfumature punk, al sound design, volto ad esaltare i suoni di quei momenti tragici, per proiettare chi ascolta nel “qui e ora” di ciò che è accaduto.

Non abbiamo ancora terminato di scrivere la seconda serie che già una terza è in programmazione. Da settembre 2019 il podcast di maggiore successo tornerà in programmazione con storie che, oltre alle varie città italiane, toccherà luoghi e protagonisti che, fino a un istante prima di rivelarsi quali spietati assassini, si celavano attorno a noi con sconcertante naturalezza.

Intanto che aspettiamo i nuovi episodi, vi invitiamo su gliascoltabili.it a fare incetta dei migliori podcast di intrattenimento, per i vostri momenti di relax… e di terrore di quest’estate. 


Quando il podcast fa informazione: “Sostenibilità for beginners”

I grandi temi dello sviluppo sostenibile raccontati da esperti in materia e… principianti, su gliascoltabili.it

Sostenibilità for beginners cover

Anche un podcast può dire la sua, quando si parla di argomenti al centro del dibattito. È vero, spesso vi abbiamo spiegato cos’è il podcast portando come esempio le nostre serie di narrazione, come Destini Incrociati, Demoni Urbani o La mia storia.

Il significato di un podcast, però, investe tipologie di racconto che possono avere forme molto diverse tra loro.  Da quando Gli ascoltabili è online, qui in redazione abbiamo sempre cercato di aprire gli occhi sulla realtà intorno a noi, per comprendere quali temi potessero ispirare podcast italiani di qualità. E se nell’ultimo anno avete aperto almeno un quotidiano, vi sarete resi conto che cambiamento climatico è diventata un’espressione all’ordine del giorno, centrale sui tavoli del dibattito internazionale. 
Il cambiamento climatico, non è che un sintomo di un male a cui si deve porre rimedio in breve tempo. Una questione ampia e stratificata, che coinvolge decisori, governi, grandi aziende, fino a comprendere le nostre abitudini quotidiane. E chi se non i giovani, che sentono addosso l’esigenza di rivoluzionare ciò che non funziona più, può cominciare ad agire per fare la differenza? Nel marzo 2019 un’onda di un entusiasmo per la vita, l’ambiente e il futuro sostenibile ha portato migliaia di studenti a scendere in piazza, per un unico grande obiettivo: aiutare il pianeta in un momento complesso della sua esistenza. 
Ciò che abbiamo pensato è: perché non parlarne in una serie in podcast che possa essere attuale, diretta, con un linguaggio accessibile a tutti? Sostenibilità non dev’essere qualcosa che resti appannaggio di pochi, ma un termine con cui confrontarsi ogni giorno. Partendo dalle nostre scelte. 
Dalle nostre azioni. Ci siamo posti un obiettivo: trovare la modalità più adatta per farne un collettore di storie da ascoltare. E non abbiamo dovuto aspettare troppo. 

Giacomo Marino Gallina, studente di Sustainable Development all’Università degli Studi di Milano, un giorno è venuto a trovarci. E, tra una chiacchiera e l’altra, ci siamo chiesti: ma le “ordinary people”, quelle che trovi per strada, al supermercato, nei negozi… di sostenibilità cosa ne sanno davvero?
Allora abbiamo unito la sua competenza a quella del nostro team, ovvero sapere come creare un podcast seriale di qualità. 
È nato così Sostenibilità for Beginners, un podcast gratuito che sul tema offra spunti ed esempi costruttivi e utili, condotta da Marino Gallina e da Giuseppe Paternò Raddusa, anche autore della serie insieme a Francesco Mastroeni. Potete recuperare l’intera serie in binge-listening, sul nostro sito

«Abbiamo trovato interessante che un tema di questa portata fosse di interesse per i giovani e abbiamo ingaggiato subito il nostro team per trovare la formula più adatta per trattare temi spesso scomodi in modo coinvolgente», ha detto Giacomo Zito, che ha prodotto la serie per Gli ascoltabili

Perché un podcast sulla sostenibilità?

Il podcast non è di certo il mezzo più comune per sensibilizzare le persone su un tema come questo e probabilmente qualche video virale sui social collezionerebbe più like.

Certo, per attirare l’attenzione l’immagine di un orso polare solo e deperito in mezzo ai ghiacciai sciolti potrebbe sembrare più incisiva… ma non può bastare.  Viviamo in un mondo che le nostre azioni hanno in buona parte trasformato; il cambiamento climatico non è più solo ascrivibile ad una vignetta di Internazionale o a un meme su Internet. È un fenomeno che non possiamo ascrivere soltanto alle nostre azioni, ma che possiamo arginare con un contributo che parta da comportamenti e scelte di valore.

Che fare, dunque? Provare a sensibilizzare, a informare, a mettere in atto, con piccoli passi, tutti i consigli utili che si sentono, raccolti in un collettore di esperienze. Infine, lasciarsi ispirare, tramite storie da ascoltare,dalle voci che parlano di sostenibilità. Voci “esperte”, di cui vi diremo qualcosa a breve. 
Il podcast è il mezzo perfetto per chiunque: è pratico, è veloce, è gratis, si può ascoltare in ogni momento, in pausa caffè, alla fermata dell’autobus, in automobile.
Dove trovare podcast poi è semplice, sia per i podcast addict che per quelli che si stanno avvicinando a questo universo: le nostre seriesono su tutte le piattaforme per podcast italiani e internazionali più conosciuti al mondo, come Spreaker, Soundcloud, Itunes, Youtube e, ovviamente, su Gli ascoltabi. 

Dal… sentire al fare: cosa può fare un podcast per la sostenibilità?

Ce lo siamo chiesti anche noi, prima di cominciare a produrre un podcast come Sostenibilità for Beginners
La prima domanda è stata: come creare un podcast sulla sostenibilità efficace, con il linguaggio diretto e “per tutti” di cui vi parlavamo prima? Risposta: abbiamo deciso di intervistare quelli che abbiamo ribattezzato “beginners”, le persone della strada, come noi, come voi. A loro abbiamo chiesto se fossero a conoscenza dei temi più disparati in tema di sviluppo sostenibile, ottenendo responsi sorprendenti per lucidità… o eccessivamente disarmanti – non vi diciamo di più per non rovinarvi la sorpresa. 

L’aspetto divulgativo, quando capisci come fare un podcast di questo tipo, è altrettanto importante. E così abbiamo affiancato le voci dei “beginners” a quelle di importanti esperti sul tema: ogni episodio del format ospita ricercatori, giornalisti, imprenditori che hanno accompagnato gli ascoltatori nel percorso di scoperta dei diversi argomenti trattati in studio. Tra le special guest, Piero Pelizzaro (chief resilience officer del Comune di Milano), Riccardo Taverna (direttore Sostenibilità & Economia Civile di Aida Partners), Emanuele Bompan (giornalista ambientale, autore del volume Che cos’è l’economia Circolare?) e le le dottoresse Costanza Jucker e Sara Savoldelli, entomologhe e ricercatrici all’Università degli Studi di Milano. 

Turismo sostenibile, le città e i cibi del futuro, la responsabilità sociale d’impresa e la crescente importanza delle fonti di energia rinnovabile sono stati gli argomenti al centro della serie, con storie da ascoltare ed esempi virtuosi in arrivo da tutto il mondo. 

Collaborare bene per divulgare bene: il ruolo di LifeGate

Un podcast di qualità come Sostenibilità for Beginners ha trovato un partner di eccellenza nel network LifeGate, punto di riferimento quando si parla di sostenibilità nel nostro Paese. 
Quando gli amici di LifeGate sono venuti a sapere della messa in produzione del format, abbiamo convenuto insieme che avremmo dovuto unire le forze e collaborare a qualcosa. 
Così abbiamo deciso, oltre a programmare la nostra serie in dodici episodi su Gli ascoltabili, di realizzarne un adattamento in pillole pubblicato sulle frequenze di LifeGate Radio, il canale ufficiale del network. Un modo interessante per contribuire a diffondere a un’audience ancora più larga i contenuti della serie. 

Una collaborazione che ha dimostrato come creare un podcast di qualità, intrecciando informazione, cultura e attenzione ai temi più divisivi e importanti del nostro tempo.


I podcast e l’estate: quali ascoltare?

In montagna o al mare, le produzioni de gliascoltabili.it soddisfano ogni aspettativa 

Circa un anno fa, quando abbiamo lanciato la nostra piattaforma di podcast, la redazione de gliascoltabili.it si è seduta attorno a un tavolo. Ci siamo detti: dobbiamo lavorare per far sì che la nostra audience possa capire in primo luogo… cos’è un podcast. 

Non una domanda qualsiasi: se parlare di podcast all’estero (leggi: negli States) non sorprende nessuno, in Italia un anno fa erano in molti a chiedersi: «cosa significa podcast? Dove ascoltarli? Ah, quindi funzionano come la radio?», et similia. 

Oggi la situazione, nel nostro Paese, si è evoluta in maniera interessante: lo strumento podcast ha contagiato diverse realtà, interpretando una nuova esigenza di comunicazione sempre più diffusa – ne ha scritto di recente anche il Corriere della Sera qui, e vi invitiamo a scorrere il pezzo perché troverete una bella sorpresa che ci riguarda. 

Dicevamo: un anno fa ci siamo seduti attorno a un tavolo. Abbiamo pensato: faremo capire a tutti come si fa un podcast. Cosa è un podcast. E insieme abbiamo individuato la prima direzione possibile: la diversificazione dei contenuti e dei generi. 

Sì, anche il podcast ha i suoi generi: la comedy, l’infotainment, il crime.

E tanti altri, pronti a soddisfare tutte le necessità della vostra estate all’insegna dei migliori podcast in circolazione.

I podcast dell’estate de gliascoltabili.it 

È stata proprio la varietà dei generi, applicata ai podcast da noi prodotti, a consentire ai nostri ascoltatori di accedere a un ventaglio ampio di offerte. Contenuti da ascoltare in libertà, durante il commuting, ovvero il tempo che impieghiamo da casa a lavoro, o nel tempo libero. 

Solo che tra stress, pensieri e attività varie, spesso anche ascoltare un podcast si configura come troppo impegnativo – per noi non è così, ma questo è un altro discorso… 

D’estate, però, non ci sono scuse. Il sudoku, i cruciverba e l’olio abbronzante con il podcast si armonizzano bene. Cosa c’è di meglio, sotto al sole o coperti dalla protezione di un ombrellone, che appassionarsi a tantissime storie da ascoltare

In questo invito all’ascolto dei podcast dell’estate, la produzione de gliascoltabili.it vi viene incontro sorprendendovi da ogni prospettiva. Anche giocando di contrasto: da un lato la brezza del mare o l’aria frizzante della montagna, dall’altro le atmosfere cupe, le storie laceranti di Demoni Urbani, la serie crime della piattaforma, ai vertici delle classifiche dei podcast più ascoltati dell’estate 2019.

Un bel modo per lasciarsi avvolgere dalla voce dell’host, l’attore Francesco Migliaccio, dalla tensione e dal lato torbido della mente umana a confronto con l’odore della morte. 

Affrontando la vita a tinte meno fosche, ascoltare un podcast vi potrà avvicinare a episodi di incontri, di relazioni spirituali e professionali che hanno trasformato l’esistenza di due personaggi. Parliamo di Destini Incrociati, una delle produzioni di punta de gliascoltabili.it

Condotto e ideato da Giacomo Zito, è tra gli esempi italiani più interessanti di non-fiction, Destini Incrociati racconta i legami tra coppie creative del design, dell’arte, della musica, dell’entertainment e della politica: Michele De Lucchi ed Ettore Sottsass, Marina Abramovich e Ulay, Freddie Mercury e Montserrat Caballé, Tina Fey e Childish Gambino, Gianīs Varoufakīs e Alexis Tsipras. 

Con La mia storia, invece, la faccenda si fa più densa, intima e articolata: si tratta di un’ambiziosa serie antologica in podcast che intreccia vicende realmente accadute a ricostruzioni di pura fiction. 

Sarete testimoni dell’inadeguatezza di un maschio alfa alle prese con il primo Gay Pride italiano, della riscoperta di un’America nascosta da parte di un’intellettuale liberal durante le presidenziali 2016, della frustrazione di un giovane pescatore siciliano che si ritrova sul set de “La terra trema” di Luchino Visconti e vorrebbe diventare una stella del cinema. 

Sempre restando nell’ambito di storie e personaggi riconosciuti, Vinyl Nights, condotto da Roger Mantovani, è un esempio importante per capire cos’è un podcast dedicato alla musica e chi la crea. Nel caso di Vinyl, si tratta dei retroscena che hanno ispirato la realizzazione di quegli album che hanno rivoluzionato la storia della musica: da Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles a Highway 61 Revisited di Bob Dylan. 

Spazio a racconti intensi anche con Gli adolescenti si fanno male, una delle prime serie podcast italiane a unire narrazione e informazione scientifica, condotta da Furio Ravera, psichiatra e psicoterapeuta, che ripercorre i casi di giovani pazienti con problemi di tossicodipendenza, carenze emotive, alcol. Frammenti di vita raccontati dalle voci di giovani attori provenienti dalle migliori accademie teatrali italiane. 

Water & The Hero, invece, è il format dedicato all’acqua e ai suoi eroi, condotto da Riccardo Felici e realizzato grazie al supporto di Kingii, il più piccolo dispositivo di galleggiamento al mondo. 

Per ogni puntata, l’epopea “quotidiana” di personaggi che, in campi differenti, hanno trovato nell’acqua quell’elemento in più che dà un senso alle loro giornate: tra le guest star che si avvicendano al microfono ci sono atleti, biologi e c’è anche Luca Colombo, il pilota milanese che a bordo della sua moto ha conquistato il primato mondiale di velocità sull’acqua dolce con 104 Km/h

Estate in podcast: approfondimento è bello!

Sì, nelle serie de gliascoltabili.it ci sono le storie, l’elemento umano, la forza della narrazione. Tuttavia ci interessa allo stesso modo creare podcast di qualità, che possano attirare l’attenzione dei nostri ascoltatori.
Perché non approfittare dei ritmi morbidi dell’estate per appassionarsi a tematiche attuali, declinate in chiave podcast

Oggi, ad esempio, si sente parlare moltissimo di cambiamenti climatici, di emergenza ambientale, di responsabilità sociale d’impresa: noi abbiamo raccolto questi e altri temi in una serie che si chiama Sostenibilità for Beginners, affidata a Giacomo Marino Gallina, studente di Sviluppo Sostenibile all’Università degli studi di Milano, e a Giuseppe Paternò Raddusa, uno degli autori della piattaforma. 

Se invece volete fare un ripassino sulle tendenze cinematografiche della passata stagione e su qualche grande classico del passato, vi aspetta I magnifici sette: un rotocalco di informazione cinematografica condotto da Simone Spoladori e Giuseppe Paternò Raddusa, che ha visto avvicendarsi ospiti del calibro dei registi Sebastian Lelio (premio Oscar nel  2017 per Una donna fantastica), Claudio Giovannesi, Roberto Minervini, dei critici Maurizio Porro e Gianni Canova, degli attori Gianmarco Tognazzi, Pina Turco e Antonella Lualdi

Agosto, moglie mia non ti conosco… in podcast sì, però! 

Noi della redazione riteniamo che, per creare affezione in un pubblico di ascoltatori di podcast, si debba lavorare in maniera interessante sul concetto di comedy, declinandolo con originalità. 

Abbiamo quindi deciso di lanciare Scemi da un matrimonio, la serie che racconta per ogni puntata i disastri di donne e uomini alle prese con le grandi contraddizioni dei sentimenti: gelosie, paranoie, invidie. Sullo sfondo, la (presunta?) crisi della coppia moderna, raccontata da alcune delle più belle voci italiane: Adele Pellegatta, Tommaso Amadio, Roberta Federici, Alberto Mancioppi, Stefania Pepe e molti altri. 

Quelli della 405, invece, vi dirà tutto quello che vorrete sapere sul sesso. Come? Filtrandolo con gli occhi audaci e liberi di un gruppo di spregiudicati millennials, ragazzi e ragazze con esistenze, provenienze geografiche e orientamenti sessuali differenti, che condividono lo stesso appartamento. Le loro pareti sì che possono parlare: per ogni episodio si confrontano in maniera accesa  e dissacrante su un tema diverso,  l’autoerotismo, la famigerata “prima volta”, le app di dating per incontri al buio… 

E se la comedy è il vostro pallino, tra i podcast italiani più divertenti c’è HardCorviale, la serie ideata da Fabio Di Ranno e Valeria Giasi (conosciuti per aver scritto diversi episodi de I Cesaroni). Una produzione che abbiamo deciso di accogliere su gliascoltabili.it, perché dopo averne ascoltato i primi due episodi ne siamo rimasti incantati. 

La tragicomica epopea di Nando, settantenne che scopre il mondo del porno su Internet dopo anni passati a noleggiare film in videoteca, non potrà lasciarvi indifferenti, in quest’estate 2019 dedicata ai podcast. 

Come scaricare i podcast de gliascoltabili.it

Bene, ecco una panoramica delle produzioni de gliascoltabili.it, tra i podcast più ascoltati dell’estate; adesso tocca a voi capire come scaricare e dove ascoltare le nostre serie. Gratuitamente, s’intende.  

Potete visitare il sito della piattaforma, gliascoltabili.it, ascoltarli in streaming da browser desktop e mobile o scaricarli dalle maggiori piattaforme audio: Spotify, iTunes, SoundCloud e Spreaker. Buon ascolto. E buona estate… 


Il futuro della corporate communication strategy è nei podcast

Le aziende hanno necessità di comunicare con mezzi efficaci adatti alla creazione di legami. Il podcast è perfetto allo scopo.

Gliascoltabili.it è una piattaforma di podcast indipendente che basa il proprio successo sulla qualità dei contenuti e l’eccellente realizzazione. È certamente il produttore dei migliori podcast in circolazione. L’esperienza dei suoi autori, maturata in ambito radiotelevisivo, è affinata costantemente dal core business della società responsabile del progetto, NoEthicsNoBrand, una vera e propria agenzia di comunicazione. 

Nenb – ci piacciono gli acronimi – realizza progetti di comunicazione basati sulla narrazione e custodisce i brand e i loro progetti gestendo ogni aspetto, dalla strategia alla realizzazione di output come brand identity, immagine coordinata, progetti di storytelling motivazionale e di posizionamento sul mercato.

Insomma, anche noi appassionati di storie abbiamo un business alle spalle che ci permette di produrre podcast straordinari scaricabili gratuitamente.

In questo articolo vogliamo approfondire il legame esistente tra podcast e comunicazione d’impresa e lo facciamo partendo da noi stessi. Esprimerci attraverso la piattaforma di podcast gliascoltabili.it , a quasi un’anno dal suo varo, è stato certamente un grande investimento, solo apparentemente privo di ritorni. Infatti il feedback in termini reputazionali è stato altissimo. 

NoEthicsNoBrand si è subito posta nel proprio contesto di riferimento come soggetto leader nella creazione di contenuti di storytelling anche in formato podcast, dimostrando di saper analizzare la realtà raccogliendo informazioni, dati, documenti, ordinarla attraverso un sapiente lavoro di narrazione orientata a un obiettivo, declinare il risultato in oggetti di comunicazione apprezzati dai clienti. 

Insomma, gliascoltabili.it è diventato uno dei migliori biglietti da visita di NoEthicsNoBrand, facendoci entrare a pieno titolo tra gli interlocutori essenziali per comunicare con i podcast. 

Per le aziende il podcast è un’opportunità. Ma attenzione a scegliere il tono di voce giusto.

Il podcast si sta sviluppando esponenzialmente e le ragioni del suo successo sono le stesse che hanno trasformato il mondo con l’espansione dei social media. Anche i podcast sono infatti contenuti on demand, condivisibili attraverso i social, capaci di intrattenere e, allo stesso tempo, di informare.

Inevitabile che anche questi programmi audio richiedano le stesse attenzioni riservate ai nostri piani strategici applicati a Facebook o Instagram. Generare legami con la propria comunità, infatti, richiede trasparenza e capacità di andare dritti al punto. I nostri interlocutori, dall’altra parte degli… auricolari, non vogliono sentirsi presi in giro e se riconoscono in un’azienda un soggetto affidabile e autorevole, sono disposti ad accettarlo come “broadcaster”. 

In un podcast aziendale pertanto, il confine tra comunicazione pubblicitaria e cultura d’impresa o del settore di riferimento deve essere assolutamente percepibile, altrimenti il pubblico non saprà orientarsi e finirà inevitabilmente per rifiutare il contenuto audio prodotto con mille sforzi. Esattamente come fa sdegnosamente davanti a un messaggio pubblicitario indesiderato. 

Un’altra regola fondamentale per realizzare un podcast aziendale di successo, è trattare i contenuti con grande serietà e rigore nella gestione delle informazioni. Viviamo in un medium – quello digitale – nel quale le fake news sono in agguato e non c’è niente di peggio che offrire un’informazione non verificata per scatenare la legittima reazione di chi dispone di informazioni fresche e aggiornate. Il web in questo non è disposto a perdonare. Diverse aziende, generalmente nel proprio reparto marketing, hanno affiancato al team figure di giornalisti con il compito di custodire la “narrazione d’impresa” e i documenti che ne formano la storia ma, badate bene, non con il compito di foraggiare la stampa o i media tradizionali come farebbe un ufficio stampa, quanto di curare la conformità e correttezza delle informazioni diffuse attraverso i propri mezzi. L’azienda diventa così una vera media company, e il podcast uno strumento a disposizione, che ha necessità di gestire le proprie uscite, disporre di un piano editoriale, verificare il feedback con il pubblico, rispondere alle critiche eventuali così come ai complimenti, eccetera eccetera.

Nel realizzare un podcast per un’azienda dobbiamo individuare un obiettivo. Che può essere, come abbiamo visto per gliascoltabili.it, reputazionale (esperti della narrazione che dimostrano, con stupendi podcast originali, la loro capacità di linguaggio), editoriale (storie in formato podcast che affrontano temi vicini all’azienda senza cadere nell’autoreferenzialità). Oppure essere percepiti come leader o semplici esperti in un determinato settore (così quando un’azienda dovrà realizzare un podcast, si rivolgerà aGliascoltabili.it), informare il pubblico sui propri prodotti e il modo migliore di utilizzarli (forse il podcast meno diffuso, dal momento che si pone in atto un piccolo conflitto d’interesse…).

Le aziende insomma comunicano con tutti i mezzi a disposizione, perché sono organizzazioni sociali e agiscono nella comunità generando conoscenza che può quindi essere opportunamente condivisa a beneficio di tutti, proprio come stiamo facendo in questo articolo.

Alcuni felici esempi italiani di podcast per le imprese realizzati da gliascoltabili.it

Trasferire tutta la conoscenza e le competenze che hanno reso un’azienda leader in un podcast, richiede la scelta di una logica organizzativa dei contenuti e di un tono di voce appropriato. NoEthicsNoBrand ha prodotto per diverse aziende podcast con diverse modalità adatte a loro.

Ancor prima che la piattaforma di podcast gliascoltabili nascesse, il suo team di autori ha lavorato a stretto contatto con Barilla, la grande multinazionale italiana del food,  per celebrare il centenario della nascita di Pietro Barilla. Era il 2013. Furono realizzate cinque puntate audio narrate e scaricabili direttamente dal sito. Era nato uno dei primi podcast d’impresa. Il lavoro, trattandosi di un committente così importante, e soprattutto per una celebrazione che atteneva al suo fondatore, estremamente delicato. Ma il metodo, da allora, non è affatto cambiato. Una lunga intervista con Luca Barilla, uno dei figli, ha permesso di far emergere i valori importanti che hanno guidato l’impresa sino ad oggi, oltre che a scrivere una pagina importante della storia Barilla in forma di podcast. 

Un progetto realizzato anche in lingua inglese che, circa tre anni dopo, ha ispirato un’altra grande azienda italiana a realizzare una serie di podcast sul tema dell’energia: ENI.

Il nostro team, affiancato dalla newsroom di Eni formata da esperti e giornalisti, ha realizzato e continua a produrre podcast sull’energia ogni mese. Spaziando da temi attinenti al business di Eni (fa praticamente di tutto), a temi che di fonti di energia hanno poco a che fare, magari più attinenti all’energia delle persone!

Divulgazione, informazione, sensibilizzazione su temi importanti per il futuro del nostro pianeta, sono gli argomenti trattati dai podcast che realizziamo per il colosso dell’energia. Ad oggi sono più di 70!

Un ultimo e recente esempio di podcast prodotto da gliascoltabili.it è Water & the Hero, questa volta un podcast editoriale che presenta in ogni puntata un piccolo grande eroe dell’acqua: persone normali che dedicano la loro vita all’acqua in tutte le sue forme. 

La struttura è quella di una produzione indipendente, solo che il tema è stato sponsorizzato da un’azienda che sente i temi acquatici molto affini ai propri valori e al proprio business: Kingii International, che produce e distribuisce nel mondo un dispositivo di galleggiamento di emergenza – Kingii appunto – da portare al polso. Con il contributo di Kingii, Riccardo Felici, l’host del podcast, intervista in ogni puntata campioni sportivi, esperti di salvataggio in mare, recordman che corrono con la motocicletta (quella da strada) sull’acqua, biologhe marine che combattono tutti i giorni per la difesa dei fondali marini e della loro biodiversità.

Il podcast aziendale motivazionale: come comunicare al proprio team per allinearlo con efficacia.

C’è infine un ultimo tipo di podcast che le imprese devono considerare per attivare un’efficace azione di allineamento e condivisione degli obiettivi interna. Una volta c’è erano le circolari, poi i video aziendali. Ma tutti peccavano di un difetto: invece di generare intimità, mettevano distanza tra i vertici, i Ceo, e i collaboratori.

Un podcast per il blog aziendale invece fa ascoltare la voce del capo in una veste colloquiale, lo si mette in luce come persona, permette di scoprire la sua personalità e le varie sfaccettature, diventa “uno di noi”, insomma, in un formato talk show che è la forma di intrattenimento sia radiofonica che televisiva più comune alla quale siamo tutti abituati.

Abbiamo visto diverse possibilità con le quali un’azienda si avvicina al podcast come strumento di comunicazione. 

Il nostro team è a disposizione per offrire soluzioni e indicazioni anche per il vostro nuovo podcast aziendale!


I disagi adolescenziali in un podcast tra fiction e realtà!

Podcast di successo: non solo intrattenimento. "Gli ascoltabili" lancia una serie che coniuga fiction e problemi adolescenziali

Come tutte le idee che si rispettino, anche Gli adolescenti si fanno male, serie di podcast prodotta da gliascoltabili.it, nasce da un clima fertile per la sperimentazione che si respira nella nostra redazione. I nostri autori si guardano intorno come segugi, pronti a raccogliere ogni idea che abbia in sé un indizio di novità creativa per creare un podcast.

Di solito sono le persone e le loro storie il punto di partenza ideale di una serie di podcast di successo. Ed è anche il caso del quale vogliamo parlarvi. Ci ha contattati ancora un anno fa (gliascoltabili.it non esisteva  ancora) il prof. Furio Ravera (foto in evidenza), psichiatra esperto di tematiche giovanili che ha scritto diversi libri sull’argomento, frutto dello studio di numerosi casi seguiti sul campo. Ci chiedeva di supportarlo nell’editing di un libro basato su casi oggetto della sua esperienza di psichiatra. Abbiamo accettato la sfida non tanto perché comprovati editor (anche se ci sappiamo fare…), quanto perché convinti di poter dare un valido contributo alla diffusione di storie che avrebbero potuto essere di aiuto a giovani in difficoltà e ai loro genitori. E così è stato facile appassionarsi ai contenuti del manoscritto, da cui ha preso strada l’idea di un format per un podcast che riuscisse a intrattenere, oltre che informare, sulle storie di chi abusa di sostanze o si sottopone a sorprendenti pratiche di autolesionismo attraverso le quali esprime il proprio disagio.

Il nostro obiettivo era comunque di creare qualcosa di veramente unico, che potesse parlare sia ai millennials che a un pubblico più maturo, senza tradire la nostra anima intrattenitiva. Perché i podcast de Gliascoltabili, sono questo: intrattenimento e grandi storie

Gli Adolescenti si fanno male, l’originalità di un podcast nel quale l’esperto adulto e il giovane alla ricerca di sé dialogano insieme.

Per come erano state scritte da Furio Ravera, le storie cliniche dei suoi pazienti erano straordinariamente coinvolgenti ed emotive. Ne siamo stati subito coinvolti, alcuni di noi in quanto genitori di adolescenti, altri perché giovani con ancora presente l’esperienza di crescere appena vissuta. È stato questo coinvolgimento il catalizzatore per creare un podcast vincente.

Infatti non avremmo mai voluto perdere, nel creare un podcast, la vividezza di quello stile di racconto, la sensazione alla lettura di conoscere i protagonisti nel profondo, di provare per loro intima condivisione, compassione, desiderio di cessare la loro sofferenza. Abbiamo quindi deciso di redigere, di ciascun paziente, una scheda della personalità. Come nelle sceneggiature dei film, anche il podcast ha le sue regole narrative: il nostro foglio excel si è riempito di nomi di fantasia, età ipotetiche, abitudini, cenni biografici e dei famigliari, pensieri e tratti del carattere. A quel punto, per il nostro autore Giuseppe Paternò Raddusa, scrivere monologhi assolutamente verosimili, anche se di fantasia, è stato un gioco da… ragazzi! 

Poi abbiamo chiamato giovanissimi attrici e attori provenienti dalle migliori accademie teatrali di Milano, e abbiamo proposto loro la sfida: sarebbero stati capaci di interpretare paure, sofferenze e pensieri di coetanei meno fortunati di loro? Beh, la risposta la riserverà l’ascolto delle puntate del podcast. Noi ne siamo orgogliosi!

Avevamo quindi le testimonianze dei pazienti, completamente ricreate in registrazione al microfono ma assolutamente vere nel significato, e ora? Ecco che abbiamo fatto entrare in scena il Prof. Furio Ravera il quale era inizialmente riluttante a varcare la soglia dello studio di registrazione dei podcast de gliascoltabili.it, ma alla fine – e ve lo stiamo per raccontare – ci ha preso un gran gusto.

Furio Ravera, dallo studio psicanalitico allo studio di registrazione del podcast.

Lo studio dove registrare i podcast è una grande sala con un tavolo quadrato e quattro microfoni, le cuffie e tutto il resto. Dall’altra parte del vetro i tecnici del suono Sara Varicchione e Francesco Campeotto. Un’atmosfera, per chi non si è mai cimentato nel realizzare un podcast, che può rivelarsi imbarazzante. Diciamo che anche per il grande esperto Furio Ravera, trent’anni di ricerche cliniche in ambito psicologico, un felice presente come specialista EMDR e una riconosciuta competenza a livello nazionale, entrare nello studio come host di un podcast ha destato più di una perplessità. Poi lo abbiamo invitato ad accomodarsi e a indossare la cuffia. A quel punto gli abbiamo proposto di ascoltare insieme la testimonianza registrata dalla prima attrice. 

All’ascolto, gli occhi di Ravera si accendono, improvvisamente anche lui pare rivivere le stesse sensazioni provate davanti ai suoi pazienti, entrare nelle loro storie, interrogarsi su come impostare la seduta per aiutarli a superare il loro disagio… E poi la riproduzione della traccia registrata dall’attore termina e si accende la lampadina “on air” della registrazione.

Furio Ravera si è trasformato così in un fiume in piena davanti al microfono, ha compreso perfettamente la logica per realizzare un podcast di successo che abbiamo riservato al suo progetto e ne è parte, fulcro portante, al cento per cento.

Siamo andati avanti così, per dodici puntate di podcast scaricabili gratuitamente sul nostro sito e sulle principali piattaforme di aggregazione come ITunes, Spreaker, Spotify.

Fiction, contenuti e un’eccellente realizzazione: ecco perché quelli de Gliascoltabili sono considerati i migliori podcast in circolazione.

Un risultato, quello del podcast Gli Adolescenti si fanno male, che è frutto certamente di una grande passione e cura dei dettagli, ma soprattutto di una competenza e talento nel raccontare storie che i nostri autori hanno sviluppato in anni di impegno e sperimentazione nei podcast che sono oggi il medium più in crescita nel panorama dell’intrattenimento sonoro, tanto che Spotify stessa, dopo essere diventata leader in ambito musicale, ha deciso di investire nello storytelling d’autore.

Il podcast di qualità come “Gliadolescenti…” è in grado di accrescere la conoscenza e la cultura dell’ascoltatore, creando allo stesso tempo identificazione e intrattenimento. Con un piccolo grande vantaggio: mentre la parola “Intrattenere” nasce dall’espressione “tenere a sé”, con il podcast libera dai vincoli di spazio e tempo e permette di ascoltare on demand la puntata che ci interessa, dove e quando vogliamo.

Scoprite tutte le serie di podcast successo de gliascoltabili.it sul nostro sito e dateci tutte le stelle disponibili, laddove ci sono stelle! Abbiamo bisogno del vostro supporto per continuare a produrre i migliori podcast di qualità liberi da scaricare.


La mia voce è adatta per fare un podcast? Riflessione semiseria sugli ingredienti per fare un podcast da classifica

Come tutte le cose, anche per i podcast, il punto non è l’obiettivo ultimo. Ma il percorso per raggiungerlo

Tutti coloro che si avvicinano al mondo dei podcast hanno almeno due obiettivi: un’idea, un contenuto e il desiderio di farsi conoscere. L’ordine è esattamente questo, non può essere ribaltato con considerazioni del tipo “cosa “tira” in questo momento e di cosa potrei parlare per fare un podcast di successo? Okkei, forse l’ho presa un po’ alla larga, ma questo inizio di ragionamento ha a che fare con il ruolo che la voce ha nel podcast per come lo intendiamo oggi.

Il podcast se ne fa un baffo del “palcoscenico” offerto dai media tradizionali. Le generazioni cresciute davanti alla televisione hanno impresso nel proprio dna una “grammatica” della forma fatta di formule di rito, musiche al momento giusto, applausi, eccetera eccetera. Il bello del fare un podcast gratuito è esprimersi in modo totalmente libero, sperimentando nuove modalità, ricercando il proprio linguaggio adatto all’audio per il digitale

Gli unici aspetti che vale la pena preservare nel processo di costruzione di un podcast sono: l’intelligenza del contenuto, la spontaneità, la progettazione efficace della narrazione. E la notizia è che non serve una bella voce per fare un ottimo podcast.

Ok, se ce l’avete già questo non è per forza un problema. Il punto è che non esiste una voce bella o brutta, ma unicamente una voce usata bene o male. E soprattutto una voce che è capace di trasferire dei contenuti da una parte (il microfono) all’altra  (lo smartphone di chi ascolta il podcast). 

La voce attiene alla forma e per fare un podcast la forma non basta. 

Lo script. Fondamentale in un podcast, ma non usarlo quando schiacci il tasto “rec”.

Script, scritto, quindi pensato, frutto di rielaborazione, processo di perfezionamento continuo. Un’ancora di salvezza quando l’emozione ti blocca il flusso spontaneo della narrazione, ma anche un peso enorme quando si tratta di liberare la freschezza e la spontaneità di un podcast.

Meglio un’organizzazione schematica dei contenuti che liberi la personalità dell’host del podcast. Essere sé stessi in questi casi è fondamentale e la naturalezza dell’esposizione è qualcosa che si può e si deve allenare con il tempo. Non dimentichiamo che un podcast da classifica ha nella continuità della produzione e della pubblicazione la prima condizione per poter avere delle chance di divulgazione.

Per noi di Gliascoltabili la scrittura di un podcast è un aspetto fondamentale. Ma stiamo lavorando costantemente insieme ad attori e giornalisti per sperimentare le modalità più efficaci per generare l’effetto naturalezza che tutti gli ascoltatori ricercano in un podcast. Bene, il podcast è interessante, i contenuti sono ok, la forma mi piace, ma il tono di voce dell’host è scostante e genera una distanza.  Ecco che tutti gli sforzi per costruire un contenuto in formato podcast diventano improvvisamente vani.

Vero è anche l’opposto: non serve necessariamente replicare l’atmosfera incasinata della nostra cameretta una domenica mattina per essere considerati freschi e spontanei, e allora?

Anche un podcast di “chiacchere” richiede tanta preparazione.

Un esempio ci è dato dal podcast degli studenti Naba “Quelli della 405”, che ha completamente rivoluzionato il significato di podcast, portandolo a un livello di quotidianità e spontaneità da millennials. Per di più in un argomento tabù come il sesso senza veli vissuto dai giovani. La storia dei podcast si arricchisce così di un nuovo tassello, laddove ben sette ragazzi e ragazze si riuniscono in un ambiente domestico per parlare delle loro esperienze. Ma se credessimo che il progetto non richieda una grande preparazione autoriale compieremmo un grosso sbaglio. Il nostro Giuseppe Paternò Raddusa segue costantemente i ragazzi, discute con loro la scaletta del podcast, ne smussa le spigolature, genera raccordi. In una parola, progetta.

Abbiamo già parlato di Edison Jakupi e del suo podcast QBPC. Anche lui, partendo dal presupposto di costruire un podcast in formato talk show, ha il suo momento di studio e preparazione. Cosa sono i podcast è quindi un concetto che assume tantissime connotazioni e che ci impone di fermarci alla definizione di “un programma audio di vari contenuti veicolati attraverso il medium digitale sulle piattaforme di distribuzione audio più diffuse”. Non ci resta che procedere esempio per esempio, per capire cosa può maggiormente interessarci.

Cosa significa podcast

Entrare nel soggiorno della nonna con un podcast forse è una missione impossibile sulla carta. Dipenderà da come ci abitueremo a interagire con uno smart speaker, a quanto l’intelligenza artificiale riuscirà a coccolarci nelle azioni più comuni e soprattutto a garantirci la libertà di cui abbiamo bisogno senza generare l’effetto “grande fratello”.

Abbiamo bisogno di facilitatori, non di badanti. Per questo il podcast, al di là della difficoltà di pronuncia del nome, per i più tradizionalisti, è uno strumento ancora pieno di potenzialità, la cui definizione sfugge alla nostra umana necessità di dare un’etichetta alle cose. Siamo nel mezzo di un percorso di cambiamento, non sappiamo se sarà il web o la trasmissione wifi, a gestire le nostre fruizioni, non sappiamo nemmeno se saremo continuamente intermediati dai grandi colossi che si stanno scannando per i contenuti. L’importante è che il podcast sia sempre assimilabile a una necessità per la quale il genere umano continua a battersi perché è incomprimibile. La libertà di raccontare storie. E noi de Gliascoltabili siamo particolarmente appassionati a uno storytelling di qualità, tanto da dedicare tutto il nostro tempo per proporvi costantemente nuove ingaggianti produzioni.


Gli Ascoltabili si cimenta con la comedy su un tema di grande attualità: le coppie…scoppiate!

Deliziosa, irriverente, Scemi da un matrimonio – Tragistorie di coppia, la serie di podcast pensata e scritta da Giuseppe Paternò Raddusa, vanta interpreti di grande rilievo. 

Il matrimonio fortifica la coppia… sì, forse in un mondo parallelo. 

Scemi da un matrimonio – Tragistorie di coppia è il titolo della nuova serie comedy de GliAscoltabili.it, con la quale arricchiamo l’offerta di podcast gratuiti che prende posto tra altri format di successo come Destini Incrociati e Demoni Urbani

Il titolo richiama ironicamente quello del film “Scene da un matrimonio” di Ingmar Bergman; obiettivo della serie di podcast è infatti quello di raccontare i passaggi più bizzarri, folli e allucinati nell’esistenza di una coppia. Ne sappiamo tutti qualcosa, e per questo la coppia, intesa come passaggio anche transitorio di vite che si incrociano, è un microcosmo da esplorare con ironia, divertimento, forse il modo migliore di affrontare anche realtà non propriamente idilliache… Com’è che diceva Vasco rossi? ”Come nelle favole?”

Ancora una volta una serie di podcast di successo in uscita settimanale, da ascoltare tutta d’un fiato, in 12 irresistibili episodi.

Dodici episodi in cui ventiquattro persone, omo- ed etero-sessuali (il mondo è bello perché vario) si scontrano con uno degli ostacoli più pericolosi e sfidanti di sempre: imbastire un legame sentimentale senza finire in manicomio. O al Pronto Soccorso. 

Ossessione per il tradimento, cambi di genere, maschilismi e terrore della vecchiaia: questi alcuni dei temi che ispirano gli episodi di podcast.

Ogni puntata viene affidata a due importanti interpreti del panorama teatrale italiano, chiamati a interpretare i membri di una delle dodici coppie; a Giacomo Zito, ideatore e voce di Destini Incrociati e fondatore della piattaforma insieme a Simone Spoladori, il compito del narratore, “mentore spirituale” che raccorda i momenti più distruttivi ed esilaranti delle storie raccontate. 

“Sono veramente felice di fare da mentore narrante a queste coppie. Lo trovo un registro narrativo leggero, divertente, ironico. Per un’anima da doppiatore come me è davvero gratificante. E poi lavorare con attori che conosco e stimo è veramente esaltante: Roberta Federici, Dario Merlini, Dario Sansalone, Daniele Crasti, Angela Ricciardi, Marta Lucini, solo per citarne alcuni. Non ho ancora finito la prima serie di podcast, che vorrei sapere quando cominciamo la prossima!”

Queste le parole di Giacomo, al quale rispondiamo che la seconda serie di Podcast di “Scemi” (ormai in redazione lo chiamiamo così) dipenderà dal successo del podcast e dagli ascolti, che ci auguriamo molto numerosi.

Il 2019 è l’anno dei podcast e “Scemi da un matrimonio” segna un cambio di marcia per celebrarne l’esplosione!

Noi de GliAscoltabili.it abbiamo cominciato a produrre nuovi format di podcast di diverso genere narrativo. Dal talk show a comedy di intrattenimento come Scemi da un Matrimonio, che ha una struttura veloce, simile a un reality, ma in grado di esaltare le doti interpretative degli attori che prendono parte con entusiasmo alla produzione. Chiediamo a Giuseppe Paternò Raddusa di raccontarci il primo episodio, senza spoilerare troppo, s’intende!

“La prima puntata del podcast è dedicata a una coppia giovane. Eddie è un fashion designer, Martino uno scrittore di successo: sono la coppia più invidiata di tutta Milano. Fino a quando Martino entra in un vortice di paranoia e depressione quando scopre che Eddie, su Instagram, ha iniziato a seguire un bel ragazzo con il quale ha iniziato a chattare. La sofferenza di Martino è così pressante da minare la serenità della coppia. Martino inizia a essere sospettoso e a peggiorare la qualità del suo lavoro, ossessionato dall’idea di inchiodare il compagno. L’ossessione di Martino si spinge a livelli altissimi, tanto da organizzare un’imboscata al ragazzo e…”

Ok Giuseppe, basta così, altrimenti non ci divertiremmo nell’ascoltare un podcast di cui sono già disponibili on line diverse puntate, così che potrete goderveli “a nastro”, come si dice tra i podcast addicted in stile Netflix!

Un’ultima cosa la chiediamo a Giuseppe: come pensi che evolverà il futuro del podcast dopo questa sperimentazione?

“Ogni produzione de GliAscoltabili è sperimentazione. Certo, utilizziamo stili e modalità conosciute, come il narratore fuori campo che parla direttamente al pubblico, gli attori che rappresentano le loro storie, ma anche gli attori che rompono la quarta parete e si rivolgono direttamente al pubblico, un po’ come accade nei confessionali dei reality. Come vedi si parla di contaminazione di generi che ci aiuta a disegnare nuovi scenari del podcast italiano.”

Una serie di podcast tutta estiva da ascoltare sulla sdraio in spiaggia. “Scemi da un matrimonio” è così: un momento di leggerezza per riflettere su se stessi.

Come si dice? Si raccontano aspetti seri della vita con ironia e divertimento. Non abbiamo ambizioni particolari nel cambiare il mondo. Noi de GliAscoltabili.it ci limitiamo ad osservarlo e a offrirlo in podcast di intrattenimento come “Scemi”, pronti a far trascorrere a pubblici diversi venti minuti di puro divertimento!

Non vi resta che tuffarvi nella sezione del sito che ospita tutte le nostre serie e decidere in cosa immergervi: l’offerta di podcast de GliAscoltabili sta diventando talmente ampia da soddisfare ogni interesse del sempre più vasto pubblico dei podcast italiani!


Con i podcast si ride: HardCorviale è online su Gli Ascoltabili!

Il passaggio da analogico a digitale (nel porno) ispira una esilarante epopea romana in podcast, solo su Gli Ascoltabili dal 7 giugno.

HardCorviale: il podcast che non ti aspetti, tra Scola e Cesaroni

Fabio Di Ranno e Valeria Giasi – autori, sceneggiatori e produttori dalla tv, che annoverano I Cesaroni tra i loro lavori più amati – ci hanno contattato su Internet, per la precisione su Facebook, uno dei canali social de GliAscoltabili.it su cui veicolare i nostri podcast. Ci hanno scritto di aver scritto e prodotto una serie podcast fictional dal titolo HardCorviale – Non c’è sesso senza buffering. «Sarebbe bello farla uscire sulla vostra piattaforma!», e noi, sempre attenti sulle evoluzioni del mondo podcast, abbiamo deciso di contaminarci con questa simpatica realtà tutta romana.

Prima di tutto abbiamo cercato di capire cosa fosse HardCorviale, e ci è bastato ascoltarne i primi minuti in anteprima per catapultarci in un universo a metà tra il cinema di Ettore Scola e una puntata di Stracult. Nulla è visivo: HardCorviale è una serie esclusivamente in podcast. Che dal 7 giugno potete ascoltare solo su GliAscoltabili.it

Behind HardCorviale: perché il podcast?

HardCorviale, in otto episodi, racconta la tragicomica epopea di Nando Moricone, un pensionato che vive a Roma e che, fin da subito, dichiara di essere vittima “della crisi del porno”. L’ultimo noleggiatore della zona ha chiuso i battenti e lui si trova costretto ad affrontare un viaggio iniziatico alla scoperta del web, affiancato da una spalla che di virgiliano ha ben poco: il rapper Derek. 

“Hard” sintetizza tutto quello che c’è da immaginarsi sul porno; “Corviale”, per chi non lo sapesse, è il nome di un imponente complesso residenziale romano che in molti conoscono come “Il Serpentone” per le dimensioni che ha, luogo dell’anima che fa da motore al dramma esistenziale del povero Nando. 

Con una premessa così, ci è sembrato assurdo non assecondare l’allettante proposta di Fabio e Valeria, dato che un soggetto come quello da loro pensato dimostra cosa significa podcast oggi: uno strumento moderno e coinvolgente che dice la sua sulla direzione che stanno prendendo l’intrattenimento, l’informazione, il modo di raccontare storie.

Qualcosa che sperimentiamo da ottobre, quando GliAscoltabili.it ha fatto il suo debutto, offrendo a chi ci ascolta serie podcast dai contenuti diversificati, in linea coi trend – affrontiamo il sesso visto dai millennials con Quelli della 405, giovani problematici con Gli Adolescenti si fanno male, i disagi delle coppie moderne con Scemi da un matrimonio, le crime stories più efferate con Demoni Urbani… – a dimostrazione che il podcast, se si vuole, può raccontare davvero di tutto. Ed è così che, tra i titoli che produciamo, abbiamo deciso di ospitare un podcast di qualità come HardCorviale. 

È stato interessante, da parte nostra, comprendere come Di Ranno e Giasi, provenienti dal mondo della televisione, abbiano deciso di virare verso il mondo dei podcast: «Avevamo voglia di sperimentare in maniera libera un racconto che fosse sganciato da… da tutto – ci ha detto Valeria – dalle esigenze produttive che hai quando lavori al cinema, in tv, dove ci sono esigenze legate all’Auditel, o alla produzione». 

Dalla tv al podcast, dalle immagini ai suoni

Per due autori che arrivano dal mondo della scrittura per la tv non dev’essere stato semplice capire come si fa un podcast. Quando abbiamo incontrato Fabio, poco prima della messa in onda del podcast su GliAscoltabili.it, ci ha raccontato come per lui «la differenza è che manca l’immagine: in tv o in un film puoi ridurre i dialoghi, perché gli spettatori devono essere attenti alle immagini, che possono raccontare anche senza dialoghi. Con il podcast, invece, il fuoco dev’essere sul dialogo, da lì si deve evincere tutto, anche solo una battuta può raccontare tutto quello che c’è da sapere di un personaggio».

E soprattutto assume un ruolo fondamentale il lavoro sul suono, come osserva Valeria: « Ci siamo concentrati molto su un modello creativo che, al di là dello script, comprendesse anche un tipo di narrazione legata ai suoni: utilizzo della musica, dei sound effects, della regia vera e propria. Abbiamo attraversato una fase sperimentale abbastanza lunga, che ha compreso anche il lavoro con gli attori, per cercare di definire appieno quale potesse essere la migliore cifra stilistica per il progetto».

Podcast e personaggi, come ti creo un carattere che funziona

E di personaggi HardCorviale ne ha un bel campionario, a partire dal protagonista, Nando Moricone, “vittima della crisi del porno”, che nella serie ha la voce di Fabio Quinti Asmanzio. Quello di Moricone è un personaggio complesso, ricco di sfumature, al centro di una transizione digital non richiesta e sgradevolissima. 

«Il carattere di Nando», rivela Fabio, «ha ispirato tutta la storia. Abbiamo immaginato un uomo che fosse gagliardo e candido, con una sua particolare visione del mondo. Lo abbiamo soprannominato ‘l’uomo del cacciavite’, perché ha questa visione di uomo d’altri tempi, un po’ vintage, non si è mai preoccupato di imparare qualcosa di nuovo, come navigare sul web». Insomma, un personaggio che ricorda certe sfumature della commedia all’italiana, con un’accelerata importante in direzione della contemporaneità: con HardCorviale il linguaggio del podcast si contamina con quello della commedia, del divertimento.

Ne viene fuori un podcast di qualità, che – ne siamo certi – sarà in grado di appassionare gli ascoltatori grazie a un mix davvero equilibrato tra risate e, perché no, un po’ di amarezza. Quella che si riscontra in tutte le storie che si rispettano, e che meritano di essere raccontate. Come scaricare il podcast? Ovviamente sulla nostra piattaforma di contenuti audio, gratuitamente, a partire dal 7 giugno


I podcast mettono al centro una passione: la tua

La democratizzazione della tecnologia rivoluziona la produzione di contenuti d’intrattenimento.

Dando un’occhiata al panorama dei podcast italiani e stranieri, accanto alle grandi produzioni di podcast narrativi come quelli targati Gimlet o ai podcast che sono una diretta emanazione di piattaforme giornalistiche e d’informazione, esiste un ecosistema di player giovani e agguerriti che non hanno nulla da invidiare ai primi in termini di ricchezza e qualità dei contenuti.

Sono cambiati i tempi in cui gli strumenti tecnologici, dati i loro elevati costi, erano un’esclusiva di pochi; la democratizzazione della tecnologia ha fatto sì che tutti, con una spesa quantificabile in poche centinaia di euro, possano produrre contenuti d’intrattenimento potenzialmente in grado di raggiungere un pubblico molto più ampio che in passato

L’autoproduzione, oggi, non è più sinonimo di amatorialità e bassa qualità. È successo con la musica, per esempio: il mercato musicale non è solo stato invaso da dischi autoprodotti o singoli registrati nella propria cameretta, ma ne è stato radicalmente cambiato. Le grandi major del disco si sono dovute adattare a questo cambiamento, convertendosi a una vera e propria attività di scouting nel mare magnum di Internet alla ricerca della next big thing.

Non esistono i podcast perfetti; esistono invece i podcast che funzionano.

Se un discorso del genere vale per la letteratura – pensate al caso editoriale 50 sfumature di grigio, nato come fanfiction di Twilight – o, in parte, anche per il cinema, sicuramente il mondo dei podcast è quello che trae più forza da questa rivoluzione tecnologica. Chiunque può infatti sviluppare il proprio podcast e arrivare a scalare la classifica dei podcast più ascoltati, a patto che sappia rispettare poche semplici regole. Perché, come abbiamo già detto più volte, non esiste una formula perfetta per la creazione di un podcast di successo; ma esistono alcune caratteristiche fondamentali che non devono mancare.

Di alcuni abbiamo già parlato recentemente nel nostro blog; la continuità, ad esempio, intesa come  regolarità nella produzione e nella pubblicazione dei contenuti. Ma è necessario anche sapersi di rivolgere in maniera diretta e spontanea al proprio pubblico. Un pubblico che non deve essere per forza ricercato a tavolino, magari andando alla ricerca degli ultimi trend del momento. Ogni contenuto intelligente, originale e innovativo deve essere supportato da un ingrediente fondamentale: la passione per la materia trattata.

Perché la passione è il carburante che sostiene le nostre scelte e il nostro modo di raccontarle; qualcosa che il pubblico sa individuare immediatamente e immediatamente apprezzare. È la passione, più che la competenza o una “bella voce”, a saper coinvolgere i propri ascoltatori. Insomma, anche se pensi che potrebbe essere un’idea vincente, se non sai chi siano Virgil Abloh e VETEMENTS non ci pensare proprio a sviluppare un podcast di moda! Al contrario, non si deve aver paura di convogliare la propria passione, per quanto di nicchia essa sia, all’interno di un podcast: come siamo soliti dire noi de GliAscoltabili.itogni nicchia ha la sua vetrina”. 

Anche i podcast riflettono infatti le trasformazioni in atto nel modo in cui ci relazioniamo tra individui: costruiamo comunità attraverso la condivisione di interessi, per quanto “strani” questi interessi possano sembrare a prima vista. Ecco perché siamo convinti che non esistano podcast perfetti, ma che esistano solo podcast che funzionano; e la passione è il collante che regge ogni tassello del mosaico che andrete a comporre.

Water & The Hero: il nuovo format targato GliAscoltabili.it che racconta la passione per l’acqua in tutte le sue forme

E all’insegna della passione è dedicato il nuovo format prodotto da GliAscoltabili.it, Water & The Hero, un podcast in forma di talk realizzato grazie al supporto di Kingii, il più piccolo dispositivo di galleggiamento al mondo.

Chi sono gli eroi al giorno d’oggi? Tutti coloro che, guidati da una forte passione e da una motivazione tenace, trasformano la propria esperienza di vita in un esempio per tutti. Ed è la passione per l’acqua che ha radicalmente cambiato la vita degli ospiti che, puntata dopo puntata, incontreremo all’interno del nostro nuovo format.

Condotto brillantemente da Riccardo Felici, Water & The Hero si trasforma così in una ricognizione del rapporto tra l’uomo e l’acqua, la vera protagonista di queste storie, storie fatte di speranze, sfide e lieti fine e che ricostruiremo nelle tappe più importanti. Nel corso degli episodi, gli ospiti avranno infatti la possibilità di analizzare il loro legame con l’acqua, rievocando i momenti più intensi del proprio percorso, ma aprendosi anche a parentesi più leggere, di puro intrattenimento.

Tra i nomi coinvolti ci sono Luca Colombo, il biker milanese con il record di percorrenza su acqua dolce, che ha compiuto la traversata del Lago di Como alla velocità di oltre 43 nodi; Alessandra Giannascoli, biologa marina che ha lasciato l’Italia per vivere e lavorare tra i coralli australiani; il campione di stand-up paddle Martino Rogai e Serena Galvani, imprenditrice, velista e fotografa che ha fondato l’A.R.I.E. (Associazione per il Recupero delle Imbarcazioni d’Epoca) e che ha contribuito a restaurare la storica goletta Leone di Caprera, oggi esposta al Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano. 

Water & The Hero arricchisce in questo modo il bouquet dell’offerta de GliAscoltabili.it, una piattaforma podcast gratuita che da sempre punta alla creazione di podcast originali e di qualità; podcast nati dalla passione per la parola, la narrazione e tutto ciò che, parafrando Dante, move il sole e l’altre stelle. E… già che ci siamo: se avete una passione che crediate possa essere trasformata in un podcast di successo, perché non provate a contattarci?


Podcast e fiction: un universo tutto da scoprire

Nei paesi anglosassoni divertono e ingaggiano. Anche in Italia i tempi sono ormai maturi.

Julia Roberts in Homecoming, serie tratta da un podcast Gimlet Media

La comunità italiana di autori e sceneggiatori con un minimo di dimestichezza nei confronti di quello che sta accadendo all’estero in materia di podcast di finzione è in fibrillazione: sono sempre di più i podcast che raccontano storie appassionanti, coinvolgenti e soprattutto ben scritte e interpretate. Una valvola di sfogo, quella dei podcast di racconto, che ha permesso alle menti migliori di esercitarsi, testare le idee in una palestra come quella del sonoro, che permette comunque di immergere gli ascoltatori in universi di finzione con costi di produzione assolutamente accessibili. Se infatti cercare un produttore televisivo o, peggio ancora, cinematografico, è complicato, richiede contatti, pazienza e una serie di fortunate circostanze a contorno per vedere il proprio progetto venire alla luce, con un podcast è tutto più facile. Realizzare un podcast infatti è relativamente semplice e se non c’è un produttore di podcast a portata di mano è anche possibile tentare la strada dell’autoproduzione.

Il trend si è invertito: i podcast di fiction contaminano gli altri media

Abbiamo salutato il progetto del podcast Serial come uno spartiacque, con le sue decine di milioni di download e ascolti in streaming in tutto il mondo. Non c’è autore che non abbia pensato di cimentarsi in realizzazioni simili, anche in Italia. Ad esempio il fortunato progetto prodotto da Repubblica intitolato Veleno, realizzato da Alessia Rafanelli e Pablo Trincia, ha seguito l’esempio con un’inchiesta su un caso di cronaca nera effettivamente accaduto, con momenti di rappresentazione della realtà che ci avvicinano più alla verosimiglianza che alla finzione: prima volta per un podcast italiano, premiata con la scalata di tutte le classifiche di podcast . Poi è arrivato The Habitat di Gimlet Media e tutti ci siamo chiesti se fosse realtà o finzione, con un trattamento originale che mirava a raccogliere suoni e atmosfere di ambienti reali, nei quali gli attori recitavano nello spazio e non nell’atmosfera asettica di uno studio di registrazione. Tutti siamo rimasti di stucco: un podcast di racconto che intercetta uno degli argomenti più attuali, la futura colonizzazione del pianeta Marte, con un prodotto che rappresenta le nostre paure, speranze, ambizioni e… la nostra normalità.

In Italia abbiamo fatto i conti con il nostro inglese, maledicendoci (parla chi scrive) per non avere allenato abbastanza la lingua per poter comprendere i dettagli nascosti, le scelte idiomatiche. Ma il suono, quello sì, potevamo comprenderlo in tutta la sua innovatività. Taglio cinematografico per un podcast realizzato con ispirazione che ci ha riportato immediatamente ai nostri prodotti di cinquanta e più anni fa. Quando le storie si ascoltavano per radio, in orari prestabiliti, e non si chiamavano podcast ma “radiodrammi”.

ll podcast, una questione di linguaggio (più che di tecnica)

Il suono, l’immagine, la parola. Ovunque ci giriamo c’è sempre qualcuno pronto a dirci come si fanno le cose, figuriamoci poi come si fanno i podcast. Il bello della faccenda è che non ci sono più regole. Dimentichiamo allora la retorica narrativa dei radiodrammi ed entriamo in una dimensione del quotidiano che è stata completamente trasformata dalla tecnologia. Ci mandiamo whatsapp vocali, pubblichiamo Instagram stories, abbiamo tra le mani dispositivi facili e veloci e non sarà un caso che Steven Soderbergh ha realizzato un film da 1,5 milioni di dollari girandolo con un iPhone 7s. E allora qual è l’aspetto dirimente tra un buon podcast di finzione e un prodotto da dimenticare? In un universo narrativo di podcast di finzione a contare è il linguaggio, bellezza, parafrasando Humphrey Bogart. .

Stiamo appena entrando in confidenza con l’inglese dei personaggi della finta stazione spaziale che subito dopo esce la serie di podcast più interessante: Homecoming. Sempre di quei fenomeni di Gimlet (ecco perché sono stati acquistati da Spotify per 220 milioni di dollari!).

Homecoming è una serie di podcast scritta da gente di cinema, quello di Serie A, interpretata da attori di Hollywood in odore di Oscar, realizzata grazie a una sceneggiatura di ferro che si articola in tempi e spazi diversi, come nelle migliori serie tv Netflix. E che succede?

Che il podcast scavalla la china, diventa genere di riferimento, linguaggio specialistico, opera d’arte a sé e non frutto di rielaborazione.

Lo spartiacque di Homecoming: quando è il podcast a fare tendenza

La serie di podcast più ascoltata diventa un caso da studiare. Si interessano guru dell’intrattenimento televisivo, ne acquisiscono i diritti, trasformano il progetto in una serie tv per Amazon Prime video. Con Julia Roberts, ci pensate?

Aspetta, ma allora si può fare, ma allora le mie idee possono avere una platea più ampia, non essere tarpate da mediocri produttori in cerca solo di quello che “funziona” che nella maggior parte dei casi significa non rischiare mai, generando altrettanta mediocrità. Quanti autori e sceneggiatori sono chiusi nei loro bilocali, passando nottate scrivendo e giornate facendo un lavoro di passaggio? Date loro un motivo per crederci e genereranno tanta energia sostenibile da far muovere un paese, almeno in Italia. Crediamoci, ragazzi, scriviamo podcast di finzione, ribaltiamo il dogma che quando si parla di storie inventate il podcast diventi il peggiore dei radiodrammi, facciamogliela vedere, cazzo!

Gli Ascoltabili è la piattaforma di podcast italiani che più si distingue per originalità di trattamento. Con La mia storia ha iniziato a muovere le acque della finzione nel podcast grazie a storie autoconsistenti nelle quali un personaggio agita i propri moventi e pulsioni sullo sfondo di eventi realmente accaduti. Ma c’è sempre questo tabù dell’effetto radiodramma, questa paura di sentire cavalieri e “cloppete cloppete” anche i loro cavalli, in un utilizzo degli effetti sonori didascalico e fuori contesto. 

No, il podcast moderno richiede altro. Infatti gli americani, i tedeschi (non è un caso che l’headquarter di Audible sia a Monaco) già ragionano diversamente. Microfoni di presa diretta che raccolgono la prova d’attore in ambienti perfettamente compatibili con le note di sceneggiatura. Non importa se la voce va fuori fuoco, è così anche nella realtà, obiettivo creare un’esperienza d’ascolto il più verosimile possibile per l’ascoltatore di podcast.

Podcast di finzione: e adesso?

Ma sì, prendiamoci anche questa responsabilità, iniziamo a  creare podcast di finzione convincenti, investendo risorse autoriali, attoriali, tecniche, cercando di divertirci soprattutto, credendo in un prodotto in grado di soddisfare noi, perché se ci piace allora sarà più facile che piaccia anche al pubblico. Gli Ascoltabili è pronta a questa sfida con una serie di progetti di podcast già in fase avanzata di realizzazione. Giuseppe Paternò Raddusa è in pole position come showrunner di una serie dedicata a coppie sull’orlo del fallimento, del cambiamento, della risoluzione, in una serie antologica il cui titolo non vi anticipiamo per creare un po’ di suspense. Possiamo solo dirvi che ha la capacità di analizzare ogni modo di essere coppia nel nostro tempo. E ancora prenderà il via una serie di podcast dedicata ai disagi giovanili, con la preziosa consulenza del prof. Furio Ravera, psicologo e psichiatra dalla grande esperienza. Ritornerà Demoni Urbani, la seconda stagione. Ideata da Simone Spoladori, che ne è anche lo showrunner, è il nostro podcast crime per antonomasia, e con tutta probabilità Gli Ascoltabili si apriranno a contaminazioni con altri autori e sceneggiatori con delle idee che meritano di essere realizzate. A proposito, se avete un sogno nel cassetto, forse è arrivato il momento di tirarlo fuori, nel segno dei podcast di qualità.


La musica e il podcast. Questione di feeling… e di diritti.

I podcast musicali sono potenzialmente tra i più richiesti. Ma anche quelli che hanno più limiti alla loro diffusione.

Memphis, aka Roger Mantovani nello studio degli Ascoltabili, durante le registrazioni di Vinyl Nights

Noi de Gliascoltabili.it abbiamo da tempo una gran voglia di cimentarci con un podcast di musica. Eppure abbiamo sempre qualche resistenza al riguardo, prevalentemente dettata dalle ferree regole che dominano il diritto d’autore e la gestione dei diritti di riproduzione delle opere.

Beninteso, non che avessimo intenzione di creare un podcast che non rispettasse la normativa. Al contrario, ci siamo informati e scoperto che, ahinoi, non esiste la possibilità di realizzare un podcast che, oltre che parlare di musica, possa anche fare ascoltare dei brani correlati. Il vuoto normativo, a nostro parere, è dato dalle due massime autorità al riguardo, ovvero la SCF, società che gestisce la raccolta dei compensi dovuti ad artisti e produttori per l’utilizzo di musica registrata, e la Siae, società italiana autori ed editori, che gestisce i diritti.

A quanto pare le due società hanno regolato la tematica dei podcast in modo incompleto, permettendo l’utilizzo di brani per realizzare un podcast unicamente quale derivazione di un programma radiofonico.

In conclusione, un podcast di argomento musicale contenente musica che non sia stato precedentemente oggetto di un programma radiofonico, non potrebbe essere depositato in rete, proprio perché non è letteralmente previsto nelle normative pensate da Siae e Scf: se non hai una radio – o una web radio – non potresti realizzare un podcast musicale.

Aggiungiamo che una web radio musicale, oltre ai costi di gestione tecnica, richiede anche qualche migliaio di euro di costi annuali per Siae e SCF, il che allontana i produttori di podcast dall’idea di occuparsi di musica suonata e ascoltata.

La musica e i podcast. Le novità arrivano dall’estero, ma non solo…

Abbiamo come al solito aperto una finestra nell’immenso panorama di podcast in lingua inglese e ci siamo imbattuti in una produzione americana realizzata indipendentemente da un ex pubblicitario e musicista, Jake Brennan.

Come spesso accade a chi racconta storie (lo posso confermare avendolo vissuto sulla mia pelle), questa vocazione per il podcast storytelling nasce anche per Jake in un momento di crisi personale e professionale. Jake chiede al suo migliore amico per quale motivo lo assumerebbe. E questi gli risponde: ti assumerei per raccontarmi una storia davanti a un microfono.

Jake si carica di entusiasmo e inizia a documentarsi e scrivere su ciò che ama di più: la musica. Disgraceland nasce così. Un podcast sulle vicende torbide e criminose che ammantano le vite di alcuni dei musicisti più famosi che hanno calcato le scene internazionali del rock and roll. 

Da Sid Vicious a John Lennon, da Frank Sinatra a Marvin Gaye.

Disgraceland è un podcast di narrazione perfetto, e non ha una canzone al suo interno. Le musiche originali sono scritte e suonate dallo stesso host (il conduttore), risolvendo in un colpo solo i rigidi limiti della riproduzione musicale all’interno del podcast diffuso in rete.

Un racconto coinvolgente, caratterizzato da una ritmica che tiene viva l’attenzione. Ma anche dal tono scanzonato e autoironico del conduttore. Da sentire.

Come fare un podcast di musica italiano?

E qui veniamo alle notizie di casa nostra. I podcast musicali che è possibile ascoltare su Itunes sono molti, ma emanazione diretta di altrettanti programmi radiofonici (Radio1, Radio2, Radio Dee Jay, ecc.).

Un tentativo di realizzare qualcosa di nuovo è venuto lo scorso anno da Alessio Bertallot, notissimo DJ e conduttore radiofonico, che ha realizzato un progetto insieme allo scrittore Alessandro Baricco.

Questi ha letto brani del suo romanzo più conosciuto, Novecento, alternando la lettura a scelte musicali effettuate dallo stesso Bertallot. Il problema del divieto di associare parole e musica in un unico contenitore, per le già citate questioni di diritti d’autore, è stato superato dall’utilizzo della piattaforma Spotify che ha gestito le parole lette da Baricco e le canzoni di Bertallot, come singoli eventi di una vera e propria playlist.

Certamente quello di PlayNovecento, questo il nome del progetto, è un esperimento geniale, che resta tuttavia un caso isolato.

Noi de GliAscoltabili intanto, registriamo tutti questi stimoli e siamo pronti ormai a scendere in campo con un progetto di narrazione a sfondo musicale in formato podcast.

Una serie di podcast di racconto che ha a che vedere con i vinili che hanno fatto la storia della musica.

Nasce Vinyl Nights, il podcast che racconta la vita che scorre nei solchi di un vinile!

Ed eccoci all’ultimo nato in casa Gliascoltabili.it. Un podcast di narrazione interpretato da Roger Mantovani che insieme a Giacomo Zito è l’autore del format, scritto sapientemente da Giuseppe Paternò Raddusa. Se ancora ci fosse qualcuno con dei dubbi sulla possibilità di realizzare un podcast a tema musicale senza… musica, ecco la risposta! In Vinyl Nights si raccontano le vicende umane, i moventi, le passioni che animano artisti, manager produttori a realizzare progetti ai quali sono in pochi a credere e che si trasformano in successi planetari. Il vinile dona un carattere di autenticità alla storia, immergendoci in un universo produttivo nel quale il click di una puntina sul vinile è musica esso stesso e capace di rievocare atmosfere affascinanti. Nel Podcast Vinyl Nights Memphis, aka Roger Mantovani, racconta come lui sa fare, supportato da una voce della coscienza che lo incalza, lasciando alla voce di wikilady, ovvero la splendida Adele Pellegatta, il compito di spiegare gli aspetti meno conosciuti e forse più tecnici delle storie. Un podcast da ascoltare tutto d’un fiato che vi aspetta sulla piattaforma gliascoltabili.it


Podcast: uno strumento aperto a ogni tipologia di contenuto.

Intrattenimento di qualità e modelli produttivi intelligenti nel panorama dei nuovi podcast, italiani e stranieri.

Viene dal francese e nasce dall’unione del verbo tenere con l’avverbio dentro: entretenir, intrattenere. Ed è il verbo italiano più adatto al genere che sta letteralmente spopolando: il podcast.

Intrattenimento è quindi la parola d’ordine per chi crea un podcast e quale sia il genere di contenuto e la modalità, il trattamento con il quale è realizzato. Non esiste un argomento che si differenzi per gradimento. I podcast si diffondono egualmente se trattano di sport, con la classica formula della chiacchera da bar, o attraverso racconti epici di storie scolpite nell’immaginario, di economia, grazie a dissertazioni di vari esperti più o meno autorevoli, di medicina, di tecnologia (invero un genere particolarmente seguito) e ancora di racconto, di fiction, di musica e chi più ne ha più ne metta.

Non abbiamo la pretesa di spiegare come si crea un podcast. Il bello di questa fase di “democratizzazione” della comunicazione è che chiunque può farsi il proprio podcast nel modo che gli piace e che ritiene possa ingaggiare il suo pubblico di riferimento.

Perché il podcast risponde anch’esso alle nuove regole della socialità: definire una comunità attraverso interessi condivisi. Di nicchia, di interesse trasversale, realizzato attraverso le regole classiche dell’intrattenimento o completamente rivoluzionario per contenuti e modo di porgerli, il podcast ha esattamente in questo la ragione del proprio successo: la libertà di esprimersi nel modo che riteniamo più giusto secondo le nostre sensibilità.

Vediamo alcuni dei podcast più interessanti di quest’ultimo periodo.

Homecoming. Dal podcast a una serie tv con Julia Roberts!

Il paese da cui traiamo spunto per i podcast sono, ovviamente, gli Stati Uniti. Qui il podcast è uno degli strumenti di intrattenimento a maggiore indice di crescita e di veicolazione di pubblicità. Una vera manna per gli inserzionisti che nel podcast vedono un nuovo medium capace di veicolare con maggiore forza il proprio brand.

Homecoming è una serie realizzata da Gimlet Media, basata su un thriller psicologico ambientato in un futuro prossimo, il 2022.

Il personaggio principale, Heidi, è un’addetta al centro Homecoming, una sorta di riabilitazione per veterani di guerra. Riabilitazione da cosa, poi, non è dato scoprirlo all’inizio della serie. Heidi vive due dimensioni. Quella del centro di riabilitazione e quella di qualche anno più avanti, nel quale è cameriera di un ristorante, e non ha quasi alcun ricordo dell’esperienza passata.

Il successo del podcast di Gimletha convinto i produttori di Amazon a coinvolgere uno tra i più noti autori cinetelevisivi: Sam Esmail, il creatore di Mr. Robot, la serie tv che ha attirato milioni di fan attorno alla figura di Elliot Anderson e del suo mentore Mr Robot, appunto.

Sam ha preso Homecoming, si è fatto aiutare dai suoi creatori Eli Horowitz e Micah Bloomberg, ed è partito alla conquista della tv.

A voi decidere se iniziare ad ascoltare il podcast o gettarvi su Amazon Prime  per la serie video.

Quasidì. Un podcast autoprodotto (e poi sponsorizzato) da due intraprendenti ragazze

Ilenia Zodiaco e Valentina Tomić decidono di strutturare il loro pensiero sui temi importanti della loro vita, attraverso contenuti, approfondimenti che si specchiano con l’esperienza del pubblico. Gli argomenti del podcast sono assolutamente aperti. Dall’ansia da social alla manovra economica. Il punto di vista del format è sempre lo stesso: quello di due (quasi) adulte che hanno imparato come fare un podcast con le loro mani e magari trovare anche uno sponsor disposto a supportarle.

Quasidì risponde a un’esigenza primaria dei nostri giovani: esprimersi attraverso la rete con creazioni come il podcast, consapevoli che la gran parte dei contenuti che si trovano nei social sono futili e dànno poco senso alle loro vite.

Il podcast è progettato, scritto, realizzato con cura. Rappresenta un punto di vista di due host (quasi) adulte ed è sempre gradevole da ascoltare.

Demoni Urbani, Cronache dei ’90, Destini Incrociati. Lo storytelling all’ennesima potenza.

Sono i podcast di narrazione basati su storie vere e costruiti secondo uno schema narrativo coinvolgente e immersivo. Utilizzo di documenti originali, musiche che ambientano le storie, differenti ritmi vocali per caratterizzare il racconto ora con pathos ora con freddezza.

Demoni Urbani, genere crime, racconta dei delitti che danno alle città dove vengono perpetrati un’aura sinistra e inquietante. Cronache dei ’90, genere sport, che racconta le partite di calcio più epiche degli anni ’90. Destini Incrociati sulle vite di chi, grazie a un incontro, ha dato una svolta alla propria vita.

Italiani, stranieri, autoprodotti con pochi mezzi, ascoltati da pubblici diversi, audio capaci di unire comunità, interessi, di vivere più consapevolmente il nostro presente in continuo mutamento, che dànno alla parola podcast significato.


7 consigli per fare un podcast

Guida pratica all'autoproduzione di un podcast

1. “Come fare un podcast” è la seconda domanda. La prima è: perché?

È il nuovo strumento di auto espressione, ha caratteristiche di democraticità e facilità di diffusione. Ma questo non significa che là fuori ci sia un mondo di ascoltatori che non aspettano altro che scaricare e riprodurre il vostro podcast. Quindi, la prima domanda alla quale dovrete trovare una risposta è: perché farlo?

Tranquilli, non vi trasformeremo in marketer dell’ultim’ora, un podcast può essere realizzato semplicemente per appagare un bisogno individuale di espressione, o semplicemente per assecondare la passione verso qualcosa che viene creato attraverso il suono e le parole. Non bisogna per forza essere profeti di un nuovo messaggio o men che meno scrittori dai cassetti pieni di soggetti per romanzi mai pubblicati da riadattare in longform di racconto. L’importante è che abbiate perfettamente chiaro il motivo per il quale volete realizzare un podcast.

Riempire un vuoto di contenuti, raccontare la propria storia, trattare un argomento con un taglio mai sentito prima, appagare la propria passione per il racconto…

Una volta che avete risposto a questa domanda, è utile passare alla seconda. Quale format per il mio podcast? Ovvero: qual’è il mio progetto di podcast?

2. Il format del mio podcast

Format è l’insieme di regole ed elementi caratteristici che rendono il vostro podcast unico e distinguibile rispetto agli altri. Risponde a un insieme di indicazioni di forma e di contenuto. La forma di un podcast attiene al tipo di struttura, recitata, narrativa, in forma di reportage, o semplicemente raccontata a voce da un cosiddetto host, che potreste essere voi stessi. La sostanza di un podcast attiene ai suoi contenuti: di cosa vorrete parlare?

Ed eccoci a un altro bivio: vogliamo realizzare un podcast condotto a braccio o abbiamo necessità di un testo preciso sul quale appoggiarci durante la registrazione?

Il nostro consiglio è quello di avere sempre ben presente la struttura dei vostri contenuti. PIù scrivete, più sarete critici verso voi stessi, più genererete podcast di qualità che verranno apprezzati dal vostro pubblico.

Vi sembrerà di entrare in una fase interminabile di revisioni al vostro testo, di ricerche per supportare le vostre tesi, una fase frustrante perché vi porta sempre più lontano dal momento più eccitante, quello della produzione davanti al vostro microfono ma, credeteci, è un momento cruciale. Scrivere il vostro contenuto per un podcast sta al progetto di una casa per un architetto. Inziereste mai la costruzione della vostra dimora prendendo in mano mattoni e cemento? Certo che no.

Per essere un po’ più concreti provate a rispondere a queste necessità: 

  • di che cosa voglio parlare?
  • sarò io l’host del podcast? In questo caso sono abbastanza disinvolto al microfono? Quali sono i miei difetti principali nel parlare che posso migliorare?
  • Il mio podcast ha bisogno di una sigla? Avrà delle musiche di accompagnamento? Ci saranno dei documenti sonori a supportare il mio racconto?

Ricordate che più complicato sarà il vostro progetto, più lunga sarà la fase di produzione del podcast.

E qui veniamo a un ulteriore aspetto fondamentale.

3. Ho sufficienti risorse mentali e fisiche per realizzare il progetto di podcast che ho immaginato?

Magari questa considerazione vi avrà fatto sorridere. Tuttavia non sottovalutate il concetto di “sostenibilità”. Avrete abbastanza tempo per realizzare il vostro podcast, dopo l’entusiasmo del primo episodio? Avete tutti gli strumenti tecnologici che vi servono?

Uno degli aspetti alla base del successo di un podcast è la continuità. Ovvero la regolarità nella pubblicazione dei vostri contenuti. La comunità di ascoltatori è come una piantina che per crescere deve essere curata quotidianamente con attenzioni, cure, e nutrimento. Siete pronti? Bene.

Più complicato sarà il vostro progetto, più difficile la sua realizzazione. Tenetelo bene in testa quando iniziate a progettare. “Keep it simple” è spesso la parola d’ordine più appropriata, soprattutto se si è alle prime armi.

4. Quale progetto di diffusione voglio associare al mio podcast?

Convinti dell’obiettivo di raggiungere un pubblico il più vasto possibile e appurato quanto la continuità sia il primo elemento chiave per generare ascolti verso il vostro podcast, dovrete individuare qual’è l’emento distintivo del vostro podcast rispetto alla massa i podcast disponibili nelle varie piattaforme. In cosa si distingue, a quale esigenza risponde? Non fatevi spaventare da questi quesiti: le risposte più giuste sono quelle più semplici. Siete esperti di una materia a tal punto che potete considerarvi autorevoli? Le informazioni che porgete sono preziose e interessanti? Vi ritenete degli abili storyteller? Ecco fatto!

Ora viene il bello. Posto che non c’è la fila là fuori di persone che vogliono ascoltare la vostra produzione podcast, occorrerà comprendere come maometto (il podcast) andrà alla montagna (il pubblico). Innanzitutto un sito web dedicato è sempre da consigliare. Correlare una pagina facebook o instagram pure. Creare un piano editoriale di contenuti per tenere viva l’attenzione del vostro pubblico sulle nuove uscite, altrettanto essenziale. Insomma. Dopo il podcast c’è tanto altro lavoro!

5. Comunicare il mio podcast all’esterno

Un podcast non necessità di immagini, ma la sua comunicazione si! Pertanto il tuo podcast dovrà avere un’immagine, un marchio, un logo, insomma tutto ciò che ne rende possibile l’identificazione nell’universo di informazioni che offre il web. Ogni piattaforma di diffusione, da itunes a Spreaker, passando da Soundcloud, richiede il caricamento di un’immagine. Pensa anche ai vari blog che potranno recensire il tuo programma, anche loro troveranno un’immagine a corredo utile per pubblicare un articolo: tu al microfono, un selfie con un personaggio intervistato, ogni immagine è utile allo scopo. E non dimenticare che tutti i social che utilizzerai richiederanno un’immagine per la copertina. 

6. Quale strumentazione tecnica è necessaria per realizzare il mio podcast?

La cosa bella dei podcast è che possono essere realizzati con gli strumenti più disparati. E questo non ne inficia il successo. Ci sono podcast che vantano una grande diffusione realizzati con un microfono collegato a un computer (vedi il caso di Caffé Design) e podcast poco ascoltati con alle spalle una produzione di altissimo livello. Diciamo che il minimo di risorse che vi servono sono un microfono, magari USB, un computer con un software di registrazione, e un minimo di dimestichezza con i programmi di editing audio.

Se registrate a casa sceglietevi un luogo tranquillo. Di solito le due ante invernali dell’armadio aperte sono lo sfondo ideale per chi inizia con un podcast. Altrimenti piazzatevi in salotto e avvisate i vostri genitori di non fare troppo casino!

Per crescere non ci sono limiti ma ricordatevi il tip #3 sulla sostenibilità!

7. Come distribuire un podcast. Serve ancora il feed RSS?

Posto che chi scrive non è un nerd e non conosce granché del codice necessario a distribuire un feed ogni volta che pubblicate un nuovo podcast sul vostro sito, il consiglio che vi diamo è tanto semplice quanto pratico: affidatevi a una piattaforma di contenuti. I tutorial di Itunes, di Spotify, Spreaker e Soundcloud sono molto semplici e vi rendono la vita  facile. Perché trasformarsi in esperti del coding quando se ne può fare a meno?

Se avete un’idea per realizzare un podcast ma non volete mettere su una macchina infernale per la sua produzione, provate a parlarcene. Magari il vostro progetto potrebbe trovare spazio su Gli ascoltabili


Con Gli ascoltabili il podcast si impara all’università

Parla Giacomo Zito, cofondatore della piattaforma di podcast e docente alla NABA di Milano

Quando il coordinatore didattico dell’università mi ha proposto il progetto, non ci ho creduto. Insegno elementi di giornalismo e storytelling per futuri comunicatori da più di cinque anni, con un percorso dedicato ai progetti più disparati. Mai avrei pensato che l’offerta mi sarebbe giunta lo stesso anno in cui abbiamo lanciato la piattaforma di podcast dalla quale ci state leggendo.
Fare un podcast, per un giovane specialista di comunicazione, rappresenta una vera sfida con se stessi, mettersi alla prova, comprendere come migliorare le proprie capacità comunicative. Per il resto, anche in un podcast, il primato è sempre dell’idea e del progetto.
È arrivato il momento di studiare seriamente il fenomeno podcast. Oltre cinquanta studenti si sono cimentati nell’impresa.
Due classi di studenti alla vigilia della laurea specialistica di Design della Comunicazione si sono quindi immerse nell’analisi del grande successo dei podcast sia negli Stati Uniti che in Italia e hanno provato a ideare un format pensato apposta per questo medium. A fare del podcast uno strumento di arricchimento personale è stata la sua straordinaria adattabilità a riempire i tempi una volta morti delle nostre giornate. Complice lo smartphone, che funge anche da device di riproduzione di suoni, musica e, appunto, podcast.
Nessun limite alla forma di linguaggio, allo scopo, se di servizio o di intrattenimento. I podcast sono stati presi in considerazione in tutte le loro forme, analizzando stili di vita e modalità di ascolto del pubblico sempre crescente dei podcast addicted italiani. Da docente non immaginavo che il percorso didattico del creare un podcast sarebbe stato così entusiasmante per gli studenti. Questi ultimi, facilitati dalle loro conoscenze in ambito marketing e comunicazione, hanno lavorato non solo sull’idea creativa e il suo sviluppo, ma soprattutto nel progetto di valorizzazione del podcast e della ricerca di uno sponsor che trovi in questo strumento, un valido veicolo di comunicazione.

Un’università internazionale e multiculturale per approcciare il podcast senza barriere linguistiche.

In effetti non ci avevo pensato. In ciascuna classe del biennio specialistico della Naba sono presenti nutrite schiere di studenti stranieri, in particolare cinesi. Come avrei potuto farli cimentare in un progetto di podcast italiano? Semplice, facendogli fare dei podcast in cinese! Al di là della battuta, l’aspetto più importante dello studio è stato quello dell’analisi del mercato dei podcast, delle figure professionali che ruotano attorno al mondo della produzione audio, della capacità di ideare, progettare e realizzare tutti gli elementi che rendono un podcast memorabile.
Sviluppare lo storytelling efficace per un podcast è un obiettivo indispensabile per giovani studenti con poca esperienza alle spalle. Naturale che quasi tutti si siano appoggiati alla loro esperienza autobiografica per rendere i lavori convincenti, credibili e ingaggianti.
Restando in tema Cina, gli studenti della terra del Drago hanno evidenziato quanto fosse utile per loro parlare in un podcast dei loro problemi in un Paese straniero. Abbiamo scoperto che gli studenti cinesi fuori sede sono più di cinquecentomila, un numero pazzesco! E tutti vivono le stesse difficoltà, oltre che un’esperienza davvero fuori dal comune. Condividerla con i loro coetanei in Cina è diventato estremamente facile con i podcast da loro ideati. Il primo si intitola Hot Water e il secondo World China. Il nome Hot water nasce dal fatto che un luogo comune per i cinesi è essere considerati dei bevitori di acqua calda. Al contrario di noi europei che prediligiamo le bevande fresche. In questo stereotipo sta tutto il significato del podcast Hot Water. Il format, condotto dalle studentesse Yuan Joe e Zhang Han, racconta il bello e il brutto di un’esperienza formativa certamente esclusiva, ma che riserva anche diversi disagi. Interessantissimo podcast per chi parla cinese, da distribuire, oltre che su GliAscoltabili.it, anche sulla piattaforma di podcast cinese Himalaya.
Come Hot Water anche World China si concentra sulle differenze culturali. questa volta però il podcast è realizzato anche in inglese per raggiungere un pubblico di ascoltatori internazionali.

Lo studio del mercato alla base del percorso per produrre un podcast di successo.

L’immersione nel già variegato mondo dei podcast ha permesso di ottenere diverse informazioni. Soprattutto dal paese guida di questo crescente fenomeno dei podcast: Gli Stati Uniti d’America. Seguendo le orme dell’incredibile successo dei crime podcast, anche gli studenti Naba hanno elaborato un format dedicato alle storie inquietanti, scegliendo un taglio più glamour. È nato così Noir, the dark side of fashion, un format dedicato al lato oscuro delle stelle della moda. Da Versace a Gucci passando per Alexander McQueen, si scopre in ogni puntata come la moda non sia solo prestigio, stile e passerelle, ma presenti spesso un duro conto di dolore.
Sempre per restare in tema, Neverland, il podcast dedicato alle inquietudini delle grandi rockstar. Il pubblico dei podcast non è interessato unicamente alle crime stories, ma anche ad informarsi e ad arricchire la propria cultura. Ed ecco che dalla fervida fantasia degli studenti della Naba nascono alcuni podcast veramente originali. Bonifake 8 è un format che indaga con sarcasmo ed ironia nell’universo delle fake news. Un podcast che farà parlare di sé sicuramente, Linea 97 è un podcast di servizio che aiuterà gli studenti fuori sede a Milano a scoprire gli eventi più interessanti della città. Serendipity è il format che esalta il pensiero laterale come forma di massima creatività. Megané è uno squarcio di poesia per parlare in podcast dei temi che più ci interessano, dal tema della sostenibilità, la pace, la guerra, i rapporti umani, attraverso il filtro dell’opera cinematografica di Hayao Miyazaki.

Il sesso nei podcast poteva mancare?

Un gruppo di studenti si è infine cimentato nel tema del sesso in podcast. Naturalmente in chiave autobiografica, sette studenti si ritrovano nell’appartamento condiviso per raccontarsi le esperienze sessuali senza vincoli e tabù. Sono Quelli della 405, la vita come viene.
Alcuni di questi podcast realizzati dagli studenti saranno prodotti dalla nostra piattaforma di podcast e li potrete trovare a partire dalle prossime settimane su GliAscoltabili.it. Naturalmente fino al prossimo anno accademico in Naba che, vi assicuriamo, sarà dedicato nuovamente ai podcast pensati e creati dai giovani.


I “podcast addicted” italiani

Ecco i nuovi campioni della gestione del proprio tempo

podcast preferiti italiani

Sanno che cosa sono i podcast, come crearli, dove scaricarli. Sono tra noi, in auto, dove trovano i podcast scaricandoli a iTunes, sul tram, con le loro cuffiette, mentre ascoltano podcast italiani e stranieri, in palestra, tra le fila di una sessione di spinning, con il loro device dove scaricare il podcast preferito. Appartengono a ogni tipologia sociale. Di cultura medio alta, così come alto è il loro reddito, ma anche operai, agricoltori, impiegati, che hanno imparato come amministrare al meglio il loro tempo, che è sempre scarso e guai a sprecarlo.

Tutti sappiamo come gli smartphone stanno cambiando le nostre abitudini, viviamo con disagio l’isolamento che ci contagia in metropolitana, per non dire al ristorante, rapiti dal richiamo del nostro schermo e di relazioni virtuali consumate sul web. Eppure il cambiamento verso una maggiore consapevolezza sembra passare proprio dal nostro inseparabile dispositivo mobile che ci garantisce connessione continua con il mondo sociale cui apparteniamo. Come? La rivoluzione arriva dal suono e dai contenuti on demand. Dai podcast, per intenderci.

Per una volta essere “podcast addicted” non assume connotazioni negative, anzi. Basta solo un pizzico di organizzazione e soprattutto: sapere cosa sono i podcast, dove si trovano i podcast e, soprattutto, quando ascoltare i podcast.

Ottavio, direttore editoriale, consumatore seriale di podcast italiani e stranieri, rigorosamente on demand.

La sua giornata è  frenetica, tra manoscritti da leggere (più ne legge più gli si accumulano sulla scrivania), scrittori da incontrare, presentazioni cui presenziare. Per questo non c’è mai abbastanza tempo nella sua giornata, da dedicare alla famiglia o alla sua passione, i libri antichi. Ottavio ha un’ossessione giustificata dal suo lavoro: tenersi costantemente aggiornato. Per questo ha escogitato un sistema infallibile. Ogni sera mette in carica il suo smartphone collegandolo al computer, già programmato per scaricare al momento giusto il nuovo podcast sulle uscite editoriali il lunedì, il podcast del Newyorker il martedì, il podcast su come scrivere longform di successo il mercoledì e il podcast la Zanzara il giovedì, perché l’impegno gratifica, ma ogni tanto una mezz’ora di cazzeggio ci vuole.

Al mattino Ottavio salta in macchina e piazza lo smartphone sul suo supporto. E la sua auto è pronta a intrattenerlo nei trentacinque minuti che lo separano dall’ufficio.

Ottavio: podcast addicted #1

Veronica, stylist per una nota casa di moda. Ascolta podcast per nutrire la mente di contenuti non visivi, che le aprano nuovi orizzonti.

Veronica ha studiato business of fashion al Polimoda di Firenze. Il suo primo impiego è l’ennesima sfida della sua vita. Due collezioni all’anno più le capsule collection per seguire il mercato sono un impegno importante. Ha bisogno di continua ispirazione, di respirare i trend, di conoscere ciò che accade nel momento stesso in cui accade. Per lei il suo smartphone è iscritto ad alcuni dei podcast di moda più importanti del settore. Girlboss Radio è il podcast per conoscere i segreti delle più grandi professioniste del settore. Non manca anche Vogue Podcast, condotto da André Leon Talley per stare sempre connessa su tutte le tendenze in ascesa. Al terzo posto il podcast pop fashion condotto da Kaarin Vembar, stylist che Veronica ha eletto a modello per il suo futuro. Ne è talmente una fan che anche lei un giorno vuole riuscire a imparare come fare un podcast come il suo. 

Veronica, impegnata com’è tra meeting, organizzazione di sfilate, visite ai flagship store, ascolta i suoi podcast preferiti la sera prima di addormentarsi: chiude gli occhi, si rilassa da ogni stimolo visivo, ma tiene viva la mente pronta per il giorno successivo. 

Veronica: podcast addicted #2

Francesco, insegnante di filosofia, appassionato di cinema e nerd per vocazione.I podcast sono per lui una finestra sul mondo, nutrimento per la mente.

Staccarsi dall’insegnamento è per lui come smettere di respirare. Ma le sue anime sono diverse, appassionato di tecnologia, conosce tutte le novità del web e le app che stanno trasformando i nostri costumi. Infine il cinema, per il quale potrebbe disdire qualsiasi incontro galante, quando non riesce a unire entrambe le cose. Il suo smartphone è attivo la mattina e la sera sul tram che lo porta al liceo. Sempre con il sorriso stampato in faccia, d’altronde per un professore, aprirsi a nuovi orizzonti attraverso i podcast italiani che ascolta mattino e sera è un piacere. Comincia con “I Magnifici Sette” de Gli Ascoltabili, podcast sul cinema di oggi e di ieri. Non manca il podcast di Dario Vignali, per scoprire che, in fondo, anche lui non è male quanto a conoscenza di tecnologia. Piccolo segreto? La passione per Filosofarsogood, il podcast di filosofia. Perché anche se la insegna, a Francesco piace continuare a imparare!

Francesco: podcast addicted #3

Facile diventare un podcast addicted, un po’ meno smettere se, come dicono le statistiche, i podcast italiani stanno letteralmente esplodendo, sia per chi sa come fare un podcast, che per chi sa dove e quando ascoltarlo.


Il significato del podcast per le aziende

Uno strumento in più per la comunicazione d'impresa

Le aziende, tra i più sensibili e attenti interpreti dei trend e dei cambiamenti nei modi di comunicare, si stanno sempre più interessando ai podcast come strumento di comunicazione. Presenti nei social network, investono sempre di più nel mondo digitale, dove il pubblico spende più tempo e attenzione alla ricerca di contenuti, intrattenimento, relazioni.

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