Quando torna la nuova stagione di Demoni Urbani?

Demoni Urbani è il podcast true crime più ascoltato in Italia. Nel 2021 è al quarto posto nella classifica generale dei podcast più ascoltati nel Paese. Questo perché al true crime si affianca una rielaborazione narrativa delle storie che genera affezione in chi ascolta. Dopo una pausa di due mesi Demoni Urbani è in arrivo con nuovi episodi.  

Demoni Urbani, la nuova stagione: le storie 

La nuova stagione di Demoni Urbani sarà disponibile il 7 di febbraio, in esclusiva su Spotify. Ideata e prodotta da Gli Ascoltabili, Demoni Urbani racconterà altre grandi storie crime. Gli episodi avranno un denominatore comune: i legami. Chi commette i delitti sarà infatti coinvolto da relazioni di sangue o di estrema vicinanza con i complici o con le vittime. La serie true crime in podcast più ascoltata di sempre apre le danze con la storia delle sorelle Papin, che nella Francia degli anni Trenta uccidono la padrona che le ha impiegate come serve.  

Un omicidio macabro, che vede soccombere anche la figlia della vittima, e che catalizza le attenzioni delle cronache dell’epoca ispirando perfino Sartre e Genet, che sulla scia della vicenda realizza la pièce Le serve.  

Spazio anche a casi di estrema contemporaneità: su tutti, la storia di Oscar Pistorius, il velocista che ha assassinato la compagna, Reeva Steenkamp, nel 2013. La storia del Blade Runner sudafricano, simbolo di chi può farcela pur partendo da situazioni di difficoltà (nel suo caso, le gambe entrambe amputate) si è trasformata in una parabola di sangue. Che ha catturato la fame dei mass media.  

Ma ci saranno anche altre storie intriganti e imperdibili, ambientate in ogni parte del mondo: perché il sangue è sangue ovunque.  

Francesco Migliaccio, la voce di Demoni Urbani 

Francesco Migliaccio è l’anima – e la voce inconfondibile – del podcast DemonI Urbani. Attore di teatro, cinema e tv, diretto sul palco da maestri come Luca Ronconi e Andrée Ruth Shammah, Migliaccio è attualmente sulle scene con La bottega del caffè di Goldoni nella versione con regia di Paolo Valerio.  

Il suo timbro, profondo, oscuro e al contempo suadente, è la cifra espressiva che fa di Demoni Urbani il podcast crime più ascoltato in Italia. Ogni settimana affidarsi alla voce di un interprete così raffinato e coinvolgente è un must, per i tanti appassionati di podcast e di Demoni Urbani.  

Non si tratta solo di saper leggere bene i copioni; Migliaccio li interpreta e aggiunge vitalità, terrore e complicità con chi ascolta. Tre sensazioni profondamente diverse, ma che sotto la guida dell’attore riescono a convivere in maniera efficace.  

Come si fa il podcast True Crime più ascoltato d’Italia

Prima di condividere i copioni scritti dagli autori con Migliaccio… i copioni della serie true crime più ascoltata del Paese devono essere preparati. Gli autori studiano i casi e stendono le sceneggiature, inserendo anche dettagli di post-produzione utili ai sound designer che cureranno questo aspetto.  

Completata la scrittura, si va in sala di incisione: Migliaccio, a microfono, recita.  

Dopo questa fase, spazio ai sound designer. Loro seguono la post-produzione, ricreando gli ambienti e trovando le musiche adatte alle storie.  

Una volta finalizzato questo processo, l’episodio è pronto per essere condiviso con gli ascoltatori e le ascoltatrici di Demoni Urbani. Buona esperienza – e non terrorizzatevi troppo…  

P.S. 

Questa volta nell’attesa della nuova stagione abbiamo pensato anche ad un’idea per ringraziare i milioni di ascoltatori e fan del podcast: dei wallpaper per Instagram sugli episodi più ascoltati di sempre! Basta collegarsi al profilo IG de Gli Ascoltabili per scaricarli. 


La quinta stagione di Demoni Urbani è online, in esclusiva su Spotify

È online la quinta stagione di Demoni Urbani, in esclusiva su Spotify. Finalmente, direte voi. Vi abbiamo fatto passare, lo sappiamo, le pene dell’inferno.Vi abbiamo fatto attendere, giorno dopo giorno, con la trepidazione che neanche i bambini la Vigilia di Natale. E la domanda è stata una e una soltanto: quando esce la nuova stagione di Demoni Urbani?
Sappiamo cos’avete fatto in questo periodo. Siete tornati sulle vostre piattaforme podcast preferite, siete corsi sulla nostra pagina de Gli Ascoltabili e siete andati alla ricerca delle vostre puntate preferite. Le avete ascoltate tante volte, al punto che ora non sapete più quali sono, davvero, le vostre puntate preferite. Sono tutte bellissime, dopotutto.

Poi è arrivata la fine del 2020, è stato un anno difficile per tutti, e noi non ce la siamo sentita di non fare la nostra parte. Siamo usciti con un episodio, Natale a Covina, che no, non è esattamente un cinepanettone trash. E poi, l’attesa. Ci siamo messi al lavoro subito, ve lo giuriamo, per far creare la quinta stagione, la più scoppiettante di sempre. La stagione con più novità, in assoluto. No, Francesco Migliaccio resta sempre, pronto a narrare fatti atroci, immersi nel sangue… 

Se vi ricordate, tempo fa vi abbiamo deliziato con due puntate extra, e con la speciale uscita di Halloween, con la puntata You’ll Never Walk Alone… e già vi avevamo fatto un piccolo spoiler. Quest’anno abbiamo pensato di fare le cose in grande. Siete curiosi? Beh, lasciateci spiegare…

Sapete che l’Italia è uno dei paesi con il minor tasso di omicidi nell’UE? 

Italiani, popolo di santi, poeti, navigatori e, ogni tanto, un serial killer. Finora, a Demoni Urbani, vi abbiamo raccontato di alcune delle vicende più crude e famose che abbiano colpito il nostro paese (dal delitto di Novi Ligure al mostro di Firenze (sul quale, lo ricordiamo, abbiamo prodotto una serie pazzesca per Amazon Audible, Il Mostro), dall’omicidio di Maurizio Gucci alla storia di Olindo e Rosa), ma non solo. Non ci volevamo accontentare di raccontare le vicende che sono passate sotto ai riflettori per molto tempo, no: ci interessava inerpicarci nelle storie che, spesso ingiustamente, hanno fatto meno scalpore. Volevamo ricordare vittime di sistemi sbagliati, vittime dimenticate, o taciute: dagli Ziti di Catania a Simonetta Ferrero, alla vicenda orrida da credere di Girolimoni

Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2018, sono stati commessi 345 omicidi (357 nel 2017), 212 hanno interessato gli uomini (234 nel 2017) e 133 le donne (123 nel 2017). Gli uomini sono più numerosi, ma in calo, mentre aumenta la quota di donne assassinate. Sempre i dati ci dicono che meglio di noi c’è solo il Lussemburgo: 0,3 omicidi ogni 100mila abitanti, contro il nostro 0,6. In cima alla classifica ci sono Lettonia (5,6), Lituania (4,0) e Malta (2,0). Insomma, c’è chi fa peggio. Molto, molto peggio. 

Demoni Urbani si sposta: cosa succede in giro per il mondo?

Paese che vai, storie di crimini violenti che trovi, diceva un vecchio detto (no? Ci stiamo confondendo? beh, può essere).

Uno dei paesi col più alto tasso di omicidi è, da sempre, la Russia. Ragionando in termini relativi, la Russia ha un tasso di omicidi pari al 9,2% della popolazione ogni 100.000 abitanti. Numeri che fanno impallidire gli Stati Uniti, che oscillano tra il 5 e il 6%. Anche in corruzione e concussione, però, la patria di Putin si posiziona bene: secondo la classifica annuale stilata da Transparency International, la Russia si trova al 138esimo posto.

La zona più violenta del mondo, come mostra un articolo del Wall Street Journal, è l’America Latina. Honduras, Venezuela, Belize, El Salvador, Guatemala, Jamaica, in particolare, sono le prime sei città al mondo con il più alto tasso di omicidi. La nazione che manifesta maggiormente la violenza sulle donne, invece, è l’India

Tra gli stati meno violenti, Islanda, Nuova Zelanda, Canada, Singapore, Giappone. Su questo però, c’è da fare attenzione: anche se, dati Ocse alla mano, il 71% dei giapponesi intervistati ha dichiarato di sentirsi al sicuro, e la criminalità è fortemente contenuta, Il paese del Sol Levante è uno dei paesi col più alto tasso di suicidi al mondo

Perché vi diciamo tutto questo? Perché Demoni Urbani apre le porte all’estero

Rullo di tamburi, suonino le trombe: la nuova stagione di Demoni Urbani parte in quinta, e avrà tutta una serie di novità che siamo ansiosi di farvi ascoltare.

No, fermi, non andate a pensare subito al peggio: il format non cambierà la sua natura intrinseca, la volontà di raccontare una storia d’orrore direttamente dalla città che la contiene… né ovviamente cambierà voce e volto: ci sarà sempre Francesco Migliaccio a farvi compagnia.
Ci siamo solo… diciamo… allargati un po’.

Le puntate di questa nuovissima stagione del vostro podcast preferito saranno ambientate in giro per il mondo. Proprio così: abbiamo cercato il marcio fuori dai nostri confini, trovato storie incredibili, riesumato vicende che vi lasceranno senza parole, come hanno lasciato senza parole la redazione. Ci sposteremo su e giù per il globo, racconteremo vicende ambientate in località sconosciute, ma anche nelle grandi metropoli. Non chiedeteci di più, anche se, a essere sinceri, qualche indizio già ve l’abbiamo dato. 

Beh, come dire… il male non ha patria, il male mette radici ovunque. Non preoccupatevi, però, non abbiamo lasciato il nostro Bel Paese… C’è posto anche per casa nostra, nella quinta stagione di Demoni Urbani.

Harakiri 3.0: non perdere la prima puntata della quinta stagione di Demoni Urbani

È il 2017 e il Giappone è uno dei paesi col più alto tasso di suicidi al mondo, una tendenza diffusa sempre più anche tra i giovani e i giovanissimi. A Zama, città a sud-ovest di Tokyo, un uomo di 27 anni di nome Takahiro Shiraishi apre un paio di profili Twitter coi quali si mette in contatto con ragazze che vogliono suicidarsi, invitandole a farlo a casa sua, con il suo aiuto. La storia di un uomo insospettabile che ha sconvolto una nazione, facendosi conoscere al mondo come il “Twitter killer”.

Ascolta la prima puntata della quinta stagione di Demoni Urbani, in esclusiva su Spotify, qui!


Le figure del podcast: lo speaker

C’era una volta… lo speaker

Al tempo di TikTok e YouTube, del lavoro da casa e dell’arte di reinventarsi, sembrerebbe che chiunque possa fare un podcast. E per certi versi forse è così. La verità però è che ci sono alcune figure specifiche dietro la realizzazione di un podcast di qualità: nelle prossime settimane ve ne racconteremo alcune.

Iniziamo oggi con la figura dello speaker. Diverso dal conduttore (di cui parleremo in un altro articolo), lo speaker nel podcast entra in gioco in sostanza quando è prevista una narrazione

Si tratta di una figura che naturalmente non nasce in questo ambito, ma ha invece una storia lunga, che pone le sue radici nel mondo dei programmi radiofonici o della pubblicità radio-televisiva. Ciò significa che uno speaker tendenzialmente nasce come dj o doppiatore. Ovunque sia protagonista un microfono.

Non esiste comunque un percorso preciso e lineare per diventare speaker e tutt’ora difficilmente è ritenuta una professione a sé stante. Se si volesse trovare una definizione univoca di questo ruolo, basterebbe dire che lo speaker è un “professionista della voce”. Un animale da studio di registrazione, un atleta del microfono, un maestro delle corde vocali.

Lo speaker è una persona che ha studiato a fondo la propria voce, che sa decostruirla e reimpostarla per arrivare a sfruttarne al massimo tutte le potenzialità. 

È necessario un attento lavoro di conoscenza di sé e di ascolto della richiesta, per far incontrare le proprie capacità con la sensibilità del committente/pubblico. Dopodiché la performance ideale sarà data da un equilibrio di estetica, ritmo e personalizzazione. 

Ovvero: ok la bella voce, ma bisogna anche saperla usare.

Lo speaker oggi: quali prospettive

Intendiamoci, non è necessario avere uno speaker professionista per fare un podcast di successo. Molto spesso, anzi, è proprio il contrario: i produttori ricorrono a voci “inesperte” perché già conosciute dal pubblico in altri ambiti, o perché spigliate di natura e quindi percepite come autentiche. Soprattutto, come si diceva, non c’è l’ombra di speaker nei podcast non narrativi. Prendiamo ad esempio due nomi-simbolo del podcasting in Italia: Pablo Trincia, giornalista e Alessandro Barbero, professore. Certamente non nascono speaker, eppure non hanno problemi a totalizzare fiumi di download.

Qui a Gli Ascoltabili privilegiamo il podcast narrativo, e abbiamo da sempre un rapporto stretto col mondo dello speakeraggio/doppiaggio. Come non ci stanchiamo mai di sottolineare, l’efficacia di nostri podcast come La mia storia, Scaffali Roversi, Scemi da un matrimonio,Lady Killer e altri dipende anche dal contributo di interpreti professionisti.

Oggi il panorama dei mestieri della voce non è più quello di trent’anni fa, quando tra cinema e televisione le opportunità di lavoro per speaker e doppiatori erano certamente più numerose, varie e di maggiore qualità. Il mondo dei social e le piattaforme streaming spingono sempre più verso una fruizione di contenuti in lingua originale ed è questa la modalità cui è abituato e che ricerca il nuovo pubblico dominante, fatto di millennial e zoomer. 

Qual è quindi il nuovo “habitat” ideale del professionista della voce? Principalmente il mondo dei videogiochi, che rappresenta il più grosso mercato dell’entertainment. Qui ingenti investimenti sono destinati a localizzazione e doppiaggio, in particolare da parte delle più grosse case videoludiche che realizzano giochi di tipologia AAA quali Assassin’s Creed, World of Warcraft, Call of Duty… eccetera. Tuttavia, c’è anche da segnalare che una significativa fetta di mercato è oggi rappresentata da titoli mobile, che invece quasi mai sono tradotti e/o doppiati.

Approdare al podcast: dallo speakeraggio pubblicitario…

E il mondo podcast? Probabilmente è ancora presto per valutare quali prospettive riserva questo ambito per gli speaker, ma il settore – che rappresenta ancora una nicchia – ci offre già interessanti spunti di riflessione.

Recitare davanti a un microfono non è un gioco da ragazzi. Non lo è in generale, e non lo è a maggior ragione per un medium come il podcast che – specialmente in Italia – è ancora tutto da scoprire.

Fermo restando che ogni professionista è a sé e ha il proprio stile, a seconda del settore di provenienza – speakeraggio, recitazione, doppiaggio – sono riscontrabili alcuni punti comuni negli approcci degli interpreti.

Uno speaker pubblicitario è allenato a leggere un copione, magari anche fornitogli all’ultimo minuto. In quanto a estetica e gestione dei tempi, sarà imbattibile. Recitare in un podcast però richiede (anche) altro: una capacità di empatia con il testo, di ricerca della verità interpretativa che ha più a che vedere con il ruolo di attore che non con quello di speaker tradizionale. Chi è abituato a trailer, promo e claim pubblicitari dovrà dunque mettere in conto di spogliarsi degli orpelli propri del mestiere, e “mostrare il fianco” per rendere il contenuto più vicino alla realtà.

…dal doppiaggio…

Un discorso simile vale per i doppiatori.

“Diceva sempre che doppiare gli piaceva, perché ogni giorno potevi diventare qualcun altro: oggi sei Cary Grant, domani Robert De Niro, un giorno sei Al Pacino, quello dopo Tom Cruise! Quel giorno Giacomo era Mr. Quaggott.”

Per fortuna, non tutti gli incarichi di doppiaggio sono come quello di Giacomo Poretti in Chiedimi se sono felice, relegato a “interpretare” i colpi di tosse di una comparsa. Ma è vero che il ruolo di doppiatore (di contenuti audiovisivi) contiene già in sé una sorta di compromesso: devi interpretare il personaggio, ma allo stesso tempo anche l’attore che lo incarna nella versione originale. Il tutto trovando una modalità adeguata al contesto linguistico e culturale del tuo pubblico, che sarà certamente diverso da quello di provenienza. Questa ricerca al cinema e in televisione porta a una recitazione che se risulta vincente nei film e nelle serie tv, non lo è altrettanto nei podcast.

Provate a chiudere gli occhi mentre ascoltate la scena di un film doppiato: noterete che il modo in cui si esprimono i personaggi non rispecchia la realtà di tutti i giorni. Come spettatori ci siamo abituati e anzi, probabilmente rigetteremmo un’interpretazione diversa.

Tuttavia questa modalità riprodotta in un podcast può risultare troppo artificiosa e portare il pubblico a non “credere” a ciò che sta ascoltando. In questo caso, dunque, al doppiatore sarà richiesto un ulteriore “compromesso”: la ricerca di una maggiore autenticità, senza timore di accogliere incertezze e “sporcature”. 

…e dal palcoscenico teatrale

E per quanto riguarda chi proviene dal teatro? Dicevamo più sopra che l’attore ha dalla sua il fatto di essere già abituato a calarsi in una parte, nel senso di studiare la psicologia di un personaggio e trarre dalla propria esperienza personale gli elementi utili a esprimerla in modo credibile (ci perdonerete per la semplificazione della ricerca attoriale, che ovviamente è molto più complessa di così). 

A questo si aggiunge un fenomeno recente, quello che ha visto molti attori e doppiatori conosciuti al grande pubblico cimentarsi nella lettura di audiolibri, soprattutto i grandi classici: pensiamo a nomi come Francesco Pannofino, Fabrizio Gifuni, Paola Cortellesi, Claudio Bisio, Alba Rohrwacher. Un fenomeno alimentato anche dal programma radiofonico Ad alta voce di Rai Radio 3.

L’audiolibro però è un contenuto ancora diverso dal podcast, ha una durata più dilatata, e si presume venga ascoltato “a puntate”. E nell’audiolibro l’attore si sostituisce  di fatto alla voce narrante, andando poi a interpretare – nel caso di un romanzo – ove necessario le esclamazioni dei personaggi protagonisti.

Un podcast richiede all’attore di effettuare quella ricerca interpretative cui è abituato, senza però avere a disposizione i tempi, i confronti e le prove del teatro. Senza contare che nel podcast l’attore deve fare i conti con un “filtro” che si pone tra lui e il personaggio, tra lui e il pubblico: il famigerato microfono, che modifica e amplifica la voce e la mette al centro della scena. Un oggetto così piccolo e banale, che tuttavia a un primo impatto può spaventare anche l’interprete più navigato. 

Accade dunque che nel formato podcast lo speaker pubblicitario e il doppiatore possono imparare qualcosa dall’attore, e viceversa. Alla ricerca di una figura “mitologica” che è ancora da perfezionare e scoprire: lo speaker di podcast.  


Il genere Crime sfonda il muro dei podcast, ed è subito febbre!

Crimini, misteri, ladri e tutori della legge. La domanda di suspense e adrenalina non tramonta mai e sfonda nel mondo dei podcast.

È vero, per un blog che è dedicato ai migliori podcast italiani, parlare di televisione è forse fuori tema, ma la nostra attenzione è più che giustificata: nel mondo della serialità televisiva, la categoria crime è indubbiamente una di quelle che ottiene i riscontri maggiori, ovvio che per chi sperimenta nella creazione di podcast di successo, l’argomento diventi all’ordine del giorno. 

Negli ultimi trent’anni della storia della tv, non si contano le serie, appartenenti a questo genere, che sono diventate veri e propri cult, dal seminale CSI a The Wire, da Breaking Bad a True Detective. Si tratta di prodotti di altissima qualità, sia sul piano della costruzione narrativa sia su quello della confezione, particolarmente caratterizzati da un impianto visivo di altissimo livello.

Insomma, dalla progettazione alla scrittura, dalla sceneggiatura alla realizzazione, niente viene lasciato al caso. La stessa ricetta che viene richiesta a un podcast da classifica.

Il 2017 è l’anno di svolta per il genere Crime in tv, che ha dato ispirazione ad innumerevoli serie di podcast.

Alla fine del 2017, su Netflix, ha visto la luce un prodotto estremamente interessante e innovativo: si tratta di Mindhunter, che ha avuto come showrunner Joe Penhall (The Road) e alla regia nientemeno che David Fincher (Fight Club, Seven) e ha cambiato la carte in tavola. Scritta e girata benissimo, Mindhunter ha saputo raccontare gli anni della nascita della psicologia criminale e la mente di efferati serial killer rinunciando in modo radicale alla rappresentazione visiva dei crimini, incentrando il racconto esclusivamente sulla parola senza che la tensione drammatica ne risentisse minimamente. Al contrario, la scrittura evocativa di Penhall, fatta di parole “piene” ed estremamente calibrate, ha trasformato l’assenza della componente visiva in un punto di forza in grado di rendere ancora più intensa la drammaticità delle situazioni raccontate.

Fatte le debite proporzioni, è stata proprio la visione di una serie come Mindhunter il punto di partenza per il team di autori de Gli ascoltabili per immaginare una serie crime in formato podcast, incentrata quindi sulla parola, i suoni, le atmosfere da ascoltare. Il fascino della psicologia criminale, i torbidi monologhi interiori dei serial killer e la ricostruzione di indagini e crimini ci sono sembrati perfettamente compatibili con la nostra filosofia di fare intrattenimento di alto livello, di costruire narrazioni efficaci e con grande cura della confezione per un programma on demand

Abbiamo ovviamente ascoltato con grande interesse uno dei più importanti esperimenti di podcast crime esistente negli Stati Uniti, Crimetown, prodotto da Gimlet Media, che dedica ogni stagione a una diversa città americana e a una singola storia criminale in essa ambientata. 

L’idea de Gliascoltabili si era da subito orientata verso una struttura antologica della serie di podcast, ma ci siamo chiesti se le città italiane non avessero da offrire storie criminali, magari poco note, altrettanto interessanti, se non di più, rispetto a quelle offerte da Crimetown. 

Il passaggio decisivo è avvenuto quando ci siamo imbattuti la storia di Antonio Boggia, il killer della Stretta Bagnera, viuzza nei dintorni di via Torino, a Milano: anche Milano, alla fine dell’Ottocento, aveva avuto il suo Jack lo Squartatore, ma in pochi ne erano a conoscenza. Noi ci siamo subito appassionati alla vicenda e ai dettagli di quella storia ormai sepolta nel tempo. Tanto da farla ritornare a vivere in un podcast capace di rievocare i brividi di quei momenti.

Da un caso ispiratore a una serie di podcast di successo: Demoni Urbani

Spaziando dall’Ottocento dino ai giorni nostri, sono state molte altre le storie criminali che ci hanno affascinato, alcune note e altre meno note, che sono avvenute nelle strade, nelle metropoli o nelle piccole città nelle quali scorre la nostra quotidianità. 

Da questo insieme di circostanze e di considerazioni è nata alla fine la serie di podcast Demoni Urbani, la cui prima stagione ha ottenuto un grande successo di pubblico, anche grazie alle straordinarie interpretazioni dell’host Francesco Migliaccio, attore di teatro dal talento cristallino e dalla carriera importante, che con la sua voce graffiante e a tratti dolente accompagna gli ascoltatori nelle storie infernali dello show.

Forti di questo importante successo abbiamo subito messo in cantiere la seconda serie di podcast, che porta Demoni Urbani alla pausa estiva, con gli smartphone di tutti gli appassionati ben carichi di episodi da ascoltare tutti d’un fiato, come vuole la tradizione delle serie tv, meglio se di notte, meglio se a luci spente!

La seconda serie del podcast racconta alcune storie decisamente famose nell’ambito della cronaca nera del nostro paese, come quella del primo episodio, dedicata al Mostro di Firenze, nella quale la voce di Francesco Migliaccio ricostruisce sia la fobia collettiva del “mostro” che ha segnato gli anni ’80, sia la grottesca sfilata degli improbabili “compagni di merende” durante il processo che ne seguì, negli anni ’90.

Ogni podcast crime ha una sua carica di attrazione. Cosa porta un ascoltatore a entrare nei meandri della follia omicida?

L’interesse nei confronti del crimine, addirittura il fascino che l’illegalità esercita nei confronti dell’uomo è un dato che certamente non va dimostrato. Dal mito alla letteratura, dal teatro al cinema, dal videogioco al podcast, tutti i generi narrativi vantano una produzione che soddisfa una domanda sempre crescente. Il podcast è arrivato ultimo in ordine di apparizione, ma mutua tutte le categorie e gli stili narrativi dei suoi predecessori. Demoni Urbani, la serie crime de Gliascoltabili ha raccolto questa eredità e subito si è posizionata ai primi posti delle classifiche di podcast italiani. La domanda è naturale: cosa porta il pubblico ad interessarsi di queste vicende oltre il fatto che siano all’interno di podcast di qualità come Demoni? Certamente il bisogno di conoscere i limiti del proibito, esplorare il confine labile tra bene e male, proiettare fuori da sé, per osservarla meglio, la paura della morte, come ultimo confine del nostro vivere.

Gli autori del podcast Demoni Urbani lavorano in questa direzione, aiutati dalla splendida voce di Francesco Migliaccio che scava nelle menti, nei profili psicologici di carnefici e vittime, ponendo a ciascuno di noi la domanda: cosa avrà portato questi protagonisti della notte a delitti così efferati?

Demoni è un podcast che ha sì come perno una voce profonda e sfumata, ma anche la realizzazione complessiva è estremamente curata. Dalla scelta delle musiche, che attingono ai generi più attuali di electro pop con sfumature punk, al sound design, volto ad esaltare i suoni di quei momenti tragici, per proiettare chi ascolta nel “qui e ora” di ciò che è accaduto.

Non abbiamo ancora terminato di scrivere la seconda serie che già una terza è in programmazione. Da settembre 2019 il podcast di maggiore successo tornerà in programmazione con storie che, oltre alle varie città italiane, toccherà luoghi e protagonisti che, fino a un istante prima di rivelarsi quali spietati assassini, si celavano attorno a noi con sconcertante naturalezza.

Intanto che aspettiamo i nuovi episodi, vi invitiamo su gliascoltabili.it a fare incetta dei migliori podcast di intrattenimento, per i vostri momenti di relax… e di terrore di quest’estate.