Il podcasting in numeri: il caso dell’Italia

Dal nido al cielo: il podcast sta per diventare il medium del futuro?

Il 2020 – ormai lo abbiamo capito – passerà alla storia come l’anno del boom: quello in cui il podcast avrà raggiunto il successo di massa e sarà arrivato praticamente a tutti. La causa principale, certamente, è da individuare nel lockdown seguito alla pandemia da Covid-19. Le grandi crisi come questa – la storia ce lo insegna – hanno la caratteristica di accelerare processi in corso (sia positivi che negativi). In questo caso, ha anticipato il momento della rivoluzione ascoltabile.

D’altronde, che il podcast stia sempre più uscendo dalla nicchia in cui si trova relegato, lo abbiamo già detto in varie occasioni: qui, per esempio, e poi ancora qui e qui. Abbiamo anche visto come gli altri media abbiano ignorato il fenomeno e ora debbano inseguire una rivoluzione di cui non sono stati partecipi. Per fortuna,GliAscoltabili è stato tra i pionieri del podcasting in italiano e oggi è leader nel genere true crime, sia tra i podcast gratuiti che tra quelli a pagamento su Audible.

Ma andiamo con ordine, e poi cerchiamo di capire perché l’audio sta diventando il medium del futuro.

I numeri sull’ascolto dei podcast in Italia ci rivelano un mondo in continuo fermento

Il pubblico dei podcast italiani cresce continuamente da anni, ormai. Nel 2019 ha superato i 12 milioni di ascoltatori. In un primo momento, l’Italia sembrava essere impenetrabile dal fenomeno podcasting. Poi, però, nel 2018 è arrivata a occupare il sesto posto in Europa per percentuale di ascoltatori. Infatti, a partire dalla metà degli anni ’10, gli amanti dei contenuti audio sono costantemente cresciuti. Va segnalato, tuttavia, che, nonostante la crescita imponente, ancora oggi il podcast rimane tutto sommato un prodotto di nicchia tra i vari media.

Secondo i dati del 2020, i podcast sono ascoltati principalmente nel nord-ovest del Paese da persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Gli ascoltatori maschi, poi, sono leggermente di più delle ascoltatrici.

Escludendo i programmi musicali, le notizie sono la seconda categoria di podcast più popolare, seguita dagli spettacoli di intrattenimento. Gli ascoltatori di sesso femminile riportano un interesse significativo per i podcast su salute e lifestyle (32%), mentre il business ha attirato circa un quarto dei giovani ascoltatori.

Inoltre, la stragrande maggioranza degli utenti si rivolge esclusivamente a contenuti gratuiti: l’85% degli ascoltatori del 2019. Mentre solo il 4% ascolta esclusivamente podcast a pagamento.

Dimmi su quale piattaforma lo ascolti, il podcast, e ti dirò chi sei

Se fossimo Clint Eastwood in un film di Segio Leone, potremmo dire che «il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica, e chi scava». Ma qui non siamo nel Far West – anche se, forse, quella al media sonoro sarà la caccia all’oro dell’immediato futuro – quindi ci limitiamo a dividere gli ascoltatori di podcast in due grandi categorie. Anzi, in tre, ma cominciamo dalle prime due, che riguardano i contenuti gratuiti. Quelli che ascoltano i podcast su Spotify e quelli che li ascoltano su Apple Podcast.

Ecco, in Italia, quelli che li ascoltano su Spotify rappresentano la stragrande maggioranza, più di tutti gli altri messi insieme. Il 62% tra tutti gli utenti. Se poi andiamo a guardare tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, addirittura la percentuale sale al 73%.

La terza categoria a cui si accennava riguarda chi ascolta i podcast su Audible e quindi chi usufruisce di contenuti a pagamento. In italia, la piattaforma di Amazon si trova al secondo posto, con il 25% degli ascolti. Seguita da Apple Podcast che si trova solo in terza posizione. Infine, soltanto il 10% degli utenti utilizza Soundcloud per ascoltare i podcast.

Da smartphone o da pc

Ormai, a far da padrone nell’ascolto dei podcast è lo smartphone. Gli accessi a Spotify tramite smartphone hanno superato PC e tablet. Solo a maggio 2019, circa 2,1 milioni di utenti hanno utilizzato Spotify sui propri telefoni cellulari ogni giorno, mentre l’audience media giornaliera su PC è stata di 41,2 mila utenti unici. Nel 2018, oltre due milioni di persone che hanno utilizzato Spotify sui propri dispositivi mobili avevano un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, mentre i 25-34enni ammontavano a 1,7 milioni. Gli utenti con più di 35 anni hanno raggiunto i quattro milioni nello stesso periodo.

I contenuti podcast più ascoltati in italia riguardano soprattutto notizie, attualità, storia. Nella top 10 di ottobre dei podcast più ascoltati, 5 programmi riguardano le notizie, 2 la società e la cultura, 1 la storia, 1 la mitologia e 1 la musica. Il podcast ad argomento storico, in realtà riguarda delle conferenze del noto divulgatore Alessandro Barbero trasformate in contenuto audio.

Se guardiamo alle posizioni comprese tra la 11 e la 20, la situazione diventa più variegata: abbiamo ancora 3 show dedicati alle notizie, 1 al business, 1 alla musica, 1 alla scuola (si tratta di contenuti educativi per studenti), 1 alla scienza, 1 alla tecnologia, 1 ancora alla storia e ancora condotto da Alessandro Barbero. Tra quelli di news, in 11esima posizione compare il Global News Podcast della BBC in lingua inglese.

Se ci concentriamo sui dati Audible, la più importante piattaforma di contenuti audio a pagamento, le tipologie di podcast sono un po’ differenti. A giugno 2020, quindi poco dopo il lockdown, podcast più ascoltati di sempre risultavano essere:

  1. Listen and Learn, di John Peter Sloan (educazione)
  2. La Piena, di Matteo Caccia (true-crime)
  3. Grandi menti a confronto, di Piergiorgio Odifreddi (divulgazione scientifica)

Mentre i podcast più ascoltati durante il lockdown risultavano essere:

  1. Buio, di Pablo Trincia e Luca Micheli (true-crime)
  2. Auris, di Sebastian Fitzek, letto da Adriano Giannini (crime)
  3. Le parole giuste, di Paolo Borzacchiello (crescita personale)

Tra i podcast che Audible segnala come tra i più ascoltati negli ultimi mesi, figurano ancora quelli di Alessandro Barbero, di Piergiorgio Odifreddi e Alberto Angela: tutti a tre a tema divulgativo e con al centro la storia o la storia della scienza.

Molto atteso su Audible, e al momento molto popolare, è anche il podcast di Roberto Saviano, Le mani sul mondo, legato ai temi tipici dello scrittore e giornalista campano.

Possiamo vedere come il genere true-crime abbia tendenzialmente un successo notevole. Tra i pionieri, in Italia, c’è sicuramente la serie Demoni urbani, sviluppata da GliAscoltabili, che ha superato il milione di download e si mantiene, ormai da anni, costantemente nella classifica dei podcast più ascoltati. Sempre GliAscoltabili, poi, propone da poco su Audible (quindi su una piattaforma a pagamento) la serie Lady killer, ancora true crime, anche questa di enorme successo; a conferma di come il genere stia segnando, insieme all’informazione, il mondo del podcasting.

L’indentikit dell’ascoltatore di podcast italiano

Se volessimo utilizzare i dati appena utilizzati più qualcun altro in nostro possesso, potremmo tracciare un identikit molto preciso degliascoltatori di podcast. Nella maggior parte dei casi, si tratta di maschi, bianchi, benestanti, giovani e istruiti. Fruiscono degli spettacoli soprattutto a casa o in macchina e principalmente attraverso lo smartphone. In genere non aumentano la velocità di riproduzione, quindi danno attenzione anche agli aspetti musicale e di sound design. In quanto a piattaforme, l’ascoltatore medio italiano predilige Spotify. In genere, poi, gli utenti ascoltano i vari episodi tenendo una “regolarità mensile” e non “settimanale”. Sono attivi su almeno un social. Hanno Netflix o Amazon Prime Video. Guardano poco la tv (e dunque la pubblicità su questo mezzo). Leggono, però, libri, riviste e quotidiani (specie in digitale) e sono più propensi ad acquistare un altoparlante intelligente come Amazon Alexa o Google Home. Sono interessati soprattutto all’attualità e all’informazione, ma apprezzano molto anche la divulgazione culturale. Non disdegnano la narrazione purché sia legata a fatti reali e soprattutto al crimine (l’incredibile successo del genere true-crime è esemplare). Predilige i contenuti gratuiti ma spesso è abbonato a Audible e, dunque, conosce anche il mondo degli audiolibri. Non si limita all’ascolto dei podcast ma cerca espansioni e approfondimenti altrove sugli stessi temi a cui è interessato.


La mia voce è adatta per fare un podcast? Riflessione semiseria sugli ingredienti per fare un podcast da classifica

Come tutte le cose, anche per i podcast, il punto non è l’obiettivo ultimo. Ma il percorso per raggiungerlo

Tutti coloro che si avvicinano al mondo dei podcast hanno almeno due obiettivi: un’idea, un contenuto e il desiderio di farsi conoscere. L’ordine è esattamente questo, non può essere ribaltato con considerazioni del tipo “cosa “tira” in questo momento e di cosa potrei parlare per fare un podcast di successo? Okkei, forse l’ho presa un po’ alla larga, ma questo inizio di ragionamento ha a che fare con il ruolo che la voce ha nel podcast per come lo intendiamo oggi.

Il podcast se ne fa un baffo del “palcoscenico” offerto dai media tradizionali. Le generazioni cresciute davanti alla televisione hanno impresso nel proprio dna una “grammatica” della forma fatta di formule di rito, musiche al momento giusto, applausi, eccetera eccetera. Il bello del fare un podcast gratuito è esprimersi in modo totalmente libero, sperimentando nuove modalità, ricercando il proprio linguaggio adatto all’audio per il digitale

Gli unici aspetti che vale la pena preservare nel processo di costruzione di un podcast sono: l’intelligenza del contenuto, la spontaneità, la progettazione efficace della narrazione. E la notizia è che non serve una bella voce per fare un ottimo podcast.

Ok, se ce l’avete già questo non è per forza un problema. Il punto è che non esiste una voce bella o brutta, ma unicamente una voce usata bene o male. E soprattutto una voce che è capace di trasferire dei contenuti da una parte (il microfono) all’altra  (lo smartphone di chi ascolta il podcast). 

La voce attiene alla forma e per fare un podcast la forma non basta. 

Lo script. Fondamentale in un podcast, ma non usarlo quando schiacci il tasto “rec”.

Script, scritto, quindi pensato, frutto di rielaborazione, processo di perfezionamento continuo. Un’ancora di salvezza quando l’emozione ti blocca il flusso spontaneo della narrazione, ma anche un peso enorme quando si tratta di liberare la freschezza e la spontaneità di un podcast.

Meglio un’organizzazione schematica dei contenuti che liberi la personalità dell’host del podcast. Essere sé stessi in questi casi è fondamentale e la naturalezza dell’esposizione è qualcosa che si può e si deve allenare con il tempo. Non dimentichiamo che un podcast da classifica ha nella continuità della produzione e della pubblicazione la prima condizione per poter avere delle chance di divulgazione.

Per noi di Gliascoltabili la scrittura di un podcast è un aspetto fondamentale. Ma stiamo lavorando costantemente insieme ad attori e giornalisti per sperimentare le modalità più efficaci per generare l’effetto naturalezza che tutti gli ascoltatori ricercano in un podcast. Bene, il podcast è interessante, i contenuti sono ok, la forma mi piace, ma il tono di voce dell’host è scostante e genera una distanza.  Ecco che tutti gli sforzi per costruire un contenuto in formato podcast diventano improvvisamente vani.

Vero è anche l’opposto: non serve necessariamente replicare l’atmosfera incasinata della nostra cameretta una domenica mattina per essere considerati freschi e spontanei, e allora?

Anche un podcast di “chiacchere” richiede tanta preparazione.

Un esempio ci è dato dal podcast degli studenti Naba “Quelli della 405”, che ha completamente rivoluzionato il significato di podcast, portandolo a un livello di quotidianità e spontaneità da millennials. Per di più in un argomento tabù come il sesso senza veli vissuto dai giovani. La storia dei podcast si arricchisce così di un nuovo tassello, laddove ben sette ragazzi e ragazze si riuniscono in un ambiente domestico per parlare delle loro esperienze. Ma se credessimo che il progetto non richieda una grande preparazione autoriale compieremmo un grosso sbaglio. Il nostro Giuseppe Paternò Raddusa segue costantemente i ragazzi, discute con loro la scaletta del podcast, ne smussa le spigolature, genera raccordi. In una parola, progetta.

Abbiamo già parlato di Edison Jakupi e del suo podcast QBPC. Anche lui, partendo dal presupposto di costruire un podcast in formato talk show, ha il suo momento di studio e preparazione. Cosa sono i podcast è quindi un concetto che assume tantissime connotazioni e che ci impone di fermarci alla definizione di “un programma audio di vari contenuti veicolati attraverso il medium digitale sulle piattaforme di distribuzione audio più diffuse”. Non ci resta che procedere esempio per esempio, per capire cosa può maggiormente interessarci.

Cosa significa podcast

Entrare nel soggiorno della nonna con un podcast forse è una missione impossibile sulla carta. Dipenderà da come ci abitueremo a interagire con uno smart speaker, a quanto l’intelligenza artificiale riuscirà a coccolarci nelle azioni più comuni e soprattutto a garantirci la libertà di cui abbiamo bisogno senza generare l’effetto “grande fratello”.

Abbiamo bisogno di facilitatori, non di badanti. Per questo il podcast, al di là della difficoltà di pronuncia del nome, per i più tradizionalisti, è uno strumento ancora pieno di potenzialità, la cui definizione sfugge alla nostra umana necessità di dare un’etichetta alle cose. Siamo nel mezzo di un percorso di cambiamento, non sappiamo se sarà il web o la trasmissione wifi, a gestire le nostre fruizioni, non sappiamo nemmeno se saremo continuamente intermediati dai grandi colossi che si stanno scannando per i contenuti. L’importante è che il podcast sia sempre assimilabile a una necessità per la quale il genere umano continua a battersi perché è incomprimibile. La libertà di raccontare storie. E noi de Gliascoltabili siamo particolarmente appassionati a uno storytelling di qualità, tanto da dedicare tutto il nostro tempo per proporvi costantemente nuove ingaggianti produzioni.