Il declino cognitivo di una persona, per di più se anziana, entra e pieno titolo nella giurisprudenza afferente alla redazione del testamento. Ecco come
Il testamento è l’atto fondamentale che una persona deve compilare per tramandare ai propri eredi le proprietà di cui dispone. Ed è, in ogni caso, uno strumento per tramandare le proprie ultime volontà. Al tempo stesso, rappresenta l’atto in grado di far esercitare agli eredi il diritto alla successione. Rappresenta quindi uno strumento centrale del diritto di famiglia.

Ma che cosa accade nel caso di un testamento relativo ad una persona anziana in pieno declino cognitivo? La legge, a tal proposito, fino a poche settimane fa non faceva distinzione. Il dato centrale era che il testamento fosse legittimo, olografo o ufficiale presso un notaio, e che indicasse con certezza le ultime volontà. L’analisi sulla pienezza cognitiva di chi lo firmava era onere, a monte, del notaio che lo vidimava o dello stesso redattore finale.
Testamento vietato, come cambia la giurisprudenza
Ma una recente sentenza emessa nella tarda primavera dal Tribunale di Spoleto non solo cambia tutto ma, addirittura, entra di diritto nelle sentenze che fanno giurisprudenza. Sentenza che quindi può diventare linea guida ufficiale per casi simili. Vediamo di che cosa si tratta.

Parliamo, ovviamente, di un caso in cui il testamento era afferente ad una persona la cui fragilità era conclamata all’atto della morte. Il dubbio sollevato da alcuni eredi esclusi rispetto ad altri dall’asse testamentario era che la fragilità cognitiva del congiunto fosse attiva già all’atto della scrittura del proprio testamento. Fatto riconosciuto ed individuato dal giudice del Tribunale di Spoleto.
Ma la novità è sostanziale perché di fatto, inverte l’onere della prova. Le persone interessate ad un testamento, infatti, non possono più accettare che il congiunto fosse in stato di declino cognitivo in modo supino. Anzi. Hanno l’onere di dimostrare con atti e parole che la persona che ha scritto il testamento era pienamente in grado di intendere e di volere.
La sostanza è che con la sentenza del tribunale umbro ogni testamento scritto da una persona in declino cognitivo va soppesato e valutato dall’atto della sua scrittura al decesso. Il compito della legge però è sempre lo stesso garantire che sia stato scritto nel pieno possesso delle proprie capacità