Il tradimento non è ammissibile in un contratto matrimoniale. Quando, oltre alla separazione, si può chiedere al giudice il risarcimento per danni morali.
Il matrimonio, in senso romantico, è l’ufficializzazione dell’unione di due persone che si amano. In senso pratico invece non è altro che un contratto. Come ogni documento siglato da due parti in “collaborazione” esso prevede degli obblighi, la cui violazione consente alla legge di entrare in gioco. Tra i punti chiave vi è la fedeltà: i coniugi non possono avere relazioni extramatrimoniali, neppure di natura meramente sessuale. Altrimenti la parte lesa può rivolgersi al giudice.

Il tradimento è sufficiente per chiedere il divorzio. Come per ogni caso giudiziario però, tale principio va analizzato considerando il contesto. Per intenderci: se la relazione tra i due coniugi era già compromessa – nessun rapporto intimo e pochi dialoghi sporadici –, l’infedeltà di uno dei due diventa quasi irrilevante. Il discorso è simile qualora la moglie o il marito abbiano accettato le ripetute scappatelle del coniuge per un lungo periodo.
Tradito dal coniuge: quando si può chiedere il risarcimento
La legge si fa più interessante in questi due casi: la parte lesa ha scoperto dei ripetuti tradimenti e ha interrotto immediatamente i rapporti con il partner oppure la parte lesa ha subito danni morali causati dalle scappatelle del traditore. Se ad esempio il coniuge ferito finisce dallo psicologo in preda alla depressione – dinamica, questa, molto comune –, non solo può svincolarsi dal diritto di mantenimento dell’altro e tenersi tutta la sua eredità coniugale, ma può anche richiedere un risarcimento.

Si tratta dell’addebito di separazione, una cifra che il giudice assegna laddove ci sia un palese nesso di casualità tra il tradimento e il divorzio coniugale. Per ottenerlo è necessario possedere delle prove del misfatto. Foto, video, chat compromettenti e testimoni. Tutti elementi che generalmente vengono raccolti da un’agenzia di investigazione. Quest’ultima, per procedere, deve ottenere l’autorizzazione dal Prefetto e agire solo ed esclusivamente in luoghi pubblici.
Più chiaramente: non potete chiedere all’investigatore privato di installare cimici e telecamere nascoste nell’abitazione, tantomeno dirgli di pedinare vostra moglie o vostro marito in luoghi di privata dimora. Se però l’agente riesce a fotografare il traditore mentre bacia l’amante in un parcheggio di un supermercato, siamo in linea con quanto stabilito dalla legge. Ultima precisazione: l’investigazione non è considerata reato solo se il controllo avviene in modo sporadico. Altrimenti rischiate una denuncia per stalking e violazione della privacy.