Il datore di lavoro può far pedinare un dipendente fuori dall’orario di ufficio e licenziarlo legittimamente?
Una sentenza che i lavoratori e di datori di lavoro devono conoscere perché puntualizza diritti e doveri di entrambi. Un caso che riaccende il dibattito sulla legalità di determinati limiti sul posto di lavoro e sull’uso degli investigatori.

I datori di lavoro hanno il potere di esercitare alcuni diritti nel rispetto dei principi della Costituzione ma anche dei doveri nei confronti dei lavoratori. Devono seguire il principio di uguaglianza, della protezione del dipendente, della dignità e riservatezza. Possono esercitare il potere disciplinare applicando sanzioni se necessario e il potere di controllo verificando che il dipendente esegua le mansioni per le quali è stato assunto.
Si comprende bene come questo controllo sia esercitabile in ambito lavorativo ma per Legge può toccare anche la sfera privata del dipendente. C’è di più, il datore di lavoro può assumere un investigatore affinché pedini il lavoratore per appurare i suoi comportamenti al di fuori dell’orario di lavoro. E al manifestarsi di condotte illecite e comportamenti che minano la fiducia azienda/lavoratore ecco che può scattare il licenziamento legittimo.
Licenziato dopo un pedinamento fuori dall’orario di lavoro
Un’azienda ha disposto un’attività di sorveglianza da parte di un investigatore privato per seguire quattro operai delle cartiere di Tivoli. Il controllo è stato esercitato non in ambito lavorativo ma nella sfera privata durante una cena tra amici e altri episodi personali. Dopo il rapporto dell’investigatore la decisione di licenziare gli operai dando come motivazione la fine del rapporto fiduciario necessario.

I lavoratori hanno espresso dei giudizi favorevoli verso la dirigenza precedente e denigrato la nuova (quella che ha assunto l’investigatore). La fiducia è venuta meno e il management aziendale ha optato per il licenziamento scatenando la rabbia dei sindacati. Questi si domandano fino a che punto il datore può spingersi nel monitorare i dipendenti.
Il ricorso ad un’agenzia investigativa è legittimo per tutelare il patrimonio e l’immagine dell’azienda o per verificare condotte illecite. Non è legittimo, invece, per verificare di nascosto il corretto svolgimento dell’attività lavorativa. Significa che l’investigatore può riportare comportamenti estranei alle mansioni contrattuali se danneggiano l’azienda o mettono a repentaglio il vincolo fiduciario.
Per la Cassazione ricorrere all’agenzia investigativa è consentito e dove ci fossero prove o sospetti di illeciti sarebbe legittimo il licenziamento. Capita se il dipendente lavora anche per la concorrenza, prende i giorni di malattia ma poi svolge attività varie, utilizza impropriamente i permessi 104, sottrae beni all’azienda, parla male del datore di lavoro e dell’azienda stessa.