Le radio libere degli anni 70 e i podcast: la libertà e la creatività ritornano, sempre

Radio libere e podcast, due mondi diversi? Forse no. La radio libera sconvolge i 70’s...

Fino a 50 anni fa pubblicare contenuti audio non era “roba da tutti”.

Innanzitutto, perché era molto diversa la fruizione, non esistevano i devices mobili su cui oggi ascoltiamo i contenuti che ci accompagnano quotidianamente, podcast, musica o webradio. Al di là di questo, è bene ricordare come non esistessero nemmeno le radio private, ma soltanto un’unica radio statale.

I privati non avevano né facoltà né tantomeno il permesso di trasmettere il proprio palinsesto, tanto che la legge stessa riservava solo allo Stato l’esercizio di radiodiffusione circolare.

Anche in Italia, in altre parole, gli unici canali consentiti, ad eccezione di poche esperienze locali, erano la radio pubblica Radio Rai, e la televisione pubblica, Rai TV.

Gli anni ‘70 sono stati forieri di novità in molteplici aspetti della società, smantellando convenzioni e abbattendo luoghi comuni. Come ogni status quo assopito che si rispetti, anche il mondo della radio, negli anni ’70, viene attraversato da una febbrile fame di novità. Nell’aria ancora carica dello spirito della contestazione giovanile, si avverte la voglia di staccarsi da “mamma Radio Rai”, che dettava regole, modalità, stile e contenuti in tutta Italia, con il suo approccio granitico e didascalico, per cercare qualcosa di diverso, per “creare” qualcosa di diverso.

La legge e il desiderio

Si sa, la storia insegna che laddove c’è abbondanza – se non eccesso – di regole, dettami, leggi che limitano la libertà d’espressione, cresce il desiderio. In questo caso, il desiderio di libertà porta a una vera rivoluzione. Le persone, lo vediamo anche ora con i podcast, hanno voglia di dire la loro, hanno voglia di storie da ascoltare, di dare informazioni, di parlare, di sentire voci diverse.

Il 1974 è l’anno di svolta: la Corte Costituzionale concede ai privati la facoltà di trasmettere, anche se solo via cavo, programmi in ambito locale, la prima storica sentenza contro il monopolio statale. Sdoganata la libertà d’espressione anche in ambito locale, ecco che l’ultima vittoria da ottenere è la trasmissione via etere. 


Altro aspetto che trova conferma sui libri di storia è che, per ottenere un diritto, nella maggior parte dei casi, occorre muoversi dal basso: proprio sull’onda di questa spinta rivoluzionaria, a metà degli anni ‘70 alcuni pionieri pensano bene di forzare la mano e di aprire radio private via etere, senza aspettare un pronunciamento dello Stato, nella speranza di ottenerne ben presto piena legittimazione.

Nascono così le radio libere, che vanno a riempire l’FM, la modulazione di frequenza, che fino a quel momento gli italiani praticamente non ascoltavano, focalizzati sull’AM (modulazione di ampiezza). Le radio libere vanno a occupare le frequenze FM superiori ai 100 MHz: la prima a iniziare le trasmissioni è Radio Parma, che inizia nel Dicembre 1974 sulla frequenza 102 MHz. 

L’FM ha il problema del range geografico: non c’è emittente in grado di coprire un’intera provincia. La radio diventa così locale, si rivolge a un pubblico di zona, apre all’interazione con il pubblico, ma trasforma i problemi in opportunità: ad esempio, dato il target ristretto, autori e speaker immaginano programmi disegnati su un pubblico specifico. Insomma, un laboratorio creativo straordinario, in qualche misura paragonabile a ciٍ che sta accadendo oggi con il podcasting. Non tutti, infatti, sappiamo ancora cos’è un podcast ma molti di noi sanno quanto in crescita sia il portato di questo fenomeno. 

Dalla radio libera al podcast

Le radio libere hanno vita breve, scoraggiate dai mille cavilli tecnici e burocratici inseriti dalle regolamentazioni successive al ‘74, ma instillano nella coscienza collettiva la necessità di ricercare uno spazio di espressione totalmente aperto, che non escluda voce alcuna, nessun linguaggio e nessun punto di vista. Dal 1976, le regole permettono la fioritura di queste realtà.

E oggi? Il significato del podcast, di cui tanto si parla, puٍò apparire come una diavoleria del 21esimo secolo, ma in realtà è profondamente imparentato con quell’epoca.


Facciamo un po’ di etimologia del termine, tanto per capire quando nasce: “podcast” vede la luce con la diffusione dei feed RSS, popolare per lo scambio di registrazioni audio su dispositivi elettronici. Compare per la prima volta nell’articolo Audible Revolution, pubblicato sul The Guardian e firmato da Ben Hammersley, e viene usata per definire il nuovo fenomeno di diffusione (cast) di file audio in formato MP3 disponibili su supporti portatili (pod) per la creazione di palinsesti digitali, per cui non era necessario passare dall’etere. Pensando alle radio libere, non vi viene un senso di deja-vu?


Con queste parole: “Come chiamarlo? Audioblogging? Podcasting? GuerillaMedia?” Hammersley definì per la prima volta, una rivoluzione nuova, dal sapore antico. Un nuovo modo di sfruttare le vie del non-etere, un nuovo approccio ai contenuti audio che assolve alla stessa necessità di base degli anni ’70: libertà di contenuti, varietà di scelta e estrema facilità di produzione.

Perché il podcast, oggi? L’era del self-entertainment

Capire come fare podcast è semplice e ve l’abbiamo già raccontato in altri articoli: basta una connessione Internet, un client e tanta voglia di raccontare. Si possono usare piattaforme gratuite di registrazione, editing, e pubblicazione e i contenuti prodotti possono essere online in pochissimo tempo e raggiungere chiunque. 

Con queste “radio libere 2.0” tutti possono essere podcasters e partecipare a questa nuova, grande rivoluzione dell’audio.

A quanto pare, la libertà che caratterizza il fenomeno del podcasting, simile a quella contagiosa carica rivoluzionaria degli anni ‘70, sta raggiungendo anche i millennials. Quei ragazzi che spesso tacciamo di essere totalmente refrattari all’informazione, forse sono solo alla ricerca di un medium con cui si possano sentire a proprio agio. Se fosse il podcast, flessibile, poco invasivo, che non occupa spazio sui devices ed è segnato da una mobilità radicale, a rinsaldare il legame tra le giovani generazioni e l’infotainment?

Approfondiremo il tema in un prossimo articolo.


I disagi adolescenziali in un podcast tra fiction e realtà!

Podcast di successo: non solo intrattenimento. "Gli ascoltabili" lancia una serie che coniuga fiction e problemi adolescenziali

Come tutte le idee che si rispettino, anche Gli adolescenti si fanno male, serie di podcast prodotta da gliascoltabili.it, nasce da un clima fertile per la sperimentazione che si respira nella nostra redazione. I nostri autori si guardano intorno come segugi, pronti a raccogliere ogni idea che abbia in sé un indizio di novità creativa per creare un podcast.

Di solito sono le persone e le loro storie il punto di partenza ideale di una serie di podcast di successo. Ed è anche il caso del quale vogliamo parlarvi. Ci ha contattati ancora un anno fa (gliascoltabili.it non esisteva  ancora) il prof. Furio Ravera (foto in evidenza), psichiatra esperto di tematiche giovanili che ha scritto diversi libri sull’argomento, frutto dello studio di numerosi casi seguiti sul campo. Ci chiedeva di supportarlo nell’editing di un libro basato su casi oggetto della sua esperienza di psichiatra. Abbiamo accettato la sfida non tanto perché comprovati editor (anche se ci sappiamo fare…), quanto perché convinti di poter dare un valido contributo alla diffusione di storie che avrebbero potuto essere di aiuto a giovani in difficoltà e ai loro genitori. E così è stato facile appassionarsi ai contenuti del manoscritto, da cui ha preso strada l’idea di un format per un podcast che riuscisse a intrattenere, oltre che informare, sulle storie di chi abusa di sostanze o si sottopone a sorprendenti pratiche di autolesionismo attraverso le quali esprime il proprio disagio.

Il nostro obiettivo era comunque di creare qualcosa di veramente unico, che potesse parlare sia ai millennials che a un pubblico più maturo, senza tradire la nostra anima intrattenitiva. Perché i podcast de Gliascoltabili, sono questo: intrattenimento e grandi storie

Gli Adolescenti si fanno male, l’originalità di un podcast nel quale l’esperto adulto e il giovane alla ricerca di sé dialogano insieme.

Per come erano state scritte da Furio Ravera, le storie cliniche dei suoi pazienti erano straordinariamente coinvolgenti ed emotive. Ne siamo stati subito coinvolti, alcuni di noi in quanto genitori di adolescenti, altri perché giovani con ancora presente l’esperienza di crescere appena vissuta. È stato questo coinvolgimento il catalizzatore per creare un podcast vincente.

Infatti non avremmo mai voluto perdere, nel creare un podcast, la vividezza di quello stile di racconto, la sensazione alla lettura di conoscere i protagonisti nel profondo, di provare per loro intima condivisione, compassione, desiderio di cessare la loro sofferenza. Abbiamo quindi deciso di redigere, di ciascun paziente, una scheda della personalità. Come nelle sceneggiature dei film, anche il podcast ha le sue regole narrative: il nostro foglio excel si è riempito di nomi di fantasia, età ipotetiche, abitudini, cenni biografici e dei famigliari, pensieri e tratti del carattere. A quel punto, per il nostro autore Giuseppe Paternò Raddusa, scrivere monologhi assolutamente verosimili, anche se di fantasia, è stato un gioco da… ragazzi! 

Poi abbiamo chiamato giovanissimi attrici e attori provenienti dalle migliori accademie teatrali di Milano, e abbiamo proposto loro la sfida: sarebbero stati capaci di interpretare paure, sofferenze e pensieri di coetanei meno fortunati di loro? Beh, la risposta la riserverà l’ascolto delle puntate del podcast. Noi ne siamo orgogliosi!

Avevamo quindi le testimonianze dei pazienti, completamente ricreate in registrazione al microfono ma assolutamente vere nel significato, e ora? Ecco che abbiamo fatto entrare in scena il Prof. Furio Ravera il quale era inizialmente riluttante a varcare la soglia dello studio di registrazione dei podcast de gliascoltabili.it, ma alla fine – e ve lo stiamo per raccontare – ci ha preso un gran gusto.

Furio Ravera, dallo studio psicanalitico allo studio di registrazione del podcast.

Lo studio dove registrare i podcast è una grande sala con un tavolo quadrato e quattro microfoni, le cuffie e tutto il resto. Dall’altra parte del vetro i tecnici del suono Sara Varicchione e Francesco Campeotto. Un’atmosfera, per chi non si è mai cimentato nel realizzare un podcast, che può rivelarsi imbarazzante. Diciamo che anche per il grande esperto Furio Ravera, trent’anni di ricerche cliniche in ambito psicologico, un felice presente come specialista EMDR e una riconosciuta competenza a livello nazionale, entrare nello studio come host di un podcast ha destato più di una perplessità. Poi lo abbiamo invitato ad accomodarsi e a indossare la cuffia. A quel punto gli abbiamo proposto di ascoltare insieme la testimonianza registrata dalla prima attrice. 

All’ascolto, gli occhi di Ravera si accendono, improvvisamente anche lui pare rivivere le stesse sensazioni provate davanti ai suoi pazienti, entrare nelle loro storie, interrogarsi su come impostare la seduta per aiutarli a superare il loro disagio… E poi la riproduzione della traccia registrata dall’attore termina e si accende la lampadina “on air” della registrazione.

Furio Ravera si è trasformato così in un fiume in piena davanti al microfono, ha compreso perfettamente la logica per realizzare un podcast di successo che abbiamo riservato al suo progetto e ne è parte, fulcro portante, al cento per cento.

Siamo andati avanti così, per dodici puntate di podcast scaricabili gratuitamente sul nostro sito e sulle principali piattaforme di aggregazione come ITunes, Spreaker, Spotify.

Fiction, contenuti e un’eccellente realizzazione: ecco perché quelli de Gliascoltabili sono considerati i migliori podcast in circolazione.

Un risultato, quello del podcast Gli Adolescenti si fanno male, che è frutto certamente di una grande passione e cura dei dettagli, ma soprattutto di una competenza e talento nel raccontare storie che i nostri autori hanno sviluppato in anni di impegno e sperimentazione nei podcast che sono oggi il medium più in crescita nel panorama dell’intrattenimento sonoro, tanto che Spotify stessa, dopo essere diventata leader in ambito musicale, ha deciso di investire nello storytelling d’autore.

Il podcast di qualità come “Gliadolescenti…” è in grado di accrescere la conoscenza e la cultura dell’ascoltatore, creando allo stesso tempo identificazione e intrattenimento. Con un piccolo grande vantaggio: mentre la parola “Intrattenere” nasce dall’espressione “tenere a sé”, con il podcast libera dai vincoli di spazio e tempo e permette di ascoltare on demand la puntata che ci interessa, dove e quando vogliamo.

Scoprite tutte le serie di podcast successo de gliascoltabili.it sul nostro sito e dateci tutte le stelle disponibili, laddove ci sono stelle! Abbiamo bisogno del vostro supporto per continuare a produrre i migliori podcast di qualità liberi da scaricare.


La mia voce è adatta per fare un podcast? Riflessione semiseria sugli ingredienti per fare un podcast da classifica

Come tutte le cose, anche per i podcast, il punto non è l’obiettivo ultimo. Ma il percorso per raggiungerlo

Tutti coloro che si avvicinano al mondo dei podcast hanno almeno due obiettivi: un’idea, un contenuto e il desiderio di farsi conoscere. L’ordine è esattamente questo, non può essere ribaltato con considerazioni del tipo “cosa “tira” in questo momento e di cosa potrei parlare per fare un podcast di successo? Okkei, forse l’ho presa un po’ alla larga, ma questo inizio di ragionamento ha a che fare con il ruolo che la voce ha nel podcast per come lo intendiamo oggi.

Il podcast se ne fa un baffo del “palcoscenico” offerto dai media tradizionali. Le generazioni cresciute davanti alla televisione hanno impresso nel proprio dna una “grammatica” della forma fatta di formule di rito, musiche al momento giusto, applausi, eccetera eccetera. Il bello del fare un podcast gratuito è esprimersi in modo totalmente libero, sperimentando nuove modalità, ricercando il proprio linguaggio adatto all’audio per il digitale

Gli unici aspetti che vale la pena preservare nel processo di costruzione di un podcast sono: l’intelligenza del contenuto, la spontaneità, la progettazione efficace della narrazione. E la notizia è che non serve una bella voce per fare un ottimo podcast.

Ok, se ce l’avete già questo non è per forza un problema. Il punto è che non esiste una voce bella o brutta, ma unicamente una voce usata bene o male. E soprattutto una voce che è capace di trasferire dei contenuti da una parte (il microfono) all’altra  (lo smartphone di chi ascolta il podcast). 

La voce attiene alla forma e per fare un podcast la forma non basta. 

Lo script. Fondamentale in un podcast, ma non usarlo quando schiacci il tasto “rec”.

Script, scritto, quindi pensato, frutto di rielaborazione, processo di perfezionamento continuo. Un’ancora di salvezza quando l’emozione ti blocca il flusso spontaneo della narrazione, ma anche un peso enorme quando si tratta di liberare la freschezza e la spontaneità di un podcast.

Meglio un’organizzazione schematica dei contenuti che liberi la personalità dell’host del podcast. Essere sé stessi in questi casi è fondamentale e la naturalezza dell’esposizione è qualcosa che si può e si deve allenare con il tempo. Non dimentichiamo che un podcast da classifica ha nella continuità della produzione e della pubblicazione la prima condizione per poter avere delle chance di divulgazione.

Per noi di Gliascoltabili la scrittura di un podcast è un aspetto fondamentale. Ma stiamo lavorando costantemente insieme ad attori e giornalisti per sperimentare le modalità più efficaci per generare l’effetto naturalezza che tutti gli ascoltatori ricercano in un podcast. Bene, il podcast è interessante, i contenuti sono ok, la forma mi piace, ma il tono di voce dell’host è scostante e genera una distanza.  Ecco che tutti gli sforzi per costruire un contenuto in formato podcast diventano improvvisamente vani.

Vero è anche l’opposto: non serve necessariamente replicare l’atmosfera incasinata della nostra cameretta una domenica mattina per essere considerati freschi e spontanei, e allora?

Anche un podcast di “chiacchere” richiede tanta preparazione.

Un esempio ci è dato dal podcast degli studenti Naba “Quelli della 405”, che ha completamente rivoluzionato il significato di podcast, portandolo a un livello di quotidianità e spontaneità da millennials. Per di più in un argomento tabù come il sesso senza veli vissuto dai giovani. La storia dei podcast si arricchisce così di un nuovo tassello, laddove ben sette ragazzi e ragazze si riuniscono in un ambiente domestico per parlare delle loro esperienze. Ma se credessimo che il progetto non richieda una grande preparazione autoriale compieremmo un grosso sbaglio. Il nostro Giuseppe Paternò Raddusa segue costantemente i ragazzi, discute con loro la scaletta del podcast, ne smussa le spigolature, genera raccordi. In una parola, progetta.

Abbiamo già parlato di Edison Jakupi e del suo podcast QBPC. Anche lui, partendo dal presupposto di costruire un podcast in formato talk show, ha il suo momento di studio e preparazione. Cosa sono i podcast è quindi un concetto che assume tantissime connotazioni e che ci impone di fermarci alla definizione di “un programma audio di vari contenuti veicolati attraverso il medium digitale sulle piattaforme di distribuzione audio più diffuse”. Non ci resta che procedere esempio per esempio, per capire cosa può maggiormente interessarci.

Cosa significa podcast

Entrare nel soggiorno della nonna con un podcast forse è una missione impossibile sulla carta. Dipenderà da come ci abitueremo a interagire con uno smart speaker, a quanto l’intelligenza artificiale riuscirà a coccolarci nelle azioni più comuni e soprattutto a garantirci la libertà di cui abbiamo bisogno senza generare l’effetto “grande fratello”.

Abbiamo bisogno di facilitatori, non di badanti. Per questo il podcast, al di là della difficoltà di pronuncia del nome, per i più tradizionalisti, è uno strumento ancora pieno di potenzialità, la cui definizione sfugge alla nostra umana necessità di dare un’etichetta alle cose. Siamo nel mezzo di un percorso di cambiamento, non sappiamo se sarà il web o la trasmissione wifi, a gestire le nostre fruizioni, non sappiamo nemmeno se saremo continuamente intermediati dai grandi colossi che si stanno scannando per i contenuti. L’importante è che il podcast sia sempre assimilabile a una necessità per la quale il genere umano continua a battersi perché è incomprimibile. La libertà di raccontare storie. E noi de Gliascoltabili siamo particolarmente appassionati a uno storytelling di qualità, tanto da dedicare tutto il nostro tempo per proporvi costantemente nuove ingaggianti produzioni.