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Dalla radio al podcast: breve storia emotiva della fruizione del calcio

Cover articolo calcio

Cari amici e care amiche, settembre è – anche – il mese dello sport. E in Italia non possiamo non citare LO sport nazionale. Il più amato e odiato, ma certamente il più seguito.

Il calcio è molto più di uno sport; è una passione che ha attraversato generazioni, paesi e culture, che è rimasto lo stesso pur continuando a evolversi.

E a evolversi è stato anche il modo in cui ce lo siamo goduto, il calcio.

Dalla radio alla tv, dal metaverso al podcast: in questo articolo vediamo insieme com’è cambiata la fruizione del calcio nell’ultimo secolo, perché sapete (e se non lo sapete cliccate sul nostro sito Cast Edutainment) noi non facciamo solo podcast… siamo multidisciplinari, baby!

1928: la radio e la radiocronaca

È il 25 marzo 1928. Un tifoso ha appena inviato all’Eiar Radiorario, una rivista settimanale, questo commento: “Insieme a un numeroso stuolo di amici di circa 80 persone abbiamo ascoltato con entusiasmo e palpitazione lo svolgimento della gara alla quale ci sembrava di assistere per la perfetta e precisa audizione”.

La gara nominata è la partita Italia-Ungheria: si tratta della prima radiocronaca italiana di una partita di calcio.

Ecco come si vedeva, o meglio, si ascoltava, il calcio: tanti amici seduti intorno a una radio, che racconta minuto per minuto ciò che succede nel match. E se all’inizio le radio erano poche, inserite nei bar o negli spazi pubblici, negli anni ’40 erano presenti nelle case di tantissimi italiani.

Il radiocronista deve svolgere plurimi compiti: narratore assoluto, a lui tocca raccontare ciò che succede, certo, ma anche trasmettere le emozioni che prova per il goal mancato o per quel fallo troppo pesante. Deve dare un commento personale, che gli ascoltatori possono condividere o contestare. Vi ricorda qualcosa? 😉

Tutto il calcio minuto per minuto

Tante le trasmissioni radiofoniche che sono poi nate dalla stessa radio. Una tra tutte?

Tutto il calcio minuto per minuto, un programma storico della Rai, che per decenni ha unito generazioni diverse davanti alla radio, di domenica, per sentire come sempre l’intero match.

Il calcio in movimento: la radiolina portatile

Mai sentito parlare della radiolina portatile? Era molto comune nelle decadi passate, specialmente negli anni ’50, ’60 e ’70. Questi dispositivi erano piccoli apparecchi radio portatili alimentati a batteria o a pile, progettati per consentire alle persone di ascoltare le trasmissioni radio ovunque si trovassero, anche fuori casa.

Durante gli anni in cui la radio era il principale mezzo di trasmissione delle partite di calcio, le persone le portavano con sé anche prima di andare allo stadio, in modo da non perdersi nemmeno un secondo.

E ovviamente le radioline accompagnavano i tifosi e le tifose anche in macchina. Più movimento di così…

Il 1950: il calcio in tv

L’arrivo della televisione ha rivoluzionato la fruizione del calcio. Le immagini in bianco e nero delle prime partite televisive hanno aperto una nuova dimensione all’esperienza calcistica. Gli spettatori potevano finalmente vedere i giocatori in azione, abbracciare l’atmosfera degli stadi e godersi la bellezza del gioco dalle loro poltrone. Ma quando è nato tutto questo?

È il 5 febbraio 1950. Anche se all’epoca erano pochissimi gli italiani che potevano permettersi una tv, il primo match mai trasmesso in televisione fu Juventus-Milan, partita che terminò con una vittoria schiacciante da parte della squadra milanese. La telecronaca fu affidata a Carlo Bacarelli e la partita fu filmata in presa diretta, per essere poi trasmessa in differita da Torino.

Per il televideo, invece, dobbiamo aspettare la fine degli anni ‘70: e a pagina 200, le persone se ne stavano incollate per vedere in diretta i risultati della partita. Lo ricordate?

La Domenica Sportiva

Collegato alla nascita della telecronaca c’è il più longevo programma della Rai dedicato al calcio. È La Domenica Sportiva, nato l’11 ottobre 1953, con la primissima puntata dedicata a Inter-Fiorentina, ma anche alla sfida ciclistica delle Tre Valli Varesine e al campionato italiano dei 50 km di marcia.

La domenica sportiva è stato anche il primo programma ad avere nella conduzione, in un ruolo non marginale, una donna: Simona Ventura, che al calcio dovrà, negli anni, il suo successo.

90° minuto, ovvero come si fa una rivoluzione

Per chi non lo sapesse, come noi prima di scrivere questo articolo, negli anni ’70 le partite erano tutte la domenica, e tutte alle ore 15. Si dava per scontato che alle persone interessasse solo il match della propria squadra.

E se volevi saperne di più? Facile. C’era – e c’è – 90° minuto.

Tutta Italia – e non solo – attaccata alla tv per vedere le interviste dei calciatori, i primi goal, il Mundialito di Giampiero Galeazzi, forse il più storico giornalista del programma.

E le sintesi, gli highlight, e i commenti si guardavano tutti insieme. Il calcio si avvicina, sempre più, ai tifosi e spettatori.

E ci avviciniamo agli anni ’80, quando i diritti delle nazionali vengono acquistati da canali altri dalla Rai, e finalmente le partite possono essere trasmesse sui principali canali.

90° minuto non declina, ma accompagna.

Il calcio diventa entertainment

All’inizio degli anni ‘90, cominciano a farsi largo alcuni programmi decisamente inusuali per il panorama delle nostre reti. Programmi che hanno avuto l’ardore – perché di ardore si trattava.

Tre parole: Mai. Dire. Gol.

Mai Dire Gol è stato il primo programma a unire al calcio una serie di contenuti originali, sketch comici, trasformando la telecronaca in un vero e proprio spettacolo di comicità: ai gol erano alternati gli errori, le gaffe dei giocatori, insieme a tantissime rubriche, divenute leggenda, e il calcio, a poco a poco, diventa quasi marginale.

Il programma diventa presto un vero e proprio momento di aggregazione, diventando adatto a tutta la famiglia; non per niente, a Mai Dire Gol personaggi come Aldo, Giovanni e Giacomo, Maccio Capatonda, Fabio De Luigi, Paola Cortellesi, Luciana Littizzetto devono moltissimo (e non dimentichiamoci la conduzione femminile di Simona Ventura).

La pay tv è nata prima di quanto pensavamo

1993-1994, Lazio-Foggia. È la prima partita di campionato trasmessa da una rete a pagamento.

È sufficiente abbonarsi, per vedere le partite. Nel corso degli anni, nascono diverse piattaforme a pagamento, che richiedono un abbonamento e danno in cambio la possibilità di guardare tutte le partite proposte.

Da TELE+ a Stream, da Sky a DAZN.

Gli stadi come cattedrali

Nonostante la popolarità della televisione, niente può eguagliare l’emozione di essere presente allo stadio. Gli stadi sono diventati veri e propri santuari, luoghi in cui i tifosi si riuniscono per sostenere le proprie squadre. È un’esperienza di condivisione di emozioni, dove la gioia delle vittorie e la tristezza delle sconfitte si vivono intensamente.

E non è tutto qui. In linea con l’Inghilterra, anche in Italia si sta sviluppando la tendenza delle squadre a crearsi il proprio “stadio”: un primo esperimento è lo Juventus Stadium, al quale seguiranno, nei prossimi anni, altre squadre italiane. La direzione è quella di rendere l’esperienza calcistica ancora più personalizzata e polifunzionale: c’è la partita, certo, ma ci sono anche i ristoranti, il merchandising, i tour…

E i social?

E figuriamoci se anche i social e le piattaforme non hanno avuto un ruolo fondamentale per la fruizione del calcio.

Al di là del fatto che le squadre possono condividere contenuti esclusivi per i propri tifosi, e le ovvie conseguenze dell’annullamento della distanza (almeno virtuale) tra calciatore e fan, ci sono due casi da citare: YouTube e Twitch.

YouTube ha cambiato il modo in cui le persone fruiscono il calcio attraverso la condivisione di video, highlight e una varietà di contenuti generati dagli utenti, mentre Twitch ha reso possibile lo streaming in diretta delle partite di calcio con una forte interazione tra streamer e pubblico, creando comunità online dedicate al calcio.

E che dobbiamo citarvi la Bobo TV?

Il calcio approda nel Metaverso

Con ogni probabilità, il 2022 sarà ricordato come uno degli anni più emblematici nella storia dello sport. Per quale motivo? Il calcio stesso sta attraversando una fase di trasformazione, o almeno sta cercando di farlo, e noi stiamo sperimentando direttamente questa audace iniziativa.

L’incontro del primo maggio tra Milan e Fiorentina ha rappresentato il primo passo nel portare il calcio nel Metaverso: una mossa intelligente messa in atto dalla piattaforma digitale italiana The Nemesis, con l’obiettivo di conquistare gli spettatori del Medio Oriente e del Nord Africa.

Esperimento o realtà? Chissà…

L’epoca dei podcast: il calcio a portata di auricolari

Negli ultimi anni, i podcast hanno aperto un nuovo capitolo nella fruizione del calcio. Appassionati e esperti del gioco condividono le loro opinioni, analisi e storie attraverso podcast dedicati.

È un andare avanti che ricorda le origini: i podcaster creano contenuti inerenti alla singola partita, attraverso podcast talk o interviste, ma non si fermano qui.

Infatti, ricordate la radiocronaca emotiva degli anni ’30? Ora che l’ascoltatore può vedere tutto, sentire i commenti e farsi le sue idee sul match utilizzando semplicemente lo smartphone, ai podcast è chiesto un pezzetto in più. Il podcast diventa uno strumento per tornare alle emozioni che il calcio regala.

Ne sono nati tanti, dedicati a singole squadre, ma anche a storie del passato, fiction e quant’altro.

E noi de Gli Ascoltabili abbiamo prodotto due podcast che ci teniamo a consigliarvi.

Disruptive, il prima e il dopo del calcio

Nella storia, ci sono eventi che fungono da spartiacque, segnando una distinzione netta tra ciò che è accaduto prima e ciò che è avvenuto dopo. Questo concetto si applica anche al mondo del calcio, dove individui, azioni e concetti hanno trasformato radicalmente lo sport più seguito al mondo, cambiando profondamente le dinamiche di un gioco che si svolge principalmente in campo ma trae nutrimento e vita da molteplici dimensioni. Il nostro Disruptive racconta storie di personaggi che hanno fatto proprio questo: da José Mourinho a George Weah, da Mia Hamm a Lionel Messi, tanti protagonisti del mondo del pallone sono raccontati con un taglio speciale ed emozionante. Un contenuto unico nel suo genere.

Mi chiamo Pietro Puzone

Gli amanti del calcio associano Pietro Puzone al giovane e talentuoso attaccante del Napoli di Maradona, colui che si è trasformato in Campione d’Italia, realizzando il sogno di ogni tifoso partenopeo. La storia di Pietro Puzone è un percorso caratterizzato da salite e discese, passioni e difetti, ma soprattutto da un profondo senso di umanità e amicizia. Il giornalista Lorenzo Giroffi ha sviluppato un rapporto speciale con l’ex calciatore, condividendo momenti intimi per narrare insieme la sua storia. Il risultato di questa straordinaria amicizia è il podcast intitolato “Mi chiamo Pietro Puzone”, un racconto autentico e senza censure in cui l’host cattura la voce di Puzone e guida l’ascoltatore nel suo mondo, che spazia dalla provincia napoletana agli stadi, dai festeggiamenti con Maradona alle difficoltà economiche e alla fragilità dell’uomo dietro la leggenda.