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Culture Next di Spotify: perché il podcast piace sempre di più

I podcast sono il futuro, ma soprattutto il presente: sono moltissime le aziende che, finalmente, si stanno muovendo verso questa direzione, e propongono podcast accattivanti che accompagnano il fruitore nelle diverse fasi della giornata. 

D’altronde, che il podcast stia sempre più uscendo dalla nicchia in cui si trova relegato, lo abbiamo già detto qui, per esempio, e poi ancora qui e qui. Abbiamo anche visto come gli altri media abbiano ignorato il fenomeno e ora debbano inseguire una rivoluzione di cui non sono stati partecipi. 

Per fortuna, Gli Ascoltabili è stato tra i pionieri del podcasting in italiano e oggi è leader nel genere true crime, sia tra i podcast gratuiti, sia tra i podcast a pagamento su Audible.

Oggi ce lo conferma anche Spotify, nel suo ultimo report di Culture Next, che vi facciamo scaricare qui

L’analisi di Spotify combina dati qualitativi, quantitativi e interni, intervistando diversi membri della Gen Z (15-25 anni) e i Millennial (26-40 anni) da tutto il mondo. Questo  in collaborazione con Archrival, un’agenzia che si occupa di cultura giovanile. 

Obiettivo del report: capire come due generazioni adiacenti ma già distanti come la Generazione Z e i Millennial affrontano una sfida comune, ovvero quella di ricostruire, dal periodo post pandemia, la cultura dalle fondamenta.

Millennial e Gen Z: perché ascoltano i podcast?

Rispetto all’anno scorso, su Spotify si è visto un incremento di podcast del 108%, con circa 1,8 milioni di titoli: com’è naturale, a essere aumentati sono anche i creatori e i produttori di contenuti, le aziende branded podcast, ma anche gli appassionati che vogliono provare a mettersi in gioco e produrre i propri podcast.

Molti i temi che risvegliano la loro attenzione, chiari i motivi che li spingono a scegliere questo tipo di ascolto: se per i Millennial ascoltare podcast significa cercare conforto nel passato recente, per la Gen Z si tratta, piuttosto, di un modo per evadere da una vita saturata dal digitale.

Millennials e Gen Z: cosa vogliono ascoltare?

Le abitudini di Millennial e Gen Z sono strettamente correlate, com’è normale, al periodo storico che stiamo vivendo. Un periodo, a dir poco stressante.

Secondo i dati raccolti, il 72% dei Millennial e il 63% dei membri della Gen Z concordano sull’importanza dei contenuti audio per ridurre i livelli di stress. Via libera, dunque, non solo a podcast incentrati sulla meditazione, sul self-care o sulla mindfulness. Gli ascoltatori cercano nell’audio un mix di contenuti da abbinare al proprio stato d’animo, playlist musicali che accompagnino le loro sessioni di meditazione, e suoni binaurali che possano alleviare la sensazione d’ansia generazionale. 

L’era post-lockdown ha inoltre causato un bisogno concreto da parte di entrambe le generazioni di fuggire, almeno metaforicamente, dalle quattro mura di casa. Ecco che gli appassionati di musica ascoltano contenuti audio per uscire dalla sensazione di prigionia, utilizzando musica, playlist e podcast per estraniarsi, fosse anche per poco, dal contesto.

I podcast, in particolare, vengono in aiuto a una generazione che ha quasi perso la fiducia nelle istituzioni sociali, nella politica e nella religione. i giornali, la tv, i giornalisti storici sono spesso portatori di notizie traviate, parziali e personali. 

I podcast e i contenuti audio sono percepiti come molto più affidabili, e i podcaster danno una sensazione di autenticità, accessibilità e affidabilità, anche in mezzo a uno scetticismo diffuso. Difficilmente i podcaster seguono copioni preimpostati; più spesso, rivelano il loro sé “reale”, vulnerabile e schietto, con cui gli ascoltatori hanno maggiori probabilità di sentirsi intimamente connessi.

Come devono comportarsi le aziende a riguardo?

Abbiamo appurato come Millennial e Gen Z includano nella loro routine i contenuti audio: per questo i brand possono e devono cogliere l’opportunità e cominciare a interagire attivamente con il proprio pubblico di riferimento, seguendo il flusso ricettivo degli ascoltatori.

Via libera, quindi, a playlist personalizzate “a rotazione”, che aiutino il brand a farsi conoscere, ma che permettono anche agli ascoltatori di essere più ricettivi, cosa facilitata quando i messaggi corrispondono al loro stato d’animo.

In secondo luogo, le aziende devono essere in grado di accogliere nuovi target di ascoltatori, non più differenziati per età anagrafica o genere, quanto per gli interessi.

A titolo informativo, i gamer, che per anni sono stati ragazzi giovani, hanno visto un grande incremento di donne (nel 2019 erano ben il 44%) e sono tra le categorie “nuove” che ascoltano maggiormente contenuti audio: playlist durante le sessioni di gioco, e podcast per imparare e scoprire cose nuove tra una sessione e l’altra. Non per niente, tra il primo trimestre del 2020 e il primo trimestre del 2021, il tempo trascorso in streaming tramite le console di gaming è aumentato del 35%.

Last, but not least, è importante stendere partnership con coloro che creano contenuti interessanti. Non bisogna dimenticare che con l’influenza dei social media le collaborazioni tra musicisti, podcaster, pubblico e brand sono aumentate al punto da cambiare nuovamente il paradigma “produttore/ascoltatore. Le community di fan non vanno trascurate, quanto ascoltate e, accontentate. 

Cosa devono fare i brand, quindi? Devono stare al passo, offrire opportunità uniche per coinvolgere gli ascoltatori, promuovere la connessione con loro attraverso il racconto di sé: ovviamente, utilizzando il podcast, e magari appoggiandosi a piattaforme di podcast gestite da gente che ne sa… come Gli Ascoltabili, naturalmente.